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In pista a Misano

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di Luca Formenti

 

“Una splendida giornata,
quante sensazioni, quali emozioni,
poi alla fine ti travolgerà”

Scrivendo questi versi, Vasco Rossi aveva forse fatto un giro a Misano, in terra d’Emilia, patria del mutür.
E aveva ragione: una giornata in pista non può che travolgere la passione motociclistica di qualsiasi centauro e marcarla in modo indelebile.
La mia giornata da pilota comincia il venerdì, quando “il Maestro” (Firmino Gulmini, storico meccanico Guzzi e Ducati di Cinisello Balsamo, Milano) mi avvisa che la Ducati ha prenotato la pista romagnola, per far di provare le proprie supersportive in circuito (998 e 999, mica pane e fichi!) e far girare i privati con le proprie moto. In contatto con i ragazzi dello Store Ducati Verona e Mantova, grazie a Daria, prenotiamo un posto per il sottoscritto, pilota e reporter di questo avvenimento.

L’appuntamento è per lunedì 30 settembre, presso il circuito Santamonica, anonima frazione di Misano Adriatico. A parte viene descritto il profilo del tracciato e un giro di pista in sella alle due moto che avevo a disposizione: “la Gialla” e “la Verde”, nelle foto.

 

UN GIRO DI PISTA
In 2° la prima curva a destra, poi si apre completamente e in 3° si affronta la seconda curva a destra per poi frenare bruscamente e in 2° percorrere il tornante sinistrorso, in seguito si affrontano le 3 curve del carro, prima in 2° e poi in 3°, aprendo completamente la manetta dopo la seconda curva del carro, sul rettilineo si mette la 4° e si raggiunge la velocità più alta del tracciato (a occhio 210-220 km/h), si inchioda per entrare in 2° nel tornante sinistrorso e poi in 3° si percorre l’ampia curva a destra e si rimette la 2° marcia per percorrere la stretta curva a destra e in salita che porta alla variante affrontata sempre in 2°, si mette poi la 3° e si scala nuovamente in 2° per affrontare l’ultimo tornante e si tira la 2° appoggiando per poco tempo la 3° per affrontare ancora in 2° marcia l’ultima variante prima del rettifilo di arrivo, su cui si scaricano 2° e 3° e si usa per poco tempo la 4°.

L’eccitazione dell’attesa viene interrotta dai soliti imprevisti dell’ultimo momento: una moto che all’inizio non voleva accendersi e una piccola perdita d’olio. Entrambe le moto hanno subìto importanti interventi al motore, come la ricostruzione di un pistone o il completo assemblaggio dei gruppi termici.
Arrivati a Misano, un cielo libero da nubi scalda l’asfalto, tranquillizzando un po’ il sottoscritto, alla prima esperienza in questo contesto di guida.
Mi iscrivo, pago la quota, mi vesto e sono pronto per saltare sulla moto e fare un giro…nei paddock! Non avendo mai guidato queste moto, è meglio prenderne conoscenza in un contesto più facile rispetto alla pista.

 

 
Qualche giro e, in sella alla Gialla, mi butto nella mischia: o meglio, è la mischia che si butta su di me; mi passano tutti, ma proprio tutti, anche quelli che sono fermi ai box….
Prendo confidenza con le curve, con il tracciato e con l’asfalto, confortato dalle Michelin Sport (usate…) che dovrebbero essere ben più sincere e prevedibili delle slick montate sulla verde.
Esco e rientro con quest’ultima: accedere alla pista non è mai stato un problema per l’assenza di qualsiasi coda o di turni da rispettare; insomma, un vero paradiso per chi deve imparare o mettere mano frequentemente alla moto.
Con la verde i miei timori sulle slick si rivelano infondati: per quello che ho potuto osservare, si scaldano con la stessa rapidità delle Michelin, ma permettono angoli di piega ben più accentuati.
Un confronto tra le due moto mi permette di osservare che la gialla ha un motore più trattabile in basso, e una ciclistica più facile da gestire, grazie soprattutto al doppio giunto cardanico e al set completo di sospensioni oleopneumatiche Double System; invece la verde ha rapporti più lunghi e un motore che spinge oltre i 5000, ma ha anche una potenza ben maggiore e un telaio più “nervoso”. Probabilmente durante una gara si potrebbe andare più forte con la verde, ma la mia preferenza va alla gialla.
Per entrambe le moto, i freni dotati di pompa radiale, pinze e dischi racing permettono frenate da monoruota, anche grazie al peso ridotto dei mezzi, sui 160 kg, e del pilota….

