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Aquile Lepine: racconto di Goffredo

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Aquile Lepine Incontro di Primvaera 2015 Anima Guzzista

Racconto di Goffredo

 

 

Foggia, pendici del Cervino, Giugno 2014

Alla capiente attenzione del Tenente Pallino Stella della Nonna Rambaldo,
Caserma CC Heater Parisi, Aulla (Au), Palo Alto (ci fo un salto)

Documento Topsicret redatto dal brigadiere Lovediecco Marino, di stanza nella sua stanza, Caserma CC Amber Coolet, Null (Aosta)

OGGETTO
Verbale raduno Aquile Lepine.
OPERAZIONE ULULATO

(parte una di due)

Tenente,

come richiesto dagli alti comandi convenutisivici in data odierna di ieri vi invio il verbale rendicontato degli avvenimenti come che noi io e il mio collega di cui ora diremo li abbiamo visti con i nostri occhi medesimi nell’occorrenza dell’evento dell’incontro denominato Aquile Lepine, ovvero incontro di Primavera dell’Associazione Sportiva Dilettantistica Anima Guzzista, tenutosi, tenuto no, no, no, davvero tenuto sì in Norma, in quanto raduno appunto a norma, ovvero legale, in data che praticamente era ‘sto fine settimana. Che poi legale, insomma, ora vediamo, ma andiamo con ordine.

Tenente, lei mi scuserete se prima di rendicontare quanto accaduto al raduno, faccio un breve riassunto di quanto ci è capitato in questi anni, ma spero che voi capirà che sono passati sei anni dall’ultima operazione e tante cose sono accadute in questi anni di cui magari ella non sei a conoscenza. Innanzitutto, la cosa più ovvia è che non siamo morti né io medesimo (che altrimenti sarebbe un miracolo che la tastiera funziona da sola se io sono morto chi è che scrive mamma mia non mi faccia pensare signor tenente che poi mi spavento da solo dimentico prima le virgolepoipureglispazitraleparolepoiinizioconparoleacasofattuolospurgineo) né il mio collega Cavammuorti Ardito, il re dei travestimenti, il fiore all’occhiello dell’intelligence dell’Arma, già autore di mille e mille appostamenti, pedinamenti, inseguimenti in case e appartamenti dei noti appartenenti alla associazione di dementi.
Tenente, sono stati sei anni durissimi. La nostra imperitura disciplina ci ha permesso di resistere a prove che avrebbero piegato e corrotto financo i più arditi ma che non hanno scalfito il nostro animo. Non le dirò tutto, signor tenente, che magari poi ci leggono i bambini da casa e si spaventano. Ma certo alcune verità ormai vanno dette, che la stampa ci ricama sopra e poi mi tocca mangiare la domenica sulla tovaglia fatta con Chi e Libero.

Innanzitutto, Tenente, sì, è vero: le voci di corridoio che ella avete sentito sono veritiere: i due marò La Torre e Girone sono innocenti. Quello che successo due anni fa al largo di Kerala, ha origine qualche mese addietro nel golfo di Napoli quando Cavammuorti Ardito, nell’esercizio delle sue funzioni di cognato di Scavalla Antonino, detto O Girevole, per via delle sue frequenti entrate ed uscite a Poggioreale, sequestrava dal suddetto Girevole un petardo in versione beta 2.0 che il sempre suddetto Girevole si apprestava a lanciare sul mercato col nome di A Bombaebbasta. No di Maradona, No di tizio o caio. A bomba e basta. Trattavasi di petardo pirotecnico di tipo a cascata con trionfo di paracadutini colorati ognuno contenente cinque chili di tritolo con sistema di multri deflagrazione sincopata in fa maggiore, della serie che scoppia a Napoli e scatta o sisma in Bretagna.
Il Cavammuorti, astutamente travestitosi da borsa Kelly (O Girevole frocissimo è) riceveva il petardo e subito si recava al molo dove lo attendeva la sua pilotina con la cui medesima si dirigeva al largo. Complice un vento di maestrale più forte del previsto, e un congruo carico di erba rimasto sulla pilotina da un precedente sequesto, erba di cui il Cavammuorti indugiava una o due boccate, il Cavammuorti si risvegliava al largo delle Andamane con una mano sull’uccello e la Bombaebbasta sulla panza. Ricompostosi, il Cavammuorti faceva rotta verso l’India e si garantiva il rientro in patria barattando carte nautiche e viveri con quello che aveva, per l’appunto erba e la bombaebbasta.
Il resto è storia nota.

Tenente, questo solo perché è giusto che la gente sappia. Non ho tempo qui di raccontarle latro di questi anni difficili. Anni in cui siamo stati dimenticati da tutti. Sì da tutti! Che ognuno si prenda le sue colpe! Che a parte un palocchino (anzi dell’Infernetto) e un paio di intellettuali sardi nessuno si è preoccupato di sapere come stavamo in questi anni. E ci avrebbe fatto bene al cuore nelle gelide notti sulle montagne del Pakistan, il conforto di una lettera, di un sms, ma persino una faccetta di feisbuc, ma niente… Dimenticati da tutti…

Si sta chiedendo cosa minchia ci facevamo in Pakistan, Tenente?
Davvero se lo chiede?
Ebbene sì: Osama Bin Laden l’ha ucciso Cavammuorti. Ma questa è un’altra storia.
Veniamo al Raduno.

Ricevuta la direttiva A55A1 G.4.Y. veniva immediatamente costituita una task force composta dal sottoscritto Brigadiere Lovediecco Marino e dall’Appuntato Scelto Cavammuorti Ardito allo scopo di vigilare – et in caso intervenire – durante lo svolgimento del quindicinquesimo raduno di Anima Guzzista che quest’anno si annunciava più pericoloso del solito.

Ella si ricorderà, signor Tenente, come la direttiva originale fose quella di seguire e monitorare le attività criminali di una frangia guzzista particolarmente pericolosa, tali Guzzistiliberi. Ella si ricorderà come l’opera di intelligence del Cavammuorti, mediante l’invenzione di Facebook – inventato da Cavammuorti per riuscire a ritrombarsi la sua compagna delle medie Sabrina detta Folletto per via di alcune sue precipue doti, che poi quel fetente di Zuckenberg manco grazie ci ha detto – sia riuscita a rendere del tutto inoffensiva l’opera eversiva dei Guzzistiliberi. Quelli che erano pericolosi terroristi motociclisti ora postano foto di bambini che fanno brum seduti sui serbatoi e pure gattini ogni tanto. I pericolosi anarchici del Guzzismo Sardo iniziarono a postare selfie dal Billionaire e pertanto il comando sei anni fa tolse l’allerta e terminammo i pedinamenti.
La direttiva A5541 G.4.Y. ora però presentava qualcosa di nuovo. Qualcosa di terribile. Qualcosa di potenzialmente pericoloso per il paese.
Il Cavammuorti, travestitosi da utente del forum con multiple personalità si iscriveva dalla Romagna e si trasferiva in Sicilia e vendendo un pezzo di ricambio ogni tanto (spesso anche lo stesso più volte) monitorava la lista presenti sul forum.

Innanzitutto il nome scelto per l’incontro destò immediatamente i nostri sospetti. Ella si ricorderà, Signor Tenente, che io modestamente tengo un diploma di paleografia e crittografia e per tanto mi è stato facile decifrare il satanico messaggio contenuto nel nome in codice: “Aquile Lepine”. Come al solito, si trattava di fumo negli occhi, e dietro la parvenza del raduno motociclistico, si nascondeva la solita orgia ghei! Aquile Lepine è infatti l’ovvio anagramma di:
“Qui e là: il pene”

Acclarata la vera natura dell’incontro, il Cavammuorti procedeva nel monitorare le iscrizioni degli zozzoni. Effettuato un data cross checking con il database dei più pericolosi ricchioni d’Italia (per tacere di quelli arrivati apposta dall’estero) il Cavammuorti si avvedeva del pericolo e inviava alla attenzione dell’alto Comando il seguente cablogramma:
-ohcazzo-stop-ricompostasi-band-stop-
Il messaggio veniva compreso nella sua flagrante urgenza dal Generale Nellano Nicola che subito allertava i Gis, i Nas, le Freak, c’est Chic.
Terminate le danze, gli alti comandi senza nemmeno il tempo di riprendere fiato, leggevano sgomenti il secondo cablogramma del Cavammuorti, ancora più laconico e drammatico del precedente:
-allarme-rosso-stop-otto-braticolari-presenti-inviare-rinforzi-stop.
Non c’era più tempo da aspettare, ed ella, signor Tenente fece benissimo ad allertare il presidente Napolitano, il presidente Obama e Mal dei Primitives.
All’arrivo del terzo ed ultimo cablogramma del Cavammuorti, si capì che non era più tempo di indugi: bisognava intervenire ed in fretta per sabotare il raduno.
La terza nota di Cavammuorti infatti recitava:
-attenzione-stop-segnalato-Tonirag-sulla-casilina-stop-reca-seco-tromba-stop.

E così intervenimmo.
Reggia di Lasco, Giugno 2014

Alla sempre più capiente attenzione del Tenente Pallino Stella della Nonna Rambaldo

Documento Topsicret redatto dal brigadiere Lovediecco Marino, di stanza fuori dalla stanza in veranda con un vermuttino liscio, verso sera.

OGGETTO
Verbale raduno Aquile Lepine.
OPERAZIONE ULULATO

(parte due di due)
Tenente, le dicevo appunto di come alla vigilia dell’incontro di Primavera di Anima Guzzista noi si fosse ormai in stato di allerta massima stante l’acclaramento dei seguenti fatti che ora ce li riepilogo:

1) Non si trattava di motociclisti ma del solito branco di finocchi.
2) Si ipotizzava riunificazione della temibile Banda detta “dei Guzzistliberi Blues Band”, banda la cui ferocia al confronto la banda della Magliana persino si impaurisce sintassi la, peggio di.
3) Veniva confermata la presenza in loco di otto braticolari!
4) Tonirag veniva avvistato in avvicinamento trombamunito.

