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Una giornata con AG, di GuzziTopo

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20 Marzo 2016, di GuzziTopo

La luce arrivò un “bel” lunedì sera. L’ormai classico PLìN PLòN® rompeva il bruto silenzio creato dalla normale soporifera uggiosa giornata di semi lavoro.
Son bastati cento centodieci millisecondi,  giusto il tempo necessario al segnale ottico generato dalla retina alla vista delle parole: Porchetta, MonteLivata, AG ad arrivare in un qualche sconosciuto luogo del cervello, che ero già a cavallo della brevona pronto per San Cesareo.
La realtà è sempre peggiore di quanto ci si può immaginare, ed a pensarci bene i cento millisecondi son stati appena sufficienti a farmi rendere conto che ero si a cavallo, ma non della brevona, e tutta quella luce probabilmente era dovuta alla ipersensibilità retinica data da forti malditesta, febbrone da cavallo e una simpaticissima influenza stomachintestinale.

Ma non è certo una banale avaria interna a far desistere il diavolo tentatore, così son passati piacevolmente due giorni con una voce interna che diceva: alzati, forza, sbrigati che devi andare, rimettiti in piedi. Ovviamente era il capo che, in assenza assoluta di doppi fini, stava trainandomi verso la guarigione del corpo. Perché verso la guarigione dello spirito la via è ancora lunga e piena di curve, ne son sicuro.

Giovedì sono nuovamente a lavoro, barcollo ma non mollo. E se sono a lavoro è evidente che oramai son guarito del tutto, dopotutto anche il dottore, a seguito di accurata e meticolosa visita medica telefonica (mirata a chieder quanti giorni di malattia mi potessero essere più utili), ha testato e certificato la mia guarigione.
Quindi ciancio alle bande e basta ciurlare nel manico.
E’ deciso. Liliana: si va.
Mica che se potemo presentare a mani vuote però. …io porto la moto, Liliana: te che porti? mi raccomando, hai piena libertà di scelta sul cosa vuoi portare basta che sia qualcosa di trasportabile in moto, non distruttibile, non deperibile nell’arco della giornata, di facile inghiottimento, di sapore buono, di aspetto decente,  che resista alle pieghe e magari in quantità sufficiente.

Venerdì sera arriva un primo rapido test, una decina di mini muffin con le gocce di cioccolato e qualcuno con della robetta rossa sgranocchiante sotto ai denti (identificati in un successivo momento come frutti di bosco…evidentemente pigne, ecco perché sgranocchiavano).
Ne mangio quattro uno di seguito all’altro, il primo ha attutito la fame dovuta alla giornata di lavoro all’università (si sa, la ricerca ha pochi fondi e il panino passato per pranzo non ha evidentemente riempito il mio essere).
Con il secondo ho iniziato a notare che la roba intorno era carta. L’esperienza accumulata mi ha portato al terzo muffin di riuscire ad assaporare meglio la morbidezza dell’impasto incrementando il rapporto dolcetto/fibre, avendo ovviamente accuratamente tolto il pirottino prima del monomozzicoingoiante.
Il quarto debbo dire che me lo son gustato approvando il progetto con una frase del tipo: BBBoni, saremo una quarantina…quanti ne fai? la risposta di Liliana, del tutto in linea con la domanda, mi è sembrata assolutamente pragmatica: 100 bastano?
…mah, ce li faremo bastare dai.

Il sabato è stato un giorno un po’ turbolento. Giretto per il terzo lavoretto verso Latina, si provano bene le sospensioni della brevona che dopo le ultime tarature mi stanno dando grandi soddisfazioni. La moto oscilla molto meno anche superando di appena 1/3 i limiti autostradali. Bene, affronto la delicata giornata lavorativa testando l’effettiva uscita dall’influenza aggredendo un piatto di fettuccine al ragù rinfrescate da un ottima bionda (birra). Poi si parla di noioso lavoro fino a pomeriggio inoltrato, rientro a Guidonia rifacendo la strada dell’andata, passando per Cori, Artena e poi A1. Stradina simpatica.