Come detto all’inizio, la giornata era stata organizzata dalla Ducati, e a disposizione vi erano due 999 e quattro 998. Ovviamente mi sono prenotato per la prova di entrambe le moto: potendo fare solo due passaggi davanti ai box, non ho avuto il tempo di approfondire molto la conoscenza di questi fantastici mezzi.
Mi sono trovato su due vere moto da pista, che poco o nulla hanno a che vedere con l’asfalto aperto al pubblico: per intenderci, mi permettevano la stessa impostazione di guida che avevo con la gialla e la verde (ovvero moto dedicate unicamente ai circuiti), eppure avevano il portatarga, le frecce e lo scotch telato sui fari…..
Il 998 oltre che bellissima, ha un certa durezza nelle 2 chicane, ma la stabilità aprendo completamente la manetta in uscita dalla terza curva del Carro è eccezionale.
Il 999 aveva un grosso difetto: le moto disponibili avevano fatto molti giri di pista e quindi le gomme erano finite. L’anteriore chiudeva lo sterzo ad ogni accenno di piega, mentre il posteriore perdeva aderenza in qualsiasi piega, senza la necessità di aprire il gas. Non è un caso se entrambe le moto sono finite per terra e la seconda è caduta col pilota che ho preceduto.
Con le moto del Maestro invece non ci sono mai stati problemi, a parte quando la verde si è spenta perché non beveva abbastanza: ovvero, la benzina era finita!!
Ho fatto un solo giro per i prati, quando in un eccesso di amor proprio ho cercato di stare dietro ad un 748 e in piega ho strisciato il piede destro per terra: lo spavento della prima grattata mi ha fatto alzare la moto e allargare inevitabilmente la traiettoria verso lidi più bucolici.

In un attimo la giornata è volta al termine, nonostante abbia fatto circa 35 giri di pista, più i 6 fatti con le Ducati.
Ormai mi sono ammalato di pista e auguro a chiunque di prendere la stessa malattia, perché non c’è nulla di più sicuro per gustarsi la propria moto in modo sportivo.
Un pensiero e un augurio va in questi giorni a Marcello e Antonella, coinvolti in un incidente al ritorno dal raduno di Mandello: conoscendo il pilota, non c’è dubbio che la colpa non possa essere sua. Quello che è successo a loro non sarebbe mai accaduto in pista e ciò mi spinge sempre più a risparmiare le mie finanze per poche, ma intense giornate in circuito.
Una piccola considerazione va anche alla produzione sportiva Guzzi. Parliamoci chiaramente: una moto sportiva non esiste più da anni. Il 1100 Sport e il Daytona non sono delle moto da pista. I mezzi del Maestro sono invece delle basi su cui una azienda seriamente intenzionata a fare una moto sportiva può costruire un modello omologato, che non potrà mai competere con le varie Jap, Ducati, Aprilia, MV, Benelli e tra poco Mondial, ma almeno permette agli appassionati della pista (e non solo del marchio, intendiamoci!) di divertirsi in circuito.
Concludendo, una giornata fantastica, abbastanza costosa, da ripetere appena il portafoglio ingrassa un po’.
Pieghe, emozioni e sicurezza impensabili su strada.
Un ringraziamento a Daria, ai simpatici ragazzi del Ducati Store di Verona e Mantova, alla Ducati e ovviamente e soprattutto al Maestro, Firmino Gulmini.

Alla prossima.