Venne pertanto organizzata una riunione segretissima, in località segreta, con solo alcune tra le più alte cariche dell’Intelligence dell’Arma. Solo che nessuno sapeva dove fosse sta riunione e chi ci dovesse andare o meno, visto che, stante la segretezza della cosa, nessuno aveva detto niente a nessuno e così passammo un pomeriggio in caserma a fumare, ogni tanto chiedendoci l’un l’altro:
-ma tu non dovresti essere in riunione?
-Boh, perché c’è una riunione?
-Non lo so, dico per dire…
-Lo sai che non avevo mai notato che avevi gli occhi verdi?
E così via.

Verso sera il sottotenente Muzio Frivollesi Boschin (un omonimo, non il notissimo cantante) si rese conto che magari stavamo pure esagerando con sta storia della segretezza e ce lo disse almeno al sottoscritto e al Cavammuorti e al responsabile strategie e boicottamenti Capitano Alfio Duncan, detto Black Blok per via del suo hobby di sabotare eventi. Il primo punto all’ordine del giorno fu come impedire al Ragusa Antonino detto Tonirag di suonare con la Band. Cavammuorti era già pronto a travestirsi da tromba ma si decise che sarebbe stato più efficace intervenire prima, impedendo l’arrivo del Ragusa mediante provocato incidente motociclistico.
Si trattava solo di capire come coinvolgere un pilota esperto come il Ragusa in un incidente… Il Capitano Duncan suggeriva di attendere la notte, e di far cappottare due camion, uno carico di sugna, uno di sapone, dietro una curva cieca, lungo il percorso del Ragusa. Immediatamente il piano veniva scartato: per un motociclista esperto come il Ragusa sarebbe stato un giuoco da ragazzi scartare di lato in derapata ed evitare la sugna saponata. Similmente veniva abbandonata l’idea di inventarsi dei lavori in corso per guidare la Bellagio del Ragusa fino ad un viadotto in costruzione…. di nuovo, sarebbe stato facile per l’esperto pilota sgasare e balzare di rampa in rampa a guisa di Steve McQueen.
Serviva qualcosa di più subdolo e infido. Ma cosa?
Cavammuorti, dopo ore di elucubrazioni, propose il piano:
– mettiamo una macchina ferma in mezzo alla carreggiata, in pieno giorno, in un lungo rettilineo…
-No??
-Sì. E ci facciamo accendere pure le quattro frecce…
-Minchia!
– E poi aspettiamo che passi di lì Toni.

E così facemmo. Il piano, signor Tenente, ha funzionato alla grande, l’impatto è stato inevitabile e così iniziava la nostra opera di controllo e destabilizzazione dell’evento.

Si trattava ora di proseguire intervenendo per destabilizzare e sabotare i ricchioni uno per uno. Le cito, signor Tenente, il caso di alcuni Guzzisti collaborazionisti che non hanno esitato a rubarsi la moto da soli autobloccandosi a colpi di telecomando pur di rallentare il gruppo. Proponiamo la nota la merito al Guzzista BeppeTitanium per i suoi ripetuti sforzi in tal senso. Nel frattempo Cavammuorti continuava la sua opera sabotando fili frizione e batterie a tutto spiano. Nella notte di sabato con sprezzo del pericolo si lanciava nella sua missione più spericolata e ardita e armato solo del suo sorriso, lacerava una guarnizione del coperchio teste della Norge di Macio!

Ora signor Tenente prima che lo dica lei lo dico io: non siamo riusciti a fermare il raduno, e nemmeno la Band. Ma a nostra discolpa va detto che dalla centrale ci sono arrivati dati discordanti e anche discoring e persino disco disco sono io sono veramente io.
È fantastico, ma è stato anche un problema perché così alcuni pericolosi malviventi sono passati indenni tra le maglie della giustizia.
Ad esempio i colleghi brianzoli di stanza presso i comandi di Vitoccate di Nascosto e Tuttonellano si sono lasciati gabbare dai travestimenti di Steven Birrettaaovest e Maui Saloha che hanno raggiunto il luogo del raduno travestendosi da Walter White di Breaking Bad e da barista hawaiano rispettivamente e poco rispettosamente.
Posso capire i colleghi di Castigate dalla Mazza che si sono lasciati passare nientemeno che il presidente di AG sotto il naso: del resto la foto segnaletica ritraeva un fighetta sbarbatello e questo si è presentato con un look che sarebbe eccessivo pure nelle madrasse dello Yemen. Dall’Interpol ci viene segnalato che adesso si farebbe chiamare Al Beert Usalam… Indagheremo.

Allo stesso modo la Digos di Roma si è fatta beffare dal Cesaroni e dal Ciampoli che si sono presentati travestiti da Cesaroni e da Ciampoli, come se fosse passata mezz’oretta dall’ultima volta, ma anvedi questi.
Nonostante la presenza in loco di colleghi della Guardia di Finanza partenopea, parimenti non si riusciva ad impedire la partecipazione del tastierista Ciro che si è presentato travestito da cugino strafigo di Ciro togliendosi la barba e pure una decina d’anni, pare.
A quel punto, Tenente, i giochi ormai erano fatti, non potendo impedire la reunion ci siamo limitati a sabotarne gli esiti. Cavammuorti, travestito da microfono si accendeva e si spengeva a caso in modo da trasformare eccelsi virtuosismi coristici in ululati indegni di un setter onanista invaghito di un pechinese.
Per ragioni che trascendono le fondamenta gnoseo-logico-epistemiche del pensiero occidentale, i partecipanti al raduno sembravano apprezzare tali latrati et li imitavano allegramente.

La presenza braticolara è stata arginata con facilità grazie all’opera del Cavammuorti che travestitosi da nostro signore alle nozze di Canaa moltiplicava i pani e le caciotte, ma anche i mirti e i filuferri, contribuendo non poco alla sedazione dei facinorosi. Per meglio monitorare lo stato di allerta si predisponeva la Berghell Control Room, ovvero un sofisticato dispositivo di sedie atto a misurare l’inclinazione da sonno del Berghella. Dopo sei litri di filuferru, la media braticolara si attestava su un indice Berghella 7, paragonabile allo stato post coitale di un bradipo anziano. Tanto per dire, a fine serata il braticolaro Miki farfugliava a tal punto che il braticolaro Nello faceva fatica a capirlo… Vabbè ho sbagliato esempio, questo succedeva anche a metà mattina.

Signor Tenente io ci avrei anche tante altre cose da raccontarle, specie di come vanno piano i Guzzisti in discesa lungo i Colli di Montebove, di come con una piazza medievale a disposizione si litighino i vicoletti per parcheggiare, e altre amenità ma lei capirà che siamo in pensiero visto che è da lunedì che non ho notizie del collega Cavammuorti. Appena avrò delle novità la contatterò; per ora la lascio con l’ultima comunicazione del Cavammuorti; è chiaramente in codice e ancora non l’abbiamo del tutto decifrata:

Nascosto tra i boschi-nido delle aquile-stop-mi fingo abete-stop-un guzzista mi sta termostatando-stop.

Aquile Lepine: i commenti

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Aquile Lepine Incontro di Primvaera 2015 Anima Guzzista

 

Foto:  DiegoPask

Video:  AnimaGuzzista

 

da Twin-Twin » dom giu 01, 2014 9:09 pm
Sintesi di 2 magnifiche giornate Lepine:

Sabato:
Accolto con magistrale bruschettata da CP, condimento a base di lubrificanti vegetali e animali
un’ottantina di km di curve per rimestare e smaltire appena il tutto prima di rimpinguarsi alla grande a Vallepietra al riparo dalla pioggia.
Altre curve questa volta in discesa e annaffiate con abbondante pioggia, si arriva, appena il tempo per rimettersi in sesto e si ririmagna.

Domenica:
Bellissimi paesaggi. Grandi curve, si sale e si scende. Intasiamo completamente un vicoletto in piena ztl adibito all’uopo a parcheggio per non camminare sprecando preziose calorie. Altro ottimo pranzo in posticino perfetto per un’allegra brigata. Saluti guzzisti e rientro a casa.

Negli intermezzi aneddoti, conoscenza di nuovi amici, risate, rombi e vibrazioni.

Conclusioni? Aggiornare wikipedia:
Guzzi: divertente mezzo di socializzazione e locomozione utilizzato per collegare un tavolo A con un tavolo B

Saluti a chi è rimasto a chi è andato via prima, a chi è stato fermato da eventi avversi e a chi si è recato altrove col biglietto omaggio.

da Miki » lun giu 02, 2014 1:15 pm
Io e Francesco siamo a casa, stamattina gli ultimi 80 km. di curve. Pasta al pesto e insalatina, e acqua minerale, per riprenderci un po’. Appena capisco come si fa posto un’esagerazione di foto.
Per ora grazie a tutti, in particolare alla mitica GLBB!

Miki

da nedo » lun giu 02, 2014 4:46 pm
GRAZIE!!!!! Mi son proprio divertito un fottio!!! Bravi bravi bravi agli organizzatori. Ringrazio micck doohan per tutti

da Pask73 » lun giu 02, 2014 6:11 pm
Arrivati da una mezz’ora.
Bello come sempre, anche se in versione 4 ruote + bimbo.

Grazie di tutto.
Pask & family

da S558 » lun giu 02, 2014 6:37 pm
Nonostante il salto del giro di domenica …. è stato un eccezionale incontro all’altezza delke aspettstive.

e oggi recupero del giro ….. forca d’acero – Pescasseroli Pescina SP17, memorabile – celano l’aquila ss696, da rivordare per prossimi giri – e adesso sosta …. bruschette varie birrozza e … pronti pet domani.

grazie a tutti, organizzatori, partecipanti, musicisti, poeti e navigatori.

grazie hai compagni di strada di oggi.

da BeppeTitanium » lun giu 02, 2014 6:45 pm
Rientrato, docciato …. e deciso a dare un secondo nome a “Sette di Nove” …

non sarà, come tutti voi presumete, “l’antifurta” :nono:

in realtà sarà ribattezzata: Sette di Nove, ‘a strunz

Dopo essermela rubata per due giorni di fila, anche oggi me la sono dovuta rubare cinque volte (partenza e quattro sole soste), l’ultima al distributore a 1 km da casa, arrivato, la metto in box e …. il telecomando ha funzionato, nostalgia di casa o è proprio ‘na strunz!!!!!

