di Andrea aka “Beef”
Possedere una Guzzi, l’andarci in giro (più o meno) orgogliosamente in sella, ha in qualche modo cambiato il vostro approccio al motociclismo?
La risposta è sì, l’ha cambiato; ma per chiarire il punto è necessario che vi racconti la mia storia, la mia esperienza sulle 2 ruote.
La prima motocicletta che compro, una volta divenuto indipendente economicamente, arriva tardi, nel Maggio del 1994, e si tratta di un piccolo monocilindrico da 22 CV alla ruota, la Suzuki GN250…
Ho già 29 anni, non ho mai avuto un mezzo a 2 ruote, non lo so guidare e non so nulla di curve, frenate d’emergenza, pieghe, staccate e scalate di marcia, imparo lentamente seppur la moto in questione sia perfetta per un principiante: non mi considero un motociclista e non mi allontano mai troppo da casa (uso la moto per andarci al mare o in centro, alla stregua di uno scooter).
La moto in sé non mi fa impazzire, l’ho comprata perché costa poco (anche se la pagherò tramite finanziaria in 3 anni), consuma pochissimo (percorre circa 35 km con 1 litro di benzina) e c’ha anche un piccolo display sul cruscotto che ti segnala in che marcia sei…wonderful!
La seconda motocicletta, l’acquisto perché mi piace…e mi piace perché non piace a nessuno: si tratta della famigerata Aprilia Motò 6.5…
E’ la moto che se da una parte mi allarga gli orizzonti (ci faccio vari viaggi sul territorio nazionale, dal giro di tutti i passi dolomitici alla scoperta della Val d’Orcia, dalla Val Tiberina al Parco Nazionale d’Abruzzo) e mi fa diventare un mototurista – nonostante stiamo parlando di un monocilindrico da 650cc e circa 44 CV di potenza – dall’altra mi fa scoprire che la fratellanza fra centauri è una balla di proporzioni colossali: quasi nessuno risponde al mio saluto quando lo incrocio, molti di quelli con cui cerco un feeling fra una sosta alla pompa di benzina e un caffè al bar mi guardano altezzosi considerando l’Aprilia solo un curioso mezzo a due ruote, lo snobbano etichettandolo come una schifezza e in caso di problemi tecnici (batterie che muoiono tutte in gioventù), i problemi te li devi risolvere da te…rimango per strada molte volte, per fortuna ho l’assistenza stradale compresa nell’assicurazione.
Tutto cambia quando, a 10 anni dall’acquisto della GN250, entra nella mia vita LEI…
Con l’acquisto della verdelegnano, moto che al primo approccio definii né intuitiva e né molto maneggevole, realizzo il secondo grande sogno che avevo da adolescente, comprarmi una Moto Guzzi (il primo, per la cronaca, era quello di possedere un’Autobianchi A122, sogno che avevo realizzato da neo-patentato, auto con cui percorsi quasi 100.000 km e che ancora oggi rimpiango).
Cambia il mio approccio al motociclismo…ma qui passiamo alla seconda domanda…
Ha cambiato il vostro modo di approcciarvi agli altri centauri?
Anche in questo caso, la mia risposta è sì…e il motivo è rappresentato da una figura che, mio malgrado, devo introdurre: MIO PADRE.
Classe 1923, secondo di sei figli, nasce in seno ad una famiglia contadina, con un padre (mio nonno) invalido della Grande Guerra: il pane non manca mai, ma la vita dei campi è dura, le bocche da sfamare tante e si vive – e si acquista – lo stretto necessario, spesso tramite il baratto.
La fortuna di mio padre è che dopo aver fatto le scuole di avviamento professionale, a 16 anni inizia a lavorare, fa carriera, guadagna bene e si toglie parecchi sfizi, crociere nel Mediterraneo, viaggi e l’acquisto di ben 3 Vespe…a quasi 40 anni si sposa, esattamente al primo anniversario di matrimonio nasce mia sorella e, dopo due anni, il sottoscritto: mio padre ha già compiuto 42 anni.
Venendo al mio rapporto con lui, come ogni padre mi vorrebbe (quasi) perfetto, ottimo studente e brillante atleta, io non sono né l’uno né l’altro…il suo sogno di avere in famiglia un figlio medico – o ingegnere – si infrange al mio primo anno di superiori…non gli do mai una soddisfazione, non può mai vantarsi con parenti e amici di qualche mio risultato, non ho nessun talento particolare e questo scatena continue discussioni infuocate fra noi due.
Ma mio padre, senza saperlo, ha dentro il “SACRO FUOCO GUZZISTA” che brucia: proprio lui, vespista convinto, è un insospettabile ed inconsapevole guzzista.
