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Porcheria 2015 6a edizione

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di Califoggiano

Mercoledì 4 febbraio 2015: La partenza

Mi sveglio che sono da poco passate le 8.
Devo ancora preparare i bagagli e caricare il necessario per il camping sul fido Nuovo Falcone, che in box attende eccitato per la partenza.
Fuori il cielo è plumbeo e l’aria è gelida, ma tiene.. Nessuna precipitazione!
Raccolgo in una sacca il minimo indispensabile x quanto riguarda gli indumenti e poi mi avvio in box dove le operazioni saranno più lunghe: sono solito portarmi dietro un bel po’ di attrezzi quando viaggio in modo da poter risolvere a bordo strada eventuali guasti.
In realtà porto anche più del necessario e quasi sempre inutilmente, ma mi fa sentire più tranquillo sapere di avere tutto ciò che mi potrebbe servire.
Così seleziono chiavi inglesi, a brugola, chiave candela, pinze, fil di ferro, fascette, lampada, spessimetro, fili elettrici, candela, cavi freno/frizione/acceleratore, lampada spia, etc etc
Non c’è niente di peggio, del resto, che essere fermi per strada sapendo come risolvere il guasto ma senza avere gli attrezzi per farlo.
Quindi tutto trova posto nelle borse laterali, che non si sa mai.
Poi è la volta di tenda e sacchi a pelo che, chiusi in una sacca impermeabile, lego sul portapacchi.
Bene, siamo pronti alla partenza: sono quasi le 11 ed avviso Enrico (Romeo722runner) che il mio viaggio ha inizio.

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Lui è al lavoro e partirà nel primo pomeriggio, io invece ho preferito prendere ferie per partire con calma e tenere le ruote lontane dall’autostrada: ci troveremo a Genova, al porto.
Così sotto un cielo grigio inizia il mio viaggio.
Farò pianura verso Lodi, poi Pavia, Voghera ed infine Tortona da dove farò la SS 35 dei Giovi!
La Mula Encansable frulla che è un piacere, l’andatura da statale è il suo terreno.. E così prima delle 13 mi fermo a rifornire e mangiare un panino tra Voghera e Tortona.
Quando la strada inizia a salire le temperature scendono: c’è neve a bordo strada, deve essere del giorno prima ma per ora seppur sempre grigio, il cielo tiene!

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In valle Scrivia riconosco i posti dove mi son fermato lo scorso anno, nello stesso viaggio, e mi viene da sorridere ripensando ad episodi della scorsa edizione!
Serravalle, Ronco, Arquata.. Mi muovo tra le curve con ritmo allegro e mi viene da pensare allo Scrivia, questo fiume che si vede poco dalla strada ma che da il nome (ed in altri tempi la vita) alla valle.
Mi fa simpatia, lo sento vicino!
Non è un fiume come tutti gli altri, è un sognatore, uno che non si accontenta e vuole scoprire il mondo!
Infatti sebbene la via più breve gli farebbe raggiungere il mare in una 40ina di km scarsi, lui per questo viaggio ha altri progetti, sogna in grande, ve lo ricordo: vuole vedere il mondo lui.
Così punta dritto verso la pianura padana, dove dopo un centinaio di km si immette niente meno che nel Po, il grande fiume, dove avrà modo di mescolarsi ad acque alpine ed appeniniche, proseguendo il viaggio per altri 400 km prima di raggiungere, infine, l’Adriatico!

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Ecco, trovo che il suo percorso sia per molti versi simile al nostro girovagare di turisti guzzisti: per andare da A a B non seguiamo la linea retta, la più breve, perché sappiamo bene che ci possono essere infinite deviazioni tra A e B e soprattutto che non importa quanto ci si impieghi ad arrivare alla meta, perché la cosa che conta è godersi il viaggio!
Tra queste divagazioni, mi ritrovo in cima ai Giovi, dove qualche fiocco di neve prova ad intimorirmi e creare qualche difficoltà al moNorone che in effetti soffre il freddo intenso se unito a forte umidità: ed ecco che quando vado a riaprire il gas dopo un rilascio in curva, fa qualche vuoto ma poi riprende il suo incedere sicuro tra le curve.
Poco dopo sono a Genova, ma per raggiungere il porto mi sembra di fare più km di quelli che mi son serviti ad arrivare nella città della lanterna!
Prima delle 16 la Mula è parcheggiata sotto il terminal traghetti a godersi il riposo: missione compiuta anche stavolta, in barba alle pessime previsioni meteo ed al colore del cielo, posso anche dire di aver viaggiato bene.