Il rientro a casa è eccellente. Un profumino di dolci invade l’ambiente.
Inciampo nel gatto rimasto sdraiato all’ingresso, evidentemente in uno stato di coma diabetico dato dall’aria troppo dolce.  A tentoni seguo la luce proveniente dalla cucina dove trovo una Liliana incamiciata da pasticcera che arzigogola con dei dischetti neri.
O cacchio.
Deve aver cotto troppo i muffin, gli si son bruciati e son diventate delle ostie carbonizzate con uno strano semicerchio bianco sopra.
Pulisco gli occhiali dallo strato zuccherino e osservo meglio. Una scena del tutto nuova si apre sotto il mio sguardo.
Sullo sfondo tre teglie dove una settantina di muffin attendono il logaritmico abbassamento della temperatura. Una quarta teglia in forno, con i rimanenti dolcetti sottoposti al controllato ma inizialmente esponenziale incremento di temperatura, detto processo di cottura.
In secondo piano strani dischetti neri, mentre in primo piano noto Liliana effettivamente presa a stendere sottili fili di pasta di zucchero per poi fargli prendere la forma del 57 poggiandoli sopra ai dischetti neri.

Una giornata con AnimaGuzzista Incontri 002

Tutto è ormai chiaro. Liliana sta fuori come un cavallo drogato, dev’essere l’effetto prolungato di tachipirina.
Ha deciso banalmente che almeno una cinquantina di muffin saranno ricoperti con il logo di AG. Applausi per lei.
Dopo solo quattro ore, di lavoro sulle decorazioni, mi ha raggiunto tra le braccia di morfeo avvisandomi che l’indomani non sarebbe venuta all’incontro, il raffreddore stava risalendo e non se la sentiva di passare una giornata fuori.
Finalmente domenica. L’incontro è alle nove.
Sveglia per le sette. Butto nello zainetto da sella (tanto Liliana non viene)  bicchieri, forchette, bicchierini e piatti di plastica, rotolone di carta, gavetta posate vere e un buon tovagliolone di stoffa, assolutamente da non scordare.
Tracker gps nella tasca superiore e via sulla sella con il ragno. I muffin sono stati già gentilmente impacchettati da Liliana, l’ultima mossa prima di stramazzare sul letto evidentemente.
Li ripongo delicatamente del bauletto, tra la tuta antipioggia e un felpone, dovrebbero stare al sicuro. O almeno spero.
Prendo su il TomTom e imposto Via Casilina 1 San Cesareo. Telepass nella tasca della giacca e via di corsa dal cancello. Sono le otto.
Ho paura di fare tardi.
Già non ho capito bene dove cacchio ci si deve incontrare a San Cesareo, se poi arrivo tardi questi se finiscono tutta la porchetta. So guzzisti, mica scemi!.
Imbocco l’autostrada, un po’ per la fretta, un po’ perché sono in effetti curioso di vedere dove porta la scritta San Cesareo a sfondo verde che si vede sull’A1. Ovviamente l’autostrada passa via velocemente, passo tra le sbarre della porta Telepass che ovviamente non mi riconosce in uscita (con telepass in mano).
Seguo il TomTom per delle stradine indecifrate fino ad un posto dove non c’è nessuna piazza, è più un incrocio.
L’incontro dovrebbe essere alla piazza dell’ex stazione di San cesareo, Google maps però non conosce Piazza della Stazione di San Cesareo, ma Via Casilina 1 effettivamente la da nei pressi dell’ex stazione. Ovviamente quelli di google non hanno avvertito quelli del tomtom che riportano via casilina 1 da un’altra parte.      Sicchè mi ritrovo ad un bar su un incrocio.
Decido quindi di rompere il muro del silenzio con la società che mi ospita, a forza spengo il motore, metto il laterale e indosso il mio più accogliente sorrisone mentre chiedo al primo malcapitato se SanCesareo fosse per caso in zona e se poteva indicarmi una direzione.
A memoria ricordo la cartina e cerco di geolocalizzarmi, quindi aggiungo la domandina se per caso può  indicarmi anche un posto dove un tempo vi erano i treni a stazionare mentre ora settimanalmente vi sono solo i banchetti del mercato.
Raccolgo tutte le informazioni del caso, ringrazio e riparto.
Dopo pochi minuti identifico il luogo. Vedo la farmacia (di via Casilina 1 ?) ma soprattutto è evidente il piazzale ex stazione. Si vedono i segni verniciati delle piazzole  del mercato e soprattutto la targa: Piazzale della Stazione.
Maledetto Google Maps.

