di TODD
Ciao a tutti, eccomi qua a farvi il resoconto del mio viaggio 2025, da poco concluso. Era una vita che volevo fare la spagna del sud, e poi per un motivo o per un altro era sempre stato tutto posticipato, e a quel punto arrivava il gran caldo e allora meglio lasciare perdere (da quelle parti le temperature non scherzano), quest’anno però no, ho deciso di anticipare, metà giugno, sperando di evitare il bollore. E invece….
no ma non mettiamo il carro davanti a buoi e partiamo dall’inizio….anzi, a proposito di “carro”, la vera grossa novità è proprio la moto, dopo una vita di viaggi fatti su brevona affronto questa nuova trasferta sul trk502x, da me ribattezzato “Cino-cassone”, che tra l’altro ancora non mi convince pienamente. E non vi nascondo che le sensazioni sono strane, prima di partire, è tutto un po’ nuovo. Ecco, anche solo mettere le cose nelle valigie, prima ogni oggetto andava sempre al suo posto, chi nel bauletto, chi in valigia destra, chi in valigia sinistra, sembrava tipo Fantasia di walt disney, la scena delle scope, avete presente? Qua invece borsa da sella, borsa da serbatoio, bauletto no, valigie diverse….
e vabbè, comunque moto con gomma nuova anteriore, e tagliandata il giorno prima (di solito sarebbe meglio non farlo, e interporre qualche giretto di prova perchè non si sa mai, ma non è stato possibile fare altrimenti), prenoto la solita nave, 20 ore civitavecchia barcellona, e così va l’andata.
Però stavolta l’arrivo è previsto qualche ora prima, nelle 18-19 circa, quindi ho già la possibilità di fare qualche km verso sud, invece di fermarmi subito nelle vicinanze. Circa 100km o poco più e arrivo (dopo una strada anche divertente a tratti, nelle colline fuori barcellona) a Reus, città che non ha troppissimo da fotografare, ok per passare di transito. Gli orari spagnoli per cenare comunque li ricordavo molto più elastici, poco dopo le 10 pareva chiuso quasi tutto, trovo una cena all’ultimo tuffo.
Giorno 2: oggi è la giornata del tappone. Infatti ho previsto un trasferimento più lungo possibile per arrivare in andalusia con una botta sola. Il tutto però evitando rigorosamente autostrade (autopista, a pagamento) e restando su quelle secondarie, o al limite le superstrade (autovie, gratuite, limite al massimo 120, a volte 100).
parto nelle 10 (prima proprio non ce la faccio), e mi affido in buona parte al telefono-gps, le strade spagnole non deludono, ormai le conosco, scorrono quasi sempre, e i limiti sono del tutto accettabili, 80 e anche 90. nei paesi c’è 50, e in qualche punto ritenuto più pericoloso anche i 30, che non vengono fatti rispettare con telecamere varie, ma con dei dossi che se ti dicono 30…ecco, te falli anche a 25, và, che sobbalzi meno.
io poi non ho certo una moto in grado di tenere ritmi alti a lungo, perciò mi tengo spesso sui 100-105 indicati. Ci sono diversi autovelox ma sembrano ben segnalati, poi vabbè, speriamo bene, magari qualche distrazione l’ho avuta. Da Reus si scende verso sud, entroterra, molto divertente la zona tra Teruel e cuenca (circa), se non erro la sierra de albarracin, li hai tanti curvoni veloci e strade che passano in mezzo a quelle mezze montagne che da loro sono molto ricorrenti.
Poi dopo la strada diventa più dritta e piatta, i km scorrono bene, e dopo giusto un pezzo finale di 4 corsie, arrivo a Ubeda, meta di giornata. Temperature ancora accettabili, e devo dire che mi sono usciti 750km in un giorno senza che arrivassi distrutto. Si certo, stanco per una giornata in sella, ma non proprio lesso. Ubeda già è più carina come città, la piazza centrale e il centro in generale. Ok, come inizio direi che non c’è male.
