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Viaggio in Andalusia e Extremadura

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di TODD

Ciao a tutti, eccomi qua a farvi il resoconto del mio viaggio 2025, da poco concluso. Era una vita che volevo fare la spagna del sud, e poi per un motivo o per un altro era sempre stato tutto posticipato, e a quel punto arrivava il gran caldo e allora meglio lasciare perdere (da quelle parti le temperature non scherzano), quest’anno però no, ho deciso di anticipare, metà giugno, sperando di evitare il bollore. E invece….

no ma non mettiamo il carro davanti a buoi e partiamo dall’inizio….anzi, a proposito di “carro”, la vera grossa novità è proprio la moto, dopo una vita di viaggi fatti su brevona affronto questa nuova trasferta sul trk502x, da me ribattezzato “Cino-cassone”, che tra l’altro ancora non mi convince pienamente. E non vi nascondo che le sensazioni sono strane, prima di partire, è tutto un po’ nuovo. Ecco, anche solo mettere le cose nelle valigie, prima ogni oggetto andava sempre al suo posto, chi nel bauletto, chi in valigia destra, chi in valigia sinistra, sembrava tipo Fantasia di walt disney, la scena delle scope, avete presente? Qua invece borsa da sella, borsa da serbatoio, bauletto no, valigie diverse….

e vabbè, comunque moto con gomma nuova anteriore, e tagliandata il giorno prima (di solito sarebbe meglio non farlo, e interporre qualche giretto di prova perchè non si sa mai, ma non è stato possibile fare altrimenti), prenoto la solita nave, 20 ore civitavecchia barcellona, e così va l’andata.

Però stavolta l’arrivo è previsto qualche ora prima, nelle 18-19 circa, quindi ho già la possibilità di fare qualche km verso sud, invece di fermarmi subito nelle vicinanze. Circa 100km o poco più e arrivo (dopo una strada anche divertente a tratti, nelle colline fuori barcellona) a Reus, città che non ha troppissimo da fotografare, ok per passare di transito. Gli orari spagnoli per cenare comunque li ricordavo molto più elastici, poco dopo le 10 pareva chiuso quasi tutto, trovo una cena all’ultimo tuffo.

Giorno 2: oggi è la giornata del tappone. Infatti ho previsto un trasferimento più lungo possibile per arrivare in andalusia con una botta sola. Il tutto però evitando rigorosamente autostrade (autopista, a pagamento) e restando su quelle secondarie, o al limite le superstrade (autovie, gratuite, limite al massimo 120, a volte 100).

parto nelle 10 (prima proprio non ce la faccio), e mi affido in buona parte al telefono-gps, le strade spagnole non deludono, ormai le conosco, scorrono quasi sempre, e i limiti sono del tutto accettabili, 80 e anche 90. nei paesi c’è 50, e in qualche punto ritenuto più pericoloso anche i 30, che non vengono fatti rispettare con telecamere varie, ma con dei dossi che se ti dicono 30…ecco, te falli anche a 25, và, che sobbalzi meno.
io poi non ho certo una moto in grado di tenere ritmi alti a lungo, perciò mi tengo spesso sui 100-105 indicati. Ci sono diversi autovelox ma sembrano ben segnalati, poi vabbè, speriamo bene, magari qualche distrazione l’ho avuta. Da Reus si scende verso sud, entroterra, molto divertente la zona tra Teruel e cuenca (circa), se non erro la sierra de albarracin, li hai tanti curvoni veloci e strade che passano in mezzo a quelle mezze montagne che da loro sono molto ricorrenti.

Poi dopo la strada diventa più dritta e piatta, i km scorrono bene, e dopo giusto un pezzo finale di 4 corsie, arrivo a Ubeda, meta di giornata. Temperature ancora accettabili, e devo dire che mi sono usciti 750km in un giorno senza che arrivassi distrutto. Si certo, stanco per una giornata in sella, ma non proprio lesso. Ubeda già è più carina come città, la piazza centrale e il centro in generale. Ok, come inizio direi che non c’è male.

Giorno 3: oggi devo fare meno km, dopo la tirata di ieri, l’arrivo è previsto direttamente a Granada, circa 150km di moto, dove soggiornerò per due notti. Arrivo abbastanza presto (che poi…con gli orari che fanno loro, prestissimo non si fa mai, impossibile fare colazione presto anche se uno volesse, in compenso il pomeriggio è lunghissimo), salvo perdere un po’ di tempo per dare ascolto al telefono che per arrivare all’hotel, centrale, mi fa fare anche la zona pedonale, con tanto di telecamere ztl. Fortunatamente chiedo e mi dicono che per le moto non fanno multe, boh, speriamo…

comunque, la città mi piace molto, per ora mi limito a girare per il centro, la cattedrale forse niente di che, in compenso la zona dell’Albaycin, i vicoletti della parte alta, mi conquistano davvero, pieni di gente, di negozi (ok, tutta roba da turisti, però ci giri volentieri), tutte case bianche e pavimento acciottolato. Come vedete da una delle foto, c’è però chi protesta contro il turismo, e forse può non avere tutti i torti. Salendo in alto si possono fare foto al famosissimo Alhambra, che ovviamente merita un capitolo a parte. Cena in centro, e la giornata finisce li.

Giorno 4: ecco, dicevamo capitolo a parte, e infatti lo merita. Mi ero informato (male evidentemente) per tempo e mi avevano detto tipo “si, non ci andare senza biglietto il giorno stesso, ma basta prenotare un paio di giorni prima”. Col cavolo. Tutto sold out per svariate settimane sul sito ufficiale, qualche biglietto aftermarket forse si trova ma a prezzi da bagarinaggio, tipo 5 volte tanto quello ufficiale (19 euro circa). È dalla sera prima che provo a cercare soluzione ma niente, mi rassegno a saltare la visita con un certo grado di nervosismo (eufemismo). Quando accade il miracolo: poco prima di dormire, oltre la mezzanotte, provo un ultimo tentativo sul sito ufficiale…bingo! Ci sono posti liberi per il giorno dopo! Evidentemente qualche rinuncia all’ultimo ha fatto rimettere in circolo dei biglietti. Meno male…

è mattina e mi avvio a piedi a fare la salita (per me fattibilissima, alcuni la danno per faticosa, ognuno pensi con il proprio fisico), mezz’ora dall’hotel. Ora non sto a bombardarvi di foto, perchè ne trovate in rete di ben migliori delle mie, vi dico solo che l’Alhambra vale davvero la pena di essere visto, almeno una volta nella vita. C’è tanta gente, ma si scorre bene. Certo, se fate una visita guidata vi fa capire di più, io cercando di non dare troppo nell’occhio cerco di orecchiare qualcosa qua e qualcosa la… ma insomma è bello lo stesso.

Il tutto dura circa 3-4 ore, come dicevano le guide, al termine delle quali torno in stanza, a mangiare un panino con il prosciutto (ah, per inciso, il prosciutto che mangio in spagna è favoloso, in italia non lo prendo quasi mai perchè trovo roba poco buona, li è un altro pianeta). C’è ancora un pomeriggio libero, mi vado a fare una veloce escursione in moto. A dire il vero ho zero voglia di mettermi in sella, perchè quelle maxi visite a piedi ti stancano di brutto, e poi fresco non fa, però un po’ mi costringo, e poi li vicino c’è la Sierra Nevada. La strada che ci va parte direttamente da Granada, è un bello stradone di montagna, larga e con curvoni disegnati bene. I miei 48cv con molti kg addosso fanno quello che possono, ma ovvio che un po’ fatico a salire con brio. Pazienza, non sono qua a fare le corse. Se fosse da noi questa strada la vedresti assalita da ogni tipo di motociclista, li non trovo pressochè nessuno. Ci sono un paio di autovelox, ma sembrano ben segnalati. Arrivo verso i 2000 metri, dove non capisco se la strada finisca o no. Perchè ci sarebbe il Pico de Veleta, oltre 3000 metri, il navigatore non mi ci fa capire nulla, e non c’è nessuno cui chiedere. E come detto non ho nemmeno troppa voglia di guidare, quindi ritorno verso la città. Comunque la zona è bella, ma molto brulla, nel complesso non ha quei panorami che ti possono dare dolomiti, pirenei, o altri…poi magari ad attaccarla anche da sud le cose cambierebbero.
Vabbè, ultima girata pomeridiana in centro, solito macello di gente (anche diversi italiani) e ora di dormire (in moto avrò fatto sui 70-80km, si e no).

Giorno 5: ora di ripartire da Granada, direzione sud, oggi previsti diversi km. Il paesaggio prima si fa più aspro, poi proseguo verso mare, arrivando dalle parti di Malaga, tutto per autovia. Questo tratto di costa non mi piace per nulla, per quello che vedo, la zona tra Malaga e Marbella, circa, tutta un’urbanizzazione continua, ma case brutte, tanto i palazzi più grandi che quelle più basse. La strada rallenta molto, per via del traffico, e già si entra nel primo pomeriggio. Devo dire che di istinto una casa al mare da queste parti non la prenderei…

solito panino+banana al volo, mini spesa a un supermercato, si prosegue ancora verso sud. Dopo si trovano nuovamente posti più naturali e meno abitati, e infine compare sullo sfondo la rocca di Gibilterra. Ora: in origine era prevista la visita, però non so, qualche recensione non mi aveva fatto scattare l’entusiasmo, poi già non è prestissimo e l’idea di dover fare troppo di fretta mi ha fatto cambiare piano. Però prima o poi tornerò, tanto di certo non è l’ultima volta che passo da queste parti, un Portogallo sud prima o poi sarà da fare, no? Quindi mi lascio alle spalle l’indicazione per Gibilterra e proseguo ancora, non molto, poche decine di km, per quello che sarà il punto più a sud del viaggio: Tarifa. Che poi dovrebbe essere il punto più a sud dell’europa continentale. Tira abbastanza vento e da anche fastidio. Comunque arrivo in città, dove pare ci sia davvero poco, o soprattutto anche nessuno o quasi. Parcheggio in un punto anche abbastanza famoso, quella striscia di terra che separa la città da un promontorio, e a sinistra hai il mediterraneo e a destra l’oceano atlantico. Si, il punto c’è, ci sono anche 3-4 italiani (e pochi altri), ma il vento è insostenibile, altro che camminare, a stento si sta in piedi, mentre mille mini-coltellate sotto forma di granelli di sabbia ti entrano dappertutto… ci rimango veramente poco, pochi minuti giusto per scattare due foto ricordo, non so neanche se si possa andare a piedi sul promontorio, e a questo punto nemmeno mi interessa più, fatemene andare via il prima possibile.

Ecco, per me è un po’ come quando ho visto quei video di arrivo a capo nord sotto una bufera di pioggia e vento freddo (si certo, qua nel complesso non è così drammatico, solo fastidioso), uno dice Ok ci sono stato, ma il divertimento è davvero poco.
Anche alla ripartenza il vento per alcuni km è fortissimo e faccio fatica ad andare dritto, meno male che non c’è quasi nessuno e che la cosa dura pochi km.