Ricordo che ogni qualvolta pronunciava il nome “…Moto Guzzi…”, lo faceva seguire da una piccola pausa quasi a voler sottolineare la sacralità del marchio.
Ricordo che parlando di una gara endurance amatoriale a cui partecipò in sella alla sua Vespa 125 nel 1958 o forse nel 1959, parlando di un collega che correva nella categoria motoleggere, disse “…Gualtiero gareggiava in sella alla sua Guzzi…eehh…in fatto di moto aveva il meglio…”
Ricordo che quando gli dissi che mia sorella si era comprata la moto (una Breva 750), si arrabbiò molto dicendo che buttava i soldi, per poi commentare “…aaah, una Guzzi…vi sarà costata un occhio della testa…però è una Guzzi…”, una volta saputo che l’acquisto era una bicilindrica lariana.
Ma, in particolare, ricordo quando io comprai (usata) la verdelegnano…
(Io) – …ho cambiato la moto…
(Lui) – …hai cambiato la moto?…quella che avevi non andava bene?…cosa hai comprato?…
(Io) – …vieni a vederla, è in garage…
(Lui) – …tutti ‘sti soldi buttati…ma te guarda se è il caso di spendere i soldi così…c’era bisogno di una moto nuova?
(Io) – …ECCOLA…E’ QUESTA…
(Lui) – …ah…ma è una MOTO GUZZI…
(una lunga pausa, poi la voce via via più roca, come rotta dalla commozione)
– …questa ti sarà costata una fortuna…E’ UNA GUZZI…
(Io) – …no papà…l’ho comprata usata e quindi non l’ho pagata tantissimo…
Dopo tanti anni, per la prima volta, vidi nel suo sguardo quell’orgoglio che un padre prova per il figlio quando questo fa qualcosa di grande e per lui, vespista convinto che in cuor suo aveva sempre “venerato” il marchio lariano, acquistando la V11 Sport avevo fatto qualcosa di VERAMENTE grande.
Quindi…come non posso amare la Moto Guzzi, un marchio, una moto, che ha compiuto il miracolo di rendere mio padre orgoglioso di me?
Non solo: secondo il suo punto di vista, guidare una Guzzi comportava dei doveri, andava guidata con giudizio, attenzione ed orgoglio, a testa alta: in sella bisognava essere dei cavalieri dalla lucente armatura.
E così, una volta salito in sella, mi trasformai.
Sono diventato il motociclista che saluta SEMPRE, per non dare l’impressione che i guzzisti siano spocchiosi o altezzosi.
Sono diventato il motociclista che se ne vede un altro fermo per strada, si ferma SEMPRE a dare una mano (anche se di meccanica non so una cippa!), prestare il cellulare, scortare fino al meccanico più vicino chi è rimasto in panne.
Sono diventato il motociclista che, se va a prendersi un caffè al bar insieme ad altri centauri che guidano moto di marchi diversi, deve giocoforza offrire SEMPRE il caffè a tutti gli altri.
Ma ho anche scoperto presto che avere una Guzzi – e guidarla con orgoglio – può creare dei problemi, fino ad avere STRANE discussioni che portano jettature…puoi finire colpito dal “fuoco amico”…e siamo alla terza domanda…
Vi ha creato in qualche modo problemi, rogne, sterili discussioni da bar di cui avreste volentieri fatto a meno, avreste voluto evitare?
La mia risposta è – ancora una volta – sì.
Le discussioni da bar, quelle fatte davanti ad un caffè, ad una birra o con le gambe sotto ad un tavolo mentre si condivide pane e companatico con altri centauri, mi creano (e mi hanno creato) problemi solo perché son sterili, fine a sé stesse: come dicevano i pragmatici latini, i gusti personali non si discutono ed è lapalissiano che se io guido una naked da 90 CV e tu una ipersportiva carenata da 150 CV, abbiamo gusti diversi, ma soprattutto cerchiamo cose diverse nella moto che abbiamo acquistato…non c’è bisogno di aprirci sopra un dibattito, ma soprattutto non c’è bisogno di ribadire tali differenze ogni volta che ci incontriamo per strada in sella alle rispettive moto.
Come non c’è nessun bisogno di “attaccare” un marchio in sé tanto per ribadire la (presunta) superiorità tecnologica della propria moto, andando poi a sottolineare (presunti) difetti delle moto prodotte sul quel ramo del lago di Como: dimostri solo la tua ignoranza in fatto di modelli passati e presenti usciti sul mercato…e faccio due esempi su tutti.
