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Racconto di Roxxana

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Aquile al Pestvm
Domenica sera. Casa. La Brevina riposa nella rimessa; sotto una doccia caldissima cerco di recuperare dal freddo accumulato nel viaggio.

Flash-back

Domenica, giorno.
La grandine picchia duro. La tuta in pelle mi difende dalla gragnuola di piccoli proiettili che il cielo mi rovescia contro. Sono in autostrada e sto tornando, decisa a far tutta una tirata senza soste, fino a casa.
Poco prima ho passato un gruppo fermo sotto un cavalcavia: stavano indossando le tute antipioggia, mi è parso di riconoscere Ticcio e Pandora, delle braccia alzate forse per indossare le giacche, forse in un saluto; un camion si è interposto, sottraendomeli alla vista e lasciandomi un’ultimo pensiero confortante, <<amici>>.
Poi il nero addensarsi delle nubi ha dato seguito alle sue minacce.
Pioggia; vai al diavolo, non mi fermo, la tuta in pelle garantisce alcuni minuti di impermeabilità; dai che smette… Smette; ricomincia; asciuga poi grandina, io sempre a 120. Fissa. Solo in alcuni momenti di scroscio intenso mi forzo a “scendere” ai prescitti 110. Distesa avanti sul serbatoio, come a proteggere la mia puledrina rossa dalle intemperie, lei che mi sta riportando verso i comfort domestici.

Lunedì

Carico una prima lavatrice; ho tanti calzini sudati, ma ancor più panni umidicci e bagnati; ne ho presa, di acqua. Accarezzo due magliette nere, stampate di fresco; la loro grafica mi riconduce i pensieri ad uno stormo d’Aquile che si tramutano in motociclette.

Flash-back
Giovedì, al tramonto.
Scaricati i bagagli e sistemato tutto nel bungalow, che per il momento occupo da sola, prima di raggiungere gli altri “quelli del giorno prima”mi munisco di colla per tessuti, un sacchetto di gilè ad alta visibilità e chiedo a Hiroshidairi di portarmi le toppe da applicarvi.
Iniziano saluti, giri di birre, chiacchierate. Mi organizzo un piccolo laboratorio in contatto con la compagnia; Norred si offre di aiutarmi, pastrocchia un po’ con il tubo di colla e si arrende alla mia ennesima occhiataccia. Finisco a tempo per la cena; a tavola si formano agguerrite coalizioni con finalità alcoliche, frustrate dalla gestora del ristorante che tende a lesinare.

Martedì
Difficile concentrarmi sulle tante cose da fare a casa; non riesco a staccarmi dal forum, dai contatti via Facebook con le Anime belle e Guzziste che ho Incontrate.

Flash-back
Venerdì mattina
Bisogna andare a Cava de’ Tirreni; dunque, vediamo: navigatore, non ce l’ho; atlante stradale, dimenticato a casa. Cartine stampate, no perchè la stampante non ne ha voluto sapere. Google? Mah,un ripasso delle mappe sullo smartphone prima di metterlo via, poi -capito o non capito il percorso- parto, fiduciosa.
Tanto fiduciosa che, quando raggiungo Minori e vedo che tutti si fermano, mi lascio trasportare dalla scimmia di far curve e fotografie e proseguo in solitaria. La giornata è stupenda; sole e nuvole si alternano in giochi di chiaroscuri che pennellano la costa e le sue falesie. Nemmeno il traffico caotico scalfisce l’allegria; quando poi abbandono la costa e salgo su per la strada che s’inerpica affondando nel fiordo di Furore, scompaiono auto, pullman, vigili, turisti e resto con la mia Breva, un nastro di asfalto ed il vento che porta profumi evocativi di mare e di terre fiorite.
“Così, tra questa immensità s’annega il pensier mio….”
Arrivo alla Locanda della pasta a Gragnano, il tempo di posteggiare e presentarmi con Zivas (unici arrivati prima di me, lui e signora, e Peppone & Molesto -in furgone) e m’apposto al bivio in attesa della cavalleria. Voglio vedere se mi riesce di riprenderli tutti in video; quasi ci riesco, m’inceppo proprio quando arrivano i miei adorati Antocave e Pina, mannaggia.

Mercoledì
DEVO riprendermi da questo imbambolamento.
Il Presidente (il Vulcanico, il Porcherrimo, il Condottiero) sollecita a scrivere dei report col consueto “ennamo!”
Eccomi alla tastiera del PC, mentre lentamente carico i video e li elaboro, contemporaneamente tento di dare una forma linguistica coerente a ricordi e sensazioni, conscia che chi c’era, non ha bisogno di parole e per chi non c’era non basta una Treccani intera.

