By Giuliano “Calidreaming”
Sicuramente per capire come possa essere diventato Guzzista occorre fare una doverosa premessa, nella mia famiglia i motori ci son sempre stati, e a giudicare dai gusti di mio figlio continueranno ad esserci a quanto pare.
Mio nonno amava i motori, era un trasportatore, suo l’ultimo carro a cavalli per consegnare in città a La Spezia, e amava correre sia in moto che in auto, era bravo ma non bravissimo, cadde diverse volte e si ruppe il naso non ricordo più quante volte tanto che il medico durante una delle ultime visite post caduta gli disse “ma non ci pensi ai tuoi figli, alla famiglia?” Lello, mio nonno, rispose con noncuranza “qualcuno ci penserà” e con quello ripagò la domanda del medico che lo osservava perplesso rimettersi a posto il naso da solo.
Quando mio zio paterno fu abbastanza grande da guidare il Falcone Sport del nonno si ritrovò appiedato giacchè mio padre e il nonno decisero di vendere il Falcone per evitare che mio zio ci si potesse far male. Non fecerò i conti con l’età e la voglia di moto dello zio Luciano che anni dopo, nel 1974 si comprò un GT850 del 1972 amaranto completo di borse e parabrezza e che usava per fare su e giù tra Spezia e Milano, dove avevamo la filiale della ditta di trasporti che mio padre si ostinava a portare avanti nonostante i problemi economici.
Mio padre nel frattempo iniziò a trasmettermi quella malattia contagiosa dei motori che non mi lascerà mai più, con lui la domenica si guardavano le corse di moto e di Formula 1 quella bella, quella fatta di sorpassi e di guida al limite, crebbi guardando piloti con nomi così potenti che oggi sono leggenda, Schwantz, Rainey, Roberts, Doohan, ma anche i vari Arnoux, Villeneuve di cui ricordo poco ahimè, Prost, Mandello, sua maestà Senna e il kaiser Schumacher a cui devo il mantenimento della mia passione e assoluta fede nel rosso Ferrari nonostante gli sciagurati ultimi anni.
Ma anche i mitici piloti di SBK, King Carl, Corser, Haga o i grandi del DTM quello dove le sportellate e le bussate sono quasi un obbligo morale.
Parliamoci chiaro, era il motor sport fatto dagli uomini e non le, scusatemi il termine, fighette di adesso che fanno davvero cascare le braccia.
Insomma il mio contesto adolescenziale era maturo per un epifania come quella Guzzista, e a 20 anni dopo che mio zio ci lascio per un dannato tumore, mi ritrovai a guardare con occhi strani la vecchia GT850 che tanto mi affascinava quando la vedevo posteggiata in magazzino e che giaceva ferma sotto un telo in giardino dai nonni materni.
Decisi quindi di rimetterla a posto e di restaurarla, il restauro divenne quasi una missione, tra soldi che non c’erano e impegni vari impiegai 3 anni per completarla ma alla fine ci riuscii, una volta finita la mia fidanzata dell’epoca quasi non voleva saperne di accompagnarmi e poi mi mollò, mi ritrovai a usare la moto come strumento di consolazione e lì imparai a capirla meglio e capii quanto amore potesse arrivare da un simile pezzo di ferro inanimato.
Iniziai a fare raduni, giri sempre più lunghi e la settimana lavorativa sul camion era diventata un intermezzo tra un giro in moto e l’altro, con lei percorsi tutti i dintorni della provincia spingendomi ogni volta sempre più in là, sempre un pochino più lontano.
Me ne prendevo cura, avevo imparato, grazie ai preziosi insegnamenti di mio padre, ex direttore di sala macchine sulle superpetroliere da 350 mt di lunghezza, a metter mano a qualunque parte della moto, solo la scatola cambio e i cerchi erano stati affidati a officine per poterli revisionare a modo, per il resto avevo fatto tutto io. D’altronde da ragazzo a 16 anni con il primo motorino, un Garelli Eureka Flex anche lui del 1972, mi ritrovavo una domenica si e l’altro quasi a smontare completamente il gruppo termico e a pulire il carburatore, come se servisse, e quindi avevo il motore perennemente in rodaggio in pratica ^_^
Ero diventato bravino a sistemare l’anticipo così come a regolare la carburazione ai cambi di stagione importanti. Ricordo che a un raduno di harleisti in zona Livorno si ruppe uno dei due cavetti dell’acceleratore e mi dovetti fermare a bordo strada a sostituirlo e i partecipanti al raduno mi guardavano come un alieno, “ma che fai lo sistemi da solo?” Diceva uno, “ma sei capace? Io a quest’ora cercavo un carro attrezzi….” Rispondeva l’altro; io in poco meno di 10 minuti avevo tolto il vecchio cavo e ripristinato il funzionamento senza ovviamente far passare il cavo sotto il serbatoio sotto lo sguardo stupefatto degli harleisti, duri e puri ma ciulli e ballossi come avrebbe detto mio nonna ^_^
Inizia ad amare sempre più la mia motona che vibrava, non era del colore giusto, aveva le scritte fatte a mano da un amico che faceva insegne pubblicitarie e con la carburazione e l’anticipo a occhio e dito del sottoscritto.