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Passata mezz’oretta arriva Enrico e dopo i saluti e qualche battuta sul viaggio, andiamo al terminal a fare i biglietti A/R e subito dopo un po’ di spesa da consumare durante la traversata.
Il traghetto per Olbia salpa alle 19:45 ma iniziano le operazioni di imbarco solo dopo le 18 e così restiamo in attesa sferzati da un vento gelido: è il momento di bere dapprima Ichnusa defaticante e poi qualche bicchierino di Amaro del Capo per riscaldarci un po.

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Poco dopo lasciamo le moto a riposare nel ventre della nave e andiamo a sistemarci in cabina, prima di andare a mangiare.
Si chiacchiera un po’ e poi si va a dormire, cullati dal mare mosso!

Giovedì 5 Febbraio 2015: Lo sbarco

Riapro gli occhi che son le 5, decisamente troppo presto dato che lo sbarco è previsto per le 8.
Visto che non mi riesce di riaddormentarmi, decido di alzarmi ed andare verso il bar che, però, alle 5:30 è ancora chiuso!
Esco a fumare una sigaretta nell’aria frizzante del primo mattino: è ancora tutto buio e non si vede terra all’orizzonte.
Mi siedo ai tavolini in attesa che apra il bar e noto una ragazza che fa su e giù dal bagno: il mare mosso non le ha fatto bene ed in poco tempo la vedrò fare quel percorso almeno 30 volte, ogni volta col viso più bianco.. Povera!
Mentre faccio colazione ho modo di pensare ai giorni che verranno: non vedo l’ora di rivedere tanti amici, (scroto)nuragici e non!
Infatti se l’anno scorso eravamo in 4 dal continente [io, il duca (Gaso28), il marchese (Andrea Marconi) e Rugi] quest’anno siamo in 6, segno che ormai la Porcheria è sdoganata ed è entrata a far parte di quelle date che ogni buon motociclista che non metta la moto a riposo durante l’inverno, si evidenzia sul calendario!
Sono molto contento per il Console e tutti gli amici che hanno creduto in questa formula: facile andare in Sardegna in estate, molto meno banale andarci d’inverno per un raduno di 2 giorni nel nulla di un bosco!
Così quest’anno oltre a me ed Enrico ci saranno Noise e la sua kappona, cridit con la sua speed e i tatiani.. In aereo più auto a noleggio, perché l’importante è esserci!
Intanto fuori le luci dell’alba illuminano i contorni della terra di Sardegna, che ho imparato ad amare.

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La TV della sala bar mi mostra un meteo deprimente: le previsioni danno acqua (o neve sopra i 600m) in tutta l’isola, eppure siamo quasi ad Olbia ed il cielo non sembra minaccioso!
Torno in cabina a svegliare Enrico e insieme torniamo al bar, dove la povera ragazza continua il suo moto pendulo tra divano e bagni.
Finalmente torna la rete telefonica e ci possiamo aggiornare sulle novità, che in effetti sono grosse: viste le condizioni meteo inclementi e le difficoltà prevedibili per raggiungere Su Tassu, il Console ha lanciato un sondaggio per spostare la location e tornare nella pineta di Is Benas, a Mongorgiori, apprezzata cornice della scorsa edizione!
Sono già passate le 8 intanto e di sbarcare non se ne parla, nonostante abbiamo attraccato nel porto di Olbia da un po’.
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Io ed Enrico ne approfittiamo per fare il piano di giornata: SS 125 e poi 198 per arrivare a pranzo dai suoi, a Lanusei.
Finalmente si sbarca ed il moNorone sembra più allegro già dal primo avviamento: evidentemente anche lui è innamorato della Sardegna!
La 125 ormai mi è familiare eppure ogni volta riesce a stupirmi per colori e contrasti: si passa dal mare ai 1000m come nulla fosse.
L’asfalto bagnato ed il bianco sulle cime sono le uniche tracce che possono collegarsi a quanto visto in TV poco prima, perché incredibilmente viaggiamo col sole!
Facciamo qualche sosta caffè ed uno spuntino a base di salumi e formaggi che vengono fuori dalle borse di Enrico sul passo di Genna Arramene (?).

