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Porcheria 2016 7a edizione

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di Ruggero Golin

Dopo aver rifocillato l’uomo, lavato la moto, e ovviamente anche l’uomo, un breve resoconto mercoledi 3 si guarda il meteo, non prevedono neve, e anche di pioggia ne prevedono poca, bene si va alla PORCHERIA

giovedi 4 mattino si carica la moto, alle 13 si parte,
“senza non prima aver acquistato dei prodotti classici veneti, una soppressa, ed un po di formaggio asiago”
c’è il sole quindi niente autostrada, si va per statali, temp 7° (io penso che chi programma i navigatori sia un po masochista, dato che mi fa fare delle strade che nemmeno ti immagini esistano) sugli Appennini di neve nemmeno l’ombra, alle 19 sono in porto alle 21 si traghetta

venerdi 5 alle 7 in punto si sbarca, golfo aranci, 8°, c’è il sole mi vesto e parto
golfo aranci tempio pausania sassari qui pioviggina un po, da più fastidio sulla visiera e l’asfalto umido che per il resto, alghero bosa minchia oooo che traffico, in 44 km ho trovato 2 a piedi con lo zaino, un pullman, 2 auto, peccato solo per l’asfalto umido
sia arriva anche a 17° nuoro ero intenzionato a tel. a rotondo , ma ero stanco e quindi non mi andava di fare altri 50 km quindi taglio per morgongiori sede della PORCHERIA, mi fermo in un chioschetto per chiedere info sulla dormienza, e mi offrono formaggio, vino, filu ferro, mirto, caffe, e dopo 3 quarti d’ora riesco a liberarmi, ringraziando vado,
e le informazioni? mannaggia dimenticato, vabbe chiedo più avanti, il sa lorighitta è chiuso, al sa matta frisca mi fanno un po di paturnie, ok mi sposto di 7 km a masullas, li mi doccio faccio un giro in paese e poi a letto, alla mia età una doccia calda ed un letto morbido sono un toccasana

sabato 6 alle 8 in piedi, una bella colazione, c’è il sole e via per un altro girino di 100 km
per poi andare in sede PORCHERIA, arrivo non c’è ancora nessuno, accendo un po di fuoco quello che vede rotondo, poi arriva lui in auto con la capotta piena di fascine di legna, ci si saluta e si comincia a bere ed a mangiare qualcosa poi arriva altra gente, baci strette di mano ed abbracci, e si continua con il mangia qualcosa e bevi qualcos’altro
c’è tanta di quella mangiazia e bevozia, che io mi aspetto sempre che salga il battaglione dei GRANATIERI DI SARDEGNA ed ancora si avanzerebbe qualcosa arriva la domenica pom e io devo andare, parto alle 15 pioviggina, vabbe dai resisto poi però si fa più insistente, mi fermo metto l’antipioggia, riparto e dopo 2 km più nulla nemmeno una goccia e le strade asciutte

sbarco oggi lunedi 8, e nuvoloso ma non promette pioggia, e quindi via di nuovo per statali ( per il navigatore come sopra) vicino a casa pioviggina un po non importa oramai, sono 7° sarà la stanchezza ma sento freddo, oppure i 7 gradi della sardegna sono + caldi dei nostri 7 gradi

foto di Ruggero Golin e Stefano Demontis

bravi ragazzi,
un grazie a tutti,
alla prox occasione

AgnelloTreffen 2016

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Dietro le quinte

Tutta colpa di “Ardito”. Il 5 dicembre ha postato sulla bacheca incontri il link dell’AgnelloTreffen 2016 e la pulce è entrata nell’orecchio. La scimmia non è salita subito, ha atteso. Tempo una settimana scarsa e poi è montata con tutta la sua forza.
Ho passato sette giorni a pensare, leggere, vedere foto. Non sapevo che avrei continuato a fantasticarci sopra per poco più di un mese
Ero un po indeciso, da solo non mi andava di andare. Con Liliana come passeggera non mi sembrava il caso, prevedere una caduta con lei dietro non mi sembrava il massimo. Anche se è stata la prima a dire: Andiamo.
Con mio fratello Luca sono anni che ogni tanto buttiamo li la parola “Elefante”, sorrisetto, battutina…ma tutto finisce nel giro di poco. Cuneo invece è molto più vicino, meno dispendioso in tempo e soldi. Insomma più fattibile.
Sabato tredici l’ho quindi buttata li. Eravamo a pranzo, come se niente fosse ho gettato l’amo.
Sono stato fulminato nel giro di dieci secondi netti.
Ma evidentemente ho colpito

Da quel momento non c’è stata telefonata, incontro, messaggio che non cascasse sull’agnello. Non era del tutto deciso che partecipassimo, non era sicura la data della partenza, non era delineato il percorso. Però ho sognato di poter partecipare, di poter viaggiare. Di poter inforcare la moto e in qualche modo andare.

Inforcare la bigommata e andare si, ma non del tutto impreparato. Cercare di prepararsi un minimo al viaggio è cosa buona e giusta, in questo caso occorreva essere pronti almeno per alcune situazioni prevedibili, ovvero: Freddo in viaggio, freddo in loco, freddo in notturna, plausibile neve sulla strada e plausibile neve in caduta andando al raduno.

La preparazione si è quindi divisa in due aree, preparazione della moto e preparazione del bipede. E questo ho cercato di fare in ogni minuto libero trovato. Tra acquisti su internet e nei negozi ho infilato una serie di botte di fortuna che la metà bastava. L’ultima è stata l’arrivo degli stivali Dainese il giorno prima della partenza. Ma anche aver azzeccato la misura delle Michelin Easy grip prese usate su Subito non guasta mica.

Per farla breve, riassumo: nei w.e. tra metà dicembre e il giorno della partenza la Brevona ha ricevuto una certa dose di cure, date dalla somma delle solite operazioni periodiche e di qualche aggiuntina. Ovvero: controllo gioco valvole, sostituzione candele, cambio olio motore e coppia conica, sostituzione olio cambio con gradazione diversa (invece che 85w140 un 700 e passa cc di un miscuglio tra 85w140 e 80w90). Spurgo totale liquido freni e frizione, controllo freni, controllo dell’attrezzatura di bordo inclusa sostituzione del compressorino sottosella (entra il compressore della Smart, debitamente rimpicciolito, esce cinese rotto). Installazione del cablaggio per i sottoguanti riscaldati. Montaggio dei paramani della stelvio, ottimo acquisto! Sostituzione della batteria che oramai era alla frutta. Sostituzione sella con quella vecchia …non si sa mai.
Per la possibile neve ho pensato di utilizzare e modificare delle “catene” da macchina, leMichelin Easy grip. Testate su erba bagnata (zuppa) e terra hanno dato ottimi risultati. Fortunatamente non è stato necessario utilizzarle per strada.

AgnelloTreffen 2016 012

La preparazione del bipede è avvenuta tramite tre soli acquisti “seri”. Delle ottime ginocchiere della Zandona, veramente ottime , dei pantaloni da neve e dei fantasticherrimi stivali Dainese.
Le ginocchiere mi mancavano, e non so il perché. Dei pantaloni da neve non ne ho mai avuto necessità, mentre gli stivali li avevo ma non erano molto in linea con un viaggio invernale, anche solo fosse per il semplice fatto che una delle due suole non era propriamente in sede, ma su un altro ripiano della scarpiera…

Senza neanche accorgersene è quindi passato natale, capodanno e l’epifania. Tra il lavoro e le feste…non ho pensato ad altro che all’Agnello.

In parallelo alla preparazione della moto il divano di casa si è iniziato a riempire di cose che potevano servire. Ripesca il vecchio saccopelo invernale della Ferrino, sostituito oramai da un leggerissimo e compattissimo saccopelo Decathlon. Via tutti e due sul divano. Stuoino. Cambi. Sotto vestiti antivento. Doppie scarpe, telo impermeabile con paleria supplementare, per aumentare la zona coperta fuori tenda. Torcetta, cappello di lana (mai usato in vita mia) ex guanti invernali da moto, pantaloni da sci.

L’ultima settimana si è attivata Liliana (santa donna). Ha trasformato la cucina in un laboratorio di pasticceria sfornando biscotti di ogni tipo: cantuccini, tortini di mela, cosi tondi con cioccolato in chicchi, cosi quadrati al grasso di foca (specificatamente fatti per le arterie di Mauldinamica), ciambelline al vino. Non contenta ha aperto una linea parallela per la pre-grigliatura di vegetali come zucchine, funghi e melanzane. Siccome non bastava ha svaligiato la norcineria di Moricone portando via salsicce, spuntature, pancetta, salsicce secche, coppiette e un ciauscolo. Giusto per non farsi mancare nulla ha sformato un paio di pagnottelle di pane.
Birra, caffè e moka (inutilizzati) sono stati invece prelevati da un banale supermercato.

AgnelloTreffen 2016 020

Sabato mattina, settimana prima della partenza passiamo, con Luca, allo store Dainese di Roma in cerca di stivali. Li troviamo. Belli, Bellissimi. Prezzo “abbordabile”. Peccato manchi il mio numero. Luca li prende, io rimango scalzo e li ordiniamo rapidamente on-line.
Domenica 9 è sfruttata per la ricerca e l’adeguato test della griglia da portare all’agnello. Non ero sicuro funzionasse bene, sicchè l’ho testata almeno un paio di volte. Con ottimi risultati.
La partenza è prevista per la mattina di venerdì 15, in modo da esser su nel pomeriggio.

