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Tre Amici due ruote

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di Giuseppe “Patato” Gullo
169 km. Questo recita il parziale della mia “BiCi Brevola” alle 18.30 di domenica 29/10. Una giornata passata a scorrazzare per le colline e le prime montagne intorno a Torino…

La giornata inizia presto, alle 7.40 suona la sveglia. L’entusiasmo è alle stelle, finalmente ho tutto il necessario: Moto, assicurazione e foglio rosa… oggi il primo vero giro con la mia nuova “belva”, il cavallo d’acciaio che ho aspettato per anni…
Mi preparo con calma, mi vesto da vero biker consumato ( laugh.gif ¨ ) salgo in sella e, dopo aver fatto il pieno, raggiungo il secondo componente della “compagnia dell’anello”. Fabio è l’unico “vero” motociclista del gruppo, biker da quando era un ragazzino, ha avuto praticamente ogni tipo di moto. Arrivo a casa sua in leggero anticipo e lo trovo ancora in pigiama, e candidamente mi sorride e dice “stavo guardando in tv Pippi Calzelunge, due minuti e sono pronto…”.

Ci conosciamo da anni, dalle superiori, e comunque continua a stupirmi simpaticamente ogni giorno che passa… E’ il classico “bravo ragazzo”, se non lo hai mai visto guidare qualcosa a motore… allora si trasforma in una specie di chimera metà Tazio Nuvolari e metà Valentino Rossi… E’ l’essenza del vero boy scout, senza mai esserlo stato (credo). La sua parola è una roccia, ‘amicizia un valore fondamentale…

Esce dal garage in sella al suo rumoroso bolide (Husqvarna SM610), una motard estrema tappezzata di adesivi misti tra il metallaro e l’appassionato di motocross. Ci aspetta una “tappa di trasferimento” di una trentina di km, che ci porterà sotto la collina di Superga, dove ci incontreremo con il terzo componente della banda.

Per fortuna la domenica mattina è abbastanza “spenta” in città, e sulle strade non troviamo traffico. Come da accordi, alle 9.45 siamo alla Dentera (per i non Torinesi, un trenino che collega la città con la basilica di Superga), in attesa di Federico.

Federico…un minimo di presentazione. Ci siamo conosciuti in ufficio, circa 4/5 anni fa (forse di +), e c’è stata intesa fin da subito… lui è l’estensione esterna della mia parte creativa… E’ un vero giramondo, nel senso che, per divertimento o avvetura o piacere personale, ogni tanto sceglie una nazione a caso sulla faccia del pianeta e ci si TRASFERISCE fino a che non si stufa. Poi rientra in Italia, medita per qualche tempo, e poi via di nuovo… Vorrei avere anche solo un quinto del suo fegato (anche xkè quel quinto sarebbe comunque distrutto dalla birra).
Il giovanotto (abbiamo la stessa età, ma mi piace pensare che il mio essere vecchio dentro abbia anche un effetto all’anagrafe) ha una caratteristica distintiva… come sceglie il paese per il prossimo viaggio, sceglie di giorno in giorno su quale fuso orario fasarsi… e normalmente non è mai GMT+1, il nostro…

Alle 10.15 vediamo un puntino giallo all’orizzonte che viene nella nostra direzione (telefono ovviamente spento o non raggiungibile) e che ci saluta allegramente. La sua cavalcatura è un Gilera Runner 200… insomma, il gruppo PIU’ ETEROGENEO POSSIBILE!!! (tutte italiane però!!!)