Insomma, per ora la giornata non sta procedendo granchè bene, ho visto poco e goduto meno. Ma il pomeriggio non è ancora finito, c’è da raggiungere la meta di giornata, Ronda, circa 80km nell’entroterra, tornando indietro sulla strada costiera da tarifa.
E fortunatamente qua le cose cambiano, basta addentrarsi di nuovo nelle campagne, e ritrovo una bella strada prima ondulata, tanti boschi di quercia, allevamenti di cavalli, e poi in salita, curve, tornantoni, zero traffico, qua si ragiona!

Sullo sfondo tanti paesini tutti bianchi, aria più frizzantina, i km vanno via con piacere, fino all’arrivo a Ronda, verso le 7 di sera. Qua si sta bene, non è caldissimo, la città è un po’ più alta, e ha la particolarità di essere tutta costruita su uno strapiombo, che offre una visione davvero suggestiva delle montagne circostanti. Pochi turisti in giro, il monumento più famoso è la Plaza de Toros, ovvero l’arena, che però per oggi è già chiusa. Classico giro in centro, tranquillissimo, e cena con la squisita “Presa Iberica”, piatto di carne che avevo già assaggiato una volta. Ok, questa ultima parte mi ha un po’ riconciliato con la giornata, 400km e qualcosa, per oggi può bastare, e intanto ho già iniziato la risalita verso nord.

Giorno 6: oggi di nuovo una percorrenza chilometrica più bassa, trasferimento verso Cordoba e basta. Ma prima faccio la visita alla plaza de toros che mi era sfuggita la sera prima. Non male, credo sia la più antica di spagna.

Ripartenza, prima parte un po’ mista, strade in mezzo a campi coltivati assolatissimi (mentre in tante parti dell’Andalusia è l’olivo a farla da padrone, olivi dappertutto, a milioni, che se uno si domanda come faccia la spagna a produrre quantità abnormi di olio, vada da quelle parti e avrà la sua risposta), faccio qualche sorpasso a gente -pure uno in moto- che andava anche più piano dei limiti, un po’ di vento laterale ma non come il giorno prima, e sempre più caldo, anche perchè da Ronda a sensazione credo di essere calato di quota.

Gli ultimi cento km, in autovia, sono un forno, io non ho il termometro purtroppo, ma a occhio e croce sui 40 ci siamo, e si sentono tutti. Tanto che pure a strada libera e velocità sui 115-120 indicati mi sale il refrigerante alla seconda tacca, cosa che di solito vedo solo quando sono in coda o a velocità bassissime. La moto però non scalda nulla, tutto quello che sento è ambientale, dal motore niente. Sono costretto ad ammettere che con la Guzzi sarebbe stato peggio, avrei dovuto assumere una posizione con talloni sulle pedane e gambe quanto più allargate possibile per evitare di essere investito in pieno dal calore proveniente dai cilindri.

All’arrivo a Cordoba, poca gente in giro, check-in sotto il getto di aria condizionata a palla, e andiamo in jeans e scarpe da moto a vedere il centro, distante pochi minuti a piedi. Per ora devo dire che ho trovato tutte sistemazioni centrali, e a prezzi buoni, ma ve ne parlo più tardi nel dettaglio.
Comunque, la prima tappa a piedi è il ponte, per osservare la città, e anche qua la temperatura è altissima, all’ombra, per il centro, si sta un po’ meglio. Già detto (vedi thread rinco boys) del doppio biglietto pagato per la mezquita, quando la vedi dentro comunque è bella, così come il resto del centro, abbastanza piccolo peraltro, a piedi fai tutto. Ancora giri a piedi, per il quartiere ebraico, cena sempre per li, mi è saltata una visita al castello e giardini, che però rimedierò il giorno dopo.

Giorno 7: libero la stanza ma mi lasciano il garage e mi tengono i bagagli alla reception, quindi vado a vedere il palazzo/castello dei re cristiani, e relativi giardini, non male, una visita la merita.

Tarda mattinata, tempo di ripartire, direzione nord, Extremadura. Prima parte del tracciato abbastanza dritta, un po’ di vento laterale ma niente rispetto a quello dell’altro giorno a Tarifa.
Poi a un certo punto il gps mi fa deviare rispetto alla strada principale, sempre stradone abbastanza larghe, ma molto secondarie, traffico tipo una macchina ogni 10 minuti, fondo buono, qua e là un po’ avvallato. Qualche curva e saliscendi, passo poi il confine tra andalusia ed extremadura, il paesaggio cambia, dall’onnipresente olivo si passa a querce da sughero, e bestiame -credo- brado al pascolo. Mi fermo alle porte di una frazione per una sosta-panino. Parcheggio sopra la pesa pubblica, l’ostacolo più temuto dal Cino-cassone, che dite, passerebbe la prova? Boh….

approfitto della sosta per domandarmi una cosa: ma qua come campa la gente? Voglio dire, non sono posti disabitati, vedo auto parcheggiate, distributori, qualcosa c’è, anche se nelle ore calde in giro zero persone. Ma sono in un paese piccolo e soprattutto molto lontano anche dalle città principali. Per le scuole dei ragazzi? Supermercati e così via, come fanno? Sono a tanti km di macchina da tutto. Ed è una cosa che mi sono domandato spesso, ormai che ho girato diverse volte per la spagna.

abbè, resto del pomeriggio per fare ancora km, sempre seguendo il navigatore che mi manda non so dove, però alla fine mi porta alla meta di giornata, Caceres, in extremadura. Devo dire che non ho aspettative su questo posto, perchè è riportata sulle guide, ma vedo che non è troppo turistica. E vi dirò, si rivela la sorpresa del viaggio! Città di stampo medievale, tante vie per cui girare, la bella plaza mayor, e soprattutto zero turisti italiani in giro, segno che è un posto ancora lontano dalle rotte principali dei flussi turistici. Da infatti l’idea di essere un posto molto “autentico”, se capite cosa intendo, non è filtrato dalla fama e relativo casino che c’è in altri posti. Ho ancora una volta una stanza centralissima, parcheggio pubblico a pochi passi, giro a piedi fino a cena e anche dopo.

Giorno 8: oggi gita in extremadura, mi sposterò da Caceres ma non di molto, nel mezzo ci sono due posti da visitare. Il primo è Trujillo, paese davvero carino, sempre sul medievale, ci si arriva in una quarantina di minuti, quasi tutti di autovia semideserta. E anche trujillo ha davvero poca gente in giro, bene così, mi faccio diverse scale a piedi per salire sul campanile della chiesa principale, e tanta salita per passare dalla parte bassa a quella alta. Tra l’altro dalle varie guide sembrava più tipo “villaggio”, in realtà piccolo non è, e ci passo più tempo del previsto, tenetene conto se passate da queste parti.

Panino all’ombra e ripartenza, direzione Guadalupe. Bella la strada, tutta in campagna, nella parte finale più tortuosa e sale un po’ in quota, avvicinandosi a una paesaggio di mezza montagna (collina alta, non aspettatevi un paesaggio alpino eh)
il paese è poca cosa, quello che conta è il monastero, in pieno centro. Se cercate in rete, vedrete che è un posto famoso a livello religioso, per la presenza di una Madonna Nera legata anche a svariati miracoli e fatti misteriosi, ma al di là dell’aspetto credente, anche la struttura stessa dovrebbe essere interessante, così dicono. Ed effettivamente il monastero da fuori è molto bello (si vedrà ancora meglio alla ripartenza, ma non ho potuto fermarmi a fare foto), e all’interno ha un museo, tutto compreso nel biglietto. Però vi devo anche dire che la visita non mi piace, per come è organizzata. Puoi entrare solo per gruppi, quando è il tuo turno, la guida parla solo spagnolo (e tra l’altro non è una guida vera e propria, si limita a far spostare il gruppo con l’orologio alla mano, e tempi troppo stretti per vedere tutto), io tra l’altro credo di essere l’unico visitatore non spagnolo. Anche alla cappella della “Virgin”, in lingua, c’è un religioso (frate?) che si mette a fare una specie di predica che per quello che mi riguarda fa passare tempo e basta.
Insomma, gita bella, posto anche, visita più no che si.

Resta un po’ di pomeriggio, riparto per tornare dalle parti di dove sono partito, ma da un’altra strada, verso nord e poi verso est. Da Guadalupe parte uno stradone di diverse decine di km, tutto curve e curvoni, bello da fare in piena a marce alte. Zero macchine anche qua. Dalle parti della montagna vedo addensarsi nuvole, addirittura un paio di fulmini! Io so che dovrò lasciarmi alle spalle la zona, ma forse l’acquazzone mi prenderà di striscio, e infatti così accade. 5 minuti di pioggia nei quali non mi fermo neanche, il tutto nel viaggio più caldo che abbia mai fatto. Bene, ci voleva! Scendendo verso la pianura, ovviamente di nuovo temperature che non so, ma oltre i 35 a sensazione.

Arrivo alla meta di giornata, Plasencia, città sicuramente meno interessante di Caceres, comunque tranquilla per fare due passi. Hanno una doppia cattedrale, vecchia e nuova, ma non la visito. Anche qua turisti zero.

Giorno 9: oggi previsto tutto trasferimento, 550km tutti 4 corsie. Prima avvicinamento a Madrid, poi un po’ di viabilità del circondario madrileno (non so quanto sia vicina o lontana la città), li il traffico aumenta, qualche accenno di coda (non troppo piacevole con il caldo) e il gps mi aiuta a prendere la direttrice giusta, quella verso Saragozza. Poco altro da segnalare per la strada, sempre velocità sui 110-120 indicati, giusto una sosta rifornimento e arrivo in città circa nelle 18, o un po’ dopo.

Approfitto della giornata poco interessante dal punto di vista tecnico per riassumere i costi del viaggio, che male non fa: la benzina costa un po’ meno che da noi, tipo 10-15 centesimi, niente di eclatante ma buttali via! Ho trovato sempre alloggi tra i 35 e i 55 euro, a volte con colazione a volte no. Parcheggi a volte pagati a parte (e ti costano tanto, anche oltre i 15 euro in un caso o due), a volte posti pubblici. Spese per il pranzo pochissimo, pochi euro per un panino, e qualcosa di frutta comprato nei supermercati. A cena una media di 20-22 euro e ti alzi senza la fame, a volte sui 15-17, al massimo 30-31. tutto sommato pensavo peggio. Solo qua a saragozza ho difficoltà nel trovare una stanza, ne becco una molto centrale, però mi costa oltre 70 euro, che vanno sugli 85 con il parcheggio custodito. Ma è stato un caso.

La città come é? Forse non è piena zeppa di cose da visitare, però non mi dispiace, una piazza molto grande, le vie dei negozi, il ponte per guardarla in versione panoramica, un reticolo di vicoletti detti “El Tubo” pieni di ristoranti, locali vari, o tanta gente, è sicuramente un centro molto vissuto, un po’ anche nelle ore ancora calde, di più con il buio. Cammino molto, ceno proprio li, ancora due passi, e finita anche questa giornata. Ormai il viaggio è pressochè concluso.

Giorno 10: restano solo 330km per barcellona e l’imbarco, oltretutto la nave è tardissimo, all’una di notte, quindi ho molto tempo. Rimango la mattinata a saragozza per andare a piedi (un 25 minuti) a vedere una cosa che ieri mi era sfuggita, il palazzo dell’Aljaferia. Questo molto bello, stile misto arabo e cristiano, merita una visita.