Passa il lunedì. Lavoro ma sbircio furtivamente il sito della Dainese per avere info sugli stivali. Mi sento scalzo e con i piedi al freddo. Nel frattempo Liliana porta dal calzolaio i miei vecchi Alpinestar.
Il martedì le borse inziano a prendere timidamente forma, mentre Luca mi annuncia che la partenza è anticipata a giovedì pomerigio, anziché venerdì mattina.
Mercoledì mattina stacco la batteria nuova dal mantenitore di carica e la attacco alla moto, già che ci sono pulisco bene i capicorda, attacco il cablaggio dei sottoguanti riscaldati (non usati) e ripasso i contatti di tutti i fusibili. Spruzzo svitol in tutte le serrature. Anche quelle del trattore che è parcheggiato li a fianco, crepi l’avarizia!
Salgo a casa per pranzo, appena seduto suona il citofono. Scatto su come un grillo, cinque minuti dopo ho ai piedi i miei nuoverrimi stivaloni della Dainese. Figata pazzesca. Faccio in tempo a pranzare che sono dal fornitore di ricambi moto per prendere un pezzo del casco, per la chiusura della visiera, ordinato solo a fine novembre..e già arrivato (?!). Lo monto in ufficio mentre sento freddino. No non sono così facilmente impressionabile, gli 11° sono colpa dei termosifoni rotti…non dell’agnello che si avvicina.
Mercoledì sera vado a dormire e l’ultimo sguardo è per le pessime previsioni meteo in Liguria. La tappa di avvicinamento prevede la sosta a LaSpezia.
Giovedì lavoro solo la mattina, mi ero organizzato per comprimere le borse nel pomeriggio. Invece si parte prima. Anticipo l’entrata a lavoro e all’una schizzo in sella verso casa, neanche Rossi avrebbe messo meno tempo nel mio tragitto lavoro-casa.
Mentre arrotolo gli spaghetti al pesto comprimo le cose nelle borse. L’appuntamento è alle 16e30 all’ingresso dell’A1 di Guidonia. Chiudo le borse laterali, riempo il bauletto, arrotolo alla meglio la sacca ermetica e fiondo tutto sulla moto. Aggangio la borsa da serbatoio che sono già le tre e trequarti, posiziono la griglia subito dietro il bauletto, sacca cilindrica a tamponare e via di cinghie ed elastici.
Risalgo a casa che sono le quattro passate, pronto per una doccia rapida e per la vestizione.
Squilla il cellulofono. E’ Luca. Ha sentito l’affittacamere di LaSpezia che ci sconsiglia di partire, ci avverte che a LaSpezia diluvia di brutto, pare che a pochi km da li nevichi.
Con un ottimismo da far invidia ad un gatto nero vestito di viole che rompe uno specchio sotto una scala di venerdì diciassette elabora la sua folgorante teoria secondo la quale non avremo avuto speranze di arrivare fin li in moto.
Mentre io sono già praticamente dentro la tuta antipioggia Luca non si scoraggia e pensa al piano B. Propone di buttare le moto sul furgone e poi via in terra Ligure. Rosico un pelo, ma non ha tutti i torti (e di questo ne avrò coscienza due o trecento km più in la).
Il furgone ha ancora su i sedili, mi fiondo in garage a cercare le torx per levar via quegli inutili orpelli. Passo un ora a cercare ma della T60 non si vedono tracce. Sono oramai le cinque passate, innervosito prendo le chiavi della macchina e sotto una leggera pioggerella mi fiondo a comprare la torx necessaria. Con soli 44€ ottengo una cassetta di chiavi che contiene anche l’unica necessaria, che culo. Torno a casa dopo una mezz’ora abbondante e con Luca smontiamo lo smontabile dal vecchio transit.

Carichiamo il VFR mentre slego i bagagli dalla mia. Fiondiamo dentro il brevone, stando attenti a ripiegare su se stessi i delicati specchietti. Per la mezzora successiva è un turbinio di cinghie e cinghiate. stringi qui e annoda la. Telo sulle moto e via, Liliana ci tira un cartone di pizza mentre il furgone da zingaro in pensione si sta praticamente già allontanando da casa. Santa Donna, ci ha salvato evitato la sosta per cena.
Imbocchiamo l’A1 che ormai sono le 20 passate.

La pioggia ci accompagna. Il diluvio gli fa compagnia. Non cessa di piovere fino circa a viareggio credo, tanto non si vede quasi nulla. Arriviamo a La Spezia poco prima di mezzanotte, abbeveriamo la cariola e ci mettiamo in cerca dell’albergo prenotato per strada.

Un paio di biscottini prima di affrontare la notte e già una nuova e splendente alba è su di noi. La mattina promette bene. Non si vedono nuvole e non sembra ci sia vento. Promette una bella giornata.

AgnelloTreffen 2016 021

Ci fiondiamo a fare un abbondante colazione mentre guardiamo divertiti dei turisti giapponesi che commentano il VFR, guardano dai vetri del furgone come se dentro ci fosse chissachè (e in effetti c’è…ma stanno guardando dal lato sbajato).

AgnelloTreffen 2016 022

Parcheggiamo il furgone in un luogo più isolato, d’avanti alla “grigliata” dove avremo dovuto mangiare la sera prima. Scarichiamo le moto e finalmente verso le dieci e mezza siamo in partenza su un numero adeguato di ruote.

Il raduno

La temperatura è buona, ci sono 12-13°. Le ginocchiere e gli stivali fanno il loro lavoro, non sento nulla. Dopo Genova la temperatura scende un po ma siamo sempre intorno ai dieci. Il vento inizia a farsi sentire, ma il cielo è sereno. Non c’è una nuvola. Passiamo Genova e poco dopo prendiamo la Savona-Torino. Al primo benzinaio ci fermiamo per caffè e benzina. Con l’occasione Luca abbandona i guanti estivi optando per quelli invernali, come dargli torto.

AgnelloTreffen 2016 023

Approfitto della sosta per indurire ulteriormente il mono posteriore, quando viaggio da solo con i bagagli ho sempre difficoltà soprattutto sui curvoni oltre i 110-130km/h.
L’autostrada è praticamente libera, ma in alcuni punti il sale abbonda e non è piacevole la sensazione allo sterzo. Forzo il rallentamento della truppa (che vorrebbe viaggiare a ben altri ritmi), non riesco proprio a viaggiare in tranquillità. Proseguiamo uscendo a Cuneo, la temperatura si mantiene intorno agli otto gradi. Il traffico è inesistente e le montagne si avvicinano. La giornata è talmente bella che verrebbe quasi la voglia di farsi un giretto in moto

Passiamo una serie di paesini di cui non ricordo assolutamente il nome. So solo che da un certo punto in poi puntiamo i cartelli marroni con su la scritta ValVaraita.
Superiamo Salluzzo e prendiamo la strada in fondo valle. Il termometro scende. La strada è sempre più bianca (di sale). Il fondo è un po viscido ma assolutamente percorribile.
La strada inizia a salire ed il termometro inizia ad andare in negativo. Ai bordi strada si inizia a vedere la neve, orse residuo della nevicata (?!) del giovedì. Ogni tanto un po di ghiaccio e tanto tanto sale.
Riduco la velocità seguendo un po a distanza Luca che invece sembra essere del tutto a suo agio tra curve e curvette in salamoia.

Il freddo inizia a sentirsi, ma è del tutto sopportabile. Ormai sono un po di km che siamo tra meno uno e -3 gradi. Dopo un ultima curva ci troviamo d’avanti ad una diga. Cacchio…ora che ricordo l’Agnello si faceva sulla riva di un lago. Faccio in tempo a pensarci che alla nostra sinistra si vede il lago ghiacciato. Poco più avanti scorgiamo il portale giallo di benvenuti all’agnello :celebrate:

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Parcheggiamo le moto a bordo strada, appena spente le moto iniziamo a battere i denti come due deficienti. Come se sulla moto ci fosse il riscaldamento!

Ci guardiamo in torno, vediamo delle tende sulla riva del lago, ma non capiamo bene come ci si possa arrivare. Chiedendo informazioni sull’iscrizione ci mandano giù per un violottolo in discesa, pieno di sale, che costeggia una casa. Forse dovremo scendere in moto, mi dice ridendo. Infondo da li si scende verso il lago. Fortunatamente la stradina finisce dentro un bar (che poi individuiamo come lo sciabolatore incallito). Li ci danno una bustina di benvenuto indicandoci la via, agibile, per le moto.

Ripartiamo con le moto dirigendoci verso il paese, mentre il mio specchietto sinistro rimane a terra. Non ha retto ad un’innocua carezza del bauletto di Luca. Timidone!.
Alle prime case del paese c’è una stradina in discesa sulla sinistra che porta alla riva del lago. Giù vediamo delle moto. Scendiamo, l’asfalto diventa terra brecciolinosa con belle pozzangherone di ghiaccio. Parcheggio la brevona e facciamo un breve e rapido giro per vedere dove montare la tenda.
C’è una stradina che divide in due quello che dovrebbe essere un prato in riva al lago. C’è un po di neve a terra, copre una buona parte di prato. Sulla destra della stradina, verso il lago, sono piantate alcune tende. Più in fondo si vedono dei giochi per bambini e ancora più giù il bar dello sciabolatore. Sulla sinistra non c’è nessuno.
C’è spazio a sufficienza sia per noi che per Mauldinamica, quando arriverà. Decidiamo di non inoltrarci troppo e da bravi asociali ci posizioniamo alla sinistra della stradina, pochi metri all’interno rispetto alla strada brecciolinosa.
Cavallettiamo le moto e andiamo in cerca di paglia e legna. Poco dentro il paese troviamo un camion con le balle di fieno. Per 5€ accattiamo una balla, altri 4 per un agglomerato di legna di dimensioni buone per un altoforno. Tornando indietro rimaniamo agganciati ad un mezzo fusto di metallo, ottimo per il fuoco, che viene quindi trasportato verso le moto.

Sparpagliamo la balla a terra. Un po più della metà è sufficiente per coprire l’area del catino con un altezza di una decina di centimetri, o forse più. Iniziamo quindi a montare la tenda. Il freddo si sente. Siamo a -3 ma rimaniamo vestiti da “moto”. Ovviamente i guanti più “sottili” e l’abbigliamento da freddo sono dentro le borse laterali. Genio!.
Iniziamo a picchettare la tenda, peccato che i picchetti non hanno alcuna voglia di entrare nel terreno gelato. E dire che oltre ai soliti inutili spilloni avevo comprato dei picchetti in alluminio esagonale, sicuramente più resistenti degli spilloni classici. Ma anche questi non entrano e tendono a piegarsi. Non c’è soluzione. Per il momento non picchettiamo il catino e montiamo direttamente il sovratelo.

Riproviamo a picchettare. Dei sei picchetti necessari al montaggio standard: 1 si piega, 3 non danno cenno di abbozzare un entrata nella terra gelata mentre due entrano per buoni cinque cm.
Poco distante dalla tenda troviamo due pali di legno da una decina di centimetri di diametro e lunghi a sufficienza, fanno al caso nostro. Li mettiamo a terra tra catino e sovratelo legandoci gli angolari del catino.
Spostiamo le due moto ai lati della tenda e vi ancoriamo i tiranti della tenda, che finalmente assume una forma decente.

Superato il montaggio, pensiamo al pranzo. Recuperiamo legnetti di piccole dimensioni in modo da poter accendere il fuoco, mettiamo nel bidone della paglia e un bicchierino di benzina gentilmente offerta dal VFR come accelerante all’accensione. Un piccolo timido fuocherello inizia a prender forma. Ma è ancora troppo piccolo, la legna rimediata in giro è umida e quella comprata è troppo grossa per potersi accendere con quel fuocherello. Portiamo il fuoco ad un livello decente, carichiamo con un po di rametti il bidone e ci dirigiamo verso il paese alla ricerca di una bottiglietta di alcool che ci possa aiutare. Oltre al denaturato incontriamo un paio di bottigliette di menabrea che sono sempre ben accette. Scendendo verso la tenda prendiamo un’altra balla di fieno che usiamo per imbottire tutto il contorno della tenda, a formare un cordolo in modo da fermare il vento che potrebbe passare da sotto. Grande idea.

AgnelloTreffen 2016 025

Mentre la birra ci disseta l’alcool fa il suo lavoro con la legna e i tronchi iniziano a prendere fuoco.
Non è un falò ma è abbastanza per scaldare la griglia.
Oramai si son fatte le quattro. Mauldinamica ancora non si vede. Ho scritto un messaggio su AG nella speranza che lo veda…senza pensare, come un idiota, ne a chiamarlo ne tantomeno a mandargli un messaggio.