Facciamo colazione e il barman ci stupisce con effetti speciali di notevole effetto, che ci sentiamo in dovere di documentare

La strada che porta alla basilica, fino a domenica, l’avevo sempre percorsa in auto, e siccome c’è sempre il nonnino in pellegrinaggio che ti guida una “127 rustica” a 30km/h davanti, il tragitto arriva a durare anche una ventina di minuti… ecco, imparo immediatamente che la moto ha un altro metro di misura del rapporto spazio/tempo. In 5 minuti siamo alla basilica. Che facciamo? Due foto e via? ok…

“Allora? Direzione Colle della Maddalena? Dai dai, che c’è la strada panoramica, se mi ricordo bene, che è una meraviglia…”
Imbocciamo la panoramica che collega la basilica di Superga al Colle della Maddalena, senza prestare attenzione ad un cartello di “divieto di accesso ai motocicli” di circa 50cm di diametro… ci accorgiamo dello sbaglio quando, ormai a metà strada, ci rendiamo conto che i frequentatori di quella strada sono principalmete ciclisti e corridori, che giustamente, ci guardano come un orso potrebbe guardarti mentre gli rubi il miele… e vabbè, ormai siamo in ballo… arriviamo fino alla fine…

Arriviamo a destinazione… di nuovo in un tempo ridottissimo. Quello che io avevo pensato come un bel giro di una mattinata, si stava rivelando un giro di pochi minuti… TERRORE!!! TUTTA STA STRADA PER NIENTE?!?!?!
NO, OGGI DOBBIAMO INDOLENZIRCI LE CHIAPPE, SENNO’ CHE SIAMO VENUTI A FARE?
Avanti, due foto e poi si torna verso le montagne…

Purtroppo, come già la mattina, ritornare verso la valle di Susa richiede il noiosissimo passaggio dalla tangenziale di Torino, ma non ci abbattiamo e, alla folle velocità di 110/120 km/h percorriamo i 30 km che ci portano ad Avigliana.
Ora si può iniziare il vero giro piacevole.

Fino a quì, la maggior parte della mia attenzione era stata catturata dal pedale del cambio e dalla frizione, misto al dover frenare con una mano ed un piede, IL TUTTO CERCANDO DI RISPETTARE IL CODICE DELLA STRADA (frecce, precedenze, semafori…). E’ davvero dura essere un neofita…

Ma le cose cominciamo a cambiare… il piede adesso trova da solo le marce in accordo con la mano sinistra, la destra dosa in gas con dovizia…

però, non è poi così difficile, magari posso guardare anche il posto oltre che la strada…

E quì inizia un nuovo mondo. Gli occhi si schiudono ad una dimensione mai vista o provata prima. Tutti i sensi rispondono all’appello festosi. Quella strada percorsa decine di volte diventa ad un tratto nuova, ricca di profumi e di colori, di sensazioni forti e sottili mescolate in un cocktail di strada, uomo e moto.
Ed è quì che veramente mi rendo conto, che realizzo che quello che era stato un sogno fino ad ora, adesso è una realtà…

I tornanti si susseguono mentre saliamo lungo il monte Pirchiriano, passando in mezzo al bosco dai quali alberi cadono centinaia, migliaia di foglie… il passare delle ruote sull’asfalto le solleva in vortici, e il forte odore di sottobosco si infila nel casco. Quando arriviamo in cima sono in silenzio…

Non mi basta… NE VOGLIO ANCORA… Proseguiamo fino al culmine della strada, sul colle Braida e poi giù fino a Giaveno. La (mia) mogliettina ci aspetta con la pappa pronta intorno alle 13.30. Arriviamo a casa, siamo tutti e tre elettrici (anche Fabio che, nella mia testa, avrebbe dovuto essere più refrattario, data l’esperienza di anni in sella). Mangiamo raccontando il giro a Simona, che ci guarda come la mamma che sente il resoconto della partita di pallone del figlio 15enne. Sono davvero contento, quella felicità incontrollata e scalpitante che non provavo dalle prime tagliate (marinare la scuola/bigiare/fare sega) a scuola per andare a giocare con gli amici.

Il pomeriggio ci porterà ancora a Forno di Coazze

ma io termino quì il mio racconto, una storia semplice ma vera, una realtà fatta di amicizia costruita in tanti anni, tra alti e bassi, tra risate e birre, che oggi si arricchisce di nuove emozioni, legate ad un mezzo che mi sta dando grande gioia. Emozioni condivise con qualcuno che le apprezza e che ha il potere di arricchirle, nei miei ricordi e nel mio cuore, di tanti dettagli speciali.

Grazie Fabio, grazie Federico.

Ciao a tutti.