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Come sono diventato Guzzista: Carlo Durito

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Assunto: Il Guzzismo è uno stato di affezione Psico-somatica ad inoculazione lenta, progressiva e con meccanismi di contagio per via empatica.

Figlio di motociclista, non di stretta osservanza Guzzista, ho foto mie sin dalla più tenera età, spalmato sul serbatoio delle varie moto possedute da mio padre.

Il primo ricordo cosciente è un fotogramma emotivo dove arrivo a scuola dietro ad un diabolico e scoppiettante Ducati Scrambler nero,

gonfio di orgoglio manco fossi il figlio di Arthur Fonzarelli.

Poi un breve ma intenso imprinting, una V7 Special, purtroppo durata pochissimo, rubata a mio padre dopo pochi mesi, e sempre rimpianta.

Lui poi non ha mai più voluto un’altra Guzzi, Lei non era sostituibile.

Trovò consolazione solo fra le algide e razionali braccia di una Bmw R 60/6.

ma intanto il virus in me era innestato.

Alcuni anni dopo alle medie, la sosta quotidiana ed ostinata a consumare con gli occhi un Le Mans III bianco parcheggiato sul percorso per tornare a casa,

di cui solo un paio di volte ero riuscito a sentire il tuono.

Poi l’adolescenza e la giovinezza, prime volte, amorazzi improbabili ed esperienze rubacchiate qua e la, confuse…

La Vespetta 50 e gli Enduro anni 80, Honda XL 125 (ah, ma ci vuole anche l’olio?) ed XL 600 PARIS-DAKAR, e poi di nuovo Vespetta per un decennio, economica ed indistruttibile,

se sei studente e squattrinato.

Ogni sabato peró, a cavallo del vespino, mentre faccio il mio giro per soddisfare  l’altro nuovo demone che mi consuma, la musica ed i dischi,

la lunga sosta in venerazione delle vetrine di Michieli, storico concessionario Guzzi Milanese.

Ricordo mesi a sbavare su un Cali 1100 Carbs rosso/nero fiammante,

ancora oggi mio schema colori di riferimento.

Poi viene l’autunno del ’95, il Servizio Civile, a Morbegno. Dopo un paio di mesi arriva un ragazzo  nuovo, una “spina”, ma lo fa con stile.

Arriva di domenica sera tardi, ed entra nel garage dell’albergo dove avevamo gli alloggi, a cavallo di un Le Mans 1 lievemente modificato, bardato come Joe Bar.

Il tuono sordo dei Lafranconi l’avevo sentito arrivare un quarto d’ora prima, sulla Provinciale, ma ora, nel garage con i soffitti a volta è qualcosa di sconvolgente,

rimescola emozioni dal fondo dello stomaco.

La settimana successiva sono già in giro come un folle,

a rivoltare ogni buco di officina della Valtellina,

sino a che, a Chiavenna da un Concessionario storico, trovo un V 35 Imola, bianco/nero e con telaio rosso, copia in 16° di quel Le Mans III.

I mesi seguenti sono febbrili, giornate interminabili in attesa che arrivino le 17, per poter saltare sull’Imoletta, aggrapparmi ai semi-manubri e schizzare all’esplorazione di ogni strada, su e giù per ogni valletta collaterale, ogni passo, fino al buio inoltrato.

In primavera coinvolgo anche i ragazzi dell’associazione disabili presso cui presto servizio, e lì porto a Mandello per una memorabile visita personalizzata alla Fabbrica ed al Museo Guzzi.

Finito il Servizio Civile, a settembre ’96 (quindi il 75° Guzzi), prendo un permesso ed esco prima dal lavoro (incosciente), per precipitarmi per la mia prima volta al Raduno a Mandello, incredibile, un paese invaso dalla passione e dalla follia,

da tutta Europa (ed oltre).

Salto in avanti di 10 anni,

Mandello domenica mattina, chiusura del raduno dell’85°, aria di smobilitazione pigra e colazione sulle panche della Piazza del Mercato, caffé e crostata dai GAL.

Mi sento chiamare, ed eccolo lì il Marchino, l’untore con il Le Mans 1 di Morbegno,

10 minuti dopo conosco mezzo “Moto Guzzi Mandello Club”, di cui suo fratello è lo storico Presidente, e mi faccio dare una dritta sul Cali più affidabile, direttamente da chi, figlio d’arte, le prova in Guzzi sui rulli a fine catena.