Con il passare del tempo il “pratone” inizia a riempirsi. La densità di moto e tende aumenta a vista d’occhio. E dire che per strada non abbiamo incontrato praticamente nessuno.
Sono circa le cinque, i meno tre son diminuiti e il fuoco ancora non è sufficientemente allegro. Un paio di ragazzi, con california e transalp (di cui mi scuso…ma non ricordo i nomi) si posizionano vicino alla nostra tenda. Montano la loro, decisamente estiva, sul classico zoccolo di paglia mentre la nostra griglia inizia a scaldarsi sul fuoco. Tirano fuori un fantastico materassino matrimoniale, che la metà basta per riempire la tenda in altezza, ed iniziano a cercare in giro una pompa per il “rapido” gonfiaggio evitando il collasso polmonar. Faccio in tempo a tirar fuori il compressore dal sottosella che inizia a squillare il telefono.
Cacchio è Maul.
Si sono arrivato, te ‘ndo stai?
come sei qui, ma qui dove?
si vabbè anche noi siamo sulla riva del lago, ma voi ndo state?.
Ah. Voi siete dietro i giochi per i bambini?!! cacchio.
Effettivamente intravedo Mauldinamica tra uno scivolo e la griso. In pratica in un parco giochi.
E’ li con Vito delle Aquile del Seprio detto anche Er Sciabbbola (o lo sciabbbolato, pe l’amici).

Purtroppo a causa della mia demenza senile è troppo tardi per fare na tendata de gruppo, sia noi che loro abbiamo le tende piazzate e non ha senso smontare per rimontare. Il nostro “fuoco” ormai è acceso e si avvicina l’ora del nostro pranzo, sarà la temperatura ma inizio ad aver fame.
Torno alla tenda mentre sento il compressorino che rumoreggia alla grande. Inizia un leggero venticello e la temperatura pare si sia abbassata ulteriormente. Decidiamo di montare il telo supplementare come tetto al bidone con il fuoco. Alziamo su i suoi due paletti, un terzo ci viene prestato dai baldi brianzoli decompressorati, il resto è tutto un lavoro di tiranti e ricerca di sassi per tener su la struttura, che alla fine sta in piedi senza l’ausilio di essere umani.
Mettiamo un paio di salsicce sul fuoco facendo quattro chiacchiere con i nostri vicini, nel frattempo si avvicinano Maul e Vito che si posizionano sotto la copertura. Il gruppo si allarga e inizia a prender forma.

Vito tira fuori un fichissimo braciere montabile, accende un piccolo fuoco e lo riempie di ovetti carbonellosi. In pochi minuti le pareti di acciaio diventano roventi. La nostra copertura volante e semovente ospita ora due fuochi che scaldano l’ambiente, tanto che la temperatura inizia a farsi accettabile sotto al telo. Peccato che l’aria sia irrespirabile dal fumo. Si viene a creare una scena irreale composta da sei idioti e un telo. Per combattere il fumo abbandoniamo presto il piccolo ritrovo caldo, ritrovandoci o fuori dal telo o con il corpo sotto al telo e la testa che fa capolino dalla copertura, sei idioti, per l’appunto.

Gli amici dalla tenda estiva e diversamente compresso muniti mostrano le loro armi per aggredire la cena. Presto gli sforzi e l’attenzione si focalizzano sull’accensione del micidiale bbq portatile. Passano svariati minuti e innumerevoli tentativi di accensione. Il braciere è composto da una teglia di alluminio contenente un qualche materiale incognito ai più, inzuppato (credo) con un misterioso accelerante che però non vuole accendersi. Alla fine riescono ad accenderlo, almeno per una buona metà.

AgnelloTreffen 2016 026

I tre “fornelli” iniziano timidamente a scaldare la cena. Gulash o similare per lo sfizzero, Agnello (o abbacchietto) per Vito, due ottimi pezzi di pizza alla cipolla (?!) per i brianzoli e una zuppa di fagioli con salsicce alla griglia per i romani. L’agnello era un qualcosa di divino, cottura ottima, consistenza fantastica e sapore spettacolare. La pizza credo che, almeno la metà non abbrustolita, fosse decente. Al momento della partenza abbiamo trovato ancora sue tracce…ma credo che un buon 15-20% sia stata eroicamente mangiata.
I fagioli non erano male, peccato che il tempo di tirar via una cucchiaiata era sufficiente a raffreddare la brodaglia. Le salsicce invece hanno avuto un surplus di cottura passando dalla griglia…alla brace. Sicchè, tolto quel minimo residuo di cenere, erano assolutamente mangiabili. Magari con un po di pane.

La serata passa tranquilla. Tra i racconti di esseri che sbagliano tenda e il continuo rinforzo alla struttura il gruppetto inizia ad essere colpito da una raffica di cazzate che la metà sarebbe bastata per una settimana intera.

AgnelloTreffen 2016 027

Finita la cena cerchiamo un po di riparo nel bar in fondo al pratone. Il locale è affollato, caldo, caldissimo…passare istantaneamente dai -6 ventosi ai circa 20°C umidi del baretto fa esplodere le lenti degli occhiali, il sangue ribolle istantaneamente nel corpo. Non ho neanche il tempo di capire dove fosse il bancone che già sto sorseggiando un bicchiere di roba gialla e calda, detta così non fa una grand’impressione… lo so. Tra l’altro che fosse bollente te ne accorgi solamente quando senti puzza di bruciato che esce da sotto al naso. Apri la bocca per riprendere un po di fiato ma già che ci sei istintivamente ne bevi un altro sorso, nella vana speranza di recuperare. Bono, pare si chiami Bombardino, la gola è assolutamente inservibile ma piano piano il bruciore scivola giù lasciando addirittura il tempo per assaporare un retrogusto di Vov arricchito con qualcos’altro e ovviamente scaldato.
Da dietro al bancone si vede il barista armeggiare con qualcosa pochi attimi dopo, sincronizzato ed incoraggiato probabilmente, da un coro incitante sangue, zompa in aria il primo collo di bottiglia portato via da una netta sciabolata.

Usciamo dal bagno turco usando una buona dose di gentilezza e gomitate. Ci dirigiamo verso pontechianale alla ricerca di un posto meno affollato che possa accogliere una buona dose di vaccate.
Il bar Monviso fa al caso nostro. Anche questo è pieno zeppo, ma c’è un tavolo in fondo al locale disposto ad accoglierci. Un simpaticissimo bmwista non evita l’occasione per farsi riconoscere, ma si allontana in fretta lasciandoci un po di posto.
Prendiamo una birra, o due, e continuiamo con le chiacchiere. L’argomento si sposta leggermente ma le boiate sono abbondantemente sopra la media. Grandi risate alla faccia di una povera nonnina.

Torniamo verso la tenda intorno all’una, ormai son circa meno sette gradi ed è l’ultima temperatura vista dalla brevona per il venerdì. Riaccendiamo un minimo la brace, inserendoci dentro il residuo del bbq portatile…si sa, l’alluminio è un buon conduttore di calore…sicuramente ora il fuoco farà più caldo (?!)
Il bidone fa sufficieniente luce, o comunque quel che basta per prendere la mira tra la bottiglia di grappa ed i bicchierini.
La rapida degustazione di ciambelline al vino, canestrelli congelati ed una giusta dose di vento ghiacciato ci porta a salutare Maul con tutto l’intento di andare a dormire, se non fosse che una strana coppia di motociclisti francesi decidono di venir da noi a fare quattro chiacchiere. Appurata la nostra totale ignoranza del loro idioma, iniziamo una piacevole (?!) chiacchierata con i due nuovi amici. Loro sono assolutamente più zuppi di noi, ciò nonostante in segno della più profonda amicizia motociclistica gli offriamo della grappa, riempiendogli il bricchetto. Credendo che, una volta spiegatagli la natura della bevanda, la usassero a piccole dosi.

E’ stata evidente la totale incompatibilità linguistica quando, dopo circa un quarto d’ora di dilungamenti sul processo di distillazione il più anziano dei due, bevuto di getto l’intero bricchetto, ha tentato di restituirci (non riuscendoci fortunatamente) l’intera dose di grappa, più qualche cos’altro.
Passate le due di notte e probabilmente i meno otto gradi, i due amici franzosi si sono allontanati barcollando nel buio dell’accampamento lasciandoci alle nostre tende.
Dal punto di vista del freddo la notte è passata ottimamente. Sono rimasto con il vestiario a pelle anti vento, preso alla lidl un paio di anni fa, Sacco a pelo ferrino invernale infilato nel sacco a pelo decathlon estivo. Chiuso tutte le zip che potevo chiudere, scalda collo in pile leggero e zuccotto di lana fino al naso. Fantastico. Mai dormito così caldo in inverno. La paglia sotto la tenda è stata di una comodità incredibile, sembrava di stare su un materasso.

Più avanti nella notte un garelli a marce ha fatto gioire qualche bipede, evidentemente era molto divertente guidarlo al gelo sul ghiaccio, tanto che ad un certo punto sono iniziati dei cori che lo inciatavano ad andare a prendere il gatto delle nevi che stava sulla montagna a badare ai cannoni sparaneve. Non l’ho più visto. Temo abbia vinto il gatto.

Verso le cinque parte dei teli di protezione ci ha abbandonato, ed ha continuato a fare casino con il vento. Fortuna che qualcuno è emerso dalla tenda ed ha sistemato la faccenda (applausi per Luca).

L’uscita dal saccapelo non è stata indolore, ma poteva andare peggio. Verso le otto e mezza, sotto un bel sole, il termometro della brevona segnava -1, non so se la temperatura fosse corretta, ma di sicuro si stava decisamente meglio rispetto alla notte prima, con una vaga sensazione di caldo.

Abbandonata l’idea di farci il caffè con moka e fornelletto, io e Luca ci siamo avviati in paese, scelto un bar isolato abbiamo fatto un abbondante colazione a suon di caffè, crostata, doppio caffè e piadina prosciutto e formaggio. Il tutto ovviamente sfruttando l’apprezzatissimo bagno per un minimo di conforto mattutino.

AgnelloTreffen 2016 001

Il residuo della mattinata è passata prima per un terzo caffè dal monviso e poi girellando per il paese, tra una visitina alle moto esposte nella piazza centrale e un girello per l’accampamento che nel frattempo ha iniziato a riempirsi di brutto.
Le moto continuavano ad arrivare, senza soluzione di continuità. Tornati in zona tenda e salutati gli amici brianzoli in fase di rientro, ci siamo accorti presto che la quantità di tende era già praticamente raddoppiata.

Con i nuovi arrivi abbiamo conosciuto il mitico LinoLino, arrivato all’Agnello con la sua Stelvio in tarda mattinata.
Prima di trasportare il braciere in zona parco giochi, debitamente protetta dal vento, abbiamo smontato il rimanente della copertura e ridimensionato un po i “nostri spazi”. Al nostro ritorno in zona, nel tardo pomeriggio, la dove c’era l’area cucina della sera precedente erano cresciute tre tende, e molte altre nelle immediate vicinanze. Una rapidità di crescita più alta dei funghi nel sottobosco umido.

 

Mentre il fuoco riprendeva vita, Vito Maul e LinoLino, han ben deciso di andare a far visita allo sciabolatore, che anche questa volta li ha evidentemente omaggiati con il suo spettacolino tutto bottiglia e spadone. Vito è rimasto particolarmente colpito da quest’ultima performance live, tanto che è uscito dal bar con un meraviglioso sfregio, in pieno stile omo vissuto, sulla guancia destra. Segno evidente che è riuscito a prendere al volo tappo e collo di bottiglia lanciati via dal colpo di sciabola.