Grazie a tutti
Un bacione a tutti ….. e a presto! Molto presto

da bici-linder » lun giu 02, 2014 9:00 pm
Un’organizzazione decisamente superiore alle mie attese. Complimenti davvero a tutti. La cosa più positiva per me è stata aver trasformato parecchie conoscenze sin’ora solo “virtuali”, in reali. Che personaggi incredibili che ci sono…

Peccato per la batteria della mia bicilindrica che domenica mattina ha improvvisamente e senza preavviso, deciso di dare le dimissioni

Voglio citare (in ordine prettamente alfabetico), quattro teste matte che hanno sacrificato 2 ore per aiutarmi: Anka, Carthago, Nedo e Nello
Spero vivamente ( lo spero per voi ) di non avere mai l’occasione di sdebitarmi
Antonio – California C.

da breeze » lun giu 02, 2014 9:08 pm
A casa da qualche ora.
Sbarcati con un po’ di mal di mare dalla “moto a dondolo” che stamattina girava pure a un cilindro (evito di dirvi quali siano stati i nuovi appellativi in questi due giorni, ma potete immaginare e qualcuno ha avuto l’onore di sentirli in diretta… comunque non sono tanto diversi dal nuovo nome della moto di BeppeTitanium )

Che dire, a parte la fatica per riuscire a restare sulla moto, ne è valsa la pena, perchè tre giorni con voi tra risate, disavventure, cavolate e ore e ore ad abbuffarsi, in un contorno spettacolare di curve e paesaggi bellissimi non ha prezzo e già ho un po’ di nostalgia.

Grazie davvero di tutto, è stato splendido (a parte il ringhio del capo sala della struttura che ci ospitava… ma questo è solo un piccolo dettaglio), il resto indimenticabile come sempre.

…la “colazione” da CP a San Cesareo, le strade curvose al punto giusto, il diluvio universale vissuto sparando cavolate al calore di un caminetto e con piatti spettacolari… La foto tutti insieme al nido delle Aquile… le mitiche amarene Sciupafemmine di Vladimiro (e chi le scorda più ), il Berghella e il praticello di Zinfo… la band GLBB (auuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu) che ci ha allietati e ci ha permesso di dare il peggio di noi come sempre

e grazie a tutti voi… siete fantastici!

Non sto qui a elencare tutti i nomi, vi abbraccio virtualmente in attesa di rivedervi e con la moto a posto……………. (non ditemelo più ho capito, ho capito la storia dei carburatori!
Grazie dei mille consigli e della solidarietà…

Grazie al Presidente che ci farà le magliette lady smanicate anche taglia S :-)))
Grazie al gruppo dei mitici sardi (non ce la facevo proprio a mangiare ancora ieri sera, ma almeno ho la scusa di assaggiare tutte quelle meraviglie, un giorno, direttamente in Sardegna…)

Un abbraccio alle altre guzziste (spero che Tatiana si sia ripresa… dai racconti di SS58 immagino di sì) e un bacino al cucciolino bellissimo di Pask

Appena riesco scarico le foto anche se ne ho poche.
Ciaoooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo

Lori 😀
da aquila grigia » lun giu 02, 2014 10:11 pm
Al volo, al volo……un ringraziamento particolare agli organizzatori per l’ottimo giro di Domenica e per tutto l’evento curato nei minimi particolari

Un ringraziamento unico a tutti i coloro che hanno reso il tempo “leggero” tra risate ed aneddotti sempre divertenti :lol :lol :lol

Un ringraziamento speciale a chi c’è stato, perchè ESSERCI significa riabbracciare vecchi amici e conoscerne di nuovi

Infine e non per ultimo, ringrazio i miei “amici di viaggio” nonchè di stanza che la loro compagnia ( in particolare uno ) mi ha permesso di passare la notte a “guardare le stelle”

da Goffredo » lun giu 02, 2014 10:15 pm
Dopo sette anni, torna la GLBB.

Pare che la notizia sia giunta a due esponenti delle forze dell’ordine, incaricati di tenere sott’occhio le pericolose frange terroristico-guzziste…

Pertanto…

A breve…

a distanza di CINQUE ANNI dall’ultimo verbale…

Il racconto del raduno così come messo a verbale dal Brigadiere Lovediecco Marino e dall’Appuntato Scelto Cavammuorti Ardito a beneficio* del loro superiore Capitano Gaio Felice, Caserma Saldo L’Acquisto, Borgo Ilglero (VC).

G.
*asterisco presente nel testo solo per darsi un tono

da Macio » mar giu 03, 2014 7:28 am
Eccomi!!!!

Grande incontro as usual!

Per la prima volta in 15 anni di incontri Guzzi, ho dovuto subire anche io un piccolo intervento di semi-emergenza sulla mia moto (grazie Ivan), come vedevo sempre fare snobbandovi un po’, da voi comuni mortali.

Scendo anche io sul mondo terrestre guzzista!!!

Alla prossima rikkioni!

da Pandora » mar giu 03, 2014 1:42 pm
Pandori tornati sotto l’albero.

Grazie di tutto, agli organizzatori e ai compagni di viaggio, di curve (soprattutto sul bagnato :asd: ) e di risate.

Grazie Vlady per lo sciupafemmine. Però di solito sono io che sciupo (in senso buono) gli uomini.

Il Pandoro è stato benissimo e per me è la cosa più importante. Quando ha visto i sardi affettare formaggi (buonissimi) e salami per una merenda all’1 di notte come se non ci fosse un domani, ha capito perché li adoro!

da Pandoro » mar giu 03, 2014 1:46 pm
Un ringraziamento per tutto e tutti anche dal Pandoro!

Anche se mi sono perso mezzo raduno arrivando solo di Domenica, per me era il primo quindi va messo fra i ricordi più preziosi. :ok:
Bei posti, belle strade, bella compagnia, riunions della GLBB dopo sette anni e le “merende” dei sardi: che voler di più….

Alla prossima!

da califoggiano » mar giu 03, 2014 2:27 pm
Ciao ragazzi!
E’ stato davvero un bel weekend, mi sono divertito un sacco!!
Mi spiace di aver potuto sfoggiare la mia cerata arancione da pescatore solo il sabato, quando sotto l’acqua incessante mi avvicinavo a Norma e non avete quindi potuto apprezzarla
Strade, paesaggi e compagnia erano di quelle giuste e ringrazio tutti gli amici che ho rivisto e i nuovi che ho conosciuto per le risate fatte assieme
Un ringraziamento anche al Florida che mi ha fatto divertire e sorridere nel casco per 3 giorni, anche se qualche capriccio l’ha fatto:
-Sabato, partito da poco si trancia il cavo del contagiri: e vabbè, meglio quello che il tachimetro
-Domenica è deceduto il bulbo dell’olio (rimane sempre spento ma mettendo il filo a massa la spia si accende): e vabbè lo cambierò al rientro
-Lunedì dopo una scorpacciata di curve e proprio quando mi mancano le ultime curve per arrivare a Vieste si rompe anche il rinvio del contakm vabbè mancano solo una 50ina di km, potrò farli senza contagiri e tachimetro
-sempre Lunedì, poco dopo: appena entro nell’abitato di Peschici si spezza anche il filo della frizione poco male ho il ricambio sottosella. Peccato che la vite del serrafilo ha la testa spezzata e non riesco a svitarla.. arriva il buio, la vite non si smolla: arriva mio padre in soccorso con un po di attrezzi e delle viti di ricambio e, maledicendo chi ha posizionato il braccetto della frizione proprio lì dove non si vede una mazza e non ci si arriva se non tra mille difficoltà, finalmente riesco a farmi le ultime curve fino a Vieste
Lascio la moto in box alle 23, col sorriso e la solita carezza al serbatoio: da oggi inizia il ripristino!

Un ringraziamento speciale a Dooan, ai miei compagni di stanza che han sopportato i miei rientri in notturna :trinca: e le mie russate ed agli amici con cui ho condiviso la strada

da clabo » mar giu 03, 2014 2:28 pm
Il mio primo incontro è concluso…

ringrazio chi ha organizzato questo fantastico incontro di persone, sapori e curve… non mi è stato possibile salutarvi tutti di persona quindi,

un saluto e abbraccio a chi ha condiviso questo weekend in moto, dai commensali bergamaschi alla GLBB, dai sardi con il buon mirto agli amici napoletani, a chi ho avuto la fortuna di conoscere e chi no

A tutti grazie di cuore.

Lamps, Buona strada

da Tatuato » mar giu 03, 2014 2:39 pm
Grazie a tutti
Mi sono rilassato a sentirmi tutto il giorno a raccontarvi cazzate… anzi dopo un pò me so scocciato anche de sentimme, ma ero troppo rilassato e sono stato un pò indulgente con me stesso, visto che nessuno mi vuole bene
Ringrazio i l’associazione turistica Delson per avermi sopportatto e più che altro aspettato anche quando mi spegnevo e non mi riaccendevo come la moto di Beppetutanium. Li ringrazio perchè so così altruisti che pur volendomi mandare a cagare mi hanno aspettato lo stesso.
Grazie Rotondo e Comandante.

Come ho due secondi scrivo anche delle notti de sesso con er signore pigiamo de Giannino, er signore cuscino mio te possiedo in modo virile tutta la notte e con il signore me ne sto sotto la coperta e intanto muovo le lenzuola in modo equivoco.

