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Come sono diventato Guzzista: Andrea Manzotti

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By Andrea “Beef” Manzotti
 
Il “Guzzismo” può essere considerata una malattia ereditaria, insita nel DNA di una persona? Oppure una malattia infettiva ad alta carica virulenta?
Secondo me sì…e la dimostrazione è data dalla storia della mia famiglia, di mio padre e dei suoi due fratelli, perché per parlare di come sono diventato “GUZZISTA” è necessario partire dall’inizio, da una storia che già conoscete.
 
Classe 1923, mio padre è il secondo di sei figli, nasce in seno ad una famiglia contadina, con un padre (mio nonno) invalido della Grande Guerra: il pane non manca mai, ma la vita dei campi è dura, le bocche da sfamare tante e si vive – e si acquista – lo stretto necessario, spesso tramite il baratto.
 
In famiglia, la prima Guzzi arriva per motivi di lavoro: mio zio Antonio, primogenito e di 2 anni più grande di mio padre, abbandonata una possibile carriera ecclesiastica, si butta nel commercio, apre un piccolo negozio di generi alimentari e per il traporto della merce acquista un motocarro 500 Ercole.
 
Come l’Ercole, anche la seconda Guzzi – un Galletto – arriva per motivi di lavoro: mio zio Carlo (12 anni più piccolo di mio padre), che come tecnico si occupa della manutenzione delle linee telefoniche, lo utilizza per spostarsi all’interno della provincia di Ancona.
 
In realtà, gli spetterebbe un più umile Zigolo da utilizzare per il lavoro, il Galletto è riservato ai capo-squadra, ma lui se lo guadagna sul campo: non solo è il più bravo alla guida fra tutti i colleghi e impara agli altri come va portato, ma oltre a fargli la manutenzione, lo modifica con soluzioni ingegnose (per il trasporto di attrezzi e ricambi) che vengono approvate dai suoi superiori.
 
E mio padre? Sulla carta sembrerebbe un vespista convinto perché, dopo aver fatto le scuole di avviamento professionale e aver iniziato a lavorare a 16 anni, fa carriera, guadagna bene e acquista in successione ben 3 Vespe…ma non è così, perché ha il marchio lariano impresso nel suo DNA e il “SACRO FUOCO GUZZISTA” brucia dentro di lui facendone un insospettabile ed inconsapevole guzzista.
 
Ricordo che ogni qualvolta pronunciava il nome “…Moto Guzzi…”, lo faceva seguire da una piccola pausa quasi a voler sottolineare la sacralità del marchio.

Ricordo che parlando di una gara [i]endurance[/i] amatoriale a cui partecipò in sella alla sua Vespa 125 nel 1958 o forse nel 1959, parlando di un collega che correva nella categoria motoleggere, disse “…Gualtiero gareggiava in sella alla sua Guzzi…eehh…in fatto di moto aveva il meglio…”

Ricordo che quando gli dissi che mia sorella si era comprata la moto (una Breva 750), si arrabbiò molto dicendo che buttava i soldi, per poi commentare “…aaah, una Guzzi…vi sarà costata un occhio della testa…però è una Guzzi…”, una volta saputo che l’acquisto era una bicilindrica lariana.

Ma, in particolare, ricordo quando io comprai (usata) la verdelegnano

(Io) – …ho cambiato la moto…
(Lui) – …hai cambiato la moto?…quella che avevi non andava bene?…cosa hai comprato?…
(Io) – …vieni a vederla, è in garage…
(Lui) – …tutti ‘sti soldi buttati…ma te guarda se è il caso di spendere i soldi così…c’era bisogno di una moto nuova?
(Io) – …ECCOLA…E’ QUESTA…
(Lui) – …ah…ma è una MOTO GUZZI…
 
(una lunga pausa, poi la voce via via più roca, come rotta dalla commozione)
 
– …questa ti sarà costata una fortuna…E’ UNA GUZZI…
(Io) – …no papà…l’ho comprata usata e quindi non l’ho pagata tantissimo…

Dopo tanti anni, per la prima volta, vidi nel suo sguardo quell’orgoglio che un padre prova per il figlio quando questo fa qualcosa di grande e per lui, vespista convinto che in cuor suo aveva sempre “venerato” il marchio lariano, acquistando la V11 Sport avevo fatto qualcosa di VERAMENTE grande.

Quindi…come non posso amare la Moto Guzzi, un marchio, una moto, che ha compiuto il miracolo di rendere mio padre orgoglioso di me?
 
Poi i nomi, forse all’epoca molto comuni, mio padre Giuseppe e mio zio Carlo, che ricordano altri due fratelli più famosi sulle sponde del Lario…con zio Carlo, tecnico sopraffino, in grado di riparare un po’ tutto, responsabile della manutenzione di tutte le auto di famiglia e artefice di vere e proprie “invenzioni” (lui così le chiamava) per risolvere problemi di tutti i giorni.
 
Un esempio? La sveglia meccanica, collegata ad un motorino elettrico, che nelle notti estive, faceva chiudere la persiana alle 3 in punto per evitare che l’alba lo svegliasse dal sonno.
 
E siamo giunti a me.
 
Io non mi definirei un guzzista tourt court, non capisco nulla di meccanica, non so effettuare nessun lavoro meccanico, sono negato per qualsivoglia lavoro manuale ed è già molto se so qual è il tappo del serbatoio benzina e il tappo del serbatoio dell’olio.
 
Non ho percorso centinaia di migliaia di chilometri in sella ad una (o più) Guzzi, ho avuto moto di altri marchi e sono affascinato ANCHE da altre moto.
 
Ma il proprio DNA non mente: per colpa di mio padre, quando ero ragazzino ero convinto che le storie legate alle Guzzi, che ogni tanto raccontava, fossero delle favole e che Mandello del Lario – questo paese adagiato sulle sponde di un lago – in realtà non esistesse, come l’epica Camelot.
 
Ricordo che quando, in compagnia di mia sorella, nel 2002 giunsi per la prima volta davanti alla grande carraia rossa dove campeggia un’aquila d’argento dalle ali spiegate, rimasi imbambolato per quasi un quarto d’ora a guardarla…e quando, di straforo, in una solitaria domenica pomeriggio un giovane ragazzo addetto alla sorveglianza ci fece fare il giro della fabbrica, ero talmente emozionato che non scattai neanche una foto delle linee produttive, nonostante la macchina fotografica al collo.
 
La prova provata di essere affetto da “GUZZISMO” è però legata all’acquisto, nel 2023, della Breva 850: nel momento stesso in cui chiusi l’affare con l’ex proprietario, ricordo che il primo pensiero che mi venne in mente fu che i guzzisti sono – per definizione – degli accumulatori seriali di Guzzi e che io, chiuso l’acquisto, ero già alla numero due.
 