Non c’è ancora nessuno, in effetti son le otto e mezza, quindi parcheggio la moto in maniera abbastanza evidente vicino all’ingresso della piazza. Dopo qualche minuto sento il primo rombo.
Quello che sembra un california II passa sulla strada d’avanti a me e va oltre. Sento il suono che si allontana e poi si avvicina nuovamente.
Questa volta è entrato sul piazzale, ma dall’altro lato (dirà poi che voleva controllare se nella piazzetta in fondo c’era qualcun altro).
Il cali si avvicina trotterellando, non lo (ri) conosco…ma d’altronde non conosco quasi nessuno.

Si parcheggia diversamente affianco alla brevona, occupando lo spazio di un treno merci. Ma è del tutto a tema con la piazza, quindi è assolutamente lodevole come gesto.
Spegne il bolide e si presenta, Andrea. Piacere Marco. guzzitopo. Ah! ciao, io sono il Tatuato.
Questa cosa della doppia presentazione mi fa sempre un po’ ridere, quando sento i nomi vedo dei perfetti sconosciuti, al netto di riconoscere a volte visi già visti in qualche foto su AG. Quando invece sento i nick sembra di esser di fronte a persone già conosciute, a volte sarebbe quasi da fare qualche battuta…che ovviamente mi tengo per me, la mia orsaggine la vince. Sempre.

Decidiamo di andare a prendere un caffè e mentre attraversiamo si avvicina un serie piccola. Inconfondibile perché il cupolone occupa praticamente più della moto rispetto alla sezione frontale.
In effetti è un V50II (credo) grigio e nero. Due ospiti sulla sua sella che dopo un rapido saluto si dirigono verso il parcheggio e poi da noi al bar.

In rapida successione arriva una terza moto, con un paio di persone sopra. Ah no è uno solo, mazza quant’è grosso. La moto dovrebbe essere un transalp, credo. Il “nome” …forse, polverone.   Ma io ho già raggiunto il numero massimo di nomi (2) assimilabili in una giornata, purtroppo se l’è giocati Andrea-Tatuato. Da qui in poi ogni altro nome è aggiunto in ram. E io rebootto (riavvio) di frequente, quindi il legame nome-faccia è assolutamente un surplus. I volti però li ricorderò a lungo, almeno un altro paio di giorni.
Questo è il motivo per cui uso impressionare di sovente la pellicola fotografica, almeno ho una pezza d’appoggio.

Usciamo dal bar e la questione inizia a farsi interessante.
Riconosco i volti già visti al calincontro e all’incontro di primavera (ovviamente i nomi no, ma ora sapete il perché). Quindi riconosco (credo) il gruppo bellagista in  Artack , Tony  e (forse, ma forse) Hiroshidairi,  mi sembra ce ne sia un’altra (luxury?) grigia e bianca casco bianco e rosso ma il nome è volatilizzato.