AgnelloTreffen 2016 007A pranzo la faccenda s’è fatta seria, antipastino di pecorino romano non stagionato mentre la griglia è stata riempita di salsicce spuntature e a più riprese da delle enormi bisteccone portate da LinoLino. Cetriolini e salse al contorno, tutto condito da un vinello rosso che ci stava proprio bene (la prossima volta abbandono l’idea di portarmi la birra). Come dolce un po di immancabili biscottini surgelati. Al posto delle scomode sedute della sera prima, eravamo infatti ospitati da tavolo e panche in legno, moooolto più comode.

 

Il pomeriggio passa via tra gironzolamenti vari fino ad approdare al calduccio del bar isolato per un “rapido” caffè pomeridiano e quattro cazzate in libertà, che fan sempre bene. Scopo primario non era di certo il caffè, ma la ricerca di un comodo e accogliente luogo dove poter liberare le più basilari funzioni del corpo umano. Peccato che la parte idraulica del piccolo paesino non fosse stata dimensionata per le umili necessità del branco di motociclisti che lo hanno occupato per quei tre giorni.

Non è mancata la fase rimorchio durante la pausa caffè. Il fascino da “omo vissuto” dello sciabbbolato non è passato di sicuro inosservato. O meglio, la barista non ce s’è filata de striscio… in compenso il diversamente giovinotto del tavolo accanto, ammaliato dalle parole di Mauldinamica e senz’altro attratto dall’omo vissuto, ci ha amorevolmente omaggiato del caffè. Queste si che son cose che fanno piacere.

AgnelloTreffen 2016 010

La preparazione della cena è partita dal riallestimento delle protezioni antivento nell’angolo giochi. Issati i centocinquanta e rotti metri lineari di telo cerato sulla struttura dello scivolo, siamo riusciti ad ottenere un buon angolo, pressoché privo di vento, dove installare il bidone fuocoso sormontato dal treppiedi reggigriglia di Maul, oltre al braciere di Vito.
Per la cena ci siamo andati leggeri. Pancetta alla griglia, un certo numero di salsicce e qualcosa di brodoso per l’anziano del villaggio. Oltre a delle ottime bistecchine di agnello marinate in non so bene cosa, lasciateci in Eredità da uno stelvista (credo) tornato a casa prematuramente…ovviamente non ricordo il nome ma lo saluto e lo ringrazio di cuore per il suo prezioso lascito, sappi che ne abbiamo fatto buon uso.
Vinello rosso in via di cristallizzazione e a completare l’esiguo pasto un certo numero di biscottini al ripieno congelato di mela. Per finire dell’ottima grappa re-distillata al leggero retrogusto di caffè bruciato, ottima per ravvivare il focolare, che nel frattempo era passato in versione piedo-deumidificatrice.

 

La serata è proseguita con un “ottima” birra calda nel più maleodorante bar che potessimo trovare, lo stesso che probabilmente detiene i due record mondiali del paese…vinti per – locale con il più alto tasso di umidità da fiatella da vino e locale con il maggior tempo tra un areazione e l’altra (record rotto da Maul che ha incautamente aperto una finestra di straforo. Era dal ‘56/57 che non veniva aperta).
Per liberarsi della calda bevanda credo proprio di aver notato un tale nel frettoloso, quantomeno dovuto, atto liberatorio di spisciacchiare in un cannone sparaneve. Preso dal lato giusto, ovvio.

Sebbene LiniLino si fosse già prontamente buttato in un semi ballo scatenato, il passaggio nel tendone ufficiale dell’evento non ci ha soddisfatti ne per la fauna, livici residente, ne per la tipologia di ritmo musicale pseudo latinoamericano_ballodigruppo o simile.

Tornati in zona bar-sciabolante ho preferito salutare la truppa e proseguire la serata nelle mie stanza. Un po di malditesta e un lieve dolorino al ginocchio hanno avuto la meglio sul proseguimento della serata.

La mattina della domenica, il tempo di far colazione e la metà delle tende era già stendata. Siamo stati presi dallo smontaggio e dal caricamento delle bigommate che non abbiamo avuto modo di salutare Lino e Vito, sarà per la prossima :celebrate:

 

Viaggio di ritorno tutto entro i canoni. A parte i primi km con le gomme ghiacciate, il resto è stata un piacevole giro in moto, fino a LaSpezia.
Poi un meno piacevole giro in furgone

Esperienza sicuramente da rifare.
Quest’anno pare ci abbia detto bene tra “poco” freddo e niente neve sulle strade, in ogni caso una tre giorni da applausi.
Qualche cosina si poteva organizzare meglio (tra di noi) ma ci rifaremo l’anno prossimo.
Un Grazie agli amici incontrati al raduno: i due Brianzosi, Vito, Lino, Maul e ovviamente Luca.

Scusate la lungaggine

Doppi Lamp
Marco

Anima Guzzista 3.0

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Di Vladimiro Corbari
Anima Guzzista 3.0. Dopo il sito web, anche la nostra associazione continua nelle sue nuove versioni. Quindi eccomi, il terzo presidente di AG dall’assemblea del 17 ottobre scorso, a dare continuità alle nostre piccole grandi tradizioni, ai nostri incontri, al nostro modo di essere motociclisti un po’ come ci pare…

Eh si, il valore aggiunto che ci caratterizza è proprio il non credere a quello che la morale comune vorrebbe farci intendere: che l’impossibile è un limite invalicabile. Guidare moto “tecnologicamente arretrate” in pista, lasciarsi trasportare dall’Amore Cosmico della Guzzisti Liberi Blues Band (vedendo ballare, nei ritmi scatenati sia giovani che padri di famiglia), guidare a “cannone” per la salita di Norma o Bocca Serriola ed essere riusciti a creare un look inconfondibile che “se lo spiegassi non mi capirei”… fino all’apoteosi del nostro monumento a Carlo Guzzi a Mandello del Lario. Incredibile? Impossibile? …eppure l’abbiamo fatto e continuiamo imperterriti. Quindi direi inegualiabile e inarrivabile ma non per noi.

Questa è la cosa che mi è sempre piaciuta di AG, è la capacità di pensare con la propria testa, di imporre il proprio stile. Direi che ci siamo riusciti e continueremo a farlo.

Gli aggiornamenti, tuttavia, portano con se delle novità. Il nuovo avanza cari miei! Ed ogni tanto mi ritrovo a guardare con invidia dei bei ragazzotti (Honi soit qui mal y pense!) con le loro V7, con i California 1400, con gli ottovalvole…

Tutte, però, hanno qualcosa in comune, qualcosa che le collega con i LeMans, con la serie T, i California ll e con gli SP, con i Nevada e con i V35, con i V11 (l’elenco è ancora lungo e non li cito tutti solo per non perdere il filo del discorso… ma credetemi ci sono!) moto che hanno in comune una caratteristica unica: chi ll guida: i guzzisti. Cioè noi.

Ed ecco nascere gli Incontri di Primavera e gli Uinterparti ma anche Calincontri e Bivacchi Appeninici. Il legame umano, il rapporto sociale di una categoria di motociclisti che mostra, negli anni dei bimbi minchia, come sia possibile, vivere insieme delle esperienze indimenticabili che ci arricchiscono, senza trascurare le belle strade e le viste mozzafiato… guidando una Guzzi. vintage o nuova di zecca.

Quindi prepariamoci per un 2016  più che mai ricco di incontri vissuti con “noscialàns”, di belle strade da fare insieme, di porchette e, perché no, di Sciupafemmine (e che ognuno ne prepari la sua versione!), divertiamoci in pista e godiamoci i panorami di questa bella e bistrattata Italia… sempre in sella alle nostre moto.

I Guzzisti hanno un’Anima, questo è certo, e si vede.

Ricambi compatibili

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Elenco dei ricambi “non ufficiali” Moto Guzzi che potete trovare presso i ricambisti generici
Questo è il topic di riferimento per vedere e comunicare gli ultimi aggiornamenti

Riepilogo:

Serie grossa carburatori

Per il v7: puntine, condensatore, ed isolanti vari fiat 500, calotta spinterogeno e spazzola rotante fiat 500 giardiniera, blocchetto accensione fiat 850

lo spillo del carburatore VHB30 dell’orto è quello della vespa 125XP punta rossa per benzina verde costo 1 euro cadauno.
PHF30 lo spillo è quello del vespone 200 con la identica testina molleggiata costo sempre un euro cadauno.
Lo spillo conico dei carburatori PHB 30 è quello della Vespa 125 PX codice PIA 247652

“Serie Grossa, Scola per le modifiche utilizza molle valvole della Fiat 124 e della Porsche”

Accensione a Puntine: Bobine singola Facet 9.6001D (Fiat 124 1200-1600cc ), Bobine Doppia Facet 9.6004 (Fiat 126, Panda 650)

Faro Le Mans III = Fiat 126
Filtro aria V7 special = Fiat 1300/1500
Puntine platinate V7 special = Fiat 850/1100
Motorino avviamento serie grossa = Fiat 1100

Io ho comprato il sensore pressione dell’olio del v7 special come ricambio della fiat 500(vecchia), lo stesso dicasi del blocchetto serratura del v7 sport.

Il regolatore di tensione per sp1000 prima serie, comprato da un rivenditore bosch, e il tutto a prezzi notevolmente inferiori rispetto all’originale

Puntine e condensatori 1000SP e simili:
Ricambio Facet : superiore 1.4939 Inferiore 1.4943
Ricambio Facet: condensatori 0.0626

Intermittenza frecce > vecchia Fiat 500
il bulbo sensore pressione olio del t5 è quello della 127 900cc , costo 3Euro
bulbo sensore pressione ricambio facet è 7.0033
le molle sono del 124 Sport, e i bicchierini delle cammes del 126 (ricambi originali Fiat)

Filtro olio 750 S, LeMans I e II, G5, 1000 LeMans, SPII, SPIII, Cali III, Daytona: Champion H302

Serie grossa iniezione

Dal Catalogo ricambi motoguzzi tabellina di compatibilità tra alcuni ricambi della serie 1000/1100 i.e. :
Filtro benzina (i.e.): California 1100, California EV, California III, Daytona 1000, Quota 1000.
Pompa benzina (esterna): California 1100, California EV, California III, Daytona 1000
Regolatore pressione: California 1100, California EV, California III (anche C.I.), Quota 1000
Potenziometro: California 1100, Daytona 1000
Filtro aria: California 1100, California EV, 1100 Sport e corsa, Daytona 1000, Quota 1000
Filtro Olio: California 1100, California EV, 1100 Sport e corsa, 850T5 (dal 1994)