E mentre scrivo queste righe, mi accorgo che oggi sono 20 anni esatti che mio padre non c’è più…ma forse, in realtà, non mi ha mai lasciato e anche questa storia, come altre, l’ha scritta lui.
 

Come sono diventato Guzzista: Antonio Bruni

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By Antonio “Bicilinder”

Ma cosa ci facevo, verso la metà degli ottanta, poco più che vent’enne, con la mano sulla fronte per ripararmi dai riflessi della luce, appoggiato ad una vetrina di un negozio che vendeva moto in Milano? Era nella zona dove si teneva un tempo la fiera di Sinigallia … ma non ero lì per caso. Non ricordo, non riesco proprio a ricordare, quale evento, quale apparizione o esperienza o cos’altro, mi spinse a cercare negli annunci del settimanale “Secondamano”, una Moto Guzzi California 2. Ne trovai una proprio lì, vicino a quel mercato di vecchie cose che già da tempo frequentavo. Era esposta in primo piano, bianca, bellissima.
E’ una cosa piuttosto strana perché le mie radici motociclistiche erano di ben altro genere.
Verso la metà degli anni settanta, mio cugino, circa ventenne all’epoca ovvero col doppio dei miei anni, aveva messo in piedi, in una cascina del sud milanese nella quale vivevamo, quello che oggi mi verrebbe da chiamare un “circolo culturale”. Tutti i fine settimana si trovavano in una quindicina nella “Rimessa” dell’azienda agricola, fra un trattore e l’altro, spesso con morose la seguito, a smontare, rimontare, modificare, elaborare e testare nei campi e nelle sterrate, le loro motociclette. Si trattava esclusivamente di moto non stradali. Il termine “enduro” non era ancora stato coniato. Parliamo di moto da cross e da regolarità.
Erano tempi nei quali il “GS” era un KTM, rosso, blu o bianco. C’erano poi i Maico, le Moto Villa, le Gilera Elmeca e i Fantic. Un tale aveva addirittura una Zundapp 125 da regolarità. Me ne stavo lì a guardare i “grandi” alle prese con le loro moto. A volte penso che il fumo di miscela che ho respirato in quel luogo, per me affascinante, ancora adesso mi annebbi i pensieri e mi fa comodo pensare, quando ragiono col c…, quando ragiono poco, che in parte non sia colpa mia ma una conseguenza di tutta la nebbia che si è evidentemente depositata ai tempi attorno al mio permeabile cervello.
Ad ogni modo, era difficile per me “vedere” una moto che non avesse i tasselli sulle gomme o che fosse dotata di frecce. Solo mezzi trasgressivi, randagi.
Proprio in considerazione di ciò, trovo ancora oggi difficilmente spiegabile come possa, non molti anni dopo tutto sommato, essere stato attratto dal “California”.
Veniamo così ad una precisazione: io non sono Guzzista ovvero non lo sono nel senso che non ho mai provato un amore viscerale per il marchio tout court. Non fosse per Lei, evidentemente “randagia” ai miei occhi, non sarei Guzzista.
E non è l’unica Guzzi che mi piace sia chiaro. Considero ad esempio il V11 la Guzzi più bella.
Sta di fatto che, qualunque cosa fosse, gli stessi stimoli, li provai anni dopo per la 1100 che poi presi. Si, parecchi anni dopo: quella bianca nella vetrina rimase un sogno. Da un lato costava parecchio, dall’altro, soprattutto, quella inspiegabile attrazione era contrastata da quelle mie origini motociclistiche che mi portavano ad identificare in una enduro anni ’80 la più naturale o forse “comoda” evoluzione.
Il seme però non morì. Rimase latente e quando le “condizioni ambientali” lo permisero, germogliò rigoglioso.
Nel lontano 2010, nel mio messaggio di presentazione in questa bella Comunità, con queste parole spiegavo la mia scelta. A distanza di anni e quasi 180milakm percorsi, riconfermo tutto:

“…Perchè Guzzi California? Perchè le altre moto arrivano passano e se ne vanno, lei resta. Perchè può essere la moto della vita, o ti piace o non ti piace. Se ti piace ti piacerà per sempre. Perchè a mio avviso è uno stile di vita. Fuori dalle convenzioni, dalle mode. E’ una custom ma non di quelle per andare al bar e basta. E’ turismo. Non è un purosangue dello
0-100, è un mulo, una compagna di viaggio…”

Ciò che invece non avrei mai potuto immaginare è che grazie a questa moto sarei entrato a far parte di un bellissimo gruppo di motociclisti appassionati, quelli di “Anima Guzzista”.
Senza di lei mi sarei perso un pezzo di vita importante.

 

Come sono diventato Guzzista: Giuliano Arcinotti

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By Giuliano “Calidreaming”

Sicuramente per capire come possa essere diventato Guzzista occorre fare una doverosa premessa, nella mia famiglia i motori ci son sempre stati, e a giudicare dai gusti di mio figlio continueranno ad esserci a quanto pare.
Mio nonno amava i motori, era un trasportatore, suo l’ultimo carro a cavalli per consegnare in città a La Spezia, e amava correre sia in moto che in auto, era bravo ma non bravissimo, cadde diverse volte e si ruppe il naso non ricordo più quante volte tanto che il medico durante una delle ultime visite post caduta gli disse “ma non ci pensi ai tuoi figli, alla famiglia?” Lello, mio nonno, rispose con noncuranza “qualcuno ci penserà” e con quello ripagò la domanda del medico che lo osservava perplesso rimettersi a posto il naso da solo.

Nonno Lello e la moto

Quando mio zio paterno fu abbastanza grande da guidare il Falcone Sport del nonno si ritrovò appiedato giacchè mio padre e il nonno decisero di vendere il Falcone per evitare che mio zio ci si potesse far male. Non fecerò i conti con l’età e la voglia di moto dello zio Luciano che anni dopo, nel 1974 si comprò un GT850 del 1972 amaranto completo di borse e parabrezza e che usava per fare su e giù tra Spezia e Milano, dove avevamo la filiale della ditta di trasporti che mio padre si ostinava a portare avanti nonostante i problemi economici.