Come le api sul miele appaiono altre guzzi, la Breva rossa di Roxxana, il LeSpans del Vladimiro e Titti e a ruota la Stelviona di Ticcio.
Un bellissimo esemplare di 1100 sport, un sp1000 bianco rosso e poi uno strano california con cupolone stile V7 ex pol, sella cali II serbatoio credo T3/caliII, parafangone avvolgente ma con un motore teste quadre troppo lisce, iniettori e radiatore dell’olio.
Non faccio domande, il Guzzista è un armadio a quattro ante, preferisco rimanere nel dubbio, lui dev’esser Pepp1/peppuan/o semplicemente peppone. Gli son stato dietro nel viaggio di ritorno e il nome mi è rimasto ben’impresso.
Anche perché la scritta sulla sua giacca era leggibile a centinaia di metri per quant’era grossa  😀 .

Una giornata con AnimaGuzzista Incontri 027

Insomma il piazzale si è popolato alla svelta, pieno di guzzisti che ciarlavano a gruppetti.
E’ comparso anche Nello con uno strano modello di guzzi a quattro ruote con stemma ford. Assolutamente ben accetto visto il ripieno di porchetta e vino.

Verso le nove e mezza siamo finalmente in marcia.
Subito una prima doverosissima sosta acquisto pane. Da li in poi solo strada per almeno un ora, oretta e mezza. Forse un po’ poco, non è un giudizio ma solo una costatazione soggettiva.
Mi rendo conto di essere molto più goloso di strade, curve, panorami e smotorate piuttosto che arrivare alla meta. Spenta la moto e tolto il casco inizia un difficilissimo compito, che spesso evito, cosciente del fatto che non posso stare in un angolino a gustarmi la porchetta e il bicchiere di vino ma occorre anche parlare.
E’ un brutto difettaccio ma ogni tanto, con le giuste persone, sono assolutamente incline a superarlo (ovvero riesco a buttar fuori almeno un paio di parole all’ora, solitamente in romano spinto e apparentemente prive di alcun senso logico).

Una giornata con AnimaGuzzista Incontri 028

Al netto della degressione, strade bellissime.
Nonostante fossero tutte assolutamente all’interno della zona dove ho smotorato negli ultimi quindici anni, una parte di esse mi sono rimaste ignote fino allo scarico del tracciato del tracker gps.
Quindi posso ora dire che esiste un modo per arrivare in zona altipiani che non sia la “noiosa” autostrada-sublacense o le varie statali (predestina/tiburtina). Insomma il percorso Palestrina-Capranica-SanVito-Bellegra-Affile è assolutamente da ricordare.
Veramente molto ma molto bello. Da Affile poi la strada mi era già nota, verso gli Altipiani di arcinazzo poi giù verso Trevi, Jenne e infine Monte Livata.

A monte livata spesso ci son salito dal lato sublacense, comunque carino (al netto della sublacense, che è bella se si fa sopra i 90-100, ma se si deve seguire il codice diventa un po’ noiosa).
Assolutamente migliore la salita lato Jenne. Veramente bella strada e belle curve. Trovo particolarmente bello il tratto dove si costeggia un fiumiciattolo, che poi è l’Aniene.

Arrivati al rifugio sulla SP36c, ora gestito dal comune di Jenne, è successo un qualcosa di strano.
Le moto si son moltiplicate, ne sono apparse altre. Giuro che prima non c’erano. Ovviamente volti sconosciuti, ma ad esempio è comparsa un’altra brevona (proboscidi nere) altri california tra cui il nuovo acquisto di Dooan (bellissima, complimenti).
Insomma, se qualcuno camminava sull’acqua e moltiplicava pani e pesci, qui Montelivata ci ha fatto camminare sulla fanga ed ha moltiplicato Guzzi e Guzzisti. Fantastico.