Giorno 3: oggi devo fare meno km, dopo la tirata di ieri, l’arrivo è previsto direttamente a Granada, circa 150km di moto, dove soggiornerò per due notti. Arrivo abbastanza presto (che poi…con gli orari che fanno loro, prestissimo non si fa mai, impossibile fare colazione presto anche se uno volesse, in compenso il pomeriggio è lunghissimo), salvo perdere un po’ di tempo per dare ascolto al telefono che per arrivare all’hotel, centrale, mi fa fare anche la zona pedonale, con tanto di telecamere ztl. Fortunatamente chiedo e mi dicono che per le moto non fanno multe, boh, speriamo…
comunque, la città mi piace molto, per ora mi limito a girare per il centro, la cattedrale forse niente di che, in compenso la zona dell’Albaycin, i vicoletti della parte alta, mi conquistano davvero, pieni di gente, di negozi (ok, tutta roba da turisti, però ci giri volentieri), tutte case bianche e pavimento acciottolato. Come vedete da una delle foto, c’è però chi protesta contro il turismo, e forse può non avere tutti i torti. Salendo in alto si possono fare foto al famosissimo Alhambra, che ovviamente merita un capitolo a parte. Cena in centro, e la giornata finisce li.
Giorno 4: ecco, dicevamo capitolo a parte, e infatti lo merita. Mi ero informato (male evidentemente) per tempo e mi avevano detto tipo “si, non ci andare senza biglietto il giorno stesso, ma basta prenotare un paio di giorni prima”. Col cavolo. Tutto sold out per svariate settimane sul sito ufficiale, qualche biglietto aftermarket forse si trova ma a prezzi da bagarinaggio, tipo 5 volte tanto quello ufficiale (19 euro circa). È dalla sera prima che provo a cercare soluzione ma niente, mi rassegno a saltare la visita con un certo grado di nervosismo (eufemismo). Quando accade il miracolo: poco prima di dormire, oltre la mezzanotte, provo un ultimo tentativo sul sito ufficiale…bingo! Ci sono posti liberi per il giorno dopo! Evidentemente qualche rinuncia all’ultimo ha fatto rimettere in circolo dei biglietti. Meno male…
è mattina e mi avvio a piedi a fare la salita (per me fattibilissima, alcuni la danno per faticosa, ognuno pensi con il proprio fisico), mezz’ora dall’hotel. Ora non sto a bombardarvi di foto, perchè ne trovate in rete di ben migliori delle mie, vi dico solo che l’Alhambra vale davvero la pena di essere visto, almeno una volta nella vita. C’è tanta gente, ma si scorre bene. Certo, se fate una visita guidata vi fa capire di più, io cercando di non dare troppo nell’occhio cerco di orecchiare qualcosa qua e qualcosa la… ma insomma è bello lo stesso.
Il tutto dura circa 3-4 ore, come dicevano le guide, al termine delle quali torno in stanza, a mangiare un panino con il prosciutto (ah, per inciso, il prosciutto che mangio in spagna è favoloso, in italia non lo prendo quasi mai perchè trovo roba poco buona, li è un altro pianeta). C’è ancora un pomeriggio libero, mi vado a fare una veloce escursione in moto. A dire il vero ho zero voglia di mettermi in sella, perchè quelle maxi visite a piedi ti stancano di brutto, e poi fresco non fa, però un po’ mi costringo, e poi li vicino c’è la Sierra Nevada. La strada che ci va parte direttamente da Granada, è un bello stradone di montagna, larga e con curvoni disegnati bene. I miei 48cv con molti kg addosso fanno quello che possono, ma ovvio che un po’ fatico a salire con brio. Pazienza, non sono qua a fare le corse. Se fosse da noi questa strada la vedresti assalita da ogni tipo di motociclista, li non trovo pressochè nessuno. Ci sono un paio di autovelox, ma sembrano ben segnalati. Arrivo verso i 2000 metri, dove non capisco se la strada finisca o no. Perchè ci sarebbe il Pico de Veleta, oltre 3000 metri, il navigatore non mi ci fa capire nulla, e non c’è nessuno cui chiedere. E come detto non ho nemmeno troppa voglia di guidare, quindi ritorno verso la città. Comunque la zona è bella, ma molto brulla, nel complesso non ha quei panorami che ti possono dare dolomiti, pirenei, o altri…poi magari ad attaccarla anche da sud le cose cambierebbero.
Vabbè, ultima girata pomeridiana in centro, solito macello di gente (anche diversi italiani) e ora di dormire (in moto avrò fatto sui 70-80km, si e no).