Ancora due passi verso il centro, pranzo stavolta in un fast food (pans and co. Lo conoscevo da una vita anche in italia, faceva panini molto buoni per la media dei fast food e anche stavolta non mi delude), e ripartenza con tanta calma.

Per strada poco da segnalare, tutta autovia, gran caldo all’inizio poi arrivando verso la catalunya la situazione si raffresca un attimo, e anche la vegetazione da inesistente o quasi diventa più verde. Arrivo al porto senza traffico, ho tutto il tempo di rompermi abbondantemente le scatole prima della partenza. Avevo avuto una mezza idea di fare un salto a barcellona centro visto che non ci sono mai stato, però sinceramente la stanchezza e la poca voglia hanno preso il sopravvento.
Viaggio lentissimo, tra l’altro con scalo a porto Torres, che allunga il tutto di ulteriori due ore.

Giorno 11: arrivo a civitavecchia non molto prima della mezzanotte, le strade intorno al porto che sembrano bombardate e i segnali tutti mezzi grattati e illeggibili mi ricordano che sono di nuovo in italia, e danno una parziale risposta alla domanda che mi sento fare alcune volte: “maaaaaa…..perchè andare all’estero con quante cose belle ci sono in italia?” vero, incontestabile, ma uno che va in moto ha piacere anche di trovare una bella viabilità, e li l’italia è perdente quasi sempre, di certo rispetto alla spagna.

Un po’ di considerazioni finali mentre mi faccio un’oretta e quasi mezzo di aurelia verso casa, il viaggio è stato molto bello, la città che mi è piaciuta di più è stata Granada, ma la sorpresa l’extremadura, una zona molto autentica, e fuori dalle solite rotte turistiche. Cambierei qualcosa dell’itinerario? Forse si, salterei il passaggio a Tarifa, magari per fare un salto a Gibilterra, vabbè, poco male, tanto come detto non è l’ultima volta che passo da quelle parti. Consiglierei il viaggio ad altri? Non so….io sono tornato bello stanco, chilometraggio alto in alcune giornate e gran caldo molto spesso mi hanno messo alla prova (ricordo sempre che io reggo tendenzialmente bene le alte temperature, ma 40 sono pur sempre 40, comunque tu le rigiri), quindi per chi cerca una vacanza relax direi più no che si.

E il Cino-cassone? Mah, nel complesso bene, non ha fatto cenno di problemi, mi ha richiesto solo di oliare la catena, e si certo, in qualche situazione tipo salitone e tratti di 4 corsie un po’ più di motore non mi avrebbe fatto schifo, ma generalmente so di aver tenuto lo stesso ritmo che avrei tenuto con la Brevona, che però mi avrebbe stancato maggiormente per posizione in sella e aria che passava, oltretutto scalcandomi certamente molto di più. E il tipo di rete stradale e di traffico, leggero e molto educato, hanno contribuito a nascondere o quantomeno mettere in secondo piano i suoi difetti (freni, peso nelle manovre da fermo e nelle fermate). Quindi si, se l’è cavata, chi dice che ci vuole una maxi cilindrata per fare viaggi, può avere ragione se hai il passeggero, da solo vai lo stesso, un attimo più piano ma vai.

Per il resto, che dire? Niente mi sa, grazie a tutti quelli che hanno letto, e alla prossima!

Calincontro Veneto, Nedo

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di Nedo

A Nettuno…

Il calincontro è un tuffo ma l’acqua te la devi portare da casa. A volte ne porti tanta a volte ne porti poca.
Il viaggio era tanto che ne avevo bisogno e come spesso faccio spezzo l’odiosa autostrada percorrendo tratti divertenti. Ma prima o poi tocca affrontare la Valle Padana. Mi sono organizzato, ho acqua e cibo, ma arrivo cmq a Catrano dove inizia la strada che chiamano “strada del Costo” con 34 gradi disidratato e trovo una “casa dell’acqua” (a pagamento che bravi!), dove praticamente mi faccio una doccia e bevo come un cammello.
Roane, Asiago, Gallio, Stoner, Foza, Enego, strade già fatte in passato, molto divertenti e goduriose. Temperatura buona tipo 23/24 gradi alle quattro del pomeriggio e profumi intensi da primavera matura/estate. Mi rigenero l’anima.
Il Lago d’Arsié è nascosto non so bene dove. Entro in una lunga galleria in salita, poi esco ed entro e riesco su strade boh, fino a trovare il lago. Il camping è carino ed è un angolo di pace. Faccio una doccia e mi piazzo in veranda e mi appare la visione di un culo in perizoma che entra in una tenda. Ah bé annamo bene. Poi Miriam mi scova e mi distrae dalla mia attività di guardonaggio. Fa la spia e dopo poco arriva il califoggiano che mi porta sul retro del mio bungalow dove il calincontro è già iniziato. E lì uno alla volta appaiono tutti i personaggi tipici del calincontro, gente che in un contesto normale eviteresti come la peste. E c’è Cipo, il mio cane da punta, che infatti per tutto il calincontro mi riporterà indicazioni su fantomatiche prede da accoppiamento sparse nel camping (la sua è semplicemente una deviazione professionale, per chi non lo sa, è addetto all’accoppiamento di vari animali in un’azienda di produzione, non c’entra nulla il patriarcato). Ma c’è anche il mitico fotografo playboy Fabio G. v7 special con la sua mgx21, la moto più assurda mai prodotta sulla terra, che per guidarla ci vuole la patente E e che richiede come completemento di outfit (come va di moda dire oggi) il camperos rosso con punta in metallo. E c’è Geo, L’Affettatore, GP…e poi i Pandori. Siamo un po’ tutti degli ottimi comici falliti e quando arrivano i nuovi Miago e Paola che gentilmente si presentano a tutti raccontando che venivano dalla Val Di Non, la prima cosa chiesta ovviamente, è stata “le avete portate le mele?”, come se Nello che viene da Roma portasse dietro un po’ di coda alla vaccinara, o il Duca dagli Abruzzi viaggiasse con gli arrosticini infilati nelle teste del suo splendido Eldorado.
L’elenco di personaggi con cui ho condiviso chilometri e chilometri ed avventure in questi, per me, 15 anni di calincontri, è lunghissimo. “Amici ovunque”, scrisse il califoggiano sulle magliette del deciversario ed è esattamente questo quello che è riuscito a fare. Dopo così tanti anni i mille abbracci che ricevi al calincontro, ti restituiscono la fiducia in un mondo migliore. Adesso mi leggo l’elenco dei partecipanti e li ringrazio uno ad uno perchè è stato un onore conoscervi e strepitoso incontrarvi di nuovo…umberto angelspike, alessandra, nello un vero comico naturale ed inconsapevole (a proposito dove sei finito nel viaggio di ritorno? Ho rallentato in autostrada ma non ti ho più visto…), lorenzo con la moto più affascinante dell’intero lotto il nuovo falcone militare ed il suo spinterogeno, il pregevolissimo problemchild, ottimo organizzatore (a me è piaciuto tutto, ma una menzione di assoluto valore per i due pranzi all’Osteria Antico Termine che me la sono segnata per le mie prossime scorribande, e alla malga Vittoria semmai ci tornerò), Enrico l’affettatore che porta scorte di ogni cosa col suo furgone e rende i dopo cena memorabili per tutti, v7 special che mi dà la paga anche col ciao, Baloo coi suoi roccamboleschi racconti di pista e le sue performance alla chitarra (caro Marco, il calincontro è da sempre un ricettacolo di artisti veri e puri e te ci stai perfettamente), Gaso e Fede e che ve lo dico a fare? Vi amo!, Aldo l’abruzzese, il mio amico Edo e la “sista” Elena (visto che siamo Bro, ma la prossima volta vieni con la tua moto!), Stefano l’infiltrato harleista, Nicola con l’astronava 1400 touring, il Socio con l’altra astronave, GP babbo e senza fisarmonica e le sue interessanti teorie sulla musica, l’unico superstite della brigata Sarda, bostaurus col quale mi immergo sempre nella nostalgia più profonda della mia terra d’infanzia (che esiste solo nei ricordi, ma che ne sanno della Sardegna degli anni settanta!), Elena e Daniel just married, il mitico Marchese trombone nel senso dello strumento, alessandro che associo solo ora al nick comodino, Rugi56 una roccia, sempre sul pezzo un vero “molamai” (a proposito eccone un altro che non vedo da anni e della zona mi ricordo anche Nefti…), Geofano col suo california meraviglioso. Domenica siamo saliti sul monte Grappa e come è tipico della motodispersione, mi sono ritrovato a fare la salita dietro un california guidato come diocomanda. Lo stile è quello di chi lo sa portare e lo schiaffeggia da una curva all’altra in una danza che solo pochi sanno fare. Pensavo “quando ci fermiamo gli faccio i complimenti”. Poi tutto mi è stato chiaro: erano gigio e gigia lemans ed ho detto tutto. Anche per Gigio un grazie solo non basta. Le migliori foto di me sul cali sono sempre le sue sullo sterrato del Maniva e se mai avrò una lapide metterò una di quelle con me che me ne vado verso le nuvole.

e poi le aquile argentate…e poi e poi e poi…i tedeschi che si incazzano e magari adesso ci invaderanno di nuovo e poi il sacrario ai caduti del Monte Grappa…e poi queste terre magiche teatro della più sconvolgente guerra mai combattuta in Italia…

ps: con l’avvento della tecnologia (vedi google maps, interfoni etc etc), non c’è più la motodispersione di una volta

pps: mi sono dimenticato di Pandora e del suo “Igorino di avviamento”…si perché rotto il motorino, igor è stato nominato seduta stante sostituto…belli come il sole

Calincontro Veneto, 27/29 Giugno 2025. Commenti e foto

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Lunedì mattina, tutto bene.
Grazie a tutti, mi sono impegnato ma per voi ne valeva la pena. La geografia dei luoghi ha fatto la maggior parte del lavoro, io ho solo dovuto mettere assieme tre altopiani e due vallate.
Mi dispiace per quelli di voi che si sono lamentati perché…”Eh, dai, ma potevi anche mettere qualche curva in più!”
Ho rivisto alcuni di voi dopo qualche anno e mi ha fatto davvero piacere. Emozione di cui non comprendo mai la ragione, ma tant’è!

Grazie a chi ha iniziato con me già venerdì pomeriggio sul Ponte Vecchio: ho capito che fino a che Nardini non introdurrà la tessera “Cliente dagli anni ’80” per aver diritto al Mezzo&Mezzo non annaquato, non ci tornerò più.
Il mirto ha ogni volta un sapore migliore e peccato per l’assenza della fisarmonica, secondo me era proprio per quello che protestava il tedesco: due chitarre e niente fisarmonica?!

Affettatore, la prossima volta cambia gusto di yogurt perché al mirtillo con la grappa non è il massimo…e non era la grappa!