Una giornata con AnimaGuzzista Incontri 011

Reperita una certa dose di legna, che ha attutito lo scambio sociale a quanto pare obbligatorio allo spegnimento della moto, si è acceso un bellissimo fuoco. Utile per le uova al tegamino di Ticcio.
Il resto delle cibarie, disposte su tavoli posti fuori al rifugio, e identificate in: un paio di Porchettone da almeno 15 kg in tutto, delle ottime torte salate da rotolarsi per terra, del caciocavallo gustosissimo  (era caciocavallo…vero?) di una bontà unica soprattutto se unito al vino rosso (mi piace pensare fosse cesanese del Piglio, ma non ne son sicuro), come dolce un ottimo ciambellone e un certo numero di muffin. Vino e birra in giusta dose, digestivi come piovessero.

Una giornata con AnimaGuzzista Incontri 030

Ad ogni modo è da sottolineare come nel vero momento del bisogno, ovvero quello di mangiare è uscita fuori la vera parte essenziale del guzzismo applicato.
Poco casino, ognuno aveva il suo compito e nessuno cozzava con il compito dell’altro. Chi ha racimolato un po’ di legna (e una micragnosa parte l’ho fatta), chi ha acceso il fuoco mentre qualcun altro ha posizionato i tavoli, panche e sedie.
Lo scarico delle cibarie dalla macchina e dalle moto è avvenuta istantaneamente, mentre c’era chi assaggiava il vino qualche altro si stava già prodigando allo scartamento delle porche e al loro taglio.
Insomma era una allegra sinfonia con il giusto bilanciamento di cose da fare e ben di Dio sui tavoli.
Da notare come il sommo Ticcio ha dato prova di se, dimostrando come ci sappia ben fare con con le porche. Prima dei suoi tanto agognati ovetti al tegamino (e panino con la frittata, che ho mancato per un pelo) si è affettato un intera porchetta, assaggiandone il giusto ma senza mai dare segno di cedimento.
Applausi per lui.
E soprattutto per la porca.

Una giornata con AnimaGuzzista Incontri 003

Dopo una sacrosanta dose di porchetta, solo quattro meravigliosi panini mono fetta sorreggenti una -non eccessiva- quantità strabordante del sacro cibo, è avvenuta la distribuzione delle tessere e delle spille a chi, preso dai fumi dell’alcool e appesantito dal leggero pranzo, ha ceduto all’iscrizione in loco.

Finita la breve fase burocratica, dove sapienti mani guzziste son passate dalla facile e familiare gestione dal pane e porchetta all’ incomprensibile, a tratti assolutamente difficoltoso, uso di carta e penna si è passati alla fase finale del pasto. Il tavolo è stato sgombrato in tutta fretta per far spazio ai due vassoietti di muffin e al buon ciambellone.
Ovviamente non potevano mancare digestivi come: nocino, una bevanda alcolica buonissima…ma non mi ricordo più a cosa cavolo fosse (chiedo scusa a Ivan…), jannamaro, grappa aromatizzata alle erbette e sicuramente altri digestivi a cui non son riuscito ad arrivare (o non ho voluto, per decenza).

Una giornata con AnimaGuzzista Incontri 024

Rimesso tutto in ordine siamo ripartiti nel pomeriggio, assaporando per altri pochi minuti il piacevole posto che ci ha regalato una bellissima giornata insieme.

Nel giretto di ritorno, breve sosta a Jenne per un caffè, un breve brivido di commiato dato dal presidente e poi via in direzione Roma, passando per gli Altipiani, Piglio, Cave e via andare di Prenestina.

Tornato a casa felice e contento della giornata passata, nonostante la mia orsaggine, con questo branco di guzzisti (e non), dispiaciuto di non aver condiviso con Liliana questa giornata ma orgoglioso di avergli fatto avere i complimenti per i Muffin (forse un po’ dovuti alle decorazioni).

Insomma, felice di far parte di AG, anche fosse solo per una sporchettata in libertà. Grazie.

Doppi Lamp
Marco

Una giornata con AnimaGuzzista Incontri 026Foto di GuzziTopo