Mio padre e mia madre in sella al GT850

Mio padre nel frattempo iniziò a trasmettermi quella malattia contagiosa dei motori che non mi lascerà mai più, con lui la domenica si guardavano le corse di moto e di Formula 1 quella bella, quella fatta di sorpassi e di guida al limite, crebbi guardando piloti con nomi così potenti che oggi sono leggenda, Schwantz, Rainey, Roberts, Doohan, ma anche i vari Arnoux, Villeneuve di cui ricordo poco ahimè, Prost, Mandello, sua maestà Senna e il kaiser Schumacher a cui devo il mantenimento della mia passione e assoluta fede nel rosso Ferrari nonostante gli sciagurati ultimi anni.
Ma anche i mitici piloti di SBK, King Carl, Corser, Haga o i grandi del DTM quello dove le sportellate e le bussate sono quasi un obbligo morale.
Parliamoci chiaro, era il motor sport fatto dagli uomini e non le, scusatemi il termine, fighette di adesso che fanno davvero cascare le braccia.
Insomma il mio contesto adolescenziale era maturo per un epifania come quella Guzzista, e a 20 anni dopo che mio zio ci lascio per un dannato tumore, mi ritrovai a guardare con occhi strani la vecchia GT850 che tanto mi affascinava quando la vedevo posteggiata in magazzino e che giaceva ferma sotto un telo in giardino dai nonni materni.
Decisi quindi di rimetterla a posto e di restaurarla, il restauro divenne quasi una missione, tra soldi che non c’erano e impegni vari impiegai 3 anni per completarla ma alla fine ci riuscii, una volta finita la mia fidanzata dell’epoca quasi non voleva saperne di accompagnarmi e poi mi mollò, mi ritrovai a usare la moto come strumento di consolazione e lì imparai a capirla meglio e capii quanto amore potesse arrivare da un simile pezzo di ferro inanimato.

Il GT850 durante una vacanza atlantidea

Iniziai a fare raduni, giri sempre più lunghi e la settimana lavorativa sul camion era diventata un intermezzo tra un giro in moto e l’altro, con lei percorsi tutti i dintorni della provincia spingendomi ogni volta sempre più in là, sempre un pochino più lontano.
Me ne prendevo cura, avevo imparato, grazie ai preziosi insegnamenti di mio padre, ex direttore di sala macchine sulle superpetroliere da 350 mt di lunghezza, a metter mano a qualunque parte della moto, solo la scatola cambio e i cerchi erano stati affidati a officine per poterli revisionare a modo, per il resto avevo fatto tutto io. D’altronde da ragazzo a 16 anni con il primo motorino, un Garelli Eureka Flex anche lui del 1972, mi ritrovavo una domenica si e l’altro quasi a smontare completamente il gruppo termico e a pulire il carburatore, come se servisse, e quindi avevo il motore perennemente in rodaggio in pratica ^_^
Ero diventato bravino a sistemare l’anticipo così come a regolare la carburazione ai cambi di stagione importanti. Ricordo che a un raduno di harleisti in zona Livorno si ruppe uno dei due cavetti dell’acceleratore e mi dovetti fermare a bordo strada a sostituirlo e i partecipanti al raduno mi guardavano come un alieno, “ma che fai lo sistemi da solo?” Diceva uno, “ma sei capace? Io a quest’ora cercavo un carro attrezzi….” Rispondeva l’altro; io in poco meno di 10 minuti avevo tolto il vecchio cavo e ripristinato il funzionamento senza ovviamente far passare il cavo sotto il serbatoio sotto lo sguardo stupefatto degli harleisti, duri e puri ma ciulli e ballossi come avrebbe detto mio nonna ^_^
Inizia ad amare sempre più la mia motona che vibrava, non era del colore giusto, aveva le scritte fatte a mano da un amico che faceva insegne pubblicitarie e con la carburazione e l’anticipo a occhio e dito del sottoscritto.
Un paio di anni più tardi, non so se nel 99 o 2000, mi recai a Varano per provare il V11 Le Mans appena presentato, a mio avviso bellissimo, ma non mi trovavo, o meglio ero talmente impedito che non capivo come guidarla, durante il test si poteva cambiare moto e un’altra ragazzo voleva caldamente provare il v11 io lo accontentai e presi la sua California EV… fu amore vero …. era come se tutta la mia vita fosse stata incentrata su quel momento, dovevo arrivare a quel momento esatto, nella mia Anima che già stava preparando lo spazio giusto si scolpì a fuoco la scritta GUZZISTA.
La malattia mi prese così tanto che non riuscii più a venirne a capo e ancora oggi ne pago il dazio.
Da allora non è che abbia avuto chissà quante moto, dopo l’Eureka Flex della Garelli ci fu una breve e dimenticabile pausa con una Vespa 150 Sprint V., poi la mitica GT 850 che venne sostituita da una bellissima California Stone PIK nel 2004, rigorosamente rosso corsa sia chiaro.
Dopo il California, ed una pausa forzata di due/tre anni riuscii a mettere le mani su una splendida Brevona 1100 con ABS sempre del colore giusto chiaramente ed oggi mi diletto con una fantastica V85tt del 2019 rossa e bianca.
Mi hanno tutte lasciato qualcosa, vespa a parte, il Garelli è stato il primo mezzo a motore e ne andavo fiero, era mio e l’avevo sistemato e riverniciato io (a pennello eh), andava come un fulmine, dopo che aveva preso velocità perché a prender velocità era lento eh, il GT850 darei un paio di dita per riaverlo oggi era la moto di mio padre e mio zio, e quella grazie alla quale ho conosciuto mia moglie, sono stato uno stolto a venderlo ma d’altronde…la vita è fatta di tutto anche delle scelte sbagliate, il California forse, anzi sicuramente, la più bella moto che io abbia avuto, passavo le mezz’ora fermo seduto sul muretto sotto casa a guardarla riflettere bellezza sotto il sole dopo una girata, era veramente stupenda e iniziavo a capire un pochino come funzionava la dinamica del motociclismo.

Sua bellezza il California Stone Red Race

Poi è arrivata la modernità, con display digitale, mono ammortizzatore, abs e prestazioni decenti in tutti gli aspetti, e il Brevone mi è rimasto nel cuore perchè mi ha davvero insegnato ad andare in moto, gli debbo tanto a quella moto.

dipinto Breva 1100 ABS su passo

Oggi con il V85 mi diverto a viaggiare, faccio km senza che mi pesino, mi ritrovo a 3/400 km da casa con la voglia di rimontare in sella e ripartire e nello stesso tempo mi diverto come uno scemo con una moto che fa tutto quello che vuoi e anche di più.
Nel corso degli anni ho provato tante altre moto, un paio mi hanno impressionato per come andavano bene, la Triumph Speed Triple di qualche generazione fa provata sulla litoranea di Spezia mi lasciò con un sorriso ebete, un arma per delinquere di quelle totali, divertente come solo una cosa che sai essere sbagliata ma bellissima sa esserlo, davvero tanta roba; la R1250GS nella prima versione liquid cooled, un’altra moto con cui fare qualunque cosa, sempre al massimo livello e sempre bene, comoda, veloce, assoluta, e altre ancora, ma poi scendevo ogni volta per risalire in sella alla mia Guzzi e niente, era come tornare a casa, tutto al suo posto, anche quel nulla cosmico che c’è tra l’apertura del gas e la reazione del motore (cit.) era qualcosa di famigliare, di coerente e affine con la mia anima, qualcosa di “giusto”.