Pompa esterna Cali stone/EV/Special/Special Sport/Jackal : BMW sigla:bosch 058464048 (€ 106,40), Meat&Doria codice: 76034 (75euro)
Pompa interna Cali stone/EV/Special/Special Sport/Jackal : Meat&doria 76034S ( può essere montata anche in sostituzione della pompa esterna, mentre il contrario ovviamente non è possibile), Meat & Doria codice 76416 (95€) Bosch 0580453408 – 0580453427 – 0580453465
Pompa benzina V11 prima serie, corrispondente PIERBURG di serie cod. 7.21287.53 (130 euro), EMS 1055070, BOSCH 0 580 464 070, FIAT 60546091, SIDAT 70070
Pompa benzina California III i.e: può essere sostituita con Bosch rif.70070 la stessa dell’Alfa 75 twin spark, (130euro)
Pompa Benzina esterna California, diversi codici compatibili: AUU1649, KM7506034/1, BOSCH 0580464038, PEX 130,002, Pierburg 7.21287.53.0, QUINTON HAZELL QFP603 (con il primo codice l’ho trovata a 41€ consegnata a casa dalla germania)

Filtro benzina V11: UFI 31.501.00, Meat & Doria 4108, Bosh 0 450 905 002, Knecht-Mahle KL 194, Mann + Hummel WK 413, Tecnocar B11, Fiat 7680997 e Marelli FI01/01.
Filtro benzina California i.e: Weber Marelli FI-02/2 (originale ) oppure KNECHT KL 94 (23euro) oppure BOSCH cod F5005 (15 euro) (Knecht e bosch leggermente più piccoli … e facile da montare)
Filtro benzina Breva1100 corrispondente mann-filter WK 42/2 (5euro)
Per V11 e California con il filtro carburante dentro il serbatoio: il filtro è anche sulle Ducati 998, M900, SS900 ecc. codice Ducati 42540041B. Costa 19E

Filtro Olio Breva e Griso 850, Daytona, Centauro, 1100 Sport, Breva 1100 e 1200, Cali 1100, EV, EV Touring, Griso 1100, Quota 1100, V11, 1200 Sport, Norge 1200: Champion C305
Filtro Olio Breva 1100 originale UFI 23.287.00 (14euro) sostituibile con UFI 23.435.00 (9euro)
Filtro olio breva 1100 corrispondente alla Punto Fire (1a serie senza climatizzatore)
Filtro Olio California i.e: UFI 23.287.00 oppure HIFLO cod. HF551
filtro olio V11: UFI 23.287.00
Equivalenza codici filtro olio 1100cc : HF 551,WIX WL7074, MANN W92026, KNECHT OC82, FRAM PH5713, PURFLUX LS285, FIAMM FT5339 , FILTRON OP629

Filtro aria California i.e. UFI 30.989.00 (10euro)
Filtro aria griso 1100 corrispondente aprilia tuono 1000 dal 2006 in poi
filtro aria V11: UFI 30.989.00

CENTAURO Filtro aria: è quello della Cinquecento, cod. UFI 3085800, cod. FIAAM PA7026, cod. FRAM CA 4263, cod. TECNOCAR A 398
Filtro benzina: Cinquecento 898 s.p.i, 903 s.p.i., Sporting 1.1 s.p.i., Dedra 1600 (–>04/93), cod. Tecnocar B11

Fascette inox per fissaggio tubi pompa benzina interna al serbatoio: Fiat cod. 13000190

Kit della valeo spazzole motorino avviamento Codice 594129 Prezzo 17€ + IVA

Silent bloc piastra porta strumentazione del 1100 Sport ricambio originale Husqvarna macchine agricole (codice ricambio 3800225 712309), € 11 cad

Coprispie cromato V11 e California corrispondente coprispie del BEVERLY mod. Cruiser 20 euro

Comando gas del Bellagio Griso Breva corrispondente aprilia tuono rsv1000, e si trova nel catalogo DOMINO codice 2804.03 a circa 30€

Accensione Elettronica : (Fiat Punto Fire/sx) Bobine Doppia, BOSCH F 000 ZS0 103, MARELLI 60780002, CHAMPION BAE 800 AK, FACET 96046

Bulbo olio breva/norge/griso corrisponde bulbo olio fiat 500/vecchia panda 0.3 bar
Bulbo olio Bellagio ricambio Fiat /Facet cod. 7.0001

Sensore temperatura motore, California e simili, montato sul cilindro di destra e con la presa di colore blu, è lo stesso della Punto 55/60/75 motore fire, pagato 8€ ricambio non originale

Sensore pressione assoluta Cali EV del ’98: MARELLI 215810001604 / 215810001900, PRT 03/02 / PRT 03/04 (http://www.expressauto24.net/MAP-215810001604/it)

le sonde lambda dei motori 8 V sono compatibili con quelle della fiat Punto,si trovano non originali a meno di 100 euri

Il manubrio conico del ballabio è quello della Tuono R

Cuscinetto combinato rulli + sfere che supporta il pignone della coppia conica del V11 corrispondente BMW serie R1150 (cod. BMW 33 12 23 10 925, costo 80 euro al pubblico)

Leve Freno e Frizione sono disponibili in diversi colori e in modelli differenti, per GT1000 (1987-1993) per V11 e per Centauro. si trovano tranquillamente su http://www.puntomoto.com ma anche su altri siti.

Leva frizione California Titanium, uguale leva del TT600R Yamaha (non è rivestita di plastica trasparente) 8 euro

Leva freno del Griso dovrebbe essere già all’origine una Accossato cod 3149.52L.
Costo 24 euro + IVA presa da un ricambista Accossato

Fanale posteriore del V11, ducati monster, buell, scooter malaguti (f12 se non ricordo male)

Vetro fanale posteriore V11: ricambio Ducati n° 52640031A (10 euro)

1100 sport ie del1997 faro anteriore corrispondente aprilia futura 125

Fanale anteriore del california e del v11 ricambio bosch 0303850103 (165e +iva)

Power commander per V11: codice E703-411.
Se aprite qui http://www.powercommander.it/pdf/e703-411i.pdf (manuale d’installazione), magiamagia vi si apre quello relativo al Monster 900 i.e. anno 2000-2001 (E703-411i). Questo dal sito italiano. In realtà sul sito americano per il V11 viene dichiarato il codice E706-411, ma state tranquilli che la centralina è la stessa.

Punterie idrauliche del california, sono le stesse che monta il 1300 multijet della fiat

Serie Piccola carburatori

Sensore della fase Nevada a carburatori, corrispondente Regata/Uno/Tempra/164, Magneti Marelli SEN8D 26€

V65, Le bronzine del piede di biella (quelle tra albero motore e biella, per intenderci) sono quelle della Uno 45

Faro rettangolare v65 monza e simoli corrispondente Fiat 126/127

Crociera del giunto cardanico (misura 20×44) Pitteri-Violini art. 40.576.000

Intermittenza frecce > vecchia Fiat 500

Florida 350 vanno bene gli specchietti della Honda Custom 50.

Nevada 750:
Fasce elastiche del Fiat 126 bis.
Rinvio contachilometri della vespa 125 px.
Spilli carburatore della vespa px
Giunto cardanico acquistato da un ricambista per trattori same,
Bobine del yamaha virago 535,(la mia e’ una accensione Motoplat),
Gemma posteriore di uno scooter Malaguti,ducati monster, buell.

filtro aria Nevada a carburatori del ’97 articolo n° 3081400 della UFI

Filtro olio V35 I e II, Imola I e II, V50 II e III, Custom, Monza, V65, C, GT, Florida, Lario, SP, TT, NTX: Champion X 318

Regolatore di tensione 6 pin (280W saprisa) Nevada (25euro)
viewtopic.php?f=1&t=23528&p=1357981#p1358150

Serie Piccola iniezione

Potenziometro iniezione della Nevada/Breva > Fiat 500 cat. con motore 900cc

Tps per Nevada/breva 750 ie: Magneti Marelli PF1C/00 1588ce (60e) oppure Facet 10.5083 (37 euro solo che cambiano le asole e si deve fare una modifica )

Crociera del giunto cardanico (misura 20×44) Pitteri-Violini art. 40.576.000

Filtro della benzina Breva 750 corrispondete BMW e Triunph ed è il MAHLE145 KL145 (19euro), oppure Tecnocar modello B94 in metallo, è un pò più lungo ma nessuna madifica da effettuare (12euro)

Altro
Connettori MOlex e simili: http://it.farnell.com:
Here are the Molex and Farnell’s numbers

Name Molex Part Nr Farnell
4 way receptacle housing 1490R 143-208
4 way plug housing 1490P 143-207
12 way receptacle housing 1360R 143-214
12 way plug housing 1360P1 143-213
15 way receptacle housing 1375R 143-216
15 way plug housing 1375P4 143-215

Terminals

Plug pins
Wire size (mm2) Molex Farnell (100 pins)
0.33-0.93 02-09-2118 977-3800
0.59-1.68 02-09-2103 977-3827

Socket pins
0.33-0.93 02-09-1118 143-217
0.59-1.68 02-09-1103 977-3819

http://www.wildguzzi.com/Tips/tips_n_tr … ion%20Tips

(Ultimo msg letto 21/01/2014)

Ricambisti

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Ricambisti MotoGuzzi ufficiali e non. Pagina di riferimento del forum

DUILIO AGOSTINI
V. Statale, 60
22054 Mandello del Lario (LC)
Tel. 0341/735448

CREA VINCENZO
V. T. Gulli n. 8
Tel/Fax 0965.892822
Reggio Calabria
Sito web: http://www.guzzimoto.com
in particolare Moto anni 70

Stein-Dinse GmbH (convenzionato AG)
Waller See 11
D-38179 Schwülper
info@stein-dinse.com
http://www.stein-dinse.com
Telefon: 0049 531 123 300 -15 (Luca Maiolo)
Telefon: 0049 531 123 300 -16 (Stefano Caselli)

Motofornitura VALASSI
Via Parodi, 29
22054 MANDELLO DEL LARIO (LC)
Tlf. : 0341 731223
Fax: 0341 735394

STUCCHI LUIGI srl
Via per Maggiana, 24/B
22054 MANDELLO DEL LARIO (LC)
Tlf. : 0341 731344
Fax: 0341 733801
http://www.stucchiluigi.it

VALPOLINI snc
Via Francesco Petrarca, 20
23826 Mandello del Lario (LC) ITALY
Tel. 0341-732335Fax 0341-733625
Email: valpolini@valpolini.com
http://www.valpolini.com/home-it/

Gallinelli, La Guzzi Service
Via Savoia 60/62 (zona via nomentana via salaria)
Roma tel. 068541324

Ricambisti specializzati su moto d’epoca:

MARCO FERRARI snc
Corso della vittoria, 65
28100 Novara Italy
Tel. 0321/472995
Ricambi Motoguzzi & Benelli

Paolo Calestani
Ricambi nuovi e usati per moto d’epoca
Via E. Toti 1, Porzano di Leno (Bs)
Tel e Fax 030906504 Cell. 3386225366
http://www.calestanipaolo.com

MARINO SETTI
V. Cantone, 43 Reggiolo (RE)
Tel. 0522 973433 cell. 328 2169179
web: http://www.motostoricheitaliane.com
moto d’epoca

Gastone Tarquini “Ricambi e accessori per moto d’epoca”
via Montanara 14 – Terni.
tel. e fax. 0744-278781 e-mail ale@nonsolomotoguzzi.com
cell. 339-6894934 (anche per informazioni su dove trovarci alle mostre – scambio).

