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Moto, burro e marmellata (a volte è bello fermarsi)

1882
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di Ponant

Ho in bocca un sapore che non sentivo più da anni, quello di un panino pane burro e marmellata, fatto con un burro giallo che non credevo neanche esistesse più, un burro profumato di fiori, di stalla con le taniche del latte in alluminio.

E la commessa del Bar guarda divertita la mia faccia mentre mangio, lentissimo,
questo panino che sembra arrivi da un altro pianeta e invece sono a Massa Lombarda, vicino a IMOLA, e con quel sapore in bocca la lunga strada intervallata da paesi garibaldini della bonifica mi sembra ancora più bella, ho diminuito i ‘giri’ di Osvaldo e da Anita a Comacchio sui fianchi del delta, il Po comincia a muovere la sua bacchetta magica, e con il casco aperto
comincio a sentire quell’odore…..

il sole, dopo tre lunghissimi giorni di pioggia comincia a riscaldare il delta e LUI come la schiena di un contadino curvo in mezzo al campo comincia a ‘rilasciare’ il suo sudore…

guardo la cartina sulla borsa del serbatoio e provo a immaginare traiettorie improbabili e ottimali in una regione che alterna strade dritte ed infinite a canali con ponti obbligati…

Comacchio, Pomposa, Bosco Mesola….e girata una strada dietro ad una abbazia la biscia cementata della Romea scompare… e ricompare il delta.

A quel punto non so se la velocita di Osvaldo e più vicina a quella di una bici o di una moto, ma non mi importa, ciò che mi importa e che ho ritrovato il ‘MIO’ passo ideale, quello che mi piace avere quando seguendo la strada non devo preoccuparmi di essere troppo veloce o troppo lento.

Sento che la velocita è quella giusta. Giusta per ricevere le immagini che corrono sullo schermo… come in un film girato a manovella scorrono davanti agli occhi Goro ,Gigliola, Ariano e passato sopra a un ponte a pagamento (che rumore le tavole di legno sotto le ruote…) e poi dallo schermo normale, esplode il technicolor della sacca degli Scardovari… e a quel punto il film si ferma.

Spengo il motore.

Metto il cavalletto, scendo, mi siedo sul bordo della strada, tolgo il casco e appoggio la schiena sulla ruota di OSVALDO.

20 minuti, una ora? che differenza fa? Sono qua seduto sul ciglio di una strada e guardo svassi e aironi cinerini, nutrie disturbate dal volo dei gabbiani che schiamazzano per rubarsi fra di loro un pezzo di un pesce di laguna.

Sono qua, fermo. Non c’è il prima, né il dopo, c’è solo il calore del sole, l’odore dell’acqua salmastra è il mio ‘contatto’ con il Delta, con un microsistema unico e bello che già avevo sfiorato altre volte, ma che mai prima d’ora avevo ‘sentito’ così forte.

A questo punto, dovrei ricominciare ridescrivendo la strada del ritorno. E invece la testa, il film restano li dagli scardovari… e la strada del ritorno, pur molto bella, sembra la sagra senza fine dei titoli di coda… e allora permettemi di aggiungere il mio modesto contributo alla fine di questa lettura.

I titoli di coda:

itinerario
Imola-Scardovari-Imola

KM percorsi
285

Driver
Maurizio ‘ponant’ Vallebona classe 1964

Moto utilizzata
Guzzi T5 ‘il burbero’ OSVALDO classe 1985

Carburanti Utilizzati
Benzina super 98 ottani
Pane burro e marmellata
Piadina e squaquerone (a mezzogiorno)

Durata dell’itinerario
8, forse 9, magari anche dieci (ore)

Registi lungometraggio
Sig Tonti Lino
Ing Carcano G.C.

Colonna sonora
a cura del centro di produzione audio-video
Moto guzzi S.p.A. di Mandello del Lario (LC)

Durante le riprese di questo film non sono stati utilizzati animali in cattività, o addestrati, o soggetti a pressione psicologica alcuna salvo il lancio di un pezzo di pane (senza burro)

Si ringraziano nell’ordine:

– il consorzio della bonifica
– il benzinaio della shell di ANITA
– la barista di Massalombarda
– l’agente polstrada sulla Romea che non mi ha fatto la multa per il sorpasso
– il colonnello Giuliacci delle previsioni del tempo
– il Vds Tiziano Nicastro
– La grullaia Assunta Loreti

I fatti riprodotti in questo film sono tutti realmente esistiti si tratta di luoghi, persone, sapori, odori che invito caldamente tutti a visitare e conoscere.