La mia V85tt anche detta Euforia

Oggi proprio non saprei che moto comprarmi che non sia una Guzzi, o meglio, si ce ne sono tante, sarebbe un ripiego, per quanto divertente, comoda, veloce, potente, sarebbe comunque un ripiego non sarebbe LA MIA moto, ma sarebbe UNA moto, perchè io non credo in dio, ma sicuramente ho un Anima ed è dannatamente Guzzista.

Come sono diventato Guzzista: Elio Stivan

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by Elio “He59”

…c’era una volta , tanto tempo fa, un ragazzino che a 12 anni disse al papà “già tallonato” dal fratello 14enne per avere il motorino ( Romeo Scorpio ndr) “tranquillo papà, io non ti chiederò MAI ( …e 1) il motorino” ed il papà rispose solo con un sorriso disilluso.
Passarono gli anni ed il papà capì che qualcosa stava cambiando dalla montagna di Motociclismo che il pargolo stava collezionando.
L’insistenza fu tale che il sorriso di allora sparì; rassegnato, pose tre condizioni: monocilindrica, 4tempi, italiana ( praticamente il Falcone :asd: ) e così fu: tricilindrica, 2tempi, giapponese :aaah: :rollin .
Passarono gli anni ed il ragazzo si laureò, ripagando così il debito di riconoscenza al papà, passò 15 mesi nell’Esercito , cominciò a lavorare, si sposò e vissero tutti…con la voglia di girare per l’Europa in moto!
Troppo arduo con il Kawa, serviva quindi una moto da turismo ma in quei tempi ne esistevano solo due, il Kawa GTR 1000 ( 10 milioni Lire!!! impossibile) e le BMW color “cacchetta”: :arrabbiato: una BMW color “cacchetta” MAI (…e 2!)…e ovviamente BMW fu.
Una R100RT usata, rosso bordeax :foryou: bellissima, di cui non sapeva nemmeno l’esistenza ( …con un prestito del suocero :rollin ndr).
Seguirono 80.000 km in mezza Europa, solo quella del sud dove in estate piove poco però :asd: .
Passarono gli anni ed alla fine arrivarono anche due pargoli per cui dopo un primo anno di resilienza ( termine oggi di moda ) il BMW entrò in un lungo letargo di 6 anni ma, come tutti sanno, il motociclista è debole e la ricaduta è certa!
Parola d’ordine: prudenza! Abbastanza naturale con i Custom…però un Custom MAI ( …e tre!) …e Kawa Vulcan 900 usato fu! :rollin
Grande moto ma…se la parola d’ordine è “prudenza”, il Vulcan non ha l’ABS!!! :aaah:
Il tarlo ABS si insinua infingardo…vuoi vedere che alla fine gli tocca prendere una HD Fat Bob però MY2012, rigorosamente nera…
Ed arriviamo a Settembre 2013, concessionaria HD di Brescia, che sottostima la Vulcan:
” ma dai, veniamoci incontro, siamo in stagione morta”
” noi non abbiamo stagioni morte”…e nemmeno il sottoscritto come cliente!
E si rientra a casa con il fratello che:
” hai visto il nuovo Custom 1400 della Guzzi?”
“Guzzi :aaah: ??? tutte, ma non sarà MAI ( …e 4 :rollin ) una Guzzi!”
…il resto è storia: letto tutto il leggibile, le prove, le comparative…solo lodi sperticate…vista :love: ritirata Vulcan alle migliori condizioni , prezzo shock ( “entriamo in stagione morta” :asd: )…comperata senza nemmeno provarla :rollin.
…e continuano a vivere felici e contenti :asd:

Come sono diventata Guzzista: Maria Tavoloni

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By Maria “Roxxana”

CCCP
Cervello, Cuore, Chiappe e Professore

“Come? Sono diventato Guzzista?” – chiede il Cervello al Professore – “la pregherei per il futuro di non eludere quanto da me elaborato ed affermato a suo tempo, ossia nel diventare proprietaria di una Moto Guzzi Breva 750: che continuavo a considerarmi Motociclista, e non Guzzista. Non mi pare da allora di aver mai espresso un cambio d’opinione!”

Cuore: “Mi creda, Professore, fa tanta scena ma non riesce a controllarmi e che son Guzzista glielo testimonio. Non è solo quella Guzzi a farmi fare le capriole di gioia, è un riflesso fin da quando molti anni prima mi sono innamorata di un LeManista; il Cervello mi vietava di salire su quella sella, le Chiappe poi – non le dico! – strette da avere i crampi attanagliate dalla fifa sulle curve tra Lavarone e Luserna, ma io e quel bicilindrico prendevamo i giri. Da allora, sentivo le farfalle ogni volta che riconoscevo una Guzzi fra le moto in cima ad un Passo, o il suono d’una di esse…”

Chiappe: “Prooott! (pardon) Cuore, meglio che non ci ricordi quel primo giro, non eravamo ancora pronte e per poco non dipingevamo le mutande. Però in effetti col tempo ci siamo trovate poggiate sulla sella di quel LeMans, per quanto non comodissima trasmette buone vibrazioni. La signora della porta accanto potrebbe dirne anche meglio, ma il Cervello ha dato ordini tassativi per evitare che Ella intervenga.”

Cervello: “Che figure, era proprio necessario dar voce anche alle Chiappe? C’è sempre il rischio che parlino a vanvera; in fondo sono io che ho il comando, Professore, e posso chiarirle questo equivoco per cui mi si vuole attribuire del Guzzismo illecito.”

Cu.: “Comando de che? Al Cuor non si comanda! Guzzi sempre Guzzi fortissimamente Guzzi!”

Ch. (ridendo): “Comandare? A noi men che mai!”

Professore: “Insomma, finora ho capito che c’è del conflitto. In un’unica persona il Cervello nega d’essere Guzzista, il Cuore lo afferma, le Chiappe vanno dove le porta il Cuore”.

Ce.: “Qui mi si discredita, ma Cuore e Chiappe hanno omesso fatti fondamentali che avvalorano la mia tesi. Innanzitutto, le Guzzi non sono le uniche moto possedute, usate ed apprezzate dalla mia persona. Ne possiede un’altra, Suzuki, a cui è affezionatissima e sfido il Cuore a negarlo”

Cu.: “Non lo nego affatto”

Ch.: “Ah, è piccina quella ma ci ha una sella bella comoda che pare un California, da guidare per ore senza stancarsi”

Ce. (ridendo): “Si, in effetti per i primi 5 anni di guida, era una piccola California”

Professore : “California? Cioè, un notissimo modello Guzzi? Le vengono in mente altri paragoni, sig. Cervello? Di altre marche?”