Da allora potrei raccontarne mille, Mandello, Beura, Morterone, la Clubhouse del MGCM, il Peppo ed il Biraus, Anima Guzzista, i Calincontri ed i Gari-Carver semi-organizzati, e gli incontri fortuiti e casuali.

Tutti episodi collegati però, da una passione che diventa strumento facilitatore per conoscere persone differenti e fantastiche,

momenti irripetibili, persone indimenticabili, anche quelli che non ci sono più.

Ed il mio California comprato usato nel 2007, che la mia mamma ha preteso di regalarmi perchè era appena andata in pensione,

e la prima volta che ce l’ho portata, per accompagnarla a Teatro.

Quello che il mio babbo, invecchiato, non ha voluto assolutamente provare,

felice però di farsi scorrazzare da me, su per le strade della sua giovinezza Camuna.

Quel Cali che in ogni avventura, come tutte le mie Guzzi, ho diviso con la Compagna della mia vita.

Come faccio a considerarla (solo) una moto?

 

Come sono diventato Guzzista: Renzo Richichi

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Come sono diventato Guzzista:
Innamorato della Guzzi Le Mans di un amico di famiglia, a 20 anni, nel 1984 con i primi soldi guadagnati, diedi l’acconto per una Guzzi 350 Imola, quello che per me era una piccola replica del mio sogno.
Purtroppo dopo qualche settimana, a causa di un brutto incidente in auto, dovetti rinunciare per riacquistare l’auto di famiglia.
Iniziai quindi a solcare l’asfalto con la moto di mio fratello, una ducati scrambler.
Solo nel 2006 (merito anche di Marcello Molteni) , riuscii finalmente ad entrare nel mondo Guzzi acquistando una Breva 1100?, sicuramente la moto più comoda che io abbia guidato. Poi la passione è aumentata, avendo conosciuto lo Stormo Guzzista di Pescara e altri guzzisti (vero Simone Ticciati? ?)
Una bella famiglia non c’è che dire ?

Come sono diventato Guzzista: S558

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COME SONO DIVENTATO GUZZISTA

Anni 2002 – 2004 … ormai un secolo fa! Quando se avevi due linee di febbre … ma si è un’influenza! … un po’ di tachipirina e sei apposto!

Dopo anni di attesa, dall’ infanzia attraverso il periodo di motorini, vespa, lavoro, matrimonio, famiglia, bimbi, finalmente do soddisfazione anche al mio ego! … divento motociclista!

C’è un nuovo concessionario in zona, marche varie e un marchio storico Moto Guzzi.

Lo vado a trovare, ci parlo, giro per il salone, usato? Nuovo? … sportiva? No! Turistica viaggeremo in due, spazio per le borse, … bella questa? … mi guarda, è SCURA! Però mica male, ma come si fa a viaggiare? Perché io voglio fare lunghi viaggi. Va bè dai prendo questa nuova, ordino una JAP 4 cilindri 750, turistica perfetta per viaggiare …. esco e, Lei dalla vetrina mi guarda, sembra dire: cosa hai preso, sarà perfetta ma senza fascino!

Un anno dopo:

Andrea (mio figlio): “domenica vieni con me a Adria? C’è una manifestazione motociclistica strana, si chiama la sfida, ci sono dei cerebrolesi che si sfidano sul circuito con moto strane! Buell, triumph, BMW e pensa con le Moto Guzzi? … ma le fanno ancora?”

E così saliamo sulla nostra Jappolesa e andiamo … due gironi di facce “adulte” con sorrisi ebeti da adolescenti! … moto magnifiche, ferri magici, e poi … guarda è la stessa che mi guardava dal concessionario. Però è … che bella figura qui in questo splendido parco giochi … fascino al quadrato!

Si fa sera e riprendiamo la nostra anonima Jappolesa e torniamo a casa ….

Un anno dopo:

Torno in concessionario: ciao Antonio, ho avuto un incidente, un deficiente ubriaco (vero) mi ha tagliato la strada e questo è il risultato … io fortunatamente niente ma lei … quasi un rottame! Senti questo è l’assegno dell’assicurazione, Ti lascio il rottame e cambio moto! Cosa mi proponi? Ho una TDM 800 nuova appena arrivata oppure guarda in salone e scegli tu!