Mi resterà impressa la sfuriata della direttrice del campeggio quando sabato mattina ho chiesto per un meccanico; “HO RICEVUTO TELEFONATE A TUTTE LE ORE, GENTE CHE MI SCRIVEVA. LA GENTE VIENE PER RIPOSARE E NON PER SENTIRE IL VOSTRO CASINO. NON ERAVAMO D’ACCORDO COSI’, HO GIà RICEVUTO UNA RECENSIONE NEGATIVA. STASERA RIMANGO QUA E VI ROMPO LE PALLE !!!”
Domenica mattina, invece, è andata meglio e mi ha detto siamo rimasti nella norma: grazie amici per avermi evitato di sparire nel lago.

Non male nemmeno al Turcio quando, arrivato ultimo di un bel po’ dopo aver chiamato chi aveva avuto problemi, chi aveva sfilato mentre eravamo fermi alla sosta birra precedente, il campeggio per il numero definitivo e la richiesta di più spazio, mi siedo dicendo che dietro di me non dovrebbe più esserci nessuno e mi sento dire: “Guarda che non sei l’ultimo, non sei mai l’ultimo”.
Questa frase meriterebbe una maglietta da Calincontro.

Mi spiace per il “ristorante” del campeggio, spero che i pranzi e le birrette defatiganti abbiano riportato la valutazione globale Food & Beverage in positivo.

Un grazie all’unica V11 del gruppo che ha dato ai detrattori motivo di perpetuarne la nomea di moto che sa sempre sorprenderti e mettere sul tavolo qualche cosa di sè…stavolta l’interno del motorino di avviamento.

Una birra a Monthina che, domenica mattina, mi ha portato la coda del gruppo fino alla salita del Grappa…se non ascoltavo quelli della manifestazione (ma dove?) del parapendio e lasciavo il percorso invariato era meglio. Meno seghe e più pieghe.

Amici nuovi e amici ritrovati, aspettiamo il prossimo

Questo è quello che Gigio intende con Quote Rosa: Porta tutto tu, cara

Verso le 16, abbiamo restituito i bicchier al barista e ce ne siamo andati anche noi.

Baloo

Io a casa. Grazie per avermi fatto passare due stupende giornate di percorsi strepitosi. Al dopocena etilico siete persino riusciti a sopportare che suonavo una chitarra scordata e senza sapere che facevo
Devo dire che sono stato molto aiutato dal livello dell’alcol etilico
Che trauma scendere dal Monte Grappa, la temperatura è raddoppiata! Arrivato a casa con 37 gradi contro i 18/20 che c’erano in cima

cipo

A casa!
Grazie davvero a tutti!!!
Rivedervi dopo 2 anni è stata una bellissima emozione.
Vi amo a tutti.
E se dovessi rinascere, vorrei rinascere GP! GP, mi sei mancato….
Bravo Ale! Davvero ben riuscito….
Grazie per lo sbattimento.
E non si è perso nessuno….

miago

Bellissime giornate passate in posti bellissimi su percorsi bellissimi!
Grazie a chi si è prodigato ad organizzare tutto questo!!!
Siete una bella realtà, ognuno con il suo carattere e le sue caratteristiche che quando si ritrovano fanno corpo unico!
Grazie della compagnia!

edo1200sport

E’ sempre bello ritrovare i vecchi amici e conoscerne di nuovi.
Ha ragione Michele, siamo un gruppo stupendo!!
Anche mia figlia si è divertita molto e dice che ognuno a modo suo è un “personaggio” e che siamo dei “Bro” :rollin

Grazie ad Alessandro & Co. per l’ottima organizzazione.

monthina

È stato un piacere ritrovare vecchi amici e incontrarne di nuovi, tutti uniti per la passione Moto Guzzi o quasi… Alla fine è andato tutto bene e l’organizzatore può tornare a respirare. Non ha perso chili perché non ne ha ma dopo la discesa da passo Coe quando con 38 gradi lo vedevo correre attraverso il parcheggio tipo Bip Bip per un attimo ho temuto il peggio…adesso si vaporizza è stato il mio pensiero.. per la birra sempre pronto…

Miriam

Bel calincontro!!
Ci voleva, bravo Alessandro grazie
Ad organizzare si hanno molte soddisfazioni, anche se a volte non tutto va come previsto, ma penso che, a parte il tedesco del campeggio, siamo stati tutti molto soddisfatti
Sono stata felice di rivedere tanti amici che non vedevo da tempo le strade lo so…. Sono bellissime
A presto

Gigio_LeMans

Bellissimo Calincontro organizzato come sempre alla grande
Bellissimi giri sulle mie strade pianificati benissimo da Alessandro
Peccato solo aver perso la voce
ma ho ritrovato molti amici che non vedevo da molti anni.

Spero di rivedervi prestoooo

v7_special

Grazie davvero Alessandro per il bellissimo calincontro…
Grazie come sempre anche a califoggiano.
Come sempre mi sono divertito come un bimbo…
Sono sempre felice di rivedervi..
E’ sempre un appuntamento irrinunciabile

lcocolao

Grazie fioi,
vorrei mettere a verbale le parole sentite dalla voce di un vecchio ad un’ora imprecisata dell’alba di sabato…

“No perché a mi no me da fastidio sentir parlare di notte… xe la musica, quea brutta che me da fastidio… perché gera proprio quea musica brutta…
E poi mi go da alsarme ae 4 e mexa per bagnare le piante.”

p. s. mi piace l’idea della recensione di Cipo.
p. p. s. riportiamo l’avviamento a spinta nel motomondiale.

A presto!

 

Una bella giornata dedicata a uno di noi.

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Una piccola e doverosa premessa: la zia di mia moglie Nadia si diletta di piccoli lavori artigianali in cui, devo dire, è davvero brava; quando ci ha mandato un paio di foto degli ultimi mosaici fatti per alcuni amici le ho detto: “Ma perché non mi fai il logo di Anima Guzzista? Sarebbe proprio bello!” e prontamente lei non si è fatta pregare e si è messa all’opera, con tempo e pazienza, come in tutti i lavori di questo tipo, ne è uscito un oggetto che è veramente bellissimo e che mi son subito domandato dove l’ avremmo potuto degnamente collocare e non intendo in casa mia, anche se ci starebbe benissimo sia chiaro, ma in quale occasione sarebbe stato bello sfruttare un simile oggetto.

Poi arriva il messaggio di Paolo, Cane per tutti noi, che ci spiazza e ci lascia quell’amaro in bocca e ci fa sentire come “una bruschetta negli occhi” (cit. EELST), e immediatamente abbino le due cose: Paolo merita un riconoscimento, è il nostro primo cittadino, è la nostra colonna portante, diamine chi meglio di lui merita un seppur piccolo segno di gratitudine per i mille mila contributi, da quelli meno importanti a quelli più importanti? e quindi, aggiudicato il mosaico: appena pronto sarà il nostro Oscar alla carriera per il mitico Cane, Paolo se lo merita tutto.
Tempo di tornare da Udine con il sacro oggetto e organizzo, malamente e velocemente, una fuitina da Paolo per la consegna; saremo in pochi un po’ perché non voglio che si diventi una presenza troppo ingombrante e un po’ perchè non sono l’organizzatore di eventi ufficiale, motivo per cui delego volentieri il buon Piero in tal senso – molto più bravo di me vi assicuro- e difatti eravamo in pochi a visitare Paolo; mi dispiace, con il senno di poi, che non fossimo più numerosi ma lo spirito di Anima Guzzista c’era tutto; così, quando siamo arrivati a casa di Paolo e ci siamo salutati, si vedeva anche nei suoi occhi – come nei nostri, savassandir- una sincera emozione.

Il piccolo omaggio è accompagnato da due righe che il nostro mitico phon-datore Goffredo ha scritto e che sono davvero la summa dello spirito di questa piccola iniziativa, vi riporto di seguito il testo:

E dai un’occhiata al forum e sistema il sito e impagina quel racconto…
E così
uno si accorge che c’è chi nella nostra comunità ha contribuito con mille storie e forse più e che ora ti dice che è stanco. E quasi in automatico parte l’idea di un regalo…
Ma cosa si può regalare ad un’Anima Guzzista come il nostro
Paolo, per tutti sul forum, semplicemente ‘Cane’? C’è solo un regalo possibile,una sorta di specchio in cui ritrovarsi, un abbraccio artigianale, fatto a mano, un mosaico di millemila tesserine, ognuna a simbolizzare un messaggio, un battibecco, un saluto, vero in sella o virtuale che sia.

Buona strada grande Paolo, inarrivabile e insostituibile randagio, pastore e

Cane da guardia di Anima Guzzista.

La giornata prosegue con un bel pranzo ristoratore, e come fare altrimenti? In fondo siamo Anime Guzziste e l’anima va ben rifocillata in qualche modo. Passiamo serenamente un paio d’ore in compagnia, chiacchierando al solito del più e del meno, ovvero di moto e giù di lì, e tra amici anche nuovi, appena conosciuti, finiamo per andare come sempre tutti d’accordo, perché alla fine questo è quel qualcosa che resta sempre unico e che trovi solo e soltanto incontrandoti di persona; trovare persone con cui parlare, con cui confrontarsi su tutto e con cui discutere e soprattutto amici con cui stare bene insieme.

Questo valore aggiunto è quello che deve rimanere di esperienze come questa: il fatto che tutta l’associazione Anima Guzzista -tutta davvero- riconosca a Paolo il suo valore come singolo membro, perché se è vero che solo insieme possiamo fare la differenza, se soltanto tutti insieme possiamo aiutare l’associazione a crescere e andare avanti per organizzare nuovi eventi, e perché no fare anche nuovi monumenti se dovesse servire/capitare, è anche vero che i singoli utenti sono importanti quanto tutti gli altri messi insieme, e attraverso loro e il loro riconoscimento lo spirito di Anima Guzzista va avanti e continua a fiorire sempre anche e nonostante tutto.

Grazie Paolo per tutti i tuoi grandissimi contributi, anche per i più piccoli e mi raccomando ci vediamo al prossimo incontro 😉 buona strada.

Il Divin Guzzista in Cagli, 28-29 giugno 2025

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di Roxxana

Devo sbrinare la testa per scrivere qualche appunto di viaggio; dal rientro in casa, domenica ore 13 e qualcosa, mi sono ritirata nel freezer per tornare allo stato solido: come avrebbe detto Gigi Proietti: ” Me so’ liquesa”.
La prima ondata di caldo africano dell’estate appena iniziata ha guastato il piacere del viaggio e mi ha tolto anche l’ appetito, ma ha lasciato intatto il gusto degli incontri, dell’ospitalità, dell’esplorazione.
Due nuovi amici -Marco con la V85 ed Enrico su una spettacolare Cali1400 bordeaux- con i quali ci siamo conosciuti casualmente a tavola il venerdì sera e ritrovati, sempre per caso, sabato mattina sulle curve adrenaliniche di Bocca Seriola per condividere, nuovamente,  tavola e chiacchiere.
Cogliendo l’occasione per rispondere alle loro fatidiche domande: “Cosa significa quel 57 che hai sulla maglietta e gli adesivi?” E poi: “Dove ha sede Anima Guzzista?” ho potuto aprire per loro un libro scritto (anche) su pagine web, e raccontare un po’ della nostra storia.  Poi le altre curve tentatrici, di Bocca Trabaria; pur non trovandomi in giornata ispirata, mi hanno procurato delle belle soddisfazioni e fatto passare in secondo piano il caldo opprimente.