Ce. : “No… Sono caduto in trappola, ma non me la fate! Anche dopo l’acquisto della Guzzi, non ho mai smesso di voler partecipare ai test ride di tante altre moto, e solo a titolo esemplificativo Ducati Hypermotard, MV Agusta Rivale, Yamaha MT03, BMW … ehm… uff… non mi ricordo il modello, e mi piacevano tutte”

Cu.: “Gli chieda, Professore, se ha mai calcolato anche solo per ipotesi di sostituirne una alla Breva. Glielo dico io: mai con moto di altre Case. Nemmeno per un attimo, nemmeno quando è scesa entusiasta del mezzo. E’ capitato esclusivamente in due casi, e – diciamo per coincidenza?- si trattava di altrettanti modelli Guzzi: una V7 Racer e, di recente, la nuova V85TT.”

Ch.: “Adesso vorremmo dire la nostra, visto che siamo qui.”

Professore :”Prego”

Ch.: “Premesso che in sella ci troviamo bene, vorremmo dire che sempre più spesso e volentieri ci facciamo intere giornate, al termine delle quali siamo ben bene indolenzite, talora sotto una tuta in pelle al sole cocente, o infagottate in scafandri antiacqua che si arrendono al diluvio; ma noi quadrate sulla sella fino alla mèta, sostenute da … quale motivazione?
Ah, mi guardate tutti, sto per rivelarlo: è la chiave del dilemma. Andare a raggiungere luoghi e persone – udite bene!- legati alla Moto Guzzi.”

Professore : “Intendete i motoraduni?”

Ce, Ch, Cu. (insieme): “Odio i motoraduni!”

Cu.: “Qui non si parla di motoraduno: parliamo di Mandello del Lario (commozione), il Nido da cui le Aquile spiccano il volo, delle strade su cui le Moto Guzzi giocano in casa…”

Ce.: “Retorica, dannata retorica Guzzista”

Cu.: “…e nel Cervello scatta un interruttore, scioglie la guida che da legnosa diviene fluida e riconosce a memoria ogni curva e tornante, ed i punti dove sostare per trovare questo o quell’amico, là l’officina, lassù la Grigna, il lago ed il campeggio di sotto, la Fabbrica, il Carletto, il Ghezz…”

Ce.: “Vabbè, la festa a Mandello… è una tradizione; poi ci sono gli Incontri di Anima Guzzista, tutt’altro che motoraduni. Belli perché ci si trova e disperde, poi ne vedi uno fermo per strada con altri intorno che lo aiutano e sembra abbiano sempre dei pezzi di ricambio che saltano fuori al momento giusto; ci si trova con personaggi che in due curve ti pestano a sangue ma con una birra e cento racconti ti spalancano visioni della vita al profumo di benzina e gocce d’olio su marmitta calda che -Nirvana levati proprio.
Potrei passare in rassegna per ore quei mezzi nei parcheggi degli hotel o camping dove si fa base, non si riesce a trovare nulla di banale o di artificioso, somigliano ai loro conduttori e tanto ne sono proprietà quanto proprietari. Ad attrarmi in questo rapimento, un libro con la copertina d’argento, letto d’un fiato, un po’ strano come … oddio…”

Professore: “Cervello? Sig. Cervello? Sta bene? Non la riconosco più”

Cu e Ch : “Tutto a regola, Professore; vede le circonvoluzioni? Hanno la forma di certi tornanti che gli metton pace.”

Ce.: “Cacchio*, è vero, sono Guzzista. Chiedo scusa; sono proprio Guzzista e temo che non ci sia cura, Professore. Sono diventata una Guzzista marcia e persa e non saprei dire quando e come.”

*Ch.: “Non voleva proprio dire cacchio, sai?”

Cu. : “Si ma davanti al Professore fa l’educanda”

FINE

Le Guzzi special all’Eternal City Motor Show

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Sono particolarmente felice di riportare qui sul sito l’esperienza di un ragazzo che pare essere già un motociclista doc ma soprattutto un Anima Guzzista vera, ormai predestinata a solcare i nastri di asfalto del globo in sella ad una Moto Guzzi.

Parliamo di Federico Bornago, i più attenti avranno riconosciuto il cognome e sapranno quali geni muovono questo giovane virgulto, per coloro i quali invece si affacciano su questo sito da meno tempo peggio per loro, ma potranno porre rimedio sul forum dove in tanti sapranno aiutarli. 

Vi lascio al suo breve ma intenso scritto e alle sue bellissime foto.

Sabato 27 settembre ho avuto la fortuna di vedere la fiera di moto all’Eternal Show di Roma.

La fiera è stata molto bella e divertente dal mio punto di vista perché a me piace terribilmente fare le foto e io la vivo propio come una passione, cioè mi diverte cercare nuovi soggetti da fotografare, nuove moto e anche nuove inquadrature, infatti là ho potuto trovare tante moto diverse tra loro.

Poi io mi fisso sempre sulla Moto Guzzi e anche questa volta ho fotografato solo Special su base Moto Guzzi. Alcuni direbbero purtroppo…altri per fortuna ma questa è la mia più grande passione… Quella della Moto Guzzi che come dice una frase che ho avuto occasione di leggere sulla maglia di Anima Guzzista “se lo spiegassi non mi capirei” Perché è come un amore incondizionato che anche con tutte le parole del mondo non riusciresti a spiegare… È un amore che ti accompagna per tutta la vita… E chissà anche oltre.

Nelle Marche, in cerca dell’odioso turismo mordi e fuggi

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Riportiamo dal forum il racconto di Todd e del suo mini Tour Marchigiano.

Ciao a tutti. Si fa un gran parlare in questo periodo di “turismo mordi e fuggi” ma come ci immaginiamo il tipo di persona dedita a questa attività, un turista mordi e fuggi insomma? Bah, direi in maniera estremamente negativa, il classico tipo che meno incontrate e meglio è, giusto? È uno che scontenta tutti, gli operatori del turismo perchè spende troppo poco, la gente del posto dove va perchè rompe le scatole e basta ai residenti, e non ultimo, è scontento di sé stesso perchè avrebbe voluto fare più vacanze ma non poteva.

Identikit corretto, che dite? Ecco, voglio provare proprio a essere quel tipo di persona li! E cercare di rimanervi il più antipatico possibile.