Qualcuno dei centauri con cui uscivo (circa 10 anni fa), riteneva assurda la disposizione dei cilindri a V frontemarcia sostenendo che il migliore raffreddamento era relativo, per non parlare della trasmissione ad albero cardanico: solo in Moto Guzzi avevano trovato valida una tale soluzione, forse a causa di progettisti impreparati e incompetenti (state parlando dell’ingegner Giulio Cesare Carcano?).
Poi io ricordavo la Honda CX 500 (bicilindrico a V di 80°, 496cc di cilindrata, 260 kg a secco, trasmissione finale a cardano per 50 CV di potenza) ed immediatamente si passava a parlare della disastrosa situazione socio-politica del Burkina-Faso.
Parlando del rapporto peso-potenza, altri sottolineavano ridicolo del V11 Sport…e anche qui a dire che solo sulle sponde del Lario potevano mettere in produzione una moto con caratteristiche così penalizzanti.
Poi io ricordavo la Yamaha BT Bulldog 1100 (bicilindrico a V, 1063cc di cilindrata, 240 kg a secco, trasmissione finale a cardano per 65 CV di potenza) e d’incanto il discorso cadeva sul prezzo degli ortaggi alle stelle.
Ma la parte più interessante dell’argomento è quella relativa agli incontri – e alle discussioni – con chi la pensa come te e alle STRANE conseguenza che questi portano come eredità.
Profezie che si auto-avverano con te che finisci, tuo malgrado, colpito dal “fuoco amico”.
ESEMPIO N° 1…due anni fa, sto tornando a casa in sella a “Lady Day” e arrivo ad un semaforo dove è appena scattato il rosso: neanche il tempo di fermarmi che vengo affiancato da un signore in sella ad una Royal Enfield, è il padre di una mia collega, uno che nella sua vita avrà avuto 30 o 40 moto diverse, fra cui molte Guzzi: mi riconosce, mi saluta e dopo avermi fatto i complimenti per la verdelegnano spara la sua profezia…
“…occhio però, perché ‘sta moto c’ha un problema grosso, la molletta del cambio che ogni tanto si rompe…”
Io faccio di sì con la testa, scatta il verde, lo saluto e parto…due giorni la “molletta mi molla”, è la quarta che rompo, ma io ho come il sospetto che il padre della mia collega mi abbia tirato jella…mah…
ESEMPIO N° 2…tre settimane fa, sto tornando dal lago di Cingoli, mi fermo per un caffè alla stazione di servizio di Monte Roberto, lungo la S.S. 76…esco e trovo un tizio che sta osservando “Madame Butterfly”, mi chiede come va, io gli dico che sono pienamente soddisfatto dell’acquisto, al che lo sconosciuto si presenta: a quanto capisco è veneto, guida un camion, è lì per lavoro, ma soprattutto si qualifica come GUZZISTA ex possessore di una Stelvio 1200 ed ora in sella ad una V100 Mandello…due parole, faccio per ripartire, lo saluto e lui, nel salutarmi, mi chiede…
“…hai avuto mai il problema dell’accensione a caldo? E’ una bella rogna, la moto non parte e finché il motore non si raffredda, tu sei bloccato…con la Stelvio sono rimasto fermo ore nei posti più impensati, poi fortunatamente ho fatto una piccola modifica e ho risolto…”
Gli rispondo che in 2 anni non è mai successo, lo saluto rapidamente e fuggo dalla sua profezia.
Il giorno dopo – ripeto, IL GIORNO DOPO – sto andando al lavoro, faccio scaldare bene il motore prima di partire, salgo in sella, innesto la prima marcia e sto per partire, quando mia moglie mi chiama dal balcone, scendo, non sento la sua voce, al che spengo il motore…parlo con mia moglie, ci accordiamo per la serata, risalgo in sella e premo il pulsante di avviamento…NESSUNA RISPOSTA, il quadro si accende, la pompa dell’iniezione carica il carburante, ma il motorino di avviamento non da segni di vita…riprovo e riprovo mentre penso alla profezia del giorno prima…alfine ci rinuncio, rimetto in garage la Breva 850, tiro fuori il V11 Sport e parto per il lavoro.
Quando la sera ritorno dal lavoro, provo a vedere se la Breva parte, quattro accensioni di seguito perfette, nessun problema, a motore freddo il motorino di avviamento gira alla perfezione e il motore romba che è un piacere…quindi nessun problema a batteria, contatti elettrici, relè, fusibili e motorino di avviamento, alla fine era solo la seconda profezia che si avverava.
Quant’è vario ed imprevisto il magico e fantastico mondo della Moto Guzzi…e quanto è difficile essere dei Guzzist!!!
Lamps, Vs. Andrea aka “Beef”.