Sabato sera, tutti alla grande grigliata in piazza con Ettore che si prodigava a procurare e “tenere” per noi guzzisti un tavolo in cui ritrovarci a mangiare bere e chiacchierare insieme; quest’ultima attività resa complicata dal gran cicaleccio, ora sovrapposto ora sovrastato dalla musica.

Ettore squisito padrone di casa! che mi dispiace non aver potuto incontrare ancora al pranzo della domenica, perché con Maurizio siamo scappati a casa al mattino, finché era ancora relativamente fresco.
Alberto “Totogigi” unico forse a non avere un aspetto liquefatto: dove nasconde il condizionatore?
Sabrina come una star con i suoi “Boys” Salvatore, Marco e, naturalmente, Massimo.
Cristina “grossagatta”, finalmente abbiamo fatto le presentazioni! E Beppeeuiua che porta allegria.

Il ritorno come per l’andata lo abbiamo fatto su strade statali e provinciali, in modo da garantirci qualche passaggio sotto tratti alberati e soste rinfrescanti a bere e inzuppare gli indumenti alle pubbliche fontane.
Se le strade non fossero invase dai cinghiali, di notte, ci sarebbe da considerare di percorrere solo dopo il tramonto.
Rimiro la maglietta dell’ evento, bellissima. Ce la siamo sudata.

Incontro di Primavera, 2025. Commenti e foto.

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Speedy72

Bon, arrivato a casa sano e asciutto! Ancora un grazie a tutti per le belle ore passate e le belle conoscenze fatte. Unico rammarico è che dovrò partecipare ad un altro incontro per vedere i Sic parvis Che comunque, anche il gruppo di ieri sera ho trovato fosse perfettamente aderente allo spirito dei partecipanti.
Un abbraccio a tutt*!

Roxxana

Arrivati a casa semisquagliati anche Tieillemans e Roxxana (quella con una sola n), con le gomme un po’ più limate verso l’estremo, rispetto alla partenza.
E tanti buoni propositi di almeno una settimana di insalatine e acqua.

FRADIS

Anch’io arrivato poco fa un abbraccio a tutti

Calidreaming

Arrivato docciato ora crollo sul letto.
Domani aggiornamenti e altri.
Ancora grazie a tutti quelli che sono intervenuti, grazie a chi c’era e grazie anche a chi non è potuto esserci perché noi valiamo sempre anche se non possiamo! Bravi ai TrenoMerci in attesa di riavere i Nostri Sick Parvis e un bacio di amore cosmico a tutti

mikko

È stato bello condividere questo giro travolti dalla passione bicilindrica. Non è mancato niente. Vi abbraccio tutti quanti e vi ringrazio.

Ticcio93

e se io scrivessi Amicizia Cosmica svilisco il motto stampato sulle nostre magliette??

indirettamente me lo suggerisce “una figura” che solo pochi hanno avuto il piacere di “conoscere” visto come molti già avessero mosso sulla via per Bracciano, m’è venuto naturale accarezzarla ancor che non la conoscessi, una semplicissima maglietta bianca con su scritto un altrettanto semplicissimo STAFF indossata da una “Semplicissima Signora” che ci ha sparecchiato i tavoli dalla colazione di ieri mattina

“scusate ma è bellissimo vedere tanta Amicizia!” (cit)

è riuscita a commuovermi, forse perchè ho pensato sia stata spinta dalla tanta “non amicizia” che si respira in giro per il mondo?

beh non lo sò ma mi piace continuare a pensare sia così, voglio pure credere che San Francesco fosse un tesserato AG sotto mentite spoglie ed al prossimo Incontro voglio incontrare un lupo che me lo confermi

IDP scrive Frà Nello da Fiumicino, prossimi gadget per i soci più ferventi sandali, calzini, cilici e sai rigorosamente griffati AG

ANIME, Vi (indegnamente) benedico a Tutte ovunque Voi siate, grazie di esistere; menzione particolare a Santa Tatiana da Rovigo, solo Lei poteva riuscire nell’impresa di far giungere la di lei Devota Pellegrina Simo IN MOTO in questa Sante Terre, cose che voi umani ecc ecc :inchino:

personalmente confermo l’idea quindi che i Santini con le effigi di ciascuno di noialtri soci andrebbero a ruba, abbandono al contempo quella dei cartonati perchè di difficile realizzazione :asd:

a corollario notizie utili per i follo-Amici non presenti: qualora aveste ad imbattervi in link che rammentino la Valle dei Bronzetti consiglio di non aprirli…e men che mai andarci direttamente se tenete alla vostra silhouette, specie ora che siamo in prossimità della prova costume

Macio

Era da qualche anno che non venivo a un incontro di primavera (l’ultimo in Sardegna tre anni da) ed è parimenti da qualche anno che non frequento praticamente più il forum.
Però, quando c’è l’imprinting Animalo Guzzista, tutto il resto viene di conseguenza. 😎
Grazie a tutti per la compagnia, sia a quelli che conoscevo già, che a tutti quelli che ho visto per la prima volta e che forse avrei potuto conoscere meglio, se non avessi un carattere aperto quanto quello di un orso appena uscito dal letargo, scontroso e affamato

bicilinder

Ecco, siccome sono anch’io un po’ orso, concetti alla “Maria de Filippi” (apprezzabili né), del tipo Amore cosmico, amici dappertutto…. aquile travolte da qualcosa… (per fortuna non da un’autotreno) dicevo, questi bellissimi concetti, sono felice non siano finiti sulla maglietta quest’anno, così la posso anche indossare
Ma veniamo alle cose serie: l’Umbria è bellissima. Vogliamo dire qualcosa sul giro di sabato? Sui Monti Sibillini e quella valle incantata dominata da Castelluccio?
Percorrere gli ultimi km prima di svalicare per poi trovartela davanti in tutta la sua bellezza… ha fatto svanire di colpo il ricordo del traffico sulla A14 del giorno prima.
Poi è arrivato un pranzo nunziale e nemmeno ho capito chi s’è sposato…
Splendida anche la serata musicale.
Una bella edizione.
Ps.: mentre guidavo, Paola ha scattato qualche foto.

eccole https://photos.app.goo.gl/bSDGccx18foChCuQ6

Una curiosità: in una foto si vede una coccinella appoggiata sulla borsa serbatoio, lì per lì la stavo per lanciare con una ditata poi decisi di lasciarla. Ha girovagato sulla borsa per oltre 50 km

saiot

Arrivato a casa ieri, sfatto dal caldo ma contento di questi 2 giorni. Grazie a chi si è sbattuto ad organizzare e a tutti per la bella compagina. Sabato è stato un giorno semplicemente pefetto. La domenica me la sono un po’ rovinata quando ho deciso di partire con la giacca di pelle invece che con la traforata. Errore da principiante.

zaramax

“…E l’eco si è smorzato appena
delle risate fatte con gli amici,
dei brindisi felici!”

Parole del Maestro Guccini, che mi ronzavano in testa stamattina mentre, sbarcato ad Olbia con l’eleganza di un cavaliere errante (ma con l’abbigliamento da moto sudato e stropicciato), riprendevo la via di casa verso Nùoro. Poco più di 100 km in solitaria, perfetti per far decantare emozioni, pensieri… e pranzi e cene dei giorni prima.

Raduni come quello di Anima Guzzista sono molto più di semplici incontri fra appassionati: sono ricariche per l’anima, carburatori per l’umore, amplificatori di amicizie nuove e vecchie, tutte accomunate da quel rombo inconfondibile che ci unisce e ci rende, nel profondo, una strana ma bellissima famiglia.

Un grazie grande come un bicilindrico a V va a chi ha sudato, si è impegnato ed ha organizzato tutto questo con passione (e sicuramente con qualche maledizione ad Excel) 😀 .
Il risultato è stato, come sempre, strepitoso.

Ora cerco di mettere ordine tra foto e video (non è facile distinguere tra sfocate e “artistiche”) e a breve condividerò il link. Spoiler: ci sono sorrisi, curve, brindisi e moto belle da far piangere.

Alla prossima, amici di Anima Guzzista!!

 

Playlist dei filmati: https://youtube.com/playlist?list=PLVWz … v0z7Y4DnsS

Album delle foto: https://www.amazon.it/photos/share/zWpx … bkUsymwrP4

ps. le prime foto sono relative alla tappa di trasferimento Nùoro – Bevagna, capisco che sono di minor interesse, ma le ho lasciate perché fanno parte della mia esperienza.

Baloo

Non so a cosa sia dovuto se “quel” fatidico giorno ho curiosato in google per attingere qualche informazione sulla nuova moto comprata. L’insieme di queste cose hanno sicuramente dato una svolta alla mia vita e ogni volta che vi ritrovo mi rende particolarmente felice. Bellissimo incontro, bellissime strade in ottima compagnia…..Ops, volevo solamente dire che siamo arrivati a casa.
Grazie di tutto.

Pandora

Pandori a casa in un vraaaaa.
Grazie a tutti per emozionare e farci stare bene.

Grazie a Eugenio che, archiviato l’ennesimo problema elettrico e di sicuro non l’ultimo, ancora mi fa emozionare nonostante i suoi 180mila km.

Grazie a chi si è sbattuto per organizzare, ai posti che ci hanno accolto e sfamato e ai Treno Merci, piacevole scoperta musicale.

Alla prossima!

Incontro di Primavera, Maggio 2025

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di Giuliano Arcinotti

Ed eccoci qui anche quest’evento di Anima Guzzista è giunto al termine e tocca fare i conti con l’amara consapevolezza che per un po’ tocca stare senza quell’amore cosmico che solo chi frequenta gli incontri di Anima Guzzista trova.

La cosa che mi preme fare prima di tutto è ringraziare chi ha reso possibile tutto questo, a iniziare dal mitico Piero S558 Govoni che è stato il nostor concierge d’eccellenza e che ha gestito i non pochi arrivi delle Anime da tutta Italia, un grande grazie alla struttura che ci ha ospitato, il Camping Pian di Boccio, che ha sopportato la nostra esuberante presenza del sabato sera (insieme agli altri ospiti del campeggio ^_^), un grande grazie agli ragazzi dello staff e non solo che si sono prodigati per aiutare in ogni modo, a partire da chi si è dato da fare per la realizzazione dei gadget (S558 e Roxxana), a chi li ha portati e gestiti in questi giorni e che continuerà a farlo per tutti noi (L’Affettatore), a chi ci ha organizzato quei giri stupendi su è giù per il centro Italia (PieroGT grazie), un enorme grazie anche a chi ci aiuta con i conti durante le soste ristoro (Calicontabile), un grazie anche a Baloo (che tanto adora il suo ABS) per il prezioso contributo fornito (a breve su questi canali), un grazie anche ai prodotti di artigianato sopraffino del Motisi che sono sempre belissimi e sicuramente finirò per dimenticarmi qualcuno che sarà mio ospite di birra alla prossima occasione così mi faccio perdonare.