Ok, si….ma dove andare? Programmo due giorni totali, una notte fuori e basta (e sennò mi cadrebbe la premessa e diventerebbe un viaggio più serio, non vi pare?). La prima idea è di andare a Ferrara, è una bella città, non ci sono mai stato, ho la possibilità di infilarci qualcosa di appenninico tra andata e ritorno. Una veloce ricerca degli alloggi me la boccia subito inesorabilmente, non si trova nulla, se qualcosa in centro c’è è a prezzi proibitivi, e se si trova qualche agriturismo non mi va bene, perchè se posso preferisco fermarmi dopo aver guidato e non riprendere la moto per andare a cena. Poi metti che mi viene voglia di una birra non voglio sfidare i vari etilometri.

Ok, altre mete, abruzzo, entroterra ligure…tutte valide, ma per le volte successive. L’idea definitiva è di tornare nelle Marche, dove ero stato ma tanto tempo fa, in particolare la zona delle colline dell’entroterra anconetano. Bene, piano approvato, il settembre regala delle giornate favolose dopo il generale maltempo di agosto, e non si può non approfittarne.

Partenza la mattina prima dell’alba, le 9 e qualche cosa, un po’ di 4 corsie pallosetto verso perugia e poi direzione appennino. I limiti oscillano tra i 90 e i 110, e il Cino-Cassone se la cava bene, stando di un 10 km/h indicati più in alto del limite, o poco meno. Diversi velox, spero di averli evitati, su uno ho qualche dubbio ma forse è andata bene.

Arrivo dopo le 11 alla prima meta di giornata, Fabriano, già nelle Marche, posto che ho sempre tralasciato perchè di ritorno e di fretta da qualche parte. Prima che chiuda vado a visitare il museo della carta, metto qualche foto, se volete vi dico di più. Ne vale la pena? Mah, se siete in zona e vi può interessare l’argomento si, nel complesso niente di che, se penso che mi costa 12 euro e con 19 avevo visto l’Alhambra, fate voi le proporzioni…

finita la visita, giretto per fabriano paese, come è? Carino dai, la piazza con il loggiato e il palazzo fatto ad arco. Più o meno nessuno in giro.

Panino portato da casa e riprendo il 4 corsie per una ventina di km, poi svolta a destra e iniziano le strade più miste, tutto un saliscendi, abbastanza divertente, fondo a volte buono a volte un po’ avvallato, distrutto magari no, ma sono le tipiche strade che con una moto molto rigida ti limiterebbero un po’.

Passo accanto a un lago artificiale, e dopo pochi km sono a Cingoli, dove è prevista la visita. In realtà una volta c’ero stato, ma molto di passaggio, accompagnato da un altro motociclista, mi ero fermato pochi minuti. Stavolta faccio più con calma, il paese è chiamato ufficialmente il Balcone delle Marche, per via del panorama (in effetti mi sembrano diversi di quei paesi ad avere una splendida vista sulle colline e poi sull’adriatico, però il nome ce l’hanno loro). M piace, sicuramente merita una sosta, che tra l’altro ti porta via poco tempo.

Ancora strade miste, si scende di quota, tanta campagna, molto abitata direi, ogni poco si trovano frazioni e case sparse in collina, molto vicine tra di loro e tutto ben curato e coltivato. Mi avvicino a Osimo, vedo un autovelox su 70 di limite, ok, questo passa senza paura.

Arrivo a Osimo, o meglio, alla base della collina dove si erge, c’ero stato una volta, ma voglio tornarci perchè è passato troppo tempo, e poi come posto merita, solo che non ricordavo che avesse tipo un milione di abitanti!! avvicinarsi al centro è un delirio, tutti incolonnati, tra l’altro strada non larga, gente che non tiene la destra, moto bella ingombrante, non posso nemmeno svicolare più di tanto. In attesa di capire che sta accadendo, mi avvicino al centro a piccoli passi, tra folle, prima, qualche metro in seconda. Anche trovare parcheggio è una specie di girone dantesco, tutto intasato di scooter, moto, auto che ti pressano, e alla fine trovo parcheggio ma per miracolo. Di solito in una situazione del genere la mia reazione è quella di fare inversione e andare via, con buona pace del giro in centro, ma stavolta resto nelle mie convinzioni. Comunque qua il Cino-Cassone mi mostra tutti i suoi limiti, se nei 4 corsie è dignitosa, e in curva anche divertente, nei passaggi stretti, parcheggi in pendenza, stop in salita e così via, diventa davvero difficoltosa, e il rischio di caduta da fermo è sempre dietro l’angolo.

In ogni modo, entro in centro e scopro subito l’origine del sovraffollamento, c’è la festa per il patrono! Io volevo fare due passi in pace e invece niente, gomitate in mezzo alla gente. Non è la prima volta che mi capita, quando andai a Urbino ci trovai la festa del Duca. A me importava zero, e in compenso mi fecero pagare per accedere al centro storico.
Vabbè, mi do una guardata alla cattedrale, e poi mi prendo una piadina con la crema di pistacchio, che ho un buco nello stomaco che mezzo basterebbe.

Ormai il sole è basso, ora di andare, poco lontano in effetti, visto che ho prenotato una stanza a Castelfidardo, pochi km più in là. All’uscita dal parcheggio do una mano a un motociclista che ha sbagliato manovra e si è steso con un crosstourer. Solidarietà, non è capitato a me ma per una questione di fortuna.
Per queanto riguarda castelfidardo tra arrivare, check in e così via, lo vedo solo di buio, comunque mi sembra carino ma non imperdibile. Molto tranquillo, quattro gatti in giro, faccio cena a un ristorante li, due passi, e dormita. Ho fatto un circa 350km.

Secondo e ultimo giorno, oggi sono previsti 3 posti da vedere, 4 se proprio va bene. Il primo è Offagna, sempre li in zona, strade collinari per arrivarci, andatura sui 70 non di più, tra passaggi nei centri abitati e auto in giro. Il posto è piccolo, e la cosa da vedere è la rocca medievale. Molto ben conservata, ha intorno anche un torrione, un monastero, e in basso un passaggio che ti porta fuori. Non faccio la visita all’interno. Comunque è un posto che porta via poco tempo, e se siete in zona e vi piace il genere, vi consiglio.

Ripartenza e prossima tappa, stavolta un centro più importante, Jesi. Centro storico racchiuso dalle mura, con diversi accessi, ha un paio di piazze non male, una è quella in cui nacque l’imperatore Federico II. E un corso molto lungo, quasi tutto pedonale e chiuso al traffico. Non mi dispiace come posto, lo trovo abbastanza elegante, anche nei negozi. Poi c’è non poca gente in giro, sembra quasi una città di provincia, e abbastanza vivo come posto. Giro un po’, mi mangio una crescia in un bar del centro, e già si avvicinano le 2 del pomeriggio.