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Ormai ci siamo quasi ed il mio compagno di viaggio ha gli occhi più luminosi nel rivedere le sue terre: in lui rivedo me stesso ad ogni rientro in Puglia.
Mi propone una deviazione ad Arbatax per vedere le rocce rosse e, non avendole mai viste, accetto di buon grado!
Mentre siamo davanti a quello spettacolo arriva un messaggio del padre di Enrico che ci fa tornare nella realtà: ci stanno aspettando per pranzo, è tardi ed è ora di ripartire.

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La SS 198 che ci porta fino a Lanusei è uno di quei percorsi che esaltano il motociclista in un continuo destra/sinistra che sembra infinito e che, grazie all’asfalto ormai asciutto, riusciamo a fare a ritmi allegri.
Comincio così a limare i parapiedi in plexiglass costruiti e montati prima della partenza, evoluzione di quelli fatti coi vassoi in polistirolo di rientro dal Pinguinos 2013: la protettività dall’aria del Falcone col cupolone è impagabile, si viaggia in prima classe, però il paragambe lascia inspiegabilmente scoperti i piedi e basta già solo l’acqua sollevata dalla ruota anteriore per ritrovarsi con gli stivali bagnati e, di conseguenza, i piedi gelidi.
Con questo accorgimento anche la Goldwing ci fa una pippa 😛
Arriviamo a Lanusei verso le 14 e con immenso piacere completo la conoscenza della famiglia di Orsobruno: mi mancavano Luigi (il padre) e Pina (la madre) che si rivelano gentilissimi, simpatici ed ospitali verso l’invasore pugliorobico!
Pranziamo tutti assieme e dopo pranzo ci fermiamo a chiacchierare attorno al camino, in una bella atmosfera.
Visto che Stefano lavorerà anche l’indomani Enrico decide di fermarsi dai suoi anche per la notte e raggiungere Escalaplano il giorno dopo, così nel pomeriggio andiamo a fare un giro a trovare dei suoi amici.
Il cielo si fa sempre più nero e così salutati gli amici ci dirigiamo direttamente a casa, dove ci docciamo e prepariamo ad uscire a cena.
In pizzeria passiamo una bella serata con gli amici di Enrico e quando torniamo a casa sono talmente cotto che, appena toccato il letto, cado in un sonno profondo.

Venerdì 6 Febbraio 2015: Nella tana dell’Orso

Mi sveglio nuovamente prestissimo, ma mi alzo solo verso le 7, quando sento i primi rumori provenienti dalla cucina!
Prendo il caffè e faccio 4 chiacchiere con la madre di Enrico.
Fuori il cielo non sembra minaccioso e si prospetta una giornata discreta ancora una volta a dispetto delle previsioni!

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Piano piano si svegliano tutti e la casa riprende vita: c’è il tempo per un altro caffè mentre facciamo il piano di giornata.
Oggi ci spostiamo da Stefano (orsobruno) ad escalapano e visto che il tempo sembra clemente, nell’itinerario ci infiliamo più curve possibili!
Mentre rimetto a posto i bagagli sento rotondo, che mi comunica ufficialmente il cambio location e col quale ci diamo appuntamento dalle parti di escalaplano visto che oggi è in ferie.
Siamo pronti a partire, non prima di avere salutato calorosamente i genitori di Enrico e Stefano: dalle mie parti si dice ‘dimm a chi si figghje che t dic a chi assummigghje’ (ovvero: dimmi di chi sei il figlio che ti dico a chi somigli) ed anche in questo caso il detto popolare non sbaglia: conoscendo i figli, i genitori non potevano che essere splendide persone.

Ci mettiamo in cammino e scendiamo verso il mare, la giornata è splendida e l’asfalto è asciutto tranne che in alcuni tratti e ne posso approfittare per limare ancora un po’ i parapiedi.
Facciamo una sosta doverosa in riva al mare, vicino ad una torre di avvistamento invasori, simile a quelle che si trovano sulla costa anche dalle mie parti: segni di un tempo lontano, quando il mare invece del necessario al sostentamento, capitava portasse la morte sotto forma di navi dei mori.
Ripartiamo dopo un bicchierino di amaro defaticante.

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Lasciamo la costa e cominciamo a salire e finché la strada permette teniamo un buon passo,ma dopo poco troviamo la strada bagnata, cielo nero e neve a bordo strada: sono felicissimo di aver visto questa splendida regione insolitamente bianca, quando tutti la conoscono solo in versione estiva!
Quando siamo quasi a Perdasdefogu squilla il cellulare: il console è ad escalaplano e ci diamo appuntamento all’ufficio postale, dove orso è ancora alle prese col lavoro!
Poco dopo è il momento degli abbracci con questi 2 Amici e sono davvero felice di rivederli.

