Home Incontri e racconti La Bella Moto Mia

La Bella Moto Mia

2039
0
immagine-racconto

di Francesco Milione

 

Motociclista? No, Guzzista? No Gtista

Ecco la storia di un GT trattato veramente male.

Un Dingo 50 cross, un KTM100, un Tornado 650, sono state le mie moto prima di arrivare ad avere una vera moto.

Me la presentò un amico che non se la comprò perché troppo vecchia, preferì un T non so che numero (peggio per lui), l’incontro avvenne in un magazzino del concessionario dove teneva le moto invendibili.

Era messa di spalle così che la prima cosa che vidi fu il sedere, tondissimo con due Stucchi bianche che lo incorniciavano, e le sue freccette un po’ calate, poi lentamente, i neon del magazzino dopo vari sfarfallii si accesero mentre io ero arrivato alla sua sinistra,,, rossa con quel neo cromato sulla fronte (il serbatoio) e le sue pocce turgide come cilindri, era sicuramente la moto più bella del mondo.

Il concessionario deve averlo capito subito che me ne ero innamorato, unmilioneduecentomila mi ha chiesto e unmilioneduecentomila l’ho pagata.

Un mese dopo siamo partiti per Istanbul, si è comportata benissimo, l’anno dopo in Europa del nord e a Parigi si è accorta di essere senza olio e si sono accartocciati i pistoni, pago il viaggio ad un amico furgonato e me la recupera, compro un altro di un Gt sfranto e sostituisco il motore, è stato uno sbaglio, non la amavo più, non mi fidavo più, non era più la stessa, così la lasciai sola in garage a lungo, poi la ripresi e lei grippò e io la lasciai al freddo e al gelo per tre anni.

Stava lì davanti casa la vedevo tutti i giorni ma non la toccavo neanche, ed ha sopportato neve, incendi e sole, ma sapevamo tutte e due di essere uniti da un amore profondo.

Cambiai città, da Viterbo venni a Roma, invivibile senza moto e pensai di cambiarla, volevo un blasonato BMW.

Credo che a questo punto intervenne Carlo, il Guzzi, che fece in modo di non portare a termine l’insano gesto.

Comprai pistoni valvole e cilindri nuovi, tornai a Viterbo cambiai batteria corde del gas, olio, e con tutti i cilindri grippati andammo a Formia da amici esperti meccanici, e durante il trasferimento il nostro amore è rinato, ansi il mio perché in lei non era mai morto.

Con l’idea di cambiare solo le pocce, finimmo per andare a recuperare il vecchio motore che giaceva dopo varie cannibalizzazioni da un meccanico, e sradicate le piante che ci erano cresciute dentro ci accorgemmo che era decisamente diverso dal secondo, pompa più potente, distribuzione con catena invece che a cascata di ingranaggi.

Durò parecchio mesi l’operazione, tipo un pezzo a domenica, ma alla fine, messa un po’ di benzina, il motorino di avviamento ha fatto tre giri scarsi e il suo rombo ha riempito i cieli di Formia.

Al collaudo si riscontrava un solo piccolo difetto: dopo 30 Km si spegneva e non ne voleva sapere più nulla di partire. Ci sono voluti due mesi ricontrollando tutto dico tutto per scoprire che nel rimontare il tappo della benzina avevo chiuso il passaggio dell’aria.

Ma la carrozzeria no, restauro conservativo, anche per ricordarmi ,con le ammaccature sul serbatoio, di levare il bloccasterzo e il cavalletto (tutte e due contemporaneamente, si era stata una nottataccia ) prima di partire e poi le venticinquenni come nuove o non si sono divertite o si sono fatte il lifting, due possibilità che non coincidono con il mio stile di vita, e poi perché è donna e come le mamme non sono meno belle quando invecchiano.

Da 15 anni viviamo insieme e spero che molte nuvole passeranno sopra le mie spalle e molti chilometri passeranno sotto le mie palle e i suoi pneumatici.

Posso fare dei ringraziamenti?

A mio babbo (ex poliziotto per poter andare in moto) che all’età di 12 anni mentre camminavamo per il corso di Viterbo si fermò e mi spiegò quanto era bella e fatta bene un V7Sport che era lì parcheggiata, ad i miei amici vere braccia levate all’officina e alle loro mogli che hanno sopportato il rapimento dei loro mariti e me, a Chico e Nina che tristemente rientrano nella cuccia quando mi vedono uscire di casa con il casco, a tutti gli scuteristi che non tolgono vecchie Guzzi dal mercato, e alla mamma (da giovane era una lambrettista che si cimentava in gimcane) che mischiandosi con il babbo hanno creato un guzzista, e a Carlo.