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Cuore Guzzi. Padre, figlio e un viaggio a due cilindri

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di Massimo Zara

Un viaggio a due cilindri
Dopo dieci anni vissuti in Scozia, mio figlio Matteo è rientrato in Sardegna con sua moglie Claudia. Ha chiuso il capitolo scozzese, e tra un paio di mesi aprirà quello australiano. Prima di volare dall’altra parte del mondo, però, ci siamo presi del tempo. Solo noi due. Un padre e un figlio, una vacanza insieme, come non succedeva da anni.
La meta l’abbiamo scelta col cuore (e col rombo del motore): Mandello del Lario, patria della Moto Guzzi. Il Museo, il lago, le curve. Le nostre moto ci guardavano da settimane come per dire: “Allora? Si parte o no?”31 luglio – La partenza
Siamo saliti in sella al V85TT ed al California EV (in realtà doveva essere la Stelvio di Matteo, ma è un’altra storia) e ci siamo diretti verso Olbia per prendere la nave. Era una tappa di trasferimento, ma già avevamo quella sensazione addosso: stava iniziando qualcosa di speciale. Anche il fatto di essere ad Olbia e percorrere la rampa della nave sapeva sapeva già di avventura. La cena poi, un esempio di sardità ed adattamento alla situazione. Sartizza, casu e binu per una cena all’insegno della tradizione e del rifiuto delle proposte culinarie imposte da Moby/Tirrenia (ma anche questa è un’altra storia).
1 agosto – Montagne, aquile, pianure e Tex Willer
Sbarcati a Genova, abbiamo puntato verso nord passando per il passo dei Giovi. Prima tappa: la “panchina gigante” sul Monte Alpe, a Ronco Scrivia. Vista mozzafiato, aria di montagna e un senso di libertà che solo la moto sa dare.

Una bella sensazione ci è arrivata dalla scoperta (che occhio Matteo!) in lontananza, di un palo su cui poggiava qualcosa, io non vedevo bene, però Matteo, guardando bene… Che vedeva? Un’aquila!
Si, un monumento che, abbiamo supposto, sia stato dedicato alle aquile che certamente popolano il cielo di quella località. Ecco che una foto doveva necessariamente documentare il fortuito incontro fra le tre Aquile!

Dopo le curve, la pianura: direzione Voghera, con sosta a Montebello della Battaglia. Qui ci siamo concessi una pausa in un ristorante “Old Wild West” trovato per caso. Birra, arrosto, patatine: mancavano solo Tex Willer ed i suoi Pard seduti al tavolo accanto che si scambiavano le loro solite battute: “Peste!”, “Corna di satanasso!”, “Tizzone d’inferno!”, “Vecchio cammello!”.

Poi è arrivato il tratto più noioso: Milano, Sesto San Giovanni, Monza. Ma appena le colline dei Tecett sono apparse all’orizzonte, il Lago di Como ci ha accolti in tutta la sua bellezza. Obiettivo: arrivare al Museo della Moto Guzzi entro le 16:30. Le nostre ruote si sono fermate davanti al mitico cancello rosso… alle 16:28. Non potevamo crederci.
Ed ecco il clou della giornata. La visita al museo della Moto Guzzi.

Stanchi? Sì. Ma quella Fabbrica aveva un’energia che ci ha fatto dimenticare tutto. Un’ora e mezza immersi nella storia del motociclismo italiano. Modelli leggendari, profumo di meccanica e passione in ogni angolo.

Appena usciti dal museo, la foto di rito. Il mitico Cancello Rosso ha fatto da sfondo alle moto e alla bandiera dei 4 Mori che abbiamo esibito in tutta la sua bellezza.
Passeggiare per Mandello significa anche incontrare il monumento dedicato a Carlo Guzzi. Solo standoci davanti si possono percepire la fisicità ed il fascino di questo monumento. Lo conoscevo solo per averlo visto in foto, vederlo dal vivo colpisce e commuove.

Poi, doccia veloce al B&B e pizzeria per chiudere la giornata. Con un sorriso grande così.

2 agosto – Il giro del lago (sotto l’acqua e sotto il sole)
Nella notte, un acquazzone ci ha lavato le moto. Quando siamo partiti, verso le 9 del mattino, sembravano due foche d’acciaio. I primi chilometri li abbiamo fatti sotto la pioggia, ma poi – come nei film – il sole è spuntato tra le nuvole e il Lago di Como ci ha mostrato tutto il suo splendore.
Sosta a Bellagio, turisti ovunque, vicoli acciottolati, e un pranzo a base di pescato del giorno (i nomi li abbiamo già dimenticati, ma non certo il sapore), ma prima, Matteo ha voluto saggiare le acque del lago per un bagno rinfrescante.Il pomeriggio è stato un susseguirsi di paesi, spiagge e scorci da cartolina: Villa, Lemma, Como, Croce, Belmonte, Colico… Fino a chiudere il cerchio e tornare a Mandello non prima di aver immortalato le nostre moto sotto il cartello stradale che indica: “Mandello – Città della Moto Guzzi”.

Stanchi, sì, ma felici. Appena arrivati, con le moto sul cavalletto, un abbraccio tra padre e figlio ha sancito la consapevolezza che, insieme, stavamo facendo qualcosa di grande perché certi viaggi sono carburante per l’anima e cibo per la mente e danno sensazioni che vanno oltre il semplice macinare chilometri su una moto.

3 agosto – La via del ritorno (senza autostrade)
Domenica: si torna a Genova, ma niente autostrade. Abbiamo scelto le strade lente, quelle che fanno scoprire il piacere della velocità moderata e dell’osservazione del paesaggio. Così ci siamo ritrovati sul lago di Trebecco, a mangiare divinamente al ristorante “Quattro Venti”, poi al ponte Organasco sul fiume Trebbia, dove famiglie e ragazzi facevano il bagno. Un’Italia che non si conosce, finché non la si cerca e la si osserva per comprendere meglio usanze e modi di vivere.
In serata: arrivo a Genova.

4 agosto – Il ritorno in Sardegna
Rientrati a Olbia, abbiamo imboccato la SS389 verso Nuoro. Sulla strada di Monti, Alà dei Sardi, Buddusò. Una strada familiare, ma ogni volta diversa. Tra boschi, granito e curve da piega, ci siamo concessi un’ultima sosta al sito nuragico di Romanzesu, una ciliegina archeologica su una torta di motori, paesaggi e legami familiari. Poi Bitti, Orune e finalmente… Casa.