Un grazie speciale però va a tutti quelli che sono intervenuti, chi venerdì, chi sabato, chi prima chi dopo, chi con le moto piccole e chi con i poderosi 1400, chi in tenda e chi in hotel, chi tardi chi presto, ai Trenomerci che hanno saputo farci dimenticare l’assenza dei grandissimi Sick Parvis (a proposito ragazzi mi raccomando che vi si aspetta a Mandello eh), e che sono stati una piacevolissima scoperta e una gradevolissima compagnia per tutto il sabato sera e inizio della notte ^_^

Grazie anche agli sposi per i quali si è tenuto il pranzo di sabato, anche se, come diceva Antonio Bicilinder, ancora dobbiamo capire chi si è sposato ;-), grazie a mamma Umbria per i panorami che ci ha regalato da Castelluccio, sembrava di essere in paradiso, ed in effetti se sei in moto in posti simili se non sei in paradiso poco ci manca.Ripartito da Monteriggioni direzione Siena prima e Asciano poi mi sono ritrovato a calvacare lungo le Crete Senesi e allora mi sono iniziato a domandare cosa stavo vivendo…. Mi chiedevo se mi meritassi tutto quello perchè era davvero tanto, ma tanto bello.

Arrivo al campeggio e trovo già un po’ di Anime davanti alle rispettive birre e dopo aver montato tenda ed essermi ben lavato mi procuro una bionda freschissima e mi unisco alle ciarle per finire ad aiutare nella gestione degli arrivi degli iscritti.

Il giorno dopo partenza di buon ora, e iniziamo subito con un “seguite me che tanto ho il navigatore impostato con la traccia del percorso fino a Castelluccio” per poi perderci dopo pochi km ovviamente….. per fortuna con noi c’era Guzzitopo che sapeva bene che strada fare e che ha fatto da guida per tutti, poco dopo decido di aspettare un poco quelli più lenti, così mi metto a posto il navigatore e non mi perdo più, e li faccio andare avanti convinto di recuperarli.

E poi che dire, sono partito con qualche pensiero in testa di lavoro, che non mi faceva godere appieno il viaggio, anche perchè partendo di venerdì mattina mi sentivo quasi in colpa perchè mi rendevo conto di essere praticamente in vacanza mentre gli altri ancora lavoravano, famiglia in primis, poi però ho iniziato a fare le strade della Toscana quelle belle, e una volta iniziato a prendere le prime curve direzione Monteriggioni i pensieri come sempre sono spariti, la terapia motociclistica ha preso il sopravvento e solo oggi (martedì ndr) sono tornato davvero con la testa sul lavoro.

Mentre mi avvicinavo a Monteriggioni sono stato letteralmente rapito da quello che mi circondava e anche il caldo che iniziava a farsi sentire non aveva il minimo impatto su di me, ero in pace, stavo bene.

una volta il navigatore decida che devo fare quella 4 corsie che tanto gli piaceva ….. e quindi giù e su per 30 km di strada extra assolutamente non necessaria, meno male che si andava tutti a passeggio, mi rimetto sulla strada corretta cambiando navigatore, e mi ritrovo a fare percorsi bellissimi, con strade a percorrenza anche abbastanza serena in velocità non proprio codice, e dopo parecchie  goduriose curve raggiungo Castelluccio e mi rifocillo come si deve, mentre tutti si godono il luogo e il momento.

Scendiamo nella valle della bellezza della Pian Grande di Castelluccio in un ambiente magico e sublime che ci regala un attimo di serenità, di lì a poco arriviamo alle Nozze di Cana che non è la moglie del Cane ma qualcuno che si sposava nel posto in cui abbiamo mangiato, benissimo e davvero tantissimo, ma benissimo, un complimento di tutto rilievo all’Agriturismo La Valle Dei Bronzetti che merita un visita se siete in zona, con calma, e con la possibilità di fare un pisolo dopo ma merita davvero.

Ripartiti con le pance piene, direzione Cascia, Cerreto di Spoleto, Spoleto, Foligno e rientro in campeggio arriviamo che praticamente è ora di cena….. ancora…. cibo…. -_-

La sera però passa in tutt’altro modo la stanchezza che magari potevi provare per i km sparisce grazie anche ai bravissimi ragazzini (come noi d’altronde) dei Trenomerci che ci fanno divertire davvero tanto e che ci fanno dimenticare i grandi assenti di questo evento, bravi davvero e ricchi di energia, e che si son dovuti tacere all’una passata su richiesta dell’organizzazione campeggio, richiesta più che comprensibile, ma che sarebbero anche andati avanti a oltranza… fantastici.

Il giorno dopo ripiegata la tenda e fatti i bagagli si parte direzione Musam sul lago di bracciano, questa volta il navigatore non sbaglia un colpo, in compenso quel bastian contrario di Beppe Titanium decide che dove dice il navigatore non va bene e finiamo per perder tempo in strade sbagliate…. ma vabbè poco male, perchè ancora una volta la nostra splendida Italia ci aiuta e ci fa scoprire posti stupendi con percorsi divertenti anche ad andatura rilassata, e alla fine arriviamo a salutare la gentilissima Elena Bagnasco con cui avevamo un appuntamento appunto al Musam e con cui facciamo due chiacchere.

Dopo una deliziosa pausa a Sutri presso l’Antica Norcineria Bomarsi saluto tutti e riprendo la strada di casa, Tuscania e poi Aurelia fino a Rosignano dove l’autostrada mi farà compagnia fino a casa. Ho tempo di riflettere lungo i noiosi rettilinei dell’Aurelia ma in realtà sono felice e rilassato, la moto trotta da sola quasi galleggiando come un caicco sul mare di asfalto che mi porta a casa, e io sono solo un passeggero che si fa portare da lei, la mia compagnia preziosa, l’unica che ancora non ho ringraziato per avermi sopportato tutto questo tempo per questi 1050 km su e giù per il centro Italia, lei che è sempre pronta a sopportare le mie smanacciate sul gas e le frenate fatte male, lei che in piega sembra quasi dirmi “tranquillo ci penso io qui tu lasciami andare che non succede nulla” e la senti mentre dice tutto questo la percepisci e capisci che è proprio bella la mia V85tt, che Moto Guzzi anche se non è più una Spa ha fatto davvero un lavoro fantastico e che possono tentarmi con tutti i cavalli del mondo e le ciclistiche più sopraffini ma difficilmente troverà qualcosa di così unico come la mia Euforia.

E poi dove trovo un’altro gruppo di personaggi che possano reggere la minchitudo massima che dimostrano le mie Anime Guzziste, dove trovo un’altra banda di pazzi come voi. Impossibile via.

Un pensiero infine a chi non è potuto essere con noi rinnovo l’invito a esserci numerosi al prossimo evento, quale che sia non importante, l’importante è esserci, e un caloroso pat pat sulle spalle allo sfortunato Rolando da Goldwing che insieme alla mitica Elena hanno visto interrompere anzitempo il suo tour del sabato causa foratura della cavalcatura nipponica e che è dovuto rientrare a mezzo treno, non merci però ^_^ dai ragazzi che ci vediamo a settembre.

Per tutti gli altri ancora grazie di cuore per esserci stati, Anima Guzzista ancora una volta è fatta da tutti voi e non da me e dallo staff, uno vale uno sempre e tutti insieme siamo una potenza.

 

Giorgio Parodi: commemorazione al MUSAM

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Nuova tappa per il GP Tour: Appuntamento al MUSAM

di Elena Bagnasco

Lo scorso 1° Giugno il GP Tour – viaggio attraverso l’Italia alla scoperta di Giorgio Parodi fondatore genovese della moto più iconica e amata in Italia e all’estero – ha fatto tappa al MUSAM, il Museo Storico dell’Aeronautica Militare a Vigna di Valle.

Il Museo ha accolto piloti ed appassionati del volo e delle due ruote per celebrare il 70° anniversario della scomparsa del Capitano Pilota Giorgio Parodi, consolidando quel legame iconico fra cielo e terra proprio a partire dall’aquila dorata ad ali spiegate che Giorgio volle sui serbatoi delle motociclette in ricordo degli amici piloti scomparsi Stefano Baglietto e Giovanni Ravelli, compagni d’armi nella prima Guerra Mondiale. L’evento è stato un’occasione speciale suggellata dal dono dei suoi occhiali di pilota a testimonianza di quel legame unico – davvero senza tempo – che ha unito la “moto dell’aquila” al mondo dell’aeronautica, la passione per il volo e la passione per le moto unite sotto le ali dell’aquila di Giorgio Parodi

“Uno dei primi ricordi trasmessi da mamma Marina su nonno Giorgio riguarda le competizioni.
Quando la Moto Guzzi vinceva, mandava solo una persona a ritirare il premio o i premi, quando invece perdevano doveva essere tutta la squadra ad andare a congratularsi con i vincitori.
È con questo spirito che domenica scorsa abbiamo accolto tanti appassionati delle due ruote al MUSAM, Museo Storico dell’Aeronautica Militare, venuti per i 70 anni della scomparsa di GP.
Tanti amici venuti da ogni parte d’Italia, tanti, tantissimi amanti dell’Aquila dorata, ma anche Morini, Ducati, Vespa e tanti altri.
Gli amici di HAG ci hanno salutato con due aerei importanti proprio quando ho consegnato gli occhialoni del nonno.
Un piccolo gesto per riportare GP a casa, da quell’aquila dorata che ha sempre portato nel cuore.
Mi torna in mente il puro spirito sportivo di nonno, è stato bello avere anche i ‘cugini’, tutti insieme uniti da qualcosa che si chiama passione.
Vero è, come dice sempre un amico, che la strada è di tutti, ma è altrettanto vero che la passione è unica.
Una giornata indimenticabile terminata con il grande abbraccio delle Frecce Tricolori.

Oneri & Onori del Guzzista Perfetto

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di Andrea aka “Beef”

Possedere una Guzzi, l’andarci in giro (più o meno) orgogliosamente in sella, ha in qualche modo cambiato il vostro approccio al motociclismo?

La risposta è sì, l’ha cambiato; ma per chiarire il punto è necessario che vi racconti la mia storia, la mia esperienza sulle 2 ruote.
La prima motocicletta che compro, una volta divenuto indipendente economicamente, arriva tardi, nel Maggio del 1994, e si tratta di un piccolo monocilindrico da 22 CV alla ruota, la Suzuki GN250…

Ho già 29 anni, non ho mai avuto un mezzo a 2 ruote, non lo so guidare e non so nulla di curve, frenate d’emergenza, pieghe, staccate e scalate di marcia, imparo lentamente seppur la moto in questione sia perfetta per un principiante: non mi considero un motociclista e non mi allontano mai troppo da casa (uso la moto per andarci al mare o in centro, alla stregua di uno scooter).
La moto in sé non mi fa impazzire, l’ho comprata perché costa poco (anche se la pagherò tramite finanziaria in 3 anni), consuma pochissimo (percorre circa 35 km con 1 litro di benzina) e c’ha anche un piccolo display sul cruscotto che ti segnala in che marcia sei…wonderful!