Giorno 5: ora di ripartire da Granada, direzione sud, oggi previsti diversi km. Il paesaggio prima si fa più aspro, poi proseguo verso mare, arrivando dalle parti di Malaga, tutto per autovia. Questo tratto di costa non mi piace per nulla, per quello che vedo, la zona tra Malaga e Marbella, circa, tutta un’urbanizzazione continua, ma case brutte, tanto i palazzi più grandi che quelle più basse. La strada rallenta molto, per via del traffico, e già si entra nel primo pomeriggio. Devo dire che di istinto una casa al mare da queste parti non la prenderei…
solito panino+banana al volo, mini spesa a un supermercato, si prosegue ancora verso sud. Dopo si trovano nuovamente posti più naturali e meno abitati, e infine compare sullo sfondo la rocca di Gibilterra. Ora: in origine era prevista la visita, però non so, qualche recensione non mi aveva fatto scattare l’entusiasmo, poi già non è prestissimo e l’idea di dover fare troppo di fretta mi ha fatto cambiare piano. Però prima o poi tornerò, tanto di certo non è l’ultima volta che passo da queste parti, un Portogallo sud prima o poi sarà da fare, no? Quindi mi lascio alle spalle l’indicazione per Gibilterra e proseguo ancora, non molto, poche decine di km, per quello che sarà il punto più a sud del viaggio: Tarifa. Che poi dovrebbe essere il punto più a sud dell’europa continentale. Tira abbastanza vento e da anche fastidio. Comunque arrivo in città, dove pare ci sia davvero poco, o soprattutto anche nessuno o quasi. Parcheggio in un punto anche abbastanza famoso, quella striscia di terra che separa la città da un promontorio, e a sinistra hai il mediterraneo e a destra l’oceano atlantico. Si, il punto c’è, ci sono anche 3-4 italiani (e pochi altri), ma il vento è insostenibile, altro che camminare, a stento si sta in piedi, mentre mille mini-coltellate sotto forma di granelli di sabbia ti entrano dappertutto… ci rimango veramente poco, pochi minuti giusto per scattare due foto ricordo, non so neanche se si possa andare a piedi sul promontorio, e a questo punto nemmeno mi interessa più, fatemene andare via il prima possibile.
Ecco, per me è un po’ come quando ho visto quei video di arrivo a capo nord sotto una bufera di pioggia e vento freddo (si certo, qua nel complesso non è così drammatico, solo fastidioso), uno dice Ok ci sono stato, ma il divertimento è davvero poco.
Anche alla ripartenza il vento per alcuni km è fortissimo e faccio fatica ad andare dritto, meno male che non c’è quasi nessuno e che la cosa dura pochi km.
Insomma, per ora la giornata non sta procedendo granchè bene, ho visto poco e goduto meno. Ma il pomeriggio non è ancora finito, c’è da raggiungere la meta di giornata, Ronda, circa 80km nell’entroterra, tornando indietro sulla strada costiera da tarifa.
E fortunatamente qua le cose cambiano, basta addentrarsi di nuovo nelle campagne, e ritrovo una bella strada prima ondulata, tanti boschi di quercia, allevamenti di cavalli, e poi in salita, curve, tornantoni, zero traffico, qua si ragiona!
Sullo sfondo tanti paesini tutti bianchi, aria più frizzantina, i km vanno via con piacere, fino all’arrivo a Ronda, verso le 7 di sera. Qua si sta bene, non è caldissimo, la città è un po’ più alta, e ha la particolarità di essere tutta costruita su uno strapiombo, che offre una visione davvero suggestiva delle montagne circostanti. Pochi turisti in giro, il monumento più famoso è la Plaza de Toros, ovvero l’arena, che però per oggi è già chiusa. Classico giro in centro, tranquillissimo, e cena con la squisita “Presa Iberica”, piatto di carne che avevo già assaggiato una volta. Ok, questa ultima parte mi ha un po’ riconciliato con la giornata, 400km e qualcosa, per oggi può bastare, e intanto ho già iniziato la risalita verso nord.
Giorno 6: oggi di nuovo una percorrenza chilometrica più bassa, trasferimento verso Cordoba e basta. Ma prima faccio la visita alla plaza de toros che mi era sfuggita la sera prima. Non male, credo sia la più antica di spagna.