Grazie a tutti, tornare in moto mi rende felice, farlo con voi mi rilassa

da orsobruno » mar giu 03, 2014 3:24 pm
rientrato un’ora fa, per me è stato un bellissimo incontro, le strade e i luoghi mi sono piaciuti molto e domenica un po’ dietro califoggiano e un po’ dietro dooan e gaso mi sono divertito tantissimo e la bellagio va che è una bellezza! inoltre la salita per norma è stupefacente!

p.s. la partecipazione di mio fratello con la nevada per me è stata un valore aggiunto!

da rotondo » mar giu 03, 2014 4:26 pm
rientrato pure io stamane introno alle 10.00,
nonostante il FORTE vento di maestrale che avevo contro, la vespetta si è comportata egregiamente, sopratutto nell’intervento di soccorso estremo eseguito a Latina Scalo (manopola del cambio spezzata dentro il manubrio!!).
Un gran piacere aver visto tutti, vecchie conoscenze e nuove, però . . . . . . . quando mi si è presentato davanti il COMANDANTE, ho sentito un tuffo al cuore!!!

da mdanè » mar giu 03, 2014 5:12 pm
Ormai l’incontro di primavera è come il miracolo del sangue di S.Gennaro , si ripete puntualmente ogni anno ed ogni anno suscita sempre nuove emozioni!
Grazie agli organizzatori in primis Ivan e Vladimiro, alla GLBB a chi c’era e chi avrebbe voluto esserci ma non è potuto intervenire (vedi Tony).
Grandi percorsi, pranzi e cene ok e ottima compagnia come sempre insomma non c’è mancato nulla nemmeno l’acqua…..

Alla prossima!!

da panda750cl » mar giu 03, 2014 5:13 pm
Ciao Ragazzi….
voglio ringraziare tutti voi e gli organizzatori sia per l’accoglienza sia per il divertimento condiviso.

E’ stato davvero piacevole percorrere questi km con voi!!! Spero in nuovi molto presto.

Un ringraziamento anche alla mia brevina, che si è dimostrata al di sopra delle mie aspettative, anche se con qualche acciacco verso la fine.

Mentre, non saluto i Sardi. Dopo aver condiviso la prima notte in stanza, hanno offerto il formaggio durante la seconda notte.

da Riccardo Bartolini » mar giu 03, 2014 7:19 pm
Sono uscito un quarto d’ora fa dal coma indotto dal viaggio di ritorno.
Incontro di primavera: che dire…..
…. Brutte strade, con rettilinei infiniti; posti ordinari; cibo scadente; ricettività ed accoglienza scarse; gente chiusa e con la puzza sotto al naso; organizzazione carente; tutto molto autoreferenziato. Una noia…
‘AZZ!!! Mi sono confuso col raduno di harleyisti in cui sono incocciato tempo addietro.

Ricominciamo.

Incontro di primavera: che dire…..
…. Ho esaurito le gomme, consumandole da spalla a spalla e non solo al centro (come gli H.D. ownwers sopra citati) 😈 ; ho rivisto luoghi bellissimi e suggestivi, buona parte dei quali hanno riempito la mia giovinezza (tanto tempo fa); del cibo, specialmente quello mangiato a Vallepietra e a Tagliacozzo, NOOOOON ne parliamo proprio :sbava: ; ho rivisto vecchi amici, e ne ho conosciuti di nuovi, tutti affetti da quello strano morbo, che affligge anche l’animo, a molti noto come MINKITUDO BICILINDRICA TRAVERSA (se sia un bene o un male non lo so, ma sono contento di esserne affetto anch’io);gli organizzatori, Ivan in testa, sono stati fantastici e dire loro un semplice grazie può sembrare riducente, ma non so come esprimere la mia riconoscenza se non con un GRAZIE!!!!!
Spero di rivedervi tutti presto.

p.s.:
Per l’intrattenimento musicale avrei preferito delle polke e delle mazurke (stile balera romagnola, per intenderci). Il cantante, poi, era pessimo…..

da Miki » mar giu 03, 2014 7:27 pm
OK, ora, a mente fredda, i ringraziamenti:

Al Tatuato, che mi ha dato il filo della frizione domenica sera. Grazie, appena passo alla Guzzi ne prendo 2 (uno per te)

A chi s’è dato da fare perché tutto fosse perfetto, in primis Ivan – Dooan, Vladimiro, ma anche Peppe, Luca, Marco Nocella, ecc. (e un po’ anch’io).

Ai geometri che hanno disegnato la Carpinetana e la Tiburtina Valeria: bravissimi, anche se avevano il righello rotto e hanno dovuto fare tutto col compasso 😀

A chi ci ospitato, soprattutto CP e GrazieSandro sabato.

A tutti noi braticolari presenti (pareva di stare al Braticola Trophy)

Alla sempre mitica GLBB. A-uuuuuuu

Ai sardi tutti, che senza di loro l’incontro di AG sarebbe un’altra cosa!

Amore cosmico!

Come promesso, più tardi un po’ di foto (le sto caricando su gugol)

Miki

P.s. risposta ad alcune domande inopportune:
1) Si, io e Massimone ci sappiamo arrivare a Vallepietra!
2) No, il Braticola non è un sottogruppo di AG
3) La Guzzisti Liberi Blues Band esiste praticante da quando esiste AG, non “dove li avete trovati?”

da Aires » mar giu 03, 2014 8:57 pm
Stamattina sono andata a scuola cantando A-uuuuuuuuuuuuuu…
E’ normale??

Rientrati sfatti, ma talmente felici da dimenticare la fatica e i dolori post-motum. 😀

Adoro le amarene di Vladimiro (e pure lui!),
i racconti del Tatuato,
il calore dei Sardi,
la bellezza delle nostre moto,
le advances di Pandora a mio marito (tanto sono finte, vero?????),
le coccole di Beppe Titanium,
adoro gli organizzatori,
i percorsi e gli scorci strepitosi,
chi ha fatto le bruschette,
chi ha suonato,
chi mi ha coccolata e mi ha fatto sentire felice,
adoro chi ama Anima Guzzista e rende bello, vivo, vero ogni incontro.

da Carthago » mar giu 03, 2014 8:59 pm
Eccomi :ok: oggi ho avuto un po di problemini a collegarmi.
Arrivato ieri sera alle 19,45 con Diego e Aires grandi compagni di viaggio.
All’andata venerdì sveglia alle 5.45, per modo di dire, ero sveglio dalle 4, ritrovo con i Delson e partenza per Lodi, dove abbiamo appuntamento con Beppetitanium ( la moto partiva subito ) e via a fionda dove abbiamo appuntamento a Bologna area di servizio Cantagallo. Lì troviamo Bici-linder, Tatiana, S558, e via, verso la Futa. A no piccolo inciso: quando Tatiana accende la moto ed io la mia, abbiamo sempre una piccola gara di accelerazione in folle per far cantare il Bicilindrico con le marmite di ordinanza e ci spostiamo per partire. Gli altri si attardano ed arriva la Polizia :aaah: ” chi è che sgasava prima?” e Beppe con la solita prontezza, vede una Harley parcheggiata e dice: era quella, la Harley  :-)))
Insomma via, passo della Futa, autostrada, uscita Firenze Impruneta dove ci attende Filoguzzista, per fare insieme la valle del Chianti, meravigliosa, la Cassia da Siena sino a Orte, e poi autostrada sino ad arrivare in Montagna, e si, perchè Norma per raggiungerla la prima volta, abbiamo fatto quasi un passo di montagna, con tornanti veri, salite vere.
Posto incantevole, gente cordiale, ottime cene.
Le giornate e le strade scorrono goduriose per i 2 giorni di raduno. Grazie a tutti, i nomi non li ricordo, ma Ivan è stato bravissimo, e paziente con me, perchè sino all’ultimo ero in forse. :volemose: ( e le bruschette da CP, ne vogliamo parlare?)
Grazie a quel personaggio di Napoli con la Nevada bianco-rossa che mi ha offerto un pacchetto di sigarette, grazie al Comandante Riccardo, che mi ha illustrato e suggerito il prossimo viaggio che farò in terra sarda in moto per un matrimonio, grazie a Nedo, compagno di stanza, persona garbata, silenziosa (specialmente di notte) e di pacatezza a dir poco inumana, grazie al Tatuato, che con i suoi discorsi, brevi èèèèè, brevi, ci ha tenuto compagnia, e a tutti quelli che ho conosciuto, ma non ricordo i nomi.
Il lunedì, partenza alle 8.00; io, Bici-linder, Beppetitanium, Anka, i Delson e via: Pontina, GRA, Cassia, Superstrada Siena-Firenze, e poi Anka che sgomma via perchè ha un impegno e deve essere a Modena alle 17.00, Bici-linder che prende la Firenze-mare per farsi l’Abetone, e io, Beppetitanium,e i Delson ci fiondiamo in autostrada a Firenze, per uscire a Lodi ed arrivare a casa.
Era il mio primissimo raduno di AG, debbo dire bellissimo.
Grazie, grazie, grazie, a tutti i miei compagni di viaggio, a chi ha reso possibile questo incontro, fatto di gente semplice, che ama la semplicità, e che ci aiuta ogni tanto ad evadere dalla nostra solita routine, anche se poi, è bello ritornarci, ed aspettare un’altro incontro.