Io Andrea giriamo il salone, Lei è ancora lì ci guarda … E’ SCURA! … un personaggio conosciuto a Adria con uno strano uccello sulla schiena, diceva: la moto a da esse nera! … questa è SCURA! … Io e Andrea ci guardiamo, Lei ci guarda, tutte e tre guardiamo Antonio e … ecco ho capito, dice Antonio, un altro cerebroleso!

16 anni dopo:

Con la SCURA ho fatto oltre 110.000 km, girato quasi tutta Italia, conosciuto fantastici e mitici cerebrolesi, non saprei farne a meno, sia di Lei che di Voi (cerebrolesi)!

E’ stata Lei a scegliermi, a sceglierci! .. aveva già programmato tutto, ci ha scelto e trasformato da anonimi motociclisti della domenica in … I TATIANI!

Grazie SCURA

Tuo per sempre S558

PS: spiego il significato il S558 … il suo numero identificativo.

Come sono diventato Guzzista .

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Come sono diventato Guzzista.
Tante storie una sola passione.

Un piccolo concorso a sorpresa dove abbiamo raccolto tutti i racconti pubblicati sulla nostra pagina Facebook.
Tanti commenti, tante esperienze diverse dallo stesso finale. Una Guzzi!
Il nostro staff li leggerà tutti e al vincitore una maglietta, a scelta, di Anima Guzzista!
Quindi, se ancora non l’avete fatto, scrivete e condividete le vostre storie, le raccoglieremo tutte!

LEGGI LE STORIE GIA’ INVIATE

Quindi eccoci qui. Tutti con la stessa balorda idea di farci la moto, passataci anche solo per un attimo nella testa, e poi diventata chiodo fisso, sogno o aspirazione ma comunque qualcosa che alla fine ci ha cambiato la vita in meglio.
Quello che “gli altri” non sanno è che la spinta iniziale, poi consolidatasi nel tempo, non è partita da una passione tecnica, meccanica o di prestazioni. Forse allora non ci era chiaro ma la molla che ci ha spinto verso la motocicletta sono state le emozioni. Il senso di libertà e il vento in faccia, il rombo del motore non rinchiuso sotto ad un cofano ma anche il senso di potenza nell’accelerazione o la guida “di corpo” nelle curve. Fate voi. Sempre di emozioni parliamo.
La passione per la Guzzi, in questo, trova terreno fertile. Una moto di cui tutti i genitori parlavano, del nonno che ne aveva una da giovane e la storia, la leggenda che ha sempre accompagnato il bicilindrico di Mandello ha sempre attirato e colpito la fantasia ma, se ci pensate, praticamente mai per la prestazione pura. Il perché diventa ovvio se invece di cavalli parliamo di emozioni appunto.
Il connubio tra uomo e moto è sempre stato il nostro punto forte. Siamo un Popolo speciale, portato alla socializzazione ed alla condivisione, ben prima dell’avvento di Facebook o Instagram, dove la naturale voglia di stare assieme trova un nuovo modo di “connetterci” nei social ma sempre con lo scopo di mettere in pratica i tanti messaggi con un bel giro in moto, magari con tanto di brace o ristorantino casareccio ma di qualità sempre ben condito da curve e bei panorami.
In fin dei conti, proprio perché poco inclini a cedere al fascino di moto perfettine e asettiche magari dalla cavalleria esagerata, non ha importanza se ci presentiamo con un V35, un V7 Sport o una Griso 8v perché le emozioni valgono per tutti allo stesso modo e noi Guzzisti non smettiamo mai di lasciarle trapelare nelle mille e mille parole scritte nei nostri messaggi come nei nostri racconti davanti ad una birra.
Quello che leggerete qui sotto ne è solo un antipasto… il piatto forte, amici miei, ce lo lasciamo per quando ci incontreremo ancora sulla strada. Allora si, ci sarà da divertirsi!

Come sono diventato Guzzista: Antonio Cavenaghi

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Come sono diventato guzzista: agosto 1969, dopo aver poggiato le mie adolescenti chiappette sulla sella di questo magnifico V7 come avrei potuto non diventarlo?

Come sono diventato Guzzista: Danilo Erra

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Vedo che ultimamente va di moda raccontare “Come sono diventato guzzista”. Voglio raccontarvi come é successo a me.