La seconda motocicletta, l’acquisto perché mi piace…e mi piace perché non piace a nessuno: si tratta della famigerata Aprilia Motò 6.5…

E’ la moto che se da una parte mi allarga gli orizzonti (ci faccio vari viaggi sul territorio nazionale, dal giro di tutti i passi dolomitici alla scoperta della Val d’Orcia, dalla Val Tiberina al Parco Nazionale d’Abruzzo) e mi fa diventare un mototurista – nonostante stiamo parlando di un monocilindrico da 650cc e circa 44 CV di potenza – dall’altra mi fa scoprire che la fratellanza fra centauri è una balla di proporzioni colossali: quasi nessuno risponde al mio saluto quando lo incrocio, molti di quelli con cui cerco un feeling fra una sosta alla pompa di benzina e un caffè al bar mi guardano altezzosi considerando l’Aprilia solo un curioso mezzo a due ruote, lo snobbano etichettandolo come una schifezza e in caso di problemi tecnici (batterie che muoiono tutte in gioventù), i problemi te li devi risolvere da te…rimango per strada molte volte, per fortuna ho l’assistenza stradale compresa nell’assicurazione.

Tutto cambia quando, a 10 anni dall’acquisto della GN250, entra nella mia vita LEI…

Con l’acquisto della verdelegnano, moto che al primo approccio definii né intuitiva e né molto maneggevole, realizzo il secondo grande sogno che avevo da adolescente, comprarmi una Moto Guzzi (il primo, per la cronaca, era quello di possedere un’Autobianchi A122, sogno che avevo realizzato da neo-patentato, auto con cui percorsi quasi 100.000 km e che ancora oggi rimpiango).

Cambia il mio approccio al motociclismo…ma qui passiamo alla seconda domanda…

Ha cambiato il vostro modo di approcciarvi agli altri centauri?

Anche in questo caso, la mia risposta è sì…e il motivo è rappresentato da una figura che, mio malgrado, devo introdurre: MIO PADRE.

Classe 1923, secondo di sei figli, nasce in seno ad una famiglia contadina, con un padre (mio nonno) invalido della Grande Guerra: il pane non manca mai, ma la vita dei campi è dura, le bocche da sfamare tante e si vive – e si acquista – lo stretto necessario, spesso tramite il baratto.
La fortuna di mio padre è che dopo aver fatto le scuole di avviamento professionale, a 16 anni inizia a lavorare, fa carriera, guadagna bene e si toglie parecchi sfizi, crociere nel Mediterraneo, viaggi e l’acquisto di ben 3 Vespe…a quasi 40 anni si sposa, esattamente al primo anniversario di matrimonio nasce mia sorella e, dopo due anni, il sottoscritto: mio padre ha già compiuto 42 anni.

Venendo al mio rapporto con lui, come ogni padre mi vorrebbe (quasi) perfetto, ottimo studente e brillante atleta, io non sono né l’uno né l’altro…il suo sogno di avere in famiglia un figlio medico – o ingegnere – si infrange al mio primo anno di superiori…non gli do mai una soddisfazione, non può mai vantarsi con parenti e amici di qualche mio risultato, non ho nessun talento particolare e questo scatena continue discussioni infuocate fra noi due.

Ma mio padre, senza saperlo, ha dentro il “SACRO FUOCO GUZZISTA” che brucia: proprio lui, vespista convinto, è un insospettabile ed inconsapevole guzzista.

Ricordo che ogni qualvolta pronunciava il nome “…Moto Guzzi…”, lo faceva seguire da una piccola pausa quasi a voler sottolineare la sacralità del marchio.

Ricordo che parlando di una gara endurance amatoriale a cui partecipò in sella alla sua Vespa 125 nel 1958 o forse nel 1959, parlando di un collega che correva nella categoria motoleggere, disse “…Gualtiero gareggiava in sella alla sua Guzzi…eehh…in fatto di moto aveva il meglio…”

Ricordo che quando gli dissi che mia sorella si era comprata la moto (una Breva 750), si arrabbiò molto dicendo che buttava i soldi, per poi commentare “…aaah, una Guzzi…vi sarà costata un occhio della testa…però è una Guzzi…”, una volta saputo che l’acquisto era una bicilindrica lariana.

Ma, in particolare, ricordo quando io comprai (usata) la verdelegnano

(Io) – …ho cambiato la moto…
(Lui) – …hai cambiato la moto?…quella che avevi non andava bene?…cosa hai comprato?…
(Io) – …vieni a vederla, è in garage…
(Lui) – …tutti ‘sti soldi buttati…ma te guarda se è il caso di spendere i soldi così…c’era bisogno di una moto nuova?
(Io) – …ECCOLA…E’ QUESTA…
(Lui) – …ah…ma è una MOTO GUZZI…
(una lunga pausa, poi la voce via via più roca, come rotta dalla commozione)
– …questa ti sarà costata una fortuna…E’ UNA GUZZI…
(Io) – …no papà…l’ho comprata usata e quindi non l’ho pagata tantissimo…

Dopo tanti anni, per la prima volta, vidi nel suo sguardo quell’orgoglio che un padre prova per il figlio quando questo fa qualcosa di grande e per lui, vespista convinto che in cuor suo aveva sempre “venerato” il marchio lariano, acquistando la V11 Sport avevo fatto qualcosa di VERAMENTE grande.

Quindi…come non posso amare la Moto Guzzi, un marchio, una moto, che ha compiuto il miracolo di rendere mio padre orgoglioso di me?
Non solo: secondo il suo punto di vista, guidare una Guzzi comportava dei doveri, andava guidata con giudizio, attenzione ed orgoglio, a testa alta: in sella bisognava essere dei cavalieri dalla lucente armatura.

E così, una volta salito in sella, mi trasformai.

Sono diventato il motociclista che saluta SEMPRE, per non dare l’impressione che i guzzisti siano spocchiosi o altezzosi.
Sono diventato il motociclista che se ne vede un altro fermo per strada, si ferma SEMPRE a dare una mano (anche se di meccanica non so una cippa!), prestare il cellulare, scortare fino al meccanico più vicino chi è rimasto in panne.
Sono diventato il motociclista che, se va a prendersi un caffè al bar insieme ad altri centauri che guidano moto di marchi diversi, deve giocoforza offrire SEMPRE il caffè a tutti gli altri.

Ma ho anche scoperto presto che avere una Guzzi – e guidarla con orgoglio – può creare dei problemi, fino ad avere STRANE discussioni che portano jettature…puoi finire colpito dal “fuoco amico”…e siamo alla terza domanda…

Vi ha creato in qualche modo problemi, rogne, sterili discussioni da bar di cui avreste volentieri fatto a meno, avreste voluto evitare?

La mia risposta è – ancora una volta – sì.

Le discussioni da bar, quelle fatte davanti ad un caffè, ad una birra o con le gambe sotto ad un tavolo mentre si condivide pane e companatico con altri centauri, mi creano (e mi hanno creato) problemi solo perché son sterili, fine a sé stesse: come dicevano i pragmatici latini, i gusti personali non si discutono ed è lapalissiano che se io guido una naked da 90 CV e tu una ipersportiva carenata da 150 CV, abbiamo gusti diversi, ma soprattutto cerchiamo cose diverse nella moto che abbiamo acquistato…non c’è bisogno di aprirci sopra un dibattito, ma soprattutto non c’è bisogno di ribadire tali differenze ogni volta che ci incontriamo per strada in sella alle rispettive moto.

Come non c’è nessun bisogno di “attaccare” un marchio in sé tanto per ribadire la (presunta) superiorità tecnologica della propria moto, andando poi a sottolineare (presunti) difetti delle moto prodotte sul quel ramo del lago di Como: dimostri solo la tua ignoranza in fatto di modelli passati e presenti usciti sul mercato…e faccio due esempi su tutti.

Qualcuno dei centauri con cui uscivo (circa 10 anni fa), riteneva assurda la disposizione dei cilindri a V frontemarcia sostenendo che il migliore raffreddamento era relativo, per non parlare della trasmissione ad albero cardanico: solo in Moto Guzzi avevano trovato valida una tale soluzione, forse a causa di progettisti impreparati e incompetenti (state parlando dell’ingegner Giulio Cesare Carcano?).
Poi io ricordavo la Honda CX 500 (bicilindrico a V di 80°, 496cc di cilindrata, 260 kg a secco, trasmissione finale a cardano per 50 CV di potenza) ed immediatamente si passava a parlare della disastrosa situazione socio-politica del Burkina-Faso.

Parlando del rapporto peso-potenza, altri sottolineavano ridicolo del V11 Sport…e anche qui a dire che solo sulle sponde del Lario potevano mettere in produzione una moto con caratteristiche così penalizzanti.
Poi io ricordavo la Yamaha BT Bulldog 1100 (bicilindrico a V, 1063cc di cilindrata, 240 kg a secco, trasmissione finale a cardano per 65 CV di potenza) e d’incanto il discorso cadeva sul prezzo degli ortaggi alle stelle.

Ma la parte più interessante dell’argomento è quella relativa agli incontri – e alle discussioni – con chi la pensa come te e alle STRANE conseguenza che questi portano come eredità.

Profezie che si auto-avverano con te che finisci, tuo malgrado, colpito dal “fuoco amico”.

ESEMPIO N° 1…due anni fa, sto tornando a casa in sella a “Lady Day” e arrivo ad un semaforo dove è appena scattato il rosso: neanche il tempo di fermarmi che vengo affiancato da un signore in sella ad una Royal Enfield, è il padre di una mia collega, uno che nella sua vita avrà avuto 30 o 40 moto diverse, fra cui molte Guzzi: mi riconosce, mi saluta e dopo avermi fatto i complimenti per la verdelegnano spara la sua profezia…

“…occhio però, perché ‘sta moto c’ha un problema grosso, la molletta del cambio che ogni tanto si rompe…”

Io faccio di sì con la testa, scatta il verde, lo saluto e parto…due giorni la “molletta mi molla”, è la quarta che rompo, ma io ho come il sospetto che il padre della mia collega mi abbia tirato jella…mah…

ESEMPIO N° 2…tre settimane fa, sto tornando dal lago di Cingoli, mi fermo per un caffè alla stazione di servizio di Monte Roberto, lungo la S.S. 76…esco e trovo un tizio che sta osservando “Madame Butterfly”, mi chiede come va, io gli dico che sono pienamente soddisfatto dell’acquisto, al che lo sconosciuto si presenta: a quanto capisco è veneto, guida un camion, è lì per lavoro, ma soprattutto si qualifica come GUZZISTA ex possessore di una Stelvio 1200 ed ora in sella ad una V100 Mandello…due parole, faccio per ripartire, lo saluto e lui, nel salutarmi, mi chiede…

“…hai avuto mai il problema dell’accensione a caldo? E’ una bella rogna, la moto non parte e finché il motore non si raffredda, tu sei bloccato…con la Stelvio sono rimasto fermo ore nei posti più impensati, poi fortunatamente ho fatto una piccola modifica e ho risolto…”

Gli rispondo che in 2 anni non è mai successo, lo saluto rapidamente e fuggo dalla sua profezia.

Il giorno dopo – ripeto, IL GIORNO DOPO – sto andando al lavoro, faccio scaldare bene il motore prima di partire, salgo in sella, innesto la prima marcia e sto per partire, quando mia moglie mi chiama dal balcone, scendo, non sento la sua voce, al che spengo il motore…parlo con mia moglie, ci accordiamo per la serata, risalgo in sella e premo il pulsante di avviamento…NESSUNA RISPOSTA, il quadro si accende, la pompa dell’iniezione carica il carburante, ma il motorino di avviamento non da segni di vita…riprovo e riprovo mentre penso alla profezia del giorno prima…alfine ci rinuncio, rimetto in garage la Breva 850, tiro fuori il V11 Sport e parto per il lavoro.