Luca

@Bici-linder: un vero Guzzista, non lascia mai solo un’altro Guzzista in difficoltà, abbiamo risolto, ci siamo anche divertiti, ed abbiamo fatto lo stesso giro. Guarda il lato positivo: non abbiamo parcheggiato le moto nel vicolino, ma in piazza

da vanni » mar giu 03, 2014 9:15 pm
Ciao a tutti. Sono tornato questa mattina in terra Sarda. Era il mio primo raduno di Primavera lontano da casa ed e’ stato bellissimo . Una esperienza unica e formativa che mi ha insegnato tanto come motocilcista ed ancora di piu’ come uomo.
Ho rivisto Alessandro Rotondo che e’ un uomo di altri tempi: una roccia sarda dura e fiera….un fora di cabbu chi vi ni so pogghi (fuori di testa come pochi) . Una persona che mette la passione davanti a tutto prima della ragione e della ragionevolezza , prima del buon senso …seconda solo all’amicizia. Sono fiero di essere tuo amico sono orgoglioso di meritare il tuo rispetto perche’ mille (1000) chilometri in sella ad una vespa prenuragica sotto la pioggia e con il vento contro vanno fatti prima con la passione e poi con le ruote.
Vladimiro sei un signore sei una persona bella e dolce ……..sei un combattente tra le curve . Guidi come se stessi dipingendo un quadro e io ammiro la tua arte. Ti sei ricordato il mio nome dopo tanti anni e mi hai parlato tutto il tempo come si fa con gli amici fidati. Mi hai fatto sentire a casa. Da grande voglio essere come te …e quando ci sara’ da tirare fuori gli attributi pensero’ che tu lo fai tutti i giorni e cerchero’ di seguire l’esempio.
Comandante ti ho rivisto domenica al pranzo. Hai la testa da soldato italiano e pertanto non molli neppure sotto il fuoco incessante delle avversita’. Davanti a tutte quelle moto avevi gli occhi lucidi . Se ti ho strappato un sorriso ricordando il tuo le mans contro il mio morini ……be’ allora ho fatto il mio dovere.
Gianni Noise sei un ragazzo unico e brillante riesci sempre a farmi credere di essere speciale. Ti sai emozionare come pochi riescono ai nostri giorni e per questo sei benedetto. Sei un amico vero e questo e’ cio che conta per me. Una bacio a Caterina alla quale non diro’ mai che quando non ce’ corri molto piu’ forte.
Babbaozzu e Skokato siete i miei compagni i mie camerati, con voi non ho paura e la strada e’ un viaggio nel profondo dell’anima. Puzzate come capre tibetane ma sapete vivere al massimo spingendo sul pedale del divertimento.
Orso bruno e fratello di orso bruno i vostri racconti di nebbie e lastre di ghiaccio in agro ogliastrino mi hanno fatto arricciare i peli perianali. Il venti luglio voglio portare i miei Romangia Meccanica nelle vostre terre magiche . Siete amici miei tutti e due!
Pandoro e Pandora (Chiara e Igor) avete bevuto con me come se non ci fosse un domani . Avete aperto il vostri cuori insegnadomi a capire un poco meglio la Romagna ed i Romagnoli. Siete belli da vedere insieme . Spero abbiate anche schiacciato in camera nonostante la sbronza che vi siete caricati con la scusa del domani .
Riccardo…….portami ai Bray Hill….saro’ il tuo fedele scudiero e nessuno ci potra’ fermare ! Parlami di aerei di Albanesi di Mig e quantaltro ….e magari insegnami a guidare la moto come te
Umberto Angel spike , Marco Nocella, Fabio e DOOAN grazie per l’impegno la disponibilita’ e tutto il lavoro svolto. Mi avete riportato in quella che e’ stata casa mia per 6 anni. La terra che mi ha adottato e trattato come un figlio. Siete sempre freschi con la battuta pronta e il sorriso sulle labbra ….unici (Umberto grazie per la sosta a Carpineto……. e’ stato un tuffo nel passato…. quando eravamo gli Arditi di Littoria…sei un grande ).
Califoggiano ho parlato a lungo con te stavolta e questo mia ha reso felice. Il fatto e’ che per me sei un mito per come vivi e per come guidi.
Cristian grazie per avermi fatto capire che faccio meglio a tenermi il mio vecchio speed il quale si e’ fermato pure lui all’uscita del traghetto ma con due spinte e’ ripartito alla grande lo stesso. Scrotonuragici tutti e gonario e bos in particolare siete un passo avanti a tutti in fatto di libagioni e beveraggi…..avete capito come si vive bene e con voi e’ ” Festha manna dugna di”
Grazie a anche a tutti gli altri che sono stati tutti simpatici , affettuosi e gentili.
Grazie alla mia moto che ha volgia di correre e grazie a me che ho ancora voglia di sognare.
Grazie ai metallica che hanno suonato una canzone dal titolo “Turn the page” che ha risuonato nella miatesta per quasi tutto il giro
In particolare il pezzo che fa:
When you’re ridin’ 16 hours and there’s nothin’ much to do
And you don’t feel much like ridin’ you just wish the trip was through
Here I am on the road again there I am up on the stage
There I go, playin’ star again, there I go, turn the page

…..cercatela su youtube e ascoltatela vi fara’ stare bene

da cridit » mar giu 03, 2014 9:28 pm
…rientrato fisso in autostradadellanoia… ma IN SELLA ALLA SPEEDYYYY!!!!

Questo incontro di primavera è stato per me davvero speciale… nella sfortuna per il piccolo inconveniente capitato alla Speedy, che non mi ha permesso di godere appieno delle curve lepine :wall: ho avuto però l’immenso onore e piacere di conoscere persone davvero speciali a cui non so come esprimere il mio riconoscimento per il supporto morale e pratico che mi hanno donato; mi riferisco in particolare a:

– Ivan (dooan), Umberto, Babaozzu, Vanni, Alessandro, Noisekinky senza i quali la Speedy sarebbe ancora nella bella cittadina di Norma… guzzisti 1-0 triumphstatori;
– i compagni di gita domenicale :celebrate: a Terracina Ivan e Silvia, Pask73 e famiglia, Michele e Monnalisa grazie dell’allegra compagnia e della squisita abbuf.. ehm degustazione di pesce dentone

– i pazienti Babaozzu, Vanni, Alessandro e Noisekinky che mi hanno supportato nella incazz a caldo del fermo della Speedy e ai quali ho rovinato la mattina soleggiata del sabato scusate mi saprò far perdonare

– Gonares e la truppa sarda per aver stravolto il mio concetto di spuntino di mezzanotte a suon di salumi, formaggi, lardo, mirto, etc etc a dir poco squisiti

– la città di Norma con i suoi scorci mozzafiato… se si ha infatti lo spunto per superare le difficoltà ginniche imposte dai suoi viottoli tutti contorti, saliscendi zeppi di scalini ripidi si viene pienamente ripagati dalla bellissima, sconfinata vista dell’agro-pontino e, oltre, del mare.

Chiudo eprimendo la mia solidarietà a Fabio e gli altri che hanno avuto problemi meccanici citando una massima del mitico Gonares che mi ha strappato un risata quando ero incazzamareggiato nel vedere la Speedy ferma nel parcheggio

“macchine sono”

da MarcoCalifornia » mer giu 04, 2014 9:08 am
Certo che brutta gente frequenta i raduni!
Grazie a tutti per lo splendido raduno, come sempre si rivedono i vecchi amici e se ne conoscono di nuovi…..
Un ringraziamento a Ivan e un pensiero a tutti coloro che hanno avuto problemi meccanici, elettrici, e purtroppo di cadute….
A presto!

da totogigi » mer giu 04, 2014 9:58 am
Minchitudo loop

ogni anno il piacere di vedervi è sempre grande e mai banale.
Il piacere di fare il viaggio di andata con Anka, tra togli e metti l’antipioggia ma soprattutto tra colline valichi panorami che scorrono con piacere.
Il piacere di vedere un Rotondo che pur di esserci verrebbe anche in monopattino. Il piacere di rivedere il nostro Comandante e di condividerne l’emozione. Il piacere di vedere la bruschettata preparata per noi da CP e compagine. Il piacere di scoprire paesi meravigliosi, uno più bello dell’altro, arroccati in posizioni pazzesche, creando immagini uniche. Il piacere di vedere la gente in piazza, tra le vie, i bambini che ti salutano, l’aria profumata e il clima perfetto (sì, pioggia compresa) per godersela. Il piacere della guida affiatata con Vladimiro che mi ha fatto gustare le strade nel modo migliore (spettacolo i rientri sulla salita a Norma), il piacere del gruppo dei sardi, il piacere della GuzzistiLiberi Blues Band che si diverte e ci diverte, il piacere di vedere quanto ci ha tenuto Ivan a fare un lavoro meraviglioso, il piacere di vedere tanti sfoggiare l’orgoglio di Anima Guzzista, il piacere del viaggio di ritorno a cannone con Orazio, il piacere del mio California, infinito nonostante le gomme alla frutta… eppoi Nello, Zinfo, Peppe, Goffredo, i ciociari adorabili, quei minchia dei bergamaschi, i Tatiani insostituibili, i Maristelli 😉 Breeze e Daniele, Bicilinder, Nedo…
potrei andare avanti ancora e ancora e ancora. Concludo con il piacere del Tatuato che lo conoscono tutti

GRAZIE VI VOGLIO BENE!!! Ci vediamo sabato al nostro monumento

da Diegodelson » ven giu 06, 2014 12:53 am
Eccomi qui, in ritardo ma ci sono

Come sempre è difficile esprimere a parole sensazioni così speciali, l’incontro così vero, senza filtri, aperto, fra tanti amici così speciali. Già’ alla nostra prima partecipazione avevo sentito molto chiaramente questa unione profonda, così rara al giorno d’oggi. Io sento questo e ringrazio tutti per quello che mi donate ogni volta

Norma mi ha davvero colpito, posto unico e in posizione davvero speciale.

Mi hanno colpito anche gli amici del Lazio … a parte l’accento ho scoperto di essere uno di loro, almeno a tavola 😉

Un grazie speciale all’organizzazione tutta, comprese le gentili passeggere con i loro gilerini fluo’
Mi sono sentito sempre coccolato, durante i giri andavo libero, senza troppe regole, ma quando pensavo ormai di essermi perso per la mia strada insieme ai compagni del momento, dopo una curva spuntava un gilet flou’ … Quando poi mi perdevo davvero, incontravo il Berghella e mi tranquillizzavo (il Berghella si sa, arriva sempre al cibo prima che finisca )
Un calore speciale da tutti, una ospitalità gratuita, che mi ha fatto sentire davvero in famiglia … Con Ivan che sorvegliava attento insieme a tutta la squadra, sempre preoccupati che tutti fossimo a posto, pronti ad intervenire al minimo cenno di disagio o difficoltà.

Spero di essere riuscito a esprimere almeno una parte di quello che ho provato
Purtroppo la mattina del lunedì siamo partiti un po’ presto e non sono riuscito a salutare tutti come volevo.