Flash-back
Alla locanda il Presidente (il Creativo, il Porcherrimo, l’Infaticabile) mette al lavoro lo staff per gli adempimenti burocratici; in cambio di questa fase necessariamente seriosa, ci elargisce un bendiddio di magliette, patch, buoni pasto e sorrisi compiaciuti compiacioni e compia…tti di pasta che ci arriva in tavola, accompagnata da vini, che vien da piangere al pensiero di dover guidare.
La Pasta, allo Stato dell’Arte!
Uscire e trovare la pioggia forse è valsa come espiazione per un così bel peccare; ingoffata nel sacchettone nero impermeabile, esco a cercare il percorso curvoso, mentre altri, meno ignoranti, si recano in visita a Pompei ed altri ancora scelgono la via costiera per il camping.
Una pioggia clemente, che presto cessa (senza offesa, eh) e permette di assaporare il paesaggio impervio dove terrazzamenti di limoneti rubano alla falesia il loro spazio vitale, specchiando i loro frutti d’oro sopra il mare di zaffiro e lapislazuli -madonna, datemi una cetra!
Arrivo a Ravello (Bolero? No, quello era Ravel) e chitticiritrovo? Birre fredde e dove c’è birra c’è Vladimiro (Il Presidenziale, il Porcherrimo, il Socievole) in folta compagnia; saluto ma non mi siedo, o rischierei rilassamento ed abbiocco irreversibile. Fingo di far due passi da turista, poi mi precipito alla moto e riprendo la via tortuosa.
Nel bungalow non sarò più sola, lo condivido con Pandora e diventa il bungalow delle Due Brevine.

Mercoledì
Che fatica scrivere, era meglio andare in moto; intanto qui sembra voglia fare un temporale; niente al confronto di quello che ci aveva svegliate nella notte tra venerdì e sabato.
Inquietante anche a stare in bungalow, pensavo a chi ha voluto scegliere comunque la tenda; mi domandavo che notte stessero passando. La mattina dopo, freschi come rose erano lì a decantare le virtù della vita in tenda. E io sbalordita.

Flash-back
Oh, buondì è sabato mattina ed il temporale passato, guarda che bel sole (menzogna spudorata, le nubi nerissime ci passano accanto come gli squali che accerchiano la preda).
Indosso il sacchettone? Si, perchè ritualmente è capace di evocare insolazione da sauna. Tergiverso alla partenza e mi perdo il gruppo. “Tanto so la strada”. Mi si accoda una Stelvio. Al primo bivio, ne sono ancora convinta, al secondo un po’ meno, ma il morale è alto. Al terzo dubbivio, il pilota della Stelvio che credeva in me estrae il navigatore, lo imposta sul nome del paese che ricordavo di dover raggiungere e mi accodo, bastonata.
Su una rampa di svincolo umidiccia, mi telefona la gomma posteriore: bada che derapo. E da lì per tutto il giorno la mia guida è da dimenticare, salvo un piccolo recupero d’autostima su un tratto fanghiglioso sterrato con piscine da cui esco con stile.
Sto ancora rodendo i gomiti per non aver portato lo stomaco di ricambio, avrei voluto spazzarmi quella favola di aperitivo che Benjs ha offerto, ma ho dovuto limitarmi; mi sono gustata gli occhi dei bambini nella piazzetta riempita di Guzzi: i loro sguardi sulle moto, su noi, erano trasognati e adoranti!
Da Cono mi sono sentita ospite, non cliente; Già nel posteggio, sterrato e scosceso, si prodigava dall’uno all’altro per vedere se occorreva aiuto salutandoci con calore ed affetto uno ad uno. Poi ha fatto musica per noi (e lì la minchitudo mi è uscita a tradimento obbligandomi a ballare il saltarello con tanto di pantaloni in pelle ancora indossati); a fine pranzo s’improvvisavano coreografie di gruppo su musiche popolari Cilentane.
Il ritorno sarebbe stato da dimenticare, salvo per la fraterna pazienza di Ticcio Pandora e Hope nell’aspettarmi -sempre più terrorizzata dalle gomme- fino alla base.

Casa
Ecco, il filmato dell’arrivo a Gragnano è pronto su youtube, lo condivido e mi rituffo nei ricordi.

Flash-Back
Presto! Doccia calda, che voglio ben prepararmi alla serata, che sia GLBB Amore Cosmico e minchitudo, l’Apoteosi della minchitudo.
Per un piccolo disguido con l’uso del phon arrivo con l’ultima navetta, mi perdo le prove della Band ma posso applaudire ai premi per Liliana e Tatiana meritatissimi da due Guzziste degne di far parte della Leggenda di AG.
La serata prosegue, informale, noiosa, scipita, solite facce, solite formalità, musica House. Diciamo Jailhouse… Rock. Blues, diavolo che esplosione di minchitudo; la band si scalda, l’open bar con somministrazione spray decolla, e trovate degne complici ci si lancia in… ehm… aggraziati minuetti, ecco. Mentre la GLBB imperterrita si accorda insieme ed il Presidente in persona (Il Rockissimo, il Porcherrimo, il Melodioso) duetta con Gianluca.

Casa, adesso
Magone.
Ho scritto troppo, o anche troppo poco, non ho detto nulla… mi mancate. Ecco, non lo dovevo dire ma scappa da sé.