Ricambi elettricci, connettori e cavi

http://www.stein-dinse.biz/Moto-Guzzi/Impianto-elettrico-Accensione/Cablaggi-completi-e-accessori:::1_39_188.html?language=it
http://it.mouser.com/Interconnects/Automotive-Connectors/_/N-1ehb5/
http://www.kabelschuhe-shop.de/Connectors:::314.html?language=it
http://www.puntomoto.com/connettori-cavi.1.1.45.sp.uw.aspx
http://www.corsa-technic.com/category.php?category_id=51 (inglese)
http://copatconnectors.com/index.php

Internet (segnaliamo quelli presso i quali è stato fatto almeno un acquisto dai partecipanti al forum)

http://http://www.ebay.it/classico (generale)
http://www.subito.it/ (generale)

http://www.muccioli.com/it/pneumatici-moto-epoca_t7.htm (pneumatici)

Siti vendita pneumatici

Appuntamento con i Dipinti Guzzisti, di Ettore Gambioli

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Domenica 1 Novembre si inaugurerà a Cagli (PU) una mostra con tutti i “dipinti guzzisti”, di Ettore Gambioli. La mostra si svolgerà all’interno del Palazzo Pubblico durante una manifestazione sul tartufo.

Dipinti Guzzisti Ettore Gambioli_locandina

Verso sud

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di nedo

“Cambio direzione vado verso sud”. Scrivevo un tempo quando sognavo di mollare tutto e sperdermi “nei mari del sud”. Come se si potesse semplicemente cambiare vita cambiando luogo. Ma come diceva Lello Arena nel film Ricomincio da tre, “uno sa che cosa lascia, ma non sa! Che cosa trova!”.
Ne avevo le palle piene. Di tutto, anche di me stesso. Su un foglio sulla scrivania a lavoro avevo fatto un elenco di luoghi verso i quali andare per togliermi un po’ fuori dai coglioni da questo ginepraio di scazzi che la vita si diverte a mettere sul cammino di ognuno di noi.
In cima all’elenco la Normandia, subito sotto la Sicilia. L’occasione si presenta “uozappando” con il Califoggiano (Fabio) una sera, il quale ha in progetto di scendere in Sicilia lungo costa col nuovo falcone (!).
E così in una assolata mattina di tarda primavera dirigo le mie ossa a cavallo della mia amata in direzione ostinata e contraria: sud profondo dove non avevo mai osato scendere.

A dire il vero il viaggio in buona parte è motociclisticamente parlando, noioso. No, non per l’andatura che il Califoggiano va più forte di me anche col monocilindrico, ma per le strade abbastanza dritte, trafficate soprattutto intorno Roma. Comincio a godere sotto al promontorio del Circeo: da lì in poi mi appare un’Italia che non mi aspettavo, piena di luoghi dove mi garberebbe fermarmi per un po’: Terracina, Sperlonga, Gaeta…poi saltiamo Napoli prendendo l’autostrada e ci fermiamo a Paestum per la prima tappa. Il secondo giorno riprendiamo da Castellabbate, lungo costa passando da luoghi incantevoli che ci hanno stoppato una miriade di volte rallentando il cammino. Ma ogni sosta valeva la pena e giù attraverso Pisciotta, Marina di Camerota, Sapri, Maratea dove ci facciamo una pausa pranzo con bagno in una spiaggia di ghiaia esagerata. Sarei vicino al Nirvana se non fossero per un paio di tette ignude che mi turbano…
Califoggiano ha bisogno di stabilire un piano: dove arriviamo? Io no, non ho quel bisogno. Non me ne fotte un cacchio della meta; potrei decidere di andare ovunque o di fermarmi per sempre lì. Ma siccome sono in debito di riconoscenza verso Fabio, mi adeguo (o cerco di adeguarmi) alle sue scelte. E allora inizia una lunga rincorsa, complici le strade per lo più dritte e con poco traffico, lungo la Calabria per arrivare in Sicilia. Intravedo Praia a mare, Scalea, Diamante, Paola, Amantea. Poi addirittura Marina di Palmi per un errore di “navigazione”, quindi Scilla ed infine nel tardo pomeriggio Villa S. Giovanni dove ci imbarchiamo per la Sicilia.

Messina ci accoglie stracolma di traffico e gioventù. Guido cercando di non distrarmi, ma i troppi culi e la stanchezza mi portano ad accumulare l’ennesimo distacco dal Califoggiano. Stiamo puntando a sud verso Catania ma è tardi ed appena fuori Messina ci mettiamo alla ricerca di un luogo per la notte. A Capo Scaletta fermiamo un signore in una piazzetta. La buona sorte vuole che sua cognata abbia un agriturismo “nella campagna” a due chilometri salendo su da lì. Saliamo per una stradina piena di brecciolino che sembra un serpente raggomitolato ed arriviamo in un luogo magnifico con visuale sullo stretto di Messina. Sotto di noi adagiata lungo mare c’è Reggio Calabria.

Il giorno dopo l’obiettivo per me è salire all’Etna. Ma lungo la strada pioviscola e nel traffico di un paese perdo il mio “Caronte”. In compenso trovo le indicazioni per andare in vetta e mi diverto! O come mi diverto. Bello il tracciato e bello il fondo, curvo e piego e mi sento garoso. Su fa freddo parecchio. Dopo un po’ Fabio arriva e scendiamo perché la pioggia sta aumentando. Più sotto vaghiamo mézzi di strizzo alla ricerca di un luogo dove pranzare ed attendere che spiova un po’. Finiamo in un ristorante dove festeggiano un paio di comunioni. Ci piazzano in una saletta con tv e ci guardiamo la motogp. Mangio troppo. Non sto una sega bene. Ripartiamo direzione Ragusa per strade interne veloci e piacevoli. Voliamo. L’obiettivo è Kamarina dove Sweetly Brutal ha prenotato per noi una stanza per quella notte dentro uno dei residence utilizzati dalle Aquile dell’Etna. Il gruppo siciliano ha organizzato il raduno di area mediterranea del MGWC e noi cogliamo l’occasione per fare un saluto. E così giungiamo nel tardo pomeriggio al raduno. C’è una bella aria, tante belle Guzzi e rigorosamente Guzzi e facce conosciute. Assistiamo alla serata finale del raduno. Per me è un ambiente sostanzialmente nuovo del quale le dinamiche sono un mistero. C’è una bella aria familiare e pare strano che tutto questo possa esistere solo per la passione per una determinata marca di moto. Ma tant’è.

La mattina dopo, Califoggiano punta verso nord all’appuntamento coi suoi amici per i quali è sceso in Sicilia. Ed io proseguo da solo il mio viaggio.
Prima di partire mi ero documentato su quanto la Sicilia poteva offrirmi. E mi ero reso “finalmente” conto di quanta ricchezza quella terra ha. Veramente è come per un golosone entrare in una mega pasticceria e non sapere da dove cominciare. In quei casi lì o ti blocchi, o mangi alla rinfusa ciò che ti capita a tiro. Ben consapevole di non poter vedere che una piccolissima parte dell’isola, scelgo di girarla tutta alla zingara senza programmi, un po’ come se fossi in volo, un motonauta nello spazio. L’obiettivo è quindi farmi un’idea di massima, immaginando poi, magari in un’altra vita, di tornare per visitare meglio qualche determinata zona.
Per cominciare mi voglio guardare i luoghi di “Montalbano”. Ho amato prima i libro di Camilleri poi la fiction televisiva. E così Punta Secca, Donna Lucata, Ragusa, Plaja Grande…poi mi dirigo verso Agrigento sempre lungo costa. Zona di viticoltori e di produzione massiva di ortaggi. Trovo un gruppo di guzzisti ellenici e faccio un po’ di strada con loro. Attraverso l’abitato di Gela e sfioro Licata e proseguo su. Valle dei Templi, pausa pranzo, troppi turisti.
Riparto e seguo le indicazioni per la Scala dei Turchi. Ma non scendo dalla moto, sto ancora riflettendo su come impiegare il mio tempo in questo viaggio. Non ho ancora deciso che “strategia” adottare per fare strada e nel contempo godermela. Quindi torno indietro e salgo lungo costa e passo sotto Siculiana adagiata su un colle. Nell’interno tuona, c’è un temporale in corso. Il “nero” si sposta verso la mia direzione. Decido di spingere la mia moto ancora un po’ verso ovest sperando di schivare i nuvoloni. Sciacca, Menfi e Selinunte. Stop a Selinunte. Mi giro il sito archeologico. Intanto il temporale non è completamente schivato ma conto di avere almeno un’oretta di tempo prima che venga giù il mondo anche qui. Quindi riparto verso Mazara del Vallo e poi Marsala ed il rischio pioggia finisce del tutto. Devo decidere dove fermarmi ma ancora è presto. Vedo Marsala imbandierata per la festa della Repubblica. Garibaldi a Marsala e la barzelletta sui carabinieri che assaggiano la benzina sono le uniche cose che la mia cpu riesce a trovare nel mio ridotto hard disk. Esco dalla città e mi dirigo verso Trapani e devio per lo Stagnone dove c’è l’isola (credo sia privata) dove un tempo sorgeva Mozia antica città fenicia. Sullo sfondo l’Isola Grande che semichiude lo Stagnone ed i molini delle saline al cala sole. Spettacolo. Riprendo il mio cammino e salgo verso Trapani cercando di trovare un posto dove dormire. Seguo delle indicazioni e capito in un albergo dentro Trapani sotto Erice.
Il tempo di scaricare, fare una doccia e scendo in moto al porto per cenare e guardarmi la città. Questa falce di terra che si insinua nel mare ha una collocazione meravigliosa: al sud la zona delle saline; davanti ad ovest le Egadi, a nord le spiagge ed il litorale che va verso S.Vito lo Capo e a est il monte dove c’è Erice. Ed ha pure tanta storia alle spalle come tutta la Sicilia, dalla preistoria ai giorni nostri passando dai fenici, romani, normanni etcetc…meriterebbe almeno 3 giorni di sosta. E meriterebbero pure le Egadi e la tonnara di Favignana.
Non ho quel tempo a disposizione: sono un motonauta e devo muovermi.