Rimane un’ultima tappa (purtroppo mi sono dilungato, come da tradizione, e qualcosa salta, anche perchè le giornate iniziano ad accorciarsi, e non voglio arrivare troppo di buio, e più che altro fare strade sconosciute con poca luce), ma tra le più importanti: Corinaldo. Un po’ più a nord di dove sono ora, la raggiungo comunque senza intoppi. Il posto è famoso per aver dato i natali a Santa Maria Goretti, ma a parte quello, il borgo merita davvero. Molto ben messo, e neanche troppo piccolo (credevo fosse più paesino), vie e vicoletti di pietra, è il classico posto che se fosse in toscana (specie provincia di siena) o al limite umbria, troveresti invaso di turisti e faresti a gomitate con la gente….qua con macchine fotografiche in mano saremo in 4 o 5, in un bellissimo pomeriggio di settembre. Meglio così, che se poi arriva il turismo di massa è peggio….ehi aspetta, ma anche io sto facendo il turismo mordi e fuggi!! sono partito apposta e sto cercando di peggiorare le cose, come da premessa al post…

a questo punto è giunto davvero il momento di rimettere il becco della moto verso casa, la quarta località che avrei voluto vedere è Arcevia, ma pazienza, se la salto oggi vorrà dire che tornerà buona per una volta successiva. Però una cosa è certa, non ho voglia di trovarmi nel 4 corsie a Perugia intorno alle 6 di pomeriggio, quindi opto per un altro percorso. Per prima cosa direzione Pergola, e già li la strada non è malvagia, poi verso Cagli, e qui è davvero un susseguirsi di curve, con pochissimo traffico e asfalto buono. Bene così. A quel punto seguo le indicazioni per Gubbio, e da li la conosco bene, il bel misto veloce per Umbertide e poi verso il Trasimeno. Di solito vado a prendere il 4 corsie a Tuoro, dalla frazione di Mercatale, stavolta faccio la strada che va a Cortona direttamente: errore mio, l’allungo e il fondo fa schifo. Perlomeno mi consente di scattare un’ultima foto.

Arrivo a casa sul fare del buio, poco prima delle 8, dopo un 720km totali fatti in due giorni. Non ho rilevato il consumo, ma di solito sto sui 28 e anche di più con un litro.

Considerazioni finali: posti che vi consiglio, paesi e cittadine da vedere non mancano, strade fattibili anche, come detto ancora non c’è il casino perchè a livello turistico mi pare sottovalutata. E non si spende granchè, io ho speso 45 euro per dormire, colazione inclusa, e 18 a cena (un primo di quantità e qualità non eccelsa ma accettabile e una focaccia).

A questo punto la mia stagione turistica termina qua, ovviamente continuo ad andare in giro, ma saranno solo giri brevi e semplici spostamenti. Se mi sono reso abbastanza insopportabile saprò di essere stato un bravo turista mordi e fuggi. :prrr: Alla prossima!!

Non uccidere il fanciullino che c’è in te.

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Calendario incontri 2026
Calendario provvisorio incontri Anima Guzzista 2026
Pubblico volentieri tra gli articoli del sito questo commento di Ticcio perchè merita di essere conservato e di non perdersi dei mille rivoli del forum su cui è stato scritto inizialmente, buona lettura. 

 

Si si, però ti accorgi come non ci sia tutta sta “disinvoltura” nel farlo, magari le tastiere aiutano ma la parte che poi ci rende veramente umani ce la dimentichiamo nel pc…magari o no?

quando eravamo piccini due erano le domande che ponevamo ai coetanei, pur con tutta la timidezza e riservatezza di ciascuno, troppo forte era la molla del voler giocare, ora a rubabandiera piuttosto che a tappini, “ciao, mi chiamo simone, voi come vi chiamate? posso giocare con voi?”; un altra epoca, spesso la cosa non era affatto semplice ne scontata, capitava che, per entrare a far parte della comunità, dovevamo superare “prove di iniziazione” che ORA, farebbero rabbrividire le mamme attuali al solo pensiero, sto parlando di 6 anni 6 nevvero :prrr:

una 3 giorni “non prevista” per me, neanche credevo di riuscire a presenziare ai lavori di AG in un occasione topica come questa ma è andata così e ne sono contento perchè mi sarei perso il solito bagno di Amore Cosmico che contraddistingue tutti gli eventi di AG da sempre; il primo a partire dei 3 moschettieri il venerdì mattina di buon ora, anche se in auto c’è sempre la stessa adrenalina come in moto, alle 7 poco più son gia a Livorno per “raccattare” Mauro crazydiamond e Massimo papamike, moschettiere novizio, oltre che in AG pure alla kermesse Mandellese, l’abitacolo della macchina diventa una “sezione ambulante di AG” in cui Mauro ed io gli facciamo un cepu nozionistico giusto per non fare brutte figure con gli altri di noi e quando, non volendo, scivoliamo sui colori della Stelvio, diventa una bolgia, ci vogliono almeno 2 ore per non giungere a nulla con prese per il culo reciproche che solo quelle avrebbero valso il prezzo del biglietto, in compenso sta diatriba sul sesso degli angeli e sul marketin ci agevola il viaggio e ci ritroviamo alle porte di Mandello del Lario quasi in scioltezza. :fiesta:

due cosette per fermare i crampi allo stomaco e siamo sotto al Gazebo dove il presidentissimo Giuliano ci accoglie in tutta la sua magnificenza, forte dei nuovi gioielli di Baloo con Piero che gli fa il controcanto e Nello nella sua nuova veste di Centurione Ufficiale, da li a poco si palesano i tanti nick del Forum, oh, persone in carne ed ossa come quei bimbi piccini di tanti anni fa e non semplici entità astratte come ti fa credere uno schermo e una tastiera, il Demontistuattaccato, la Tatiana Nazionale, i Pandori, Roberto&Grazia, beppinoeuiua, Luca e Caterina (ma sbaglio il nome sicuro) che ci sopporta stoicamente nel dopocena di sabato,nei giorni successivi addirittura il mitico Diego mitico, il commosso e commovente Linolemans e, udite udite, Diegodelson+Signorina Maestra ^_^ , Fabietto Skleros con L’Apemaia, Pirriaturi, Alberto e Rosella Nostri, Donato e Anton-Cave guida museale, Gery 1-timidezza 0 (e lo conosco finalmente), gli introversi li abbraccio mentre i più “avventurosi” li bacio, ellapeppa rivedo Olimpino, a ricordanza credo sia stata la prima persona conosciuta “di ciccia” in AG e quasi mi scappano le due domande di tanti anni fà, “come ti chiami? posso giocare con te?” lui mi guarda benevolo coi suoi occhi cerulei e mi abbraccia sincero; anche la condivisione del giaciglio mi riporta indietro nel tempo, mi mettessero a scelta ogni volta sceglierei l’ostello senza se e senza ma, mi tocca la branda superiore ed insieme alle impressioni (di settembre) e gli stati d’animo condivisi dopo la festa da una parte ed uno spazzolino da denti con l’antistaminico dall’altra, mi ricordo siano trascorsi 40 anni dell’ultima volta che ho salito “quella” scaletta, la mattina non c’è la sveglia ne l’alzabandiera, peccato ma riesco a buttar giù dalle brande gli altri commilitoni a colpi di minchiate cosmiche, quasi perfetto! :notte:insomma ragà, vedete almeno di fargli na flebo a sto fanciullino che vi portate appresso e fatelo uscire a giocare quando è il momento, gli eventi di AG a questo servono, spunta le date del calendario e siiici innumerevole anco tu, con chi vuo’ tu e vestito comm vò tù, AG uont iù, ies, prop iù li dietro! ;)by Ticcio