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Ci spostiamo a casa di Stefano dove facciamo un pranzo memorabile a base di culurgiones e carne, tra racconti e risate!
Dopo pranzo il console ci saluta e si avvia verso casa, dimenticando il cellulare sul tavolo: nulla di grave, se non fosse che è l’organizzatore e che è il giorno prima dell’incontro!

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Diamo un occhio alla cartina e al telefono diamo appuntamento al mio amico Alessandro (siciliano che ha cambiato isola) a Senorbì per poi proseguire assieme fino a Mongorgiori.
La vista da casa di Stefano mi ha incantato fino dalla prima volta che ci son stato: mi ricorda la Contea e mi aspetto di vedere Frodo e gli altri Hobbit da un momento all’altro..

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Enrico decide di fare un riposino mentre io e Stefano scendiamo in garage dove io stringo amicizia col suo moNorone, facendo alcuni controlli e dando a Stefano qualche consiglio per la manutenzione: se gli dai le poche attenzioni che richiede il nuovo falcone diventa inarrestabile.
La serata passa allegramente finché non andiamo a letto esausti!

Sabato 7 Febbraio: A Is Benas

Il silenzio assoluto della tana dell’orso mi fa dormire serenamente fino alle 7, e quando apro gli occhi sono di ottimo umore: oggi rivedrò un bel po’ di amici!
Dopo il necessario caffè, ognuno di noi si attiva per approntarsi alla partenza ed alle 9 siamo pronti, con le moto cariche!

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La strada verso Senorbì è ancora una volta molto bella da guidare: Stefano apre la fila, io seguo ed Enrico chiude.
Il cielo è grigio ed in alcuni tratti troviamo la strada bagnata, segno che prima di noi da lì ci è passata la pioggia.
Salendo ci ritroviamo in una nuvola, con effetto nebbia che forse vuole farci sentire a casa, in Lombardia.
Viaggiamo asciutti ed arriviamo a Senorbì dove, in attesa di Sandro e del suo R850, facciamo un po di spesa per il weekend.
Compriamo snacks, formaggi, salumi e soprattutto defaticanti di vario genere utili per la sopravvivenza delle successive ore.
Mentre sistemiamo gli acquisti nelle borse ecco che spunta Sandro: sono felice di introdurlo tra gli amici Guzzisti, si è trasferito da poco in Sardegna dalla Sicilia e non conosce nessuno.. Conosco bene sulla mia pelle la situazione e mi fa piacere aver trovato l’occasione giusta per presentargli quella speciale combriccola che sono gli scrotonuragici.
Dopo i saluti e le presentazioni ci rimettiamo in sella chè a Mongorgiori ci aspetta la festa.
Procediamo bene e proprio quando cominciamo a vedere i primi cartelli che indicano la pineta di Is Benas ecco scendere le prime gocce di pioggia.. Ma ormai è fatta, ultimo tratto di sterrato e ci si para davanti il piazzale con moto e auto ed i 2 casolari della “zona giorno” e “zona notte” che ormai ho imparato a conoscere.
Ci vengono incontro i primi arrivati e si riabbracciano un po di amici: il Console, Tonio Pistonio ed il suo amico, Nettuno e due new entry: Elbarto e la sua compagna!
Poco dopo arriva anche un affaticato Bartolini carico di legna.
Dopo le prime chiacchiere ed i primi brindisi ci avviamo anche noi a raccogliere la legna, necessaria a tenere il fuoco sempre acceso!
Arriva un messaggio di Noise e Cridit che sono in zona, gasati dal bel giro che han fatto per raggiungere la location, anche se ora hanno qualche problema a trovare la pineta.
Intanto arrivano anche i Tatiani, che pur di esserci han fatto volo+auto.. grandi!
Visto che il tempo inclemente continua a riservarci scariche d’acqua alternate a schiarite e che il vento sferzante sembra non volerci mollare, decidiamo di chiudere coi teli la zona giorno in modo da trattenere il calore del camino come avevamo già sperimentato l’anno scorso.
Però in questo modo prendiamo anche quel buon profumo di affumicato che ci porteremo addosso fino al rientro a casa: Console, visto che abbiam eletto Mongorgiori a sede ufficiale, per l’anno prossimo fai dei lavori a quella cappa mi raccomando!
Si stappano bottiglie, si provano cibarie di ogni provenienza, bagnati da vino, birre e liquori dal trasparente al rosso forte :asd:
Non siamo tanti: complice anche il meteo avverso, la maggior parte degli scrotonuragici ha deciso di raggiungerci solo Domenica, ma siamo comunque abbastanza e ben assortiti.
La serata entra nel vivo, ma come si fa a descrivere a parole l’atmosfera che si crea senza risultare banali?
Del resto, nella luce delle candele con l’aria piena del fumo del camino non si fa altro che mangiare, bere e bere e mangiare, tra racconti seri (pochi) e divertenti.