È una storia molto lunga da raccontare, una storia fatta di passione, ricerche per mercatini, nottate passate in garage a montare e smontare. Una storia fatta di sentimenti e asfalto, cuore e birre con gli amici. Una storia fatta di amore e odio, frustrazione e grandi soddisfazioni. Una storia fatta di olio e sangue, amicizie suggellate da chilometri e risate tra fratelli.

A mio padre serviva un mezzo a due ruote con cui poter fare distanze medio-brevi, quello più economico che ha trovato era un V35 II. Quando lui si è preso il V50 non potendomi permettere una moto nuova mi è toccato accontentarmi della sua. Fine.

Come sono diventato Guzzista: Almerico Cavallo

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Come sono diventato guzzista: volevo tanto avere la bmw r1100r nel 1999, poi sono entrato in concessionario ed ho comprato un 1100 sport corsa.

Come sono diventato Guzzista: Paolo Terranova

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Non sapevo fosse una Guzzi. Era la Moto. Si chiamava così per distinguerla dalla Vespa. Mio padre aveva messo un pezzo di gommapiuma tra la sella e il serbatoio. Più tardi uno più grande tra le due selle. Bastava per tutta la famiglia. Dopo arrivò la Moto nuova. Era simile, ma aveva il volano coperto. Su quella, che conservo ancora, imparai a guidare, prima di comprare il mio primo cinquantino.

Come sono diventato Guzzista: Paolo Di Giovanni

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Come sono diventato guzzista.

Avevo 10 anni quando il marito di mia cugina venne in ferie in Sicilia con la moto. Era il 1988 e io passavo interminabili momenti ad ammirare quella scultura bianca piena di cromature che splendevano al sole di agosto. Forse fu proprio quel sole che mi diede alla testa ma da quel momento decisi che da grande avrei avuto una guzzi.
Poi gli anni passano, cambiano i gusti e nel 2005 mi ritrovo in sella ad una jappo. Una Z750S piena di cavalli che, lo ammetto, non sono mai riuscito a gestire come si deve. Non sono mai stato un pilota della domenica ma di strada ne ho fatta parecchia.
Nel 2008 la mia strada, dietro una curva, incontra un camion che mi costringe ad un calvario di due anni, diversi viaggi della speranza e 4 interventi.
La mia vita da motociclista, penso, finisce lì.
Ma è qui che succede l’imprevedibile.
In un pomeriggio come tanti vengo contattato da mia cugina che mi chiede di tradurle una mail dal francese. Quando capisco che quella mail è la risposta ad un annuncio di vendita chiamo mia cugina e la minaccio di toglierle il saluto se davvero avesse venduto la moto del marito (che nel frattempo, per età e problemi fisici non usava più). Per tutta risposta, mia cugina, mi propose di venderla a me.
Nel giro di un’ora avevo già prenotato un volo, contattato un autotrasportatore e trovato un garage.
Da grande non avevo una moto guzzi, avevo quella moto guzzi. Una V65 Florida bianco perla. Il mio sogno da bambino. Il tutto all’insaputa della mia famiglia che mi avrebbe diseredato se mi fossi presentato a casa con un’altra moto.
Ma una volta tornato in sella ora che non sono più un bambino, mi sono reso conto che le moto custom non fanno per me.
Adocchio una V65SP, penso di vendere la Florida e prendere questa. Per farla breve adesso ho due guzzi in garage.

Come sono diventato Guzzista: Stefano Demontis

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Come sono diventato guzzista!
Prima sarebbe meglio raccontare come sono diventato motociclista: da ragazzini si girava per il paese in scooter, e qualche volta ci avventuravamo per i monti, o scendevamo al mare. Una volta avuta a disposizione l’auto, le due ruote sono andate un po’ dimenticate, ma nel 2002 trovo lavoro come portalettere, e in sella al liberty vago per le strade dell’Ogliastra; c’è stato un momento in cui ho realizzato che il tutto era divertente, e ho preso la decisione: mi compro la moto! Punto subito su una classica naked, guardavo soprattutto le jappe, ma a titolo di curiosità sfogliavo anche i cataloghi delle italiane. Trovai la Nevada, ma più guardavo la foto e più mi sembrava brutta, finché senza un motivo particolare decido di chiedere info a un concessionario. E nella vetrina c’era lei: rossa e cromata, e dal vivo era diversa…

Una foto di quando eravamo giovani tutt’e due!

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