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Report Raduno Mandello 2025

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Locandina incontro di primavera 2026
Locandina incontro di primavera 2026

E anche il raduno di Mandello del 2025 è passato, gli amici li abbiamo salutati e siamo tutti a casa tranquilli ormai da qualche giorno, quindi è ora di tirare le somme almeno per quanto riguarda i pensieri e gli intenti.

Sul forum vi ho già lasciato un report dedicato appunto all’aspetto più tecnico e burocratico dell’associazione e non voglio tediarvi con questi aspetti, piuttosto mi piace ricordare come sia andato il raduno, con tanta gente da tutta europa e non solo come ogni anno e con tante moto nuove, ho notato davvero tante V100 Stelvio ed è stato davvero piacevole e confortante vedere che nonostante dove vivo di V100 se ne vedano poche di Stelvio per contro se ne vendano alla fine.

Anche i lavori alla fabbrica e al museo sono una piacevole conferma, leggerlo sui social o sul web è un conto ma vederlo dal vivo da un idea di concreto, di tangibile che fa bene al mio animo guzzista che spera in un futuro un poco più roseo, anzi, rosso, rosso corsa 😉

E questo weekend arrivare a Mandello, la mia seconda casa, è stato doppiamente importante poi perchè arrivo con un nuovo incarico, da Presidente con la responsabilità di dover fare bene e sperare che tutto fili liscio senza dimenticare nulla e senza lasciare nulla di disatteso, e spero di esserci riuscito, i contatti che volevo prendere sono stati presi, l’amico Sergio Jejo Freschi lo sono andato a trovare e abbiamo fatto due chiacchiere interessanti anche per il futuro, così come gli amici di MotoAirbag con cui conto di risentirmi in questi giorni. Anche Andreani Group è stato oggetto di un contatto interessante che spero si concretizzi nel corso del prossimo 2026 in qualcosa di più tangilbile e lo stesso tante altre cose e contatti che per ora non vi dico ma che se vanno come spero potranno essere oggetto di interessanti sviluppi.

Insomma 3 giorni di incontri, mani strette, ma soprattutto di amici incontrati con cui fare tanta strada insieme. 3 giorni belli passati in un posto che mi appartiene, così come appartiene a tutti i guzzisti del mondo, quel Mandello del Lario che sarà casa di due prossimi eventi importantissimi per Anima Guzzista, il prossimo Uinterparti del 15 novembre e soprattutto dell prossimo Incontro di Primavera 2026 quando festeggeremo i 25 anni di AG, i 15 anni del Carletto, 20 anni di Calincontro, 19 di Gary&Carver e tanti altri, vi lascio la locandina qui sotto per chi se la fosse persa.

Locandina incontro di primavera 2026
Locandina incontro di primavera 2026

Anche il prossimo inizio anno si fa interessante perchè tra febbraio e marzo ci saranno i lavori di manutenzione del Carletto sotto l’occhio anzi la direzione del buon Ettore Gambioli, lavori ai quali molto probabilmente riusciremo a partecipare come semplice forza lavoro o poco altro, anche qui vi terremo aggiornati così chi vorrà potrà partecipare per aiutare.

Quindi abbiamo già parecchia carne al fuoco a cui pensare, cose da organizzare e coordinare, per tacere di tutta la burocrazia che si sta mettendo in mezzo tra noi e la serenità d’animo del sottoscritto (arrghhh), ma più che carne al fuoco direi che abbiamo tanti motivi per rivederci tanti motivi per fare tanta strada insieme, e confido di arricchire il calendario eventi del 2026 con altri incontri che magari non saranno degli eventi classici di AnimaGuzzista ma confido possano diventare comunque degli incontri e dei raduni che valga la pena condividere tutti insieme per arricchire quest’esperienza magica che è il ritrovarsi. A breve sul forum trovere già la nuova bacheca incontri 2026 con gli interventi pronti, quindi restate in ascolto e al mio segnale accendete i motori.Calendario incontri 2026

Calendario provvisorio incontri Anima Guzzista 2026C’è qualcuno sul forum che non si stanca mai di ripeterlo e non posso che essere d’accordo, Anima Guzzista è tante cose, è il sito, è il forum, è lo stand al Raduno di Mandello, è il Carletto, se non tutto in parte, a Mandello, ma soprattutto Anima Guzzista è un insieme di amici che si ritrovano agli eventi e ai raduni per stare insieme, per salutarsi, per mangiare e chiacchierare; e per me, anzi per noi dello staff scusate, riuscire a fare in modo che questi momenti siano sempre più numerosi e partecipati è la cosa più importante.

Stiamo crescendo di nuovo come numero di associati, siamo un pochino di più rispetto all’anno scorso e spero che cresceremo ancora nell’anno che verrà, ma davvero ragazzi, partecipate, venite agli eventi e vedrete che capirete perchè Anima Guzzista nonostante gli anni resiste imperterrita e non si fa travolgere dai social e diventa anzi sempre più importante per molti.

Buona strada fratelli ci vediamo al prossimo incontro 😉

Ora la vedi l’Aquila?

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Una cosa che ci piace fare allo stand di Anima Guzzista è quella di spiegare l’origine, il motivo che ha dato i natali al nostro logo, il 57 che vedete in alto qui sopra. Certo non sempre è presente colui che ha davvero pensato e ideato questo fantastico logo come accaduto a Mandello questo settembre del 2025 dove gli astanti si sono dovuti accontentare delle spiegazioni del sottoscritto Presidente in un inglese maccaronico (sorry ^_^) e sorpattutto non precise e puntuali come quelle che il mitico Goffredo potrebbe fornire a chiunque in ogni lingua del globo terracqueo, ma ecco quindi che i potenti mezzi che la moderna tecnologia ci mette a disposizione possiamo disporre di fantastico video che spiega, ora si, in modo ineccepibile le origini del 57 e il suo recondito ma splendido significato.

Mi raccomando come direbbe ogni buon iutuberrrr mettete un like ed iscrivetevicisili ^_^

Buona strada ragazzi

 

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