Quando la sera ritorno dal lavoro, provo a vedere se la Breva parte, quattro accensioni di seguito perfette, nessun problema, a motore freddo il motorino di avviamento gira alla perfezione e il motore romba che è un piacere…quindi nessun problema a batteria, contatti elettrici, relè, fusibili e motorino di avviamento, alla fine era solo la seconda profezia che si avverava.

Quant’è vario ed imprevisto il magico e fantastico mondo della Moto Guzzi…e quanto è difficile essere dei Guzzist!!!

Lamps, Vs. Andrea aka “Beef”.

Nascita del monumento a Giorgio Parodi

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di Elena Bagnasco

“Come e perché nasce il monumento dedicato a Giorgio Parodi?”

Con il Centenario della Moto Guzzi in avvicinamento nel 2021, ho pensato di realizzare qui a Genova una statua per ricordare nonno Giorgio, nella sua città e dove l’azienda venne costituita.
Non è stato semplice, sono partita con la mia idea e tanti ostacoli da superare, ma la passione che mi sostenuta è sempre stata tanta. Per prima cosa ho dovuto pensare a chi potesse realizzare una statua, non è cosa da tutti i giorni, poi prendere appuntamento in Comune per parlarne e individuare il luogo dove collocarla. Devo ringraziare i guzzisti genovesi che mi hanno messo in contatto con Ettore Gambioli, l’artista che ha realizzato il monumento di Guzzi e che ha entusiasticamente accolto la mia idea.
Altra questione da affrontare è stata la ricerca sponsor, non facile in una grande città come Genova, ricca di eventi e manifestazioni. In questo caso devo ringraziare “l’aquila di famiglia”, quella del tonno “Angelo Parodi”. Oggi il marchio è di proprietà della ICAT Food, azienda leader nel settore ittico e produttrice delle note scatolette gialle in vendita nei negozi di tutta Italia. Non tutti sanno che la “Angelo Parodi fu Bartolomeo”, il cui logo è appunto un’aquila, fu la prima società della famiglia Parodi. Angelo Parodi era il nonno di Giorgio e fu proprio con le azioni e il capitale della Angelo Parodi fu Bartolomeo che venne fondata la Moto Guzzi.Ma torniamo al monumento, come realizzarlo? Il 15 marzo 2021 era una data importante, ma ce n’era un’altra che mi stava a cuore: 28 marzo 2023, i cento anni dell’Aeronautica Militare. Conoscendo il grande legame del nonno con l’Aeronautica Militare volevo ricordarlo insieme a quello della Moto Guzzi: due centenari e una persona uniti da un’aquila dorata con le sue ali spiegate.


La decisione di rappresentare il nonno in uniforme d’aviatore fu mia. Era un pilota, amava volare più di qualsiasi altra cosa. Nonno volò finché non perse un occhio in guerra in Africa, in una missione di ricerca un compagno disperso, non rientrato alla base. Ma nonno era anche un uomo profondamente legato alla sua azienda e alla sua Elena, la moglie.
Così decisi di ricordarlo in alta uniforme della Regia Aeronautica, quella utilizzata il giorno delle nozze- Simbolicamente questa scelta conteneva tutto: l’aquila dorata dei piloti e poi della Moto Guzzi e il ricordo di sua moglie nel giorno del matrimonio. Ci tengo a ricordare che l’aquila dorata oltre ad essere il simbolo universale di tutti i piloti, civili e militari, è oggi anche quello dell’Aeronautica Militare. Giorgio Parodi scelse quell’aquila per ricordare i suoi amici Stefano Baglietto e Giovanni Ravelli, piloti anch’essi con i quali aveva volato nei cieli perigliosi della prima guerra mondiale e con i quali aveva condiviso il sogno di una “motocyclette” nuova e diversa dalle altre.


Mandai a Ettore le foto del matrimonio di nonno e parallelamente portai avanti tutte le pratiche con il Comune e la Sovraintendenza alle Belle Arti per il suo collocamento. Inizialmente la statua doveva essere posizionata a pochi metri dal portone del palazzo dove fu firmato l’atto di fondazione dell’azienda, in C.so Andrea Podestà 5, ma a pochi giorni dall’inaugurazione ci fu il colpo di scena: scavando per fare la gettata di cemento per posizionare la statua, fu scoperto un tunnel sotterraneo non mappato nelle planimetrie del Comune che rese impossibile quella scelta. La fortuna fu dalla mia parte e non lontano da lì fu individuato il luogo ideale per la sistemazione del monumento a Giorgio Parodi, dove ancora oggi si può ammirare in Via Mura delle Capuccine.
Da lì c’è una bellissima vista sulla città e spazio a sufficienza per far fermare la propria moto senza creare intralci al traffico.

E così si arrivò finalmente al giorno dell’inaugurazione, ricordo la pioggia torrenziale durante i discorsi, i miei figli bagnati come pulcini ad ascoltarmi, i miei genitori con mio fratello sotto un grande ombrello, ma ricordo che al momento dello svelamento fatto da mia mamma Marina, la figlia minore di Giorgio, l’acqua si fermò e le nuvole in cielo si aprirono per permettere il sorvolo delle Frecce Tricolori. Per me fu un momento di grande emozione, seppur il tempo fosse brutto e ci fossero ancora le limitazioni per l’emergenza COVID, non mancarono amici motociclisti e non, e in cielo “le ali” tanto amate dal nonno, quel 14 maggio 2021 resterà per sempre con me.”

Spiegazione del monumento:

Opera dello scultore Ettore Gambioli (autore anche del monumento a Carlo Guzzi a Mandello del Lario), raffigura Giorgio Parodi in piedi, appoggiato all’ala di un aereo, nell’atto di leggere ciò che è scritto su di un foglio, appoggiato sopra un libro.

La statua è ricca di elementi simbolici che meritano di essere approfonditi.

L’Ala è il primo elemento che testimonia la sua grande passione per il volo: Fu tra i fondatori dell’Aeroclub genovese, istruttore (la scuola di volo è intitolata a suo nome), e aviatore sportivo di grande successo in moltissime competizioni.
Giorgio è raffigurato in uniforme: egli, infatti, fu inquadrato nelle Forze Armate fin dal 1916 (quando si arruolò volontario) fra le file della Regia Marina e, successivamente nel 1929, della Regia Aeronautica (diventata Arma autonoma dal 1923), ininterrottamente fino al termine della Seconda guerra mondiale. La divisa è stata scelta per rappresentare lo spirito di servizio e di corpo, oltre la grande passione per il volo. Sebbene militare non di carriera, quale Ufficiale pilota in congedo rimase “a disposizione” del corpo di appartenenza e più volte richiamato in servizio.
Si può dire pertanto che fu militare, ininterrottamente, per ben 27 anni. L’uniforme e il volo costituiscono quindi un tratto estremamente caratterizzante la sua vicenda personale, che si dipana nel corso di un periodo storico difficile e caratterizzato da innumerevoli vicissitudini.
Sul bavero della giacca spiccano le “stellette”. In vigore dal 1871 , esse furono prima ornamento, e poi segno distintivo del militare in attività di servizio, di qualsiasi grado, arma e corpo. Un’ipotesi interpretativa le vede legate al nostro periodo risorgimentale quando il simbolo delle fortune dell’Italia era una donna con una stella in fronte o sulla corona portata sul capo, il famoso ‘Stellone’, allegoria appunto dell’Italia repubblicana. Le stellette quindi, oltre a indicare i gradi, hanno un significato simbolico, e appaiono tutt’ora al centro dell’emblema della Repubblica Italiana.

Sopra il taschino sinistro sono inseriti sei “nastrini” che rappresentano le sei decorazioni di cui fu insignito, cinque d’argento e una di bronzo. Una di queste per aver portato in salvo i suoi compagni, benchè gravemente ferito a un occhio, che poi perse, smettendo così di volare. Al di sopra dei nastrini l’aquila dei piloti, divenuta anche il simbolo della Moto Guzzi da lui fondata.

Giorgio è raffigurato nell’atto di leggere un foglio ritrovato nel libro. Si tratta della lettera con cui nel dicembre del 1919 il padre Emanuele Vittorio, lo informava della sua disponibilità a finanziare il progetto che, insieme al suo motorista Carlo Guzzi, avrebbe portato alla creazione del prototipo di quella che sarebbe stata la “normale”. Una motocicletta per l’epoca innovativa e caratterizzata da soluzioni tecniche all’avanguardia. Quella “carta” rappresenta metaforicamente sia l’inizio dell’attività imprenditoriale che Giorgio condusse fino alla sua morte, sia il forte legame famigliare che ha caratterizzato la storia dei Parodi.

Di carattere schivo e poco incline alla ribalta, Giorgio volle l’aquila degli aviatori come simbolo della Moto Guzzi (in ricordo del compagno Giovanni Ravelli, pilota, scomparso durante un volo di collaudo) e lasciò il nome dell’azienda a Carlo Guzzi, il progettista della nuova motocicletta, indicando in lui il tecnico, geniale “creatore” del veicolo. In omaggio a questo suo spiccato ‘understatement’ si è scelto di non includere nell’opera alcun elemento motociclistico, largamente presente invece nel monumento al Guzzi, sia per fedeltà alla vicenda storica (come detto, Giorgio non volle “apparire”), sia per inserire un ulteriore elemento descrittivo del carattere di Giorgio.

Infine il viso di Giorgio Parodi, assorto nella lettura della famosa lettera, ritrovata casualmente: è il ritratto di un uomo maturo. Poiché il marmo cristallizza il tempo, descriverne il corso richiede l’utilizzo di artifici narrativi spiccatamente allegorici; l’Autore ha quindi scelto il suo volto delle ultime immagini a noi pervenute per significare il senso del trascorrere del tempo e delle vicende.

La statua è collocata su di un belvedere che domina Piazza della Vittoria, dove l’Azienda ebbe uno dei suoi uffici, alla quale dà le spalle. Questa scelta permette al visitatore che volesse fotografare il monumento, di trovarlo incorniciato da una spettacolare skyline del centro di Genova. Sul lato opposto (quindi di fronte a Giorgio) si stende la passeggiata sopraelevata di Mura delle Cappuccine, inserita nei percorsi di “Wonderful Walking Genova”, un percorso urbano indicato da borchie bronzee a mo’ di “pietre d’inciampo” destinato sia a chi corre, sia a chi vuole camminare all’interno della città, scoprendone aspetti spesso ignorati e svolgendo attività fisica. Per i runner sono proposte alcune “stazioni” dotate di totem: utilizzando un QRcode si potrà visualizzare un breve filmato con una serie di esercizi fisici di riscaldamento e/o di distensione e di attività aerobica. Un ideale punto di incontro, di emozioni e di ‘photo opportunity’ non solamente per gli appassionati Guzzisti ma per tutti coloro che desiderano godersi una spettacolare vista della “Superba”.

 

Link alla spiegazione del monumento:

https://www.giorgioparodi.it/index.php/il-monumento

 

 

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