Così la mattina dopo parto presto per salire ad Erice e godermi questo luogo straordinario ed il panorama circostante. Compresa una splendida colazione con un paio di “genovesi” al pistacchio e alla crema di limone…dopo Erice scendo lungo la litoranea e mi imbatto nella tonnara di Bonagia. Poi punto verso S.Vito lo Capo; c’è tanta gente. Si è fatta una certa e mi accatto un panino e mi dirigo verso una spiaggia che avevo visto arrivando. Moto a vista mi tuffo in un acqua gelida e splendida che mi ritempra e ricarica istantaneamente. Guardo la mia guzzi california poggiata sul cavalletto laterale e carica come un mulo e mi viene voglia di farci un giro. Rimonto e punto alla riserva dello zingaro. Mi godo il panorama straordinario che questo tratto di Sicilia offre. Come il giorno prima per la Scala dei Turchi, non posso fermarmi e farmi la camminata necessaria. Non me la sento di mollare la moto lì lontana dai miei occhi. Per cui riprendo la mia strada lentamente voltando il capo ovunque. Anche qua tornerò con l’obiettivo di andare al mare.
Punto a farmi la strada interna per Alcamo saltando Palermo. Ma incoccio le indicazioni per Scopello. E che non mi faccio un caffeino a Scopello? La baia coi faraglioni è purtroppo intasata di imbarcazioni da diporto, ma il panorama resta strepitoso. Sorvolo Castellammare del Golfo con la mega spiaggia e punto su Alcamo e Partinico. Salto purtroppo Monreale che meriterebbe invece una sosta almeno per il duomo. Mi ritrovo ai margini di Palermo e cerco di evitare l’autostrada per uscire ma all’altezza di Bagheria mi arrendo e mi butto sulla A19. Nella mia testa si materializza la meta di giornata: Cefalù. Ci arrivo e sono le sette di sera. Il passaggio a livello è giù da almeno mezz’ora e si è creata una coda luuunga di traffico in entrata. In paese c’è un casino che la metà basta. Varie peripezie per trovare una sistemazione; poi alla fine mi sistemo in un albergo in riva al mare. Dalla mia camera godo di uno spettacolo meraviglioso al cala sole e la mia moto parcheggiata sotto lì ci sta d’incanto.
E’ una tiepida sera di giugno. Sono sul terrazzino di camera davanti al mare seminudo dopo essermi goduto una doccia di mezz’ora. Sogno una cena di pesce e magari una donna. Bussano alla porta con discrezione. Apro e mi appare Alessia la simpatica ragazza della reception con un cannolo appena fatto in un piatto…vado a cena dove lei mi consiglia. Passeggio per il borgo e posso dire di essere felice. A mezzanotte sul terrazzino mi pappo il cannolo e tutto è così dolce come solo quando stavo dentro il ventre di mia madre.

It was an early morning yesterday, I was up before the dawn
And I’ve really enjoied my stay, but I must be moving on
Supertramp, Goodbye Stranger 1979

Parto presto. Ho in mente il Parco delle Madonie. Al santuario della Gibilmanna sono completamente solo. L’aria è tiepida e splendente e c’è tanto sole e tanto silenzio. Mi fermo lì davanti con la moto e lascio svanire le mie velleità spirituali nel fumo della sigaretta. Riparto e salgo. Freschino. Tracciato bello. Asfalto pessimo. Ma mi diverto cmq col cali. Non è una moto da corsa e le buche le regge bene. Piano Battaglia, Petralia Soprana, Gangi, Sperlinga, Nicosia in provincia di Enna…posti incantati che non ti aspetti. In lontananza il versante nord dell’Etna, ancora innevato(?). C’è Bronte da raggiungere, ma ho un po’ freddo ed ho voglia di andare al mare. Quindi attraverso il parco dei Nebrodi e torno sulla costa. Non prima di aver incontrato un cerbiatto sul ciglio della strada ed un falco ad ali spiegate e coda aperta in posizione di stallo che osserva dall’alto una qualche preda. Lo colgo con lo smartphone in qualche foto purtroppo rivelatasi poi scadente e sgranata.
Attraverso un paese e mi faccio fare un panino in un negozietto di prodotti tipici dove c’è una ragazza strepitosa, credetemi stre-pi-to-sa (e simpatica), che mi consiglia. Sono di nuovo sulla Ss113 litoranea nord in direzione est e cerco un modo per passare oltre la ferrovia e tuffarmi nel mare blu. Spiaggia di ghiaia, non c’è nessuno. Mi spoglio e mi tuffo. Acqua più calda. Nuoto e mi perdo ad osservare il fondo con la maschera dietro una scogliera. Esco ed in spiaggia sono scese quattro o cinque persone dalle villette che stanno lì. Il panino con un salume tipico dei Nebrodi e la scamorza affumicata è strepitoso e “forte”. Sono di nuovo in paradiso con la moto lì sulla stradina sterrata a dieci metri da me. Poi il sole comincia a picchiare un po’ troppo. Mi rituffo veloce e mi rivesto semi bagnato e riprendo il mio viaggio.
Saranno le 4 del pomeriggio e non so bene cosa fare. Ho varie opzioni in mente, nessuna prevale sulle altre. Quindi proseguo lungo costa fino a Capo D’Orlando. Pausa e passeggiata. Il posto meriterebbe un altro bagno ma c’è vento e non è più così caldo. Devo decidere come tornare a casa, se prendere un traghetto a Messina o farmela come all’andata. L’incertezza svanirà al porto di Messina non trovando la biglietteria aperta per fare un conto di quanto mi costerebbe il traghetto notturno per Salerno. Così torno in Calabria e mi fermo per la notte nell’incantevole Scilla.
L’albergo stavolta è da battaglia. Ci sono 3 motociclisti inglesi attempati anziché no, che hanno spedito le loro (brutte) moto da Londra a Prato e poi sono scesi in Sicilia e ora sono di ritorno.
Il lungomare è straordinario. La cena no. Scarsa qualità e prezzi esosi. Non comprendo che politica turistica hanno scelto da queste parti. Dubito che sia la via giusta quella di fregare i turisti.

La mattina dopo i 3 inglesi sono in partenza come me. Hanno due Gs ed una triumph enduro (non so che modello, ma non la tiger). Vanno a Terracina dove hanno prenotato per la notte. Io invece sono atteso all’ostello di Salerno. Sono lì che carico la mia moto in garage quando i 3 mettono in moto. Che cacofonia! Due frigider ed una lavastoviglie. Credetemi soprattutto il motore Triumph emette un suono schifoso, con dei sibili e fischi che sembra ci sia uno stadio lì che disapprova! E io ho i conati di vomito ma per fortuna se ne vanno ed il suono rotondo e musicale del mio bicilindrico rimbomba nel garage e mi torna il buonumore. L’aria mattutina è fresca. Cerco di rifarmi la strada che ho fatto all’andata e più o meno ci riesco. A mezzogiorno ho fame e sono ad Amantea. Mi fermo ad un bar. Stanno uscendo dal forno degli arancini che rilasciano un profumo da lacrime e sbavo come un neonato. Me ne accatto un paio e riparto cercando una spiaggia. Non è difficile trovare una spiaggia in Calabria ovviamente. Deserta poi. Stessa scena del giorno prima: moto a dieci metri coi miei vestiti sopra. Maschera, boccaglio e nuotata. Mi gusto gli arancini bevendomi una birra fresca.
Il tempo di annoiarmi del luogo e del sole e riparto lungo costa verso nord.
Sosta a Praia a mare. Scendo proprio giù che all’andata sono passato veloce. Sono lì davanti all’Isola di Dino o come si chiama. C’è un bel paio di figliole stese al sole. Gelato e caffè al bar. Il barista dice che di estate è stracolma quasi sempre. E quasi tutti napoletani. Immagino sia il classico posto che d’estate eviterei come la peste, non per i napoletani sia chiaro, potrebbero essere pure marziani sarebbe lo stesso. Odio i posti affollati.
Ma adesso è splendido con la sua sabbia e gli scogli scuri e la ferrovia a ridosso.
Per strada ci sono molti banchetti che vendono maglie e bandiere della Juventus. A dire il vero tutta questa parte del sud compresa la Sicilia, pare essere popolata da tifosi juventini. Sul ciglio della strada una mega pubblicità mi invita a comprare la maglia commemorativa della Juventus campione d’Europa! Mi sono perso qualcosa…pochi giorni fuori dal mondo e la Juve ha vinto la Champions? Non mi torna tanto. Nuvole nere nella mia testa e nuvole nere sopra la mia testa. Così mi accoglie la Basilicata. Più su a Sapri pioggerella che mi accompagnerà lungo tutto il Cilento. Punto verso Paestum dove c’è di nuovo il sole. Quindi verso Salerno alla ricerca dell’ostello che è in pieno centro storico ed ammattisco per arrivarci.
Il centro di Salerno mi sorprende parecchio. La Salernitana ha vinto il campionato e tutto è imbandierato. L’ostello è felicemente abitato da ragazzi e ragazze più o meno giovani e più o meno stranieri. Cena dal “Duca”, pizzaiolo napoletano consigliato direttamente da mio fratello, che mi spiega l’arcano delle maglie commemorative juventine: vale la pena investire e provare. Se va male con le vendite di prima della partita più o meno ci vai in pari. Se va bene guadagni una decina di volte quanto hai investito. Ma mi rassicura che la Juve non ha vinto la Champions.
Due passi in centro poi nanna che sono sfatto.

Dormo come un sasso e parto presto. Ultimo giorno, in serata vorrei essere a casa. Ma fa caldo. Un caldo afoso terrificante. Salerno è avvolta nella foschia e l’aria è ferma. Prendo l’autostrada e volo verso Orte che è la mia uscita preferita quando torno su da questo lato. Due ore di autostrada belle pesanti per via del caldo. Fino al giorno prima viaggiavo con giubbotto estivo e felpa sotto. Oggi starei nudo. Da Orte punto Viterbo sulla superstrada e poi devio per la Cassia ed il lago di Bolsena. Da lì Pitigliano, Manciano, Scansano e mi diverto come un bambino in quelle strade deserte, perfette di asfalto e divertenti come tracciato. Alle due pausa pranzo a Scansano nel solito luogo dove mi fermo di solito. Sono rientrato a casa mia, sulle mie strade, quelle che conosco meglio.
Poi variante aurelia noiosissima fino a casa.
Quasi 3.500 km in otto giorni. Nessun problema di nessun tipo alla mia splendida stone del 2003 che alla partenza segnava 104 mila km e rotti e all’arrivo è sopra i 108mila. Goduria pura ancora una volta…io aspetto ancora che mi lasci a piedi almeno una volta. Temo che sarò io a lasciarla ferma prima o poi, quando smetterò questa mia carriera da motonauta.

Gerico Benedetti / nedo

Foto di Nedo e Califoggiano

93 e 15. Storie di Anni Paralleli

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Lo stupendo libro con le firme ideato da Paolo Gambarelli.

C’è una canzone molto bella. Si chiama Rette Parallele ed è cantata da Dente.

In occasione dell’ultimo Incontro di Primavera è stato consegnato a Roberto il Libro delle Firme.
E’ il libro che raccoglie tutte le sottoscrizioni alla nostra petizione affinché la Primo Moretti venisse riconosciuta dopo 93 anni di ininterrotta attività Concessionario Onorario. Pur essendo sempre l’ultima a morire la nostra speranza nei confronti del Gruppo Piaggio non è stata mai molto solida, ma non è questo il punto; sapevamo di fare una cosa giusta indipendentemente da come sarebbe finita e così è stato. Le 1650 firme sono state la nostra conferma e ciò che ora è per noi importante
è sapere che Roberto continuerà la sua storia insieme alle migliaia di storie parallele dei guzzisti di ogni parte del mondo che hanno avuto l’occasione di conoscerlo e sostenerlo.

Storie di rette parallele.