Ci ho messo un po’ a riprendermi dal viaggio di ritorno, provato seriamente sopratutto dal fatto che mi hanno fatto mangiare panini in Autogrill … Mi sono ripreso solo adesso

A presto

da Filoguzzista » ven giu 06, 2014 2:58 pm
Un saluto anche da parte del sottoscritto, paziente anche lui stesso medesimo ed in cura lo scorso uiichend (miii… è già venerdì, già una settimana… ) presso l’ormai nota clinica.
Un’affettuoso saluto a tutto lo staff medico, infermieri, capi-reparto, gli illustrissimi prof. primari della clinica, all’infermiera Andreina , e non ultimo a tutti i pazienti con i quali si condivide la stessa pass.. , pardon, malattia, ahimé incurabile, e che ci costringe a girare controvoglia su voluminosi e pesanti mezzi a due ruote, ed a sottoporci ad enormi sacrifici in fatto di dieta…
Inoltre, è con viva e vibrante soddisFassione che vedo che i tentativi eversivi dei due Carabinieri Lovedilecco e Cavammuorti, intenti a manomettere le funzionalità dei servizi on-line della suddetta struttura sanitaria, che rendevano a volte irraggiungibile il forum nelle ore serali di ieri, sono stati scoffitti e respinti, grazie all’impegno ed agli sforzi congiunti del personale “Tennico” informatico della stessa struttura….

Minchiate a parte, complimenti davvero a Nedo e Goffredo per i rispettivi racconti!!

Millepercento Store e… Scighera!

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di Alberto Sala

foto di Alberto Sala e Millepercento

 

AnimaGuzzista Maestri Millepercento Store __020

Milano, quartiere Isola, maggio duemilaquattordici

Metti un nuovo negozio, curato e fatto bene. Con dentro motociclette. A due passi da via Thaon di Ravel, la via motociclistica milanese. Ah, ho capito, allora le moto saranno Harley, oppure Triumph. Fighette.
E invece le moto sono Moto Guzzi, ma non solo. Sono Moto Guzzi e Millepercento. Ma non solo. Sono Moto Guzzi, Millepercento, e Rossopuro. Quindi… porcatroia!
Volevo dire: piuttosto degno di un certo qual interesse, nevvero Lamberto?
Siamo all’angolo tra piazza Lagosta e via Trau. Due vetrine belle calde, con tanto legno, un Big Bore, due Alba, due V7 personalizzate, una scrambler serie piccola da semiurlo, una Scighera. Ma cusa l’è la Scighera?!?
Spèta, andèm in ordin.

“Non vogliamo vendere moto ai milanesi, ma vendere moto al mondo”. Questa la sintesi del pensiero di Stefano Perego, titolare di Millepercento. Mantenendo la sede principale in piena brianza velenosa, soprattutto per la parte di rivenditore autorizzato Moto Guzzi, Millepercento per le sue special apre un nuovo negozio nel quartiere Isola di Milano, che era già bello ancor prima che catalizzasse l’attenzione degli amanti delle due ruote. Il posto giusto per le moto non di serie, per quelle fatte a mano, uniche o in tiratura limitata. In più un po’ di contorno fatto di accessori, abbigliamento e altre cosucce carine col sottofondo eco-friendly come gli orologi in legno WeWood, le scarpe Hey Dude, le bici elettrice Wayel e il negozio stesso che è pensato secondo i dettami del rispetto dell’ambiente.

Ma veniamo alla Scighera; non la nebbiolina brianzola ma un gran bello e inedito agglomerato di ferro come piace a noi: cattiva corta e raffinata, disegnata da quello che ben sappiamo quanto agglomera bene; insomma la “special col botto” giusta per partire alla grande e strappare l’applauso.
Dopo la presentazione di Riccardo Biffi, responsabile del negozio, e di Stefano, è il momento di togliere il velo rosso alla nuova creatura, frutto del desiderio di creare una “nuda” su base Alba, non semplicemente come pezzo unico ma come moto omologata e “di serie”, quindi special però mica una sola, ecco.


E siamo di fronte a una moto dalle linee inequivocabilmente in puro stile Filippo Barbacane. Nel senso migliore del termine: curata ed armonica come sempre, corta e caricata in avanti, appartenente alla sua “corrente interna” di moto non appariscente e creativamente esagerata come una Bellerofonte ma semplicemente personale e “fatta bene”. Non ti fa urlare di botto ma ti conquista man mano che l’assimili. L’urlettino di gaudio e tripudio lo levi per la soluzione inventata per le prese d’aria di raffreddamento, qui ben integrate nel serbatoio e nel sottocoppa (con il radiatore spostato in basso sotto al cambio), per il codino che per quanto un po’ ricordi quello di una Speed Triple resta molto ben fatto e particolarmente piacevole sia nella vista laterale che in quella posteriore, fatto salvo una certa impressione per lo spigolo vivo finale; per i soliti dettagli maniacali da orologiaio farmacista col bilancino dell’orefice come il sistema di aggancio dei due semimanubri che faranno rosicare in Rolex, o il cruscotto sostanzialmente inesistente visto che l’unico strumento (bello ed essenziale) è di fatto annegato nella curatissima piastra superiore di sterzo; nei cerchi Borrani con quei raggi ciccioni da acquolina in bocca come gli spaghettoni al sugo, e vado avanti in uno dei periodi senza interruzione più lunghi della storia passando dal taglio del parafango posteriore come un mantello svolazzante, alla scelta di pittare di nero la forcella Ohlins (che quel giallo non può stare su tutto), allo scarico sinuoso come una murena, al faro allungato in avanti come avesse fretta di far strada, alle frecce agli estremi delle manopole che ti strizzano l’occhiolino… più il resto ereditato da Alba: il suo telaio che la rende la Guzzi monobraccio più corta, i luccicanti attacchi delle pedane e i comandi a pedale. Forse al serbatoio manca qualcosa. Magari solo il logo. E magari chissà che più avanti Filippo mi ridisegni i coperchi teste del quattro valvole. Unico dettaglio un po’ ridondante, i collettori di aspirazione.


“Sono partito dal faro posteriore di Alba. Da lì ho disegnato il codino, eppoi tutto il resto. Poi, alla fine, ho buttato il faro. Non disegno prima, io lavoro così, sulla moto”. Un rapporto fisico con la materia, che richiede più tempo ma francamente, visti i risultati, io sarei per lasciare a Filippo tutto il tempo che vuole.
Apro una piccola parentesi citando anche la scrambler su serie piccola che mi strappa qualche urletto di piacere. Che stile. Come fa con le sue caffè racer, anche questa scrambler spazza via tutta la pletora di scrambler banali e scontate che pullulano la rete. Trovo che uno dei suoi assi nella manica siano le selle. Le sa disegnare proprio bene. Tutte. E ti verrebbe da partire con disquisizioni su quanto conti il dettaglio o quali ingredienti servano per fare una bella moto… facciamo anche no e mi gusto questo bello spettacolo senza tante balle.
Esco fuori e mi soffermo sulla Big Bore esposta fuori. E’ bianca, mi sembra la su colorazione più bella e mi verrebbe da saltar su e sparire su quel razzo in direzione Poseidon. Mi porterebbe in un paio d’orette e chissà cosa farebbero quel paio di pistoni grandi come fornaci sulla Scighera.
Sì, gran bel negozio!

 

© 2014 Anima Guzzista

 

 

Primo Moretti

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Mio nonno era il Primo, mio zio Giovanni…

di Mauro Iosca

 

Guido come sempre in autostrada, la radio manda Dalla con Nuvolari “…Nuvolari è basso di statura, Nuvolari è al di sotto del normale. Nuvolari ha cinquanta chili d’ossa, Nuvolari ha un corpo eccezionale…” e mi viene da pensare con allegria e ammirazione ai miti del passato, del passato che più è passato e più diventa grande il mito; in realtà la storia dei tempi dei nonni non la conosco poi così bene, eppure il Tazio lo sanno tutti che grande pilota era e che carisma; credo che all’epoca del Nuvolari più mito di lui non ci fosse nessuno.
Certo che anche il Tenni Omobono però… che coraggio e che tempra la sua, la loro; pensa con che “mezzi” correvano ‘sti signori. Comunque in quanto a notorietà il Tazio è stato certo il numero uno, sì il numero uno di un epoca ormai così lontana che le tracce facilmente si perdono: è evidente che se nuove celebrità come Lucio Dalla sono chiamate a ricordare vecchie celebrità allora del tempo ne è passato davvero.
Il tempo che passa, eh già, il tempo… questa metafora di rara democrazia che a tutti concede spazi uguali e pari speranze: tempo che medica, tempo che ripara, tempo che galantuomo ricorda e paradossalmente dove più sembra non essere passato, più ricorda…
Come in certi luoghi, certi angoli dove le circolari traiettorie del tempo non hanno portato modifiche tangibili alla storia, ad una storia che sembra di ieri, ad una storia che sembra incredibilmente di oggi.

Uno di questi luoghi è una piccola bottega sita nei pressi del centro di questa bellissima città che è Macerata, terza provincia marchigiana dall’antico passato e dalla medievale bellezza.
L’insegna della bottega dice semplicemente “Dal 1922, – PRIMO MORETTI – “.
Questa bottega è oggi una concessionaria Moto Guzzi e dato che fu aperta nel 1922 è appunto la prima concessionaria aperta in Italia e quindi la più antica del mondo. Il Primo all’epoca correva già da un pezzo, infatti mentre Carlo Guzzi era al “militare” Lui vinceva la Milano-Napoli con una roboante Frera e quindi quando nel ’25 passa alla Guzzi (agonisticamente parlando) è già un affermato pilota; magari non famoso come i piloti di oggi di cui tutti parlano anche perché preferiscono una birra o mettono certi occhiali da sole, oppure perché guidano molto sportivamente certe utilitarie da città. La fama una volta la tramandava l’odore del sudore ed il racconto di chi c’era, e per questo le poche cose che ricordano quei tempi hanno un sapore più intenso, più vero. Comunque per dovere di cronaca vi riporto di seguito chi è stato Primo Moretti:

Nato a Campo rotondo il primo Febbraio 1890 ma tolentinate di adozione, dopo aver prestato servizio come motociclista nella prima guerra mondiale, inizia la sua attività sportiva nel 1920 con la Frera e vince numerose corse con la casa di Tradate alla quale rimane in qualche modo fedele fino alla fine del 1924.
Nel 1925 inizia a correre per la Moto Guzzi e domina in tutte le principali corse della zona adriatico-romagnola oltre a ben figurare in altre importanti competizioni nazionali.
Determinato e positivo nelle azioni quanto modesto negli atteggiamenti continua la sua attività, sempre con Moto Guzzi, fino ad età avanzata e nel 1940 lo troviamo ancora secondo nella classe sidecar alla Milano-Trarnto.
Nel 1945 nei primissimi giorni dopo la fine della guerra la sua preoccupazione è quella di recarsi a Mandello per riprendere i contatti con la Moto Guzzi; vi si reca con un motocarro e sulla via del ritorno trova la morte investito da un grosso autocarro.