Un paio di anni più tardi, non so se nel 99 o 2000, mi recai a Varano per provare il V11 Le Mans appena presentato, a mio avviso bellissimo, ma non mi trovavo, o meglio ero talmente impedito che non capivo come guidarla, durante il test si poteva cambiare moto e un’altra ragazzo voleva caldamente provare il v11 io lo accontentai e presi la sua California EV… fu amore vero …. era come se tutta la mia vita fosse stata incentrata su quel momento, dovevo arrivare a quel momento esatto, nella mia Anima che già stava preparando lo spazio giusto si scolpì a fuoco la scritta GUZZISTA.
La malattia mi prese così tanto che non riuscii più a venirne a capo e ancora oggi ne pago il dazio.
Da allora non è che abbia avuto chissà quante moto, dopo l’Eureka Flex della Garelli ci fu una breve e dimenticabile pausa con una Vespa 150 Sprint V., poi la mitica GT 850 che venne sostituita da una bellissima California Stone PIK nel 2004, rigorosamente rosso corsa sia chiaro.
Dopo il California, ed una pausa forzata di due/tre anni riuscii a mettere le mani su una splendida Brevona 1100 con ABS sempre del colore giusto chiaramente ed oggi mi diletto con una fantastica V85tt del 2019 rossa e bianca.
Mi hanno tutte lasciato qualcosa, vespa a parte, il Garelli è stato il primo mezzo a motore e ne andavo fiero, era mio e l’avevo sistemato e riverniciato io (a pennello eh), andava come un fulmine, dopo che aveva preso velocità perché a prender velocità era lento eh, il GT850 darei un paio di dita per riaverlo oggi era la moto di mio padre e mio zio, e quella grazie alla quale ho conosciuto mia moglie, sono stato uno stolto a venderlo ma d’altronde…la vita è fatta di tutto anche delle scelte sbagliate, il California forse, anzi sicuramente, la più bella moto che io abbia avuto, passavo le mezz’ora fermo seduto sul muretto sotto casa a guardarla riflettere bellezza sotto il sole dopo una girata, era veramente stupenda e iniziavo a capire un pochino come funzionava la dinamica del motociclismo.
Poi è arrivata la modernità, con display digitale, mono ammortizzatore, abs e prestazioni decenti in tutti gli aspetti, e il Brevone mi è rimasto nel cuore perchè mi ha davvero insegnato ad andare in moto, gli debbo tanto a quella moto.
Oggi con il V85 mi diverto a viaggiare, faccio km senza che mi pesino, mi ritrovo a 3/400 km da casa con la voglia di rimontare in sella e ripartire e nello stesso tempo mi diverto come uno scemo con una moto che fa tutto quello che vuoi e anche di più.
Nel corso degli anni ho provato tante altre moto, un paio mi hanno impressionato per come andavano bene, la Triumph Speed Triple di qualche generazione fa provata sulla litoranea di Spezia mi lasciò con un sorriso ebete, un arma per delinquere di quelle totali, divertente come solo una cosa che sai essere sbagliata ma bellissima sa esserlo, davvero tanta roba; la R1250GS nella prima versione liquid cooled, un’altra moto con cui fare qualunque cosa, sempre al massimo livello e sempre bene, comoda, veloce, assoluta, e altre ancora, ma poi scendevo ogni volta per risalire in sella alla mia Guzzi e niente, era come tornare a casa, tutto al suo posto, anche quel nulla cosmico che c’è tra l’apertura del gas e la reazione del motore (cit.) era qualcosa di famigliare, di coerente e affine con la mia anima, qualcosa di “giusto”.
Oggi proprio non saprei che moto comprarmi che non sia una Guzzi, o meglio, si ce ne sono tante, sarebbe un ripiego, per quanto divertente, comoda, veloce, potente, sarebbe comunque un ripiego non sarebbe LA MIA moto, ma sarebbe UNA moto, perchè io non credo in dio, ma sicuramente ho un Anima ed è dannatamente Guzzista.