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Non ci provo nemmeno, se non ci sei stato non puoi capire.
Per la prima volta c’è anche una chitarra a fare compagnia.. E Sandro, dapprima timido, comincia ad essere inarrestabile:continua a scherzare con tutti, con sempre più fervore con l’aumentare dei brindisi.
Lo guardo e sono davvero felice di vedere che si diverte.
Man mano che l’ora si attarda, la zona giorno si spopola e quando anche Sandro dopo un po’ di canti sardi cede, rimaniamo solo io, Orsobruno e Racerrunner.
Stiamo ancora un po’ davanti al fuoco tra canzoni e racconti e quando ci accorgiamo che s’è fatto davvero tardi e ci meritiamo di riposare, i due fratelli decidono di stendere i sacchi a pelo nella zona giorno, mentre io arrivo nella zona notte, detta anche la SEGHERIA, a concerto già iniziato: non mi dispiace affatto essermi perso il primo atto, certo è che tra la decina di persone che si è rifugiata qui c’è chi ha preso davvero a cuore l’interpretazione e ci da dentro di brutto :aaah:
Cerco il mio materassino nel buio stando attento a non pestare nessuno e quando mi stendo l’amara sorpresa: è sgonfio e visto che l’avevo gonfiato con Elbarto nel pomeriggio vuol dire che è bucato 😕
E’ un peccato, è il materassino rosa con le Winx che io ed il Console abbiamo comprato al Calincontro Maremmano, identici.
Vabbè, non ci provo nemmeno a rigonfiarlo.. non avrei nemmeno il fiato per farlo.
Mi chiudo nel sacco a pelo e complici il freddo e i suonatori, fatico a prender sonno…

Domenica 7 Febbraio 2015: Scoppio!!

Dormire col materasso sgonfio col freddo e l’umidità non è il massimo della vita.
Sento il rumore della porta che si apre, istintivamente apro gli occhi e l’immagine che mi si para davanti è di quelle che non vorresti mai vedere: il Comandante Bartolini in mutande è uno spettacolo forte :aaah:
Se il buongiorno si vede dal mattino…
Vabbè, tento inutilmente di riprendere sonno e dopo poco decido di alzarmi: l’aria è fredda, ma abbandono volentieri la segheria e raggiungo la zona giorno, dove trovo già qualcun’altro sveglio.
Prepariamo il caffè ed iniziamo ad attivarci con la raccolta della legna.
Poco dopo arriva Bradipone con un vassoio di cornetti per la colazione e tra risvegli e nuovi arrivi la pineta prende vita.

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Alla spicciolata, continuano gli arrivi: Ferwe, Italico, Gonario, dr Spock, Strya, etc etc..
Ovviamente nessuno arriva a mani vuote e così sul tavolo si accumula tanta di quella roba da mangiare e da bere, che è evidente che sarà un’ardua sfida riuscire a finire tutto dentone
Non ci diamo per vinti e già dalle 10 iniziamo a pranzare, con spuntini vari ed andremo avanti fino al pomeriggio, in un crescendo di formaggi, salumi, paste, carni, dolci, etc etc
Il mio amico Sandro, si porta addosso i postumi della notte brava e decide di salutarci per rientrare a casa per pranzo: non insisto per farlo rimanere perchè basta uno sguardo per capire che proprio non è in forma.

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Intanto tra i tavoli è tutto un passare di vassoi pieni di cose buone, da cui tutti attingono con gusto.
Mentre Gonario si dedica a preparare la pasta, la compagna di Ferwe con grande abilità si prende cura del fuoco e delle braci su cui andremo a preparare la carne: ma perchè non era con noi già dal venerdì?
Dopo la pasta, la carne e le torte salate, pur se inizio a sentirmi scoppiare, continuo a mangiare: è un continuo viavai di amici che, vassoio alla mano, ti offrono qualcosa da provare.. e come fai a dire di no?