Ripartenza, prima parte un po’ mista, strade in mezzo a campi coltivati assolatissimi (mentre in tante parti dell’Andalusia è l’olivo a farla da padrone, olivi dappertutto, a milioni, che se uno si domanda come faccia la spagna a produrre quantità abnormi di olio, vada da quelle parti e avrà la sua risposta), faccio qualche sorpasso a gente -pure uno in moto- che andava anche più piano dei limiti, un po’ di vento laterale ma non come il giorno prima, e sempre più caldo, anche perchè da Ronda a sensazione credo di essere calato di quota.
Gli ultimi cento km, in autovia, sono un forno, io non ho il termometro purtroppo, ma a occhio e croce sui 40 ci siamo, e si sentono tutti. Tanto che pure a strada libera e velocità sui 115-120 indicati mi sale il refrigerante alla seconda tacca, cosa che di solito vedo solo quando sono in coda o a velocità bassissime. La moto però non scalda nulla, tutto quello che sento è ambientale, dal motore niente. Sono costretto ad ammettere che con la Guzzi sarebbe stato peggio, avrei dovuto assumere una posizione con talloni sulle pedane e gambe quanto più allargate possibile per evitare di essere investito in pieno dal calore proveniente dai cilindri.
All’arrivo a Cordoba, poca gente in giro, check-in sotto il getto di aria condizionata a palla, e andiamo in jeans e scarpe da moto a vedere il centro, distante pochi minuti a piedi. Per ora devo dire che ho trovato tutte sistemazioni centrali, e a prezzi buoni, ma ve ne parlo più tardi nel dettaglio.
Comunque, la prima tappa a piedi è il ponte, per osservare la città, e anche qua la temperatura è altissima, all’ombra, per il centro, si sta un po’ meglio. Già detto (vedi thread rinco boys) del doppio biglietto pagato per la mezquita, quando la vedi dentro comunque è bella, così come il resto del centro, abbastanza piccolo peraltro, a piedi fai tutto. Ancora giri a piedi, per il quartiere ebraico, cena sempre per li, mi è saltata una visita al castello e giardini, che però rimedierò il giorno dopo.
Giorno 7: libero la stanza ma mi lasciano il garage e mi tengono i bagagli alla reception, quindi vado a vedere il palazzo/castello dei re cristiani, e relativi giardini, non male, una visita la merita.
Tarda mattinata, tempo di ripartire, direzione nord, Extremadura. Prima parte del tracciato abbastanza dritta, un po’ di vento laterale ma niente rispetto a quello dell’altro giorno a Tarifa.
Poi a un certo punto il gps mi fa deviare rispetto alla strada principale, sempre stradone abbastanza larghe, ma molto secondarie, traffico tipo una macchina ogni 10 minuti, fondo buono, qua e là un po’ avvallato. Qualche curva e saliscendi, passo poi il confine tra andalusia ed extremadura, il paesaggio cambia, dall’onnipresente olivo si passa a querce da sughero, e bestiame -credo- brado al pascolo. Mi fermo alle porte di una frazione per una sosta-panino. Parcheggio sopra la pesa pubblica, l’ostacolo più temuto dal Cino-cassone, che dite, passerebbe la prova? Boh….
approfitto della sosta per domandarmi una cosa: ma qua come campa la gente? Voglio dire, non sono posti disabitati, vedo auto parcheggiate, distributori, qualcosa c’è, anche se nelle ore calde in giro zero persone. Ma sono in un paese piccolo e soprattutto molto lontano anche dalle città principali. Per le scuole dei ragazzi? Supermercati e così via, come fanno? Sono a tanti km di macchina da tutto. Ed è una cosa che mi sono domandato spesso, ormai che ho girato diverse volte per la spagna.
abbè, resto del pomeriggio per fare ancora km, sempre seguendo il navigatore che mi manda non so dove, però alla fine mi porta alla meta di giornata, Caceres, in extremadura. Devo dire che non ho aspettative su questo posto, perchè è riportata sulle guide, ma vedo che non è troppo turistica. E vi dirò, si rivela la sorpresa del viaggio! Città di stampo medievale, tante vie per cui girare, la bella plaza mayor, e soprattutto zero turisti italiani in giro, segno che è un posto ancora lontano dalle rotte principali dei flussi turistici. Da infatti l’idea di essere un posto molto “autentico”, se capite cosa intendo, non è filtrato dalla fama e relativo casino che c’è in altri posti. Ho ancora una volta una stanza centralissima, parcheggio pubblico a pochi passi, giro a piedi fino a cena e anche dopo.