26 settembre 1920
terzo alla Milano – Napoli (Frera)
18 settembre 1921
primo alla Milano – Napoli (Frera)
30 settembre 1923
secondo alla Milano – Napoli
12 giugno 1932
sesto alla Milano – Napoli (moto Moretti)
2 maggio 1937
secondo alla Milano – Roma – Taranto (sidecar Guzzi)
30 aprile 1939
secondo alla Milano – Taranto
6 maggio 1940
secondo alla Milano – Taranto

1925:
squadra ufficiale Moto Guzzi Guido Mentasti, Primo Moretti, Ugo Prini
19 aprile
Due vittorie di Primo Moretti nelle prime due tappe del giro d’Italia
3 maggio
Circuito dei campi flegrei, g.p. del M.C. d’Italia: è primo Primo Moretti
24 maggio
III circuito del savio: vince Primo Moretti
14 giugno
Terni – passo della somma: vince Primo Moretti
2 agosto
Pesaro circuito del Foglia: vince Primo Moretti
agosto
V coppa dell’Adriatico a Rimini: vince Primo Moretti
13 settembre
G.p. delle nazioni: sotto la pioggia verso metà gara è Primo Moretti a portarsi in testa ma è raggiunto dalla AJS di Hough che alla curva di Lesmo gli cade proprio davanti coinvolgendolo nella caduta. (da Moto Guzzi da corsa)
20 settembre
Primo Moretti vince il I circuito versiliese
27 settembre
Circuito di Galliate: una errata scelta dei rapporti non gli concede di andare oltre il quarto posto (da Moto Guzzi da corsa)

1926:
1 aprile
Secondo al gran premio reale di Roma
11 aprile
È terzo al V circuito d’Italia
lo stesso anno vince la gara del circuito di Lugo e la gara del circuito di santa croce a Reggio Emilia
1 maggio
Secondo a Imola circuito dei tre monti
3 maggio
Vince il g.p. circuito del Savio
10 maggio
Secondo ancora al circuito del Savio
Sempre nel 1926 vince al circuito dei monti peloritani
18 luglio
Vince a Verona al circuito motociclistico del pozzo
In agosto vince al circuito della versilia
29 agosto
Vince a Cesena nella coppa Olindo Raggi
5 settembre
Vince al circuito di Correggio

1928:
è secondo nella gara al Circuito di Reggio Emilia e ad aprile vince al circuito dei monti pretoriani

Nel 1931 vince il G.P. di Monza

Nel 1939 è secondo a Foggia

Colleziona anche 17 gare corse con Tazio Nuvolari e Achille Varzi di cui tre vinte e le restanti terminate tra i primi classificati.

Primo Moretti fu anche ma soprattutto il padre di Giovanni e di Lidia.
Giovanni nasce nel 1923 e neanche a dirlo sogna la carriera di pilota fin da piccolo tanto che all’età vent’anni è gia pronto ad emulare agonisticamente la carriera di papà Primo.
Partecipò con successo a molte gare, sempre con la Moto Guzzi.
Nel 1946 con una Guzzi 500 è primo a Lodi e Macerata. Nel ’47 vince a Luino, Varese, Alessandria, Asti, Macerata, Legnano, Reggio Emilia, Pallanza e Gornatte Olona.
Nel 1948 passa dalla seconda categoria alla massima, partecipando a gare di campionato a Firenze e Roma, al fianco dei massimi piloti conobbe avversari come Omobono Tenni, Balzarotti, Nello Pagani, Bertacchini e Artesiani.
Vinse a Monza e Bergamo col “Dondolino” queste vittorie lo portarono alla ribalta e la stampa specializzata dell’epoca lo ribattezzò “ol Joannì” l’omino di Monza.

Era l’ottobre del 1948 e si correva la gara più importante della stagione; la Moto Guzzi prende la decisione di affidare al Joannì la bicilindrica di Omobono Tenni, ma la sorte avversò la corsa di Giovanni che cadde alla curva di Lesmo per un guasto meccanico, mentre stava cercando di colmare lo svantaggio. Era l’Ottobre del 1948.

Lidia Moretti col Giovanni nel 1948 fonda in onore del padre l’omonimo Moto Club Primo Moretti, indubbiamente in quegli anni uno dei Moto Club più importanti ed attivi nel paese. La Lidia è una donna forte, una donna dal gran temperamento, una donna che andava in moto in un tempo in cui le donne al massimo si sedevano di traverso dietro alla Lambretta, badando bene a tirar giù l’orlo svolazzante delle gonne. La Lidia invece, le cui moto erano il Falcone o il Gambalunga, ha continuato l’opera sostenendo la concessionaria e badando con l’aiuto del marito, Dino Freddi, al mantenimento di uno spirito fatto di sfide e di orgoglio: lei di storie con la famiglia Moretti ne ha vissute tante e forse molte ne potrebbe raccontare. Visitare questa Bottega è un piacere tutte le volte; il sentimento strano che si prova non è quello tipico che si avverte nei musei o nei luoghi votati alla constatazione della storia. Visitare la concessionaria Moretti oggi è in un certo senso vivere quella storia, farne parte.

Nel settembre del 2004 siamo a Cartagena, in Spagna, per disputare la nostra terza gara dell’ormai famosa endurance della Deccla. Tra i vari team convenuti, incontro per la prima volta i ragazzi del team Moretti i quali si metteranno subito in luce non solo per i brillantissimi tempi in pista, ma per un altro particolare avvenimento, ossia per l’inconsueta quanto radicale metodologia adottata per risolvere il sempre attuale problema del “trasporto della moto”.
Arrivati a bordo di un monovolume in cinque, non si capisce come ma vi giuro che lo hanno fatto, scaricano dal bagagliaio una serie interminabile di pezzi che andranno a ricomporre, sotto gli occhi esterrefatti degli astanti, la moto con la quale meravigliosamente correranno una gara epica che li vedrà quarti al traguardo.
Ed è quindi a Cartagena che conosco Roberto Freddi, nipote di Primo Moretti e di Giovanni e figlio della signora Lidia.
Roberto che è oggi il concessionario Moto Guzzi di Macerata, Roberto che in pista corre veloce, Roberto che con Paolo e Micio ha messo su il Team Moretti, Roberto che è ormai un compagno di ventura, un amico oltre che un bravissimo meccanico.

Guido come sempre in autostrada e il mestiere spesso mi fa conoscere posti nuovi ed è così che girando e curiosando ho visitato e conosciuto molti concessionari. Di alcuni di loro sono anche divenuto amico; ma è per un assurdo scherzo del destino che sono amico di un concessionario di Macerata che ho visitato poi e che avrei dovuto visitar per primo.

 

Campionato Endurance 2014 – Mugello

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AnimaGuzzista competizioni Mugello 2014 classifica endurance

di Wall-E

Foto di Cristina Cortinovis

 

E’ dal week end di Misano dell’anno scorso che l’idea ci è entrata in testa, pista bella, lunga, veloce, corriamo la Vintage con tre moto (2 veloci e 1 lenta – il sottoscritto-) solo che appena si comincia a godere la gara è già finita, 8 giri e tutti a casa….vogliamo godere di più…
Io, Ilario (Team Manager, esperto di Guzzi, grande conoisseur delle nostre amate bicilindriche fino al minimo dettaglio) Massimo e Gianni iniziamo a fare 4 calcoli, budget risicato ma se mettiamo in campo una solo moto e raschiamo il fondo del barile, si lavora gratis tutto l’inverno, montiamo il cupolino sulla mia e lasciamo un po’ di inventiva a Ilario dovremmo farcela a correre le tre prove.

Tardo pomeriggio del 3 Maggio….in attesa che ci liberino il paddock i ricchi delle Porsche siamo tutti silenziosi, piove, fa freddo, guardiamo il circuito del Mugello e dall’alto intimorisce, guardiamo le moto degli altri e ci sembrano tutte missili incredibili, pelle d’oca. I membri degli altri team guardano la nostra sul carrello e non riesco a capire se con compassione, bonario compatimento, stupore per il risultato finale (è bianca smorta ma secondo noi bellissima, Ilario e Michele, il nostro meccanico/pilota di riserva/parafulmini di Ilario ecc. ecc. l’hanno finita, accesa per la prima volta e provata in strada sotto la pioggia torinese la sera prima….ops questo è illegale e non si può scrivere….).

Il week end naturalmente è iniziato sotto tutti i peggiori auspici, Massimo (l’allenato del team) ha pensato bene di rompersi una mano il giovedì cadendo dalla….. bicicletta…. (e quindi tutte le nostre strategie vanno a farsi benedire), Gianni (il Velociraptor) sta arrivando in treno ma non siamo sicuri al 100% che arriverà in tempo, il sottoscritto non ha fatto ancora 1 km dall’ultima gara di Misano dell’anno scorso (e ho pure aggiunto tre kg sui 90 che mi porto in giro…)
Montiamo il nostro angolo di box in 3 minuti, tutti gli altri mi sembrano super organizzati ed esperti, si muovono sicuri, alzano tende, cucine da campo, roulotte, camper, hanno moto di scorta, treni di gomme nuove da invidia, divise personalizzate, lo stander per le tute… noi 4 sedie da picnic anni ’80 (e relativo tavolo), un motore da cannibalizzare, carrello degli attrezzi completo di flessibile, 1 kit di ruote con gomme usate l’anno scorso, 1 batteria nuova con relativo caricatore, 2 taniche di benzina, 1 estintore, tanica regolamentare da usare in gara e…..noi.