Sono 15 anni che è nata Anima Guzzista. Si sa, i 15 anni sono anni sempre un po’ difficili, anche per noi giovani adolescenti guzzisti; soprattutto quando Rosella e il nostro Presidente Alberto decidono giustamente di riposarsi un poco. Non è e non sarà un periodo facile e Anima Guzzista per forza di cose cambierà o forse anche chiuderà.
Molti, in questi anni, sono stati gli obiettivi raggiunti, tutti a loro modo importanti, ma ciò che ora più ci rincuora ma anche inorgoglisce è sapere che qualunque cosa accadrà, grazie ad Anima Guzzista tutti i 400 soci e le migliaia di persone che hanno conosciuto questa Associazione potranno percorrere le loro storie come fossero rette di tanti rettilinei paralleli.

Scout

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Scout Moto Guzzi
di Alberto Sala

 

Arte del riciclo, nel vero senso della parola. Sono tempi duri, e i tempi duri ti costringono ad aguzzare l’ingegno. Una moto invenduta a volte può rinascere con vita nuova, soprattutto se sei bravo a darle una nuova personalità… e un bel nome.
Un vecchio protagonista di alcune delle prime pagine di Anima Guzzista ha preso per le mani una nuova V65 TT, nuova nel senso di invenduta, e in considerazione della bontà della base, si è posto la domanda e si è trovato la risposta, per dirla alla Marzullo. Ma la domanda non era solo il semplice “come posso rinfrescare questa moto e renderla attraente a un nuovo acquirente?”, punto di partenza che potrebbe aprire (quasi) infinite possibilità, ma come fanno gli artisti scegliendo la materia, si è dato un confine preciso. “la moto deve poter essere totalmente reversibile e a norma di circolazione”. Azz… ecco che le infinite possibilità si riducono drasticamente. Non posso più farne un dragster, per esempio. O una bagster. O una hipst… ehm ok.

Scout Moto Guzzi
Più la guardo e più penso alla parola “semplicità”. Credo che il risultato sia molto vicino all’estrema sintesi che quella parola evoca. Con pochi intelligenti interventi questa endurina tipicamente anni ’80 ha fatto un salto in avanti di 30 anni, diventando una freschissima scrambler, obiettivo scelto non tanto perché di moda adesso, ma perché semplicemente logico, partendo da un TT.

Il tutto, senza – ripeto – un solo punto di saldatura, o modifica ad alcun attacco o altro.

Si potrebbe dire anche che il grosso del lavoro in pratica non si vede, se non in alcune delle foto che riprendono alcuni dettagli dietro le quinte.

Quello che è servito è una sfilatina di forcella, per lenire l’effetto impennata e mettere in bolla la meccanica; un bel serbatoio dello Stornello 125 scelto appositamente, non solo perché – tanto per complicarsi ancora la vita – si era messo l’altro piccolo confine di usare il più possibile elementi originali Guzzi, ma anche per la sua leggerezza e il suo tocco anni ’70, rafforzato dal traliccio inferiore di raccordo; un paio di fiancate prese da una V7 riverniciate, alcuni dettagli come le frecce originali dell’epoca T3, piazzate sempre sotto al faro e non allineato ad esso (come facevano i giapponesi), un piccolo parafango preso da un cinquantino dell’epoca dei pantaloni a zampa, una sella Ducati Scrambler modificata e rivestita (unico trapianto selvaggio), più tutta una serie di piccoli dettagli, come la raffinata grata a proteggere il faro (faro di provenienza Nevada) ispirata a quello della Lodola Regolarità, fatta sul perimetro interno del faro per snellirlo.
Infine, il nome. Sarà che mi sta particolarmente simpatico, ma credo che raramente nome sia così appropriato come in questo caso. Scout la definisce perfettamente come moto da esplorazione, come moto leggera, solare, essenziale, pratica. Ma anche gran bella!!

Calincontro garganico, 1-3 maggio 2015, Nello

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Il mio Calincontro quest’anno comincia con un giorno di anticipo sul solito, parto di mercoledì e sperando nel bel tempo cercherò di visitare qualche museo e centro storico che ho messo in agenda.

Parto in ritardo, ma decido lo stesso di fare il passo di Forca d’Acero per poi scendere verso Villetta Barrea e Isernia. Quando arrivo sul posto mi rendo conto che il passo è in nube e piove, così tiro dritto per Atina. La strada la facevo abitualmente tanti anni fà, la ritrovo uguale, molto verde, poco traffico, e un sacco di autovelox fasulli …
Il valico per Isernia è bello, però la strada tortuosa e l’asfalto molto sporco lo rendono particolarmente lento.

Nel pomeriggio sono vicino Campobasso , panino al sacco e rotta verso il Gargano per la strada più veloce che finisce a Termoli, la SS647, con vista sul lago di Guardialfiera. Anche la strada che scende a Vieste costeggiando il laghi di Lèsina e Varano offre bei panorami. Mi affido a google maps per arrivare al campeggio San Pablo, però invece della direzione per Vieste, che credevo ovvia, mi fa andare dalla direzione opposta, poi altre strade, poi … una simpatica la stradina nella jungla, anche breve tutto sommato, però quando il pulman turistico mi ha fermato per sapere se andava bene per l’autostrada mi sono preoccupato.
Arrivo in campeggio, checkin, allestimento tenda, doccia e ripartenza per Vieste per il girello turistico

Giovedì, partenza per Manfredonia, destinazione Museo archelogico nazionale e relativo Castello. Chiuso per lavori.
Pausa caffè e maritozzo, poi partenza per Castel del Monte, passando per le saline di Zapponeta e Margherita di Savoia, con sosta d’obbligo per vedere i fenicotteri rosa. Infruttuosa, vedo solo gabbiani e sterne. Scorta d’acqua ad un alimentari, dove mi danno qualche informazione sulle strade da evitare e ripartenza.
La strada è lunga e veloce e la vista del Castello di Federico II molto appagante.

Molto Bello. Sinceramente pensavo di trovare il castello con allestimento interni in stile medievale, quantomeno dell’epoca, invece è vuoto, a parte qualche basso rilievo e residui del mosaico. Dalle legende scopro che la seconda e terza moglie di Federico sono sepolte nella cattedrale di Andria, che è di strada.

Attendendo l’apertura della cattedrale faccio una sosta defaticante con caffè e gelato a piazza Catuma e visito il centro storico di Andria. Molto bella la cattedrale e molto curato il soccorpo che ospita le tombe di Jolanda e Isabella.

Ripartenza per Vieste. Questa volta in prossimita di Manfredonia avvio il navigatore offline per raggiugere il campeggio con strade normali, ma già al distributore mi suggeriscono di allugare per la tangenziale ed evitare il traffico, che il navigatore non prevede … gira a destra, gira a sinistra, svolta quà, vai di là, poi una stradina, poi … una mulattiera ! Non riesco a fare inversione e continuo. Il panorama è bello, faccio una foto per i posteri e gli archeologi che mi ritroveranno mummificato insieme al California.

Calincontro Garganico 2015 Nello deviazione viesteInfine il Campeggio ! baci e abbracci con gli altri calincontristi. La zona tende si è popolata, faccio una doccia defaticante e poi concludo la bella giornata con la cena tra risate, genziana e cazzeggio vario.

Venerdì, primo giorno ufficiale del calincontro, destinazione San Giovanni Rotondo e il santuario di Padre Pio. Percorso, la jungla.
Fabio fa l’andatura, ma non scalda bene le gomme e si deve “fermare” a raccogliere serbatoio e sella lungo la strada. Applausi e perculamenti degli spettatori. Tutti interi raggiungiamo il Santuario. Al ristorante del hotel Sirios incontriamo l’altro gruppo di calincontristi, capitanati da Carmine. Pranzo ottimo, come al solito.

Ritorno sulla litoranea, passando per il vecchio idroscalo della Marina Militare, poi sosta defaticante alla foce di Varano, dove trovo il gruppeto laziale. Arriviamo al camping attraverso la bellissima foresta Umbra. Come di rito doccia, cena e cazzeggio etilico dove faccio la conoscenza dell’Amaro amaro di Skiantokescia e di altri liquori non commerciabili di cui non ricordo più il nome.

Sabato. Il giro passa sulla litoranea per Peschici con sosta birretta a Rodi Garganico, per proseguire verso San Giovanni Rotondo, dove pranziamo al sacco con tranci di pizza e affettato di Caciocavallo. La meta è Monte sant’angelo per la visita del santuario o del castello. Il santuario l’avevo già visto ad Aquile Garganiche.

Al ritorno trovo sulla strada un gruppetto fermo intorno alla moto di Zio Vittorio, ha la gomma bucata. Riusciamo a gonfiarla alla meno peggio con una bomboletta riparagomme e raggiungiamo un distributore di Mattinata, dove con l’aiuto di alcune persone del posto, molto gentili,  troviamo un gommista auto, che però non può aiutarci. Così ci affidiamo al soccorso stradale che ci promette di ripararla per il lunedì. Zio Vittorio diventa il mio passeggero fino alla fine del calincontro.
Cena deliziosa a base di pesce presso il campeggio. Complimenti alla signora Marilina. Tasso alcolico tenuto abbastanza alto con numerosi “brindisini” e continuato nel dopocena con il solito sturalavandini, mirto, amaroamaro (usato anche come punizione).

Domenica, giornata finale. Quasi. Dopo aver percorso la foresta umbra scendiamo verso San Giovanni Rotondo, ombellico del calincontro. La strada che sale a Borgo Celano passando per Rignano garganico e la più bella, motociclisticamente parlando, di tutto l’incontro. Proseguendo per l’agriturismo di Stignano dobbiamo fare una sosta all’omonimo Convento per una processione, e con GianPaolo ne approffitiamo per una visita e qualche foto.

Al ritorno foto di gruppo degli ultimi rimasti sul belvedere di Manfredonia e poi sosta per una birra sulla spiaggia di Mattina

Lunedì bagagli, Piero carica sulla moto di Tatiana la borsa di ZioVittorio, Gianni lo Zio e si parte. Non prima di ricevere in dono da Fabio una scorta di ciambelline e caciocavallo avanzato dal picnic del sabato. A Manfredonia Vittorio recupera la moto dal gommista, fiaccamo benza, saluti e l’ultimo gruppetto fa rotta per il lago di Bomba vicino alla Majella. Non mi faccio mancare una deviazione non voluta per Apricena.
La strada che porta al lago è un tormento, completamente franata. Alla sosta benza ci suggeriscono di scendere e prendere la superstrada perché più avanti è anche interrotta. Nel pomeriggio riusciamo a raggiungere il lago. Sosta, vorrei visitare il paese di Pietraferrazzana ma si è fatto tardi, anche per tornare a casa, e decido di fermarmi insieme a Piero, Maria e Gianni. Dopo un po di tentativi riusciamo a trovare un B&B aperto a S. Vito Chietino. Cenetta simpatica a base di fritto misto di pesce e visita al centro storico. Il martedì ci separiamo all’altezza di Chieti, Piero e Maria destinazione Rovigo, Gianni alle orobie, io Roma.
Visto che c’è tempo ne approfitto per visitare il centro storico di Popoli e la Rocca dei Borgia a Subiaco, dove faccio anche una sosta birretta e cerco di finire il caciocavallo. Un paio di sublacensi si siedono al mio tavolo per chiedermi come va la California, da dove vengo, dove vado …

Grazie a Fabio per l’organizzazione e un saluto alla Compagnia

Nello
p.s. Gianni delle orobie mi ha promesso di farmi avere le sue foto entro un paio d’anni

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