Giorno 8: oggi gita in extremadura, mi sposterò da Caceres ma non di molto, nel mezzo ci sono due posti da visitare. Il primo è Trujillo, paese davvero carino, sempre sul medievale, ci si arriva in una quarantina di minuti, quasi tutti di autovia semideserta. E anche trujillo ha davvero poca gente in giro, bene così, mi faccio diverse scale a piedi per salire sul campanile della chiesa principale, e tanta salita per passare dalla parte bassa a quella alta. Tra l’altro dalle varie guide sembrava più tipo “villaggio”, in realtà piccolo non è, e ci passo più tempo del previsto, tenetene conto se passate da queste parti.
Panino all’ombra e ripartenza, direzione Guadalupe. Bella la strada, tutta in campagna, nella parte finale più tortuosa e sale un po’ in quota, avvicinandosi a una paesaggio di mezza montagna (collina alta, non aspettatevi un paesaggio alpino eh)
il paese è poca cosa, quello che conta è il monastero, in pieno centro. Se cercate in rete, vedrete che è un posto famoso a livello religioso, per la presenza di una Madonna Nera legata anche a svariati miracoli e fatti misteriosi, ma al di là dell’aspetto credente, anche la struttura stessa dovrebbe essere interessante, così dicono. Ed effettivamente il monastero da fuori è molto bello (si vedrà ancora meglio alla ripartenza, ma non ho potuto fermarmi a fare foto), e all’interno ha un museo, tutto compreso nel biglietto. Però vi devo anche dire che la visita non mi piace, per come è organizzata. Puoi entrare solo per gruppi, quando è il tuo turno, la guida parla solo spagnolo (e tra l’altro non è una guida vera e propria, si limita a far spostare il gruppo con l’orologio alla mano, e tempi troppo stretti per vedere tutto), io tra l’altro credo di essere l’unico visitatore non spagnolo. Anche alla cappella della “Virgin”, in lingua, c’è un religioso (frate?) che si mette a fare una specie di predica che per quello che mi riguarda fa passare tempo e basta.
Insomma, gita bella, posto anche, visita più no che si.
Resta un po’ di pomeriggio, riparto per tornare dalle parti di dove sono partito, ma da un’altra strada, verso nord e poi verso est. Da Guadalupe parte uno stradone di diverse decine di km, tutto curve e curvoni, bello da fare in piena a marce alte. Zero macchine anche qua. Dalle parti della montagna vedo addensarsi nuvole, addirittura un paio di fulmini! Io so che dovrò lasciarmi alle spalle la zona, ma forse l’acquazzone mi prenderà di striscio, e infatti così accade. 5 minuti di pioggia nei quali non mi fermo neanche, il tutto nel viaggio più caldo che abbia mai fatto. Bene, ci voleva! Scendendo verso la pianura, ovviamente di nuovo temperature che non so, ma oltre i 35 a sensazione.
Arrivo alla meta di giornata, Plasencia, città sicuramente meno interessante di Caceres, comunque tranquilla per fare due passi. Hanno una doppia cattedrale, vecchia e nuova, ma non la visito. Anche qua turisti zero.
Giorno 9: oggi previsto tutto trasferimento, 550km tutti 4 corsie. Prima avvicinamento a Madrid, poi un po’ di viabilità del circondario madrileno (non so quanto sia vicina o lontana la città), li il traffico aumenta, qualche accenno di coda (non troppo piacevole con il caldo) e il gps mi aiuta a prendere la direttrice giusta, quella verso Saragozza. Poco altro da segnalare per la strada, sempre velocità sui 110-120 indicati, giusto una sosta rifornimento e arrivo in città circa nelle 18, o un po’ dopo.
Approfitto della giornata poco interessante dal punto di vista tecnico per riassumere i costi del viaggio, che male non fa: la benzina costa un po’ meno che da noi, tipo 10-15 centesimi, niente di eclatante ma buttali via! Ho trovato sempre alloggi tra i 35 e i 55 euro, a volte con colazione a volte no. Parcheggi a volte pagati a parte (e ti costano tanto, anche oltre i 15 euro in un caso o due), a volte posti pubblici. Spese per il pranzo pochissimo, pochi euro per un panino, e qualcosa di frutta comprato nei supermercati. A cena una media di 20-22 euro e ti alzi senza la fame, a volte sui 15-17, al massimo 30-31. tutto sommato pensavo peggio. Solo qua a saragozza ho difficoltà nel trovare una stanza, ne becco una molto centrale, però mi costa oltre 70 euro, che vanno sugli 85 con il parcheggio custodito. Ma è stato un caso.