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Dopo aver ingurgitato quantità di cibo inimmaginabili, il mio stomaco chiede pietà. Ma il viavai continua e rifiutare proprio non sta bene…
Inoltre si sono aggiunti alla tavolata anche dei cacciatori di passaggio, che ovviamente non mancano di offrire formaggi, funghi e tutto quello che prevede il loro spuntino.
Per uscire da questa situazione ed evitare di scoppiare, trovo la soluzione con la compagna di Elbarto: tenersi il piatto con qualcosa dentro da finire, è l’unico modo per riuscire ad uscire vivi da questa situazione, senza offendere nessuno :asd: :asd:
Inizia anche il giro degli alcolici, un altro viavai di gente con intrugli vari, pronta a riempirti il bicchiere fiera di farti provare la propria specialità.
Provo tutto, ma senza esagerare che- porc@troi@- tra non molto sarà ora di mettersi in moto per raggiungere l’imbarco :crying:
Ho il magone, quando arriva il momento dei saluti: sarà anche per lo stomaco in rivolta, ma non mi piace per nulla andare via mentre gli altri si attardano.. vorrei restare ancora e godermi fino all’ultimo minuto questa fantastica compagnia.. ma il traghetto non consente 🙁

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E’ proprio in questo momento che decido che mai più partirò la Domenica, cercherò di trattenermi ancora e ripartire il giorno dopo (cosa poi puntualmente avvenuta col Calincontro di Ottobre).
Abbraccio e ringrazio tutti e mi complimento col Console per la riuscita. :clap: :clap:
E’ il momento di andare.
Il moNorone borbotta tranquillo e si mette in scia della Nevada di Enrico: visto che sono quasi le 17 ci tocca una bella tirata in 131 fino a Porto Torres: nonostante il vento e le nuvole pesanti, filiamo lisci ed asciutti fino alla meta.
Una volta sulla nave ceniamo in cabina con gli avanzi della Porcheria e, dopo diversi racconti dei giorni appena trascorsi accompagnati da vari bicchieri defaticanti, la stanchezza prende il sopravvento e benedico il materasso della cabina :ok:

Lunedì 9 Febbraio: il ritorno

Mi sveglio con gli annunci della Tirrenia che sono quasi le 7, la vista dall’oblò ci fa sorridere: la giornata promette bene, finalmente!!

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Liberiamo la cabina e saliamo a prendere un caffè: decidiamo di goderci anche il rientro evitando l’autostrada in favore del susseguirsi di curve della Val Trebbia.
L’aria è fredda ed appena cominciamo a salire sull’appenninno ligure ci ritroviamo in mezzo alla neve, col termometro che arriva fino a – 4°, nonostante sia ormai quasi mezzogiorno.
La scelta della strada è stata ottima, è uno spettacolo vedere tutto imbiancato in una giornata di sole:

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Poi scendiamo fino a Piacenza dove facciamo sosta pranzo in un bar.
A vederci in moto i piacentini non si capacitano 😯 , c’è neve dappertutto ed anche parcheggiare in effetti è difficile.
Mangiamo un primo al volo e poi è il momento dei saluti anche con Enrico, ottimo compagno di viaggio :volemose:
Ci abbracciamo con un arrivederci a presto, vista la vicinanza.
E così rimango solo col ticchettare regolare del monocilindrico ed un sacco di pensieri nel casco: sorrisi, racconti, sapori, emozioni, panorami..
La pianura padana completamente bianca è uno spettacolo, la neve copre tutto e rende diversi i paesaggi che ormai mi sono familiari.
Arrivo a casa che c’è ancora luce e ne approfitto per dare una sciacquata alla moto, che ormai è sotto sale :help
La lavo, asciugo con un panno e le dò una carezza sul serbatoio: mi ha regalato un’altra bella avventura senza fare neanche un capriccio :love:
E così va nell’archivio dei ricordi anche la mia seconda Porcheria.
Un raduno selvatico basato sulla generosità dei partecipanti, in cui si finisce col mangiare di più che per il pranzo di Natale.. :asd:
Inutile mettersi a dieta dopo le feste natalizie perchè in realtà..

La Porcheria tutte le feste si porta via!!!

Fine