La città come é? Forse non è piena zeppa di cose da visitare, però non mi dispiace, una piazza molto grande, le vie dei negozi, il ponte per guardarla in versione panoramica, un reticolo di vicoletti detti “El Tubo” pieni di ristoranti, locali vari, o tanta gente, è sicuramente un centro molto vissuto, un po’ anche nelle ore ancora calde, di più con il buio. Cammino molto, ceno proprio li, ancora due passi, e finita anche questa giornata. Ormai il viaggio è pressochè concluso.
Giorno 10: restano solo 330km per barcellona e l’imbarco, oltretutto la nave è tardissimo, all’una di notte, quindi ho molto tempo. Rimango la mattinata a saragozza per andare a piedi (un 25 minuti) a vedere una cosa che ieri mi era sfuggita, il palazzo dell’Aljaferia. Questo molto bello, stile misto arabo e cristiano, merita una visita.
Ancora due passi verso il centro, pranzo stavolta in un fast food (pans and co. Lo conoscevo da una vita anche in italia, faceva panini molto buoni per la media dei fast food e anche stavolta non mi delude), e ripartenza con tanta calma.
Per strada poco da segnalare, tutta autovia, gran caldo all’inizio poi arrivando verso la catalunya la situazione si raffresca un attimo, e anche la vegetazione da inesistente o quasi diventa più verde. Arrivo al porto senza traffico, ho tutto il tempo di rompermi abbondantemente le scatole prima della partenza. Avevo avuto una mezza idea di fare un salto a barcellona centro visto che non ci sono mai stato, però sinceramente la stanchezza e la poca voglia hanno preso il sopravvento.
Viaggio lentissimo, tra l’altro con scalo a porto Torres, che allunga il tutto di ulteriori due ore.
Giorno 11: arrivo a civitavecchia non molto prima della mezzanotte, le strade intorno al porto che sembrano bombardate e i segnali tutti mezzi grattati e illeggibili mi ricordano che sono di nuovo in italia, e danno una parziale risposta alla domanda che mi sento fare alcune volte: “maaaaaa…..perchè andare all’estero con quante cose belle ci sono in italia?” vero, incontestabile, ma uno che va in moto ha piacere anche di trovare una bella viabilità, e li l’italia è perdente quasi sempre, di certo rispetto alla spagna.
Un po’ di considerazioni finali mentre mi faccio un’oretta e quasi mezzo di aurelia verso casa, il viaggio è stato molto bello, la città che mi è piaciuta di più è stata Granada, ma la sorpresa l’extremadura, una zona molto autentica, e fuori dalle solite rotte turistiche. Cambierei qualcosa dell’itinerario? Forse si, salterei il passaggio a Tarifa, magari per fare un salto a Gibilterra, vabbè, poco male, tanto come detto non è l’ultima volta che passo da quelle parti. Consiglierei il viaggio ad altri? Non so….io sono tornato bello stanco, chilometraggio alto in alcune giornate e gran caldo molto spesso mi hanno messo alla prova (ricordo sempre che io reggo tendenzialmente bene le alte temperature, ma 40 sono pur sempre 40, comunque tu le rigiri), quindi per chi cerca una vacanza relax direi più no che si.
E il Cino-cassone? Mah, nel complesso bene, non ha fatto cenno di problemi, mi ha richiesto solo di oliare la catena, e si certo, in qualche situazione tipo salitone e tratti di 4 corsie un po’ più di motore non mi avrebbe fatto schifo, ma generalmente so di aver tenuto lo stesso ritmo che avrei tenuto con la Brevona, che però mi avrebbe stancato maggiormente per posizione in sella e aria che passava, oltretutto scalcandomi certamente molto di più. E il tipo di rete stradale e di traffico, leggero e molto educato, hanno contribuito a nascondere o quantomeno mettere in secondo piano i suoi difetti (freni, peso nelle manovre da fermo e nelle fermate). Quindi si, se l’è cavata, chi dice che ci vuole una maxi cilindrata per fare viaggi, può avere ragione se hai il passeggero, da solo vai lo stesso, un attimo più piano ma vai.
Per il resto, che dire? Niente mi sa, grazie a tutti quelli che hanno letto, e alla prossima!