La moto passa le verifiche (Classic 1000), al sottoscritto danno una fascia gialla (unico pilota del team presente il sabato sera), mettiamo via tutto e Ilario parte per Firenze a recuperare Gianni. Raggiungo moglie e figlio in hotel, pezzo di pizza al volo, “metto a letto il figlio” e mi addormento io….

Domenica mattina, ritrovo con gli altri alle 7.45 e ci siamo, Gianni è arrivato, corriamo al circuito, fascia arancione per Gianni e piove….non faccio tempo a smadonnare che già inizia il primo turno di prove, sono riuscito a cadere a Varano con l’asciutto sulla curva lenta prima del rettilineo mi immagino con l’acqua al Mugello….entro e….non finisce mai, è lunghissimo, bellissimo, su e giù, largo, ti da una sensazione di sicurezza incredibile, vie di fuga larghe, riesco a stare in piedi, supero pure una Laverda, la Guzzi gira bene, il rumore è spettacolare, cupo e profondo da Signora che conosce la vita, stabile, sicura, e ti stampo un 3’30’’ da Vespa 50 con fidanzata e cestino da picnic al seguito, però non sono ultimo, penultimo! Parte Gianni e naturalmente con la pioggia più fitta riesce a girare in 2’58. Decidiamo di saltare il turno blu per evitare di fare danni.

Secondo turno di prove e non piove, giusto, 24 equipaggi che si sono fatti il mazzo per esserci, la Federazione che meglio di così non poteva fare e si è inventata un Campionato Italiano con tre circuiti spettacolari, almeno correre senza pioggia!! 2’50 io (ho scaricato cestino da picnic e fidanzata) e 2’27 Gianni. Eccitati, io sempre nelle retrovie ma Gianni 16°, fatta la media partiamo 21i su 24. Prendiamo la Belva al parco chiuso e……non parte più….proviamo di tutto e non c’è aspirazione, guardo la faccia di Ilario e non vi leggo cose positive…..cominciamo ad ammettere mezze verità “io ho sfollato qui, ho sfollato là, ho tirato la seconda che mi chiedeva pietà….). Fortunatamente abbiamo il motore di riserva, Ilario decide di aprire quello collassato (o distrutto dai piloti, dipende dai punti di vista…) e sostituire le teste, “saltiamo il warm-up ma proviamo a fare la gara”. Tre assatanati attorno alla moto, Ilario che coordina e smonta, Michele che usa mani e piedi, Gianni che suda smontando e rimontando, il sottoscritto…..che guarda e non sta in mezzo ai piedi, ebbene si, non capisco una fava di motori…e mentre ci siamo sostituiamo anche l’albero del cardano con uno più corto perché Gianni dice che in terza fatica a salire dopo la curva in fondo al rettilineo…4 sacramenti da parte di Ilario, abbiamo inchiodato le valvole, ma si può trattare un motore cosi? “Va beh dai che rimontiamo tutto e forse ce la facciamo”

Noto con piacere che si inizia a creare un’ atmosfera di solidarietà e compartecipazione con i membri degli altri team, anche loro ci guardano preoccupati e sento che sono sentimenti veri, probabilmente ci sono passati e sanno cosa vuol dire, iniziamo a sentirci parte di una famiglia, i ragazzi chiudono il motore, accendiamo e il bicilindrico canta al primo colpo, bentornata Belva, parte l’applauso spontaneo da tutti gli altri team, abbiamo le lacrime agli occhi…giuro!

15 minuti, pronti via, sono il primo a partire, partenza stile Le Mans, figata pazzesca, mi sento uno vero, solido ultimo in fondo al rettilineo (non volevo fare danni al primo giro…..) riesco a non perdere di vista gli ultimi, mi sembra di andare bene, ogni giro la Belva gira sempre meglio, sicura, solida in curva, stabile sul rettilineo (o sono io che vado piano?…) per il momento sembra tutto ok (Ilario mi ha detto di non strapazzarla perché dovevo farle il rodaggio in pista…). Improvvisamente mi sfrecciano ai lati 3 o 4 missili (non sono riuscito a contarli!) e mi sento fermo però finisce lì e mi concentro sul circuito, inizia a sembrare meno lungo, stacco un po’ più in là, mi sembra di essere in pista da 5 minuti e già mi chiamano ai box, ho già fatto 12 giri! Passo la moto al volo a Gianni e Ilario mi dice che ho girato bene, dopo la partenza lenta mi sono stabilizzato sui tempi degli altri più vicini a noi e sono stato costante, Gianni inizia a girare come un dannato e recupera 10” a giro rispetto agli altri umani, tempo di bere un po’ d’acqua e tocca ancora a me, primo rifornimento in gara (e della storia del team) e tutto bene, riprendo la Belva ed è più leggera e vogliosa di velocità, bella sciolta e calda, mi sembra di migliorare ad ogni giro, in fondo al rettilineo quando stacco scodinzola e si muove tutta, fuori dalla curve veloci devo tenerla perché sembra imbizzarrita, ma mi trasmette sempre sensazioni di sicurezza, giro giro e giro ma quando mi richiamano dentro? Ho perso il cartello dei box? Cosa succede? Inizio a non sentire più la chiappa destra…ancora 2 giri e mi richiamano dentro, rifornimento e moto a Gianni, Ilario mi dice che ho abbassato il tempo di 10” al giro e visto che andavo bene e recuperavo mi ha lasciato dentro e faremo finire al gara a Gianni, dal 24° siamo riusciti a risalire al 20° posto, Gianni sembra indiavolato inizia a girare in 2’.27. Mezzora e siamo 16imi, 40 minuti e bandiera a scacchi. Abbiamo raggiunto il nostro obiettivo, finire la prima gara!!!

Iniziamo a sbaraccare 10 minuti dopo la fine della gara, arriva il tizio della Federazione e ci dice “Siete voi i Galli Cisalpini?” Si….tutti zitti, cosa abbiamo fatto di sbagliato? “Venite, siete arrivati secondi di classe e dobbiamo premiarvi” Che storia!!! Prima gara e ci danno la coppa, siamo arrivati in punta di piedi per non disturbare e abbiamo fatto il nostro dovere. Grazie tutti, grazie Belva, grazie Guzzi.

Sono fuori Italia per lavoro, mio figlio (4 anni) mi chiama e mi dice “Papà la coppa luccica ancora” cos’altro posso dire?

Mugello 2014 classifica endurance

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La Genesi

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la genesi medardo pedrini
di Medardo Pedrini

Ci sono giorni in cui, svegliandoti al mattino, ti accorgi che non solo oggi piove sul bagnato ma che addirittura l’acqua sale dal pavimento. E il livello aumenta, aumenta fino a che una mano di ghiaccio ti afferra i testicoli e li strizza riducendoli come due olive rinsecchite.
Naturalmente ciò vale altresì per le ovaie, anche se, essendo maschio, non mi è data la certezza che le sensazioni siano le medesime, però mi piace pensare che, almeno entro certi limiti, non siamo poi così diversi da quanto vorrebbero farci credere.

Ci sono giorni in cui, svegliandoti al mattino, hai la sensazione che durante la notte ti sia passato sopra un torpedone a due piani stipato di obesi che non vanno di corpo da quattro settimane. Ma non è questo l’importante, ciò che conta è che ogni  giorno nella savana una gazzella si sveglia e sa che dovrà correre più veloce del leone per non essere mangiata, così come ogni giorno nella savana il leone si sveglia e sa che dovrà correre più veloce della gazzella per non morire di fame, perciò non importa che tu sia leone o gazzella ma comincia a correre più veloce che puoi.
Certo però che se tu non vivi nella savana, ma in un monolocale nel centro storico di Bologna, che cazzo ti frega di essere leone o gazzella? Meglio che torni a letto e cerchi di riposare meglio, se ti è possibile.
Forse è per questo che al mattino riesco ad abbandonare le lenzuola soltanto con un certo senso di disgusto nei confronti della vita. Il pensiero che anche oggi mi toccheranno le stesse angustie di ieri mi fa venir voglia di abbassare il sipario ancor prima di aprirlo, ma come ogni buon attore so che lo spettacolo deve andare avanti comunque e non mi resta che entrare in scena mio malgrado.
L’unica cosa è che vorrei fare due chiacchiere con quel sadico che ha scritto la mia parte.
No, perché qualcuno deve pur averla scritta, almeno ciò è quanto sostengono molti.

Dice che Dio esiste.
Va bene, prendiamo per un attimo l’ipotesi come realistica e non consideriamo che ci risulta incomprensibile che dal nulla possa nascere qualcosa senza dare a ciò un significato divino.

Dice,” C’è stato il Big Bang, va bene ma chi l’ha prodotto?”

“Come chi? Il bosone di Higgs.”

“A parte il fatto che l’idea di discendere da un bosone non è accettabile per un credente praticante, ma sto bosone chi l’avrebbe prodotto?”

“Come chi? Si è autoprodotto.”

“Non è possibile, se si è prodotto qualcuno l’ha prodotto.”

“Va bene, allora ciò ammesso, chi ha prodotto chi l’ha prodotto?”

“Come chi? Si è autoprodotto, lui può, è Dio.”

Allora va bene, come spiegazione mi pare assai logica e priva di contraddizioni intrinseche, l’accetto di buon grado e la faccio mia, la metto insieme alla collezione delle figurine Panini del campionato 1963/64, l’ultimo vinto dal Bologna, e la conservo come una realtà tanto inconfutabile quanto irripetibile.
Quindi prediamo pur per buono che non si muova foglia che Dio non voglia, e se esiste l’universo, la terra, la natura e l’uomo, è per divina creazione.
E mica c’ha messo tanto a fare tutta sta popo’ di roba, sono bastati sei giorni, poi il settimo s’è riposato.
Ma come, s’è riposato?

“Hai combinato in tutta fretta un disastro in sei giorni e il settimo ti riposi invece di cercare di rimediare?
Va bene che ciò risale a millemila anni fa, ma neppure a quei tempi il miglior sindacalista t’avrebbe potuto salvare dal licenziamento in tronco per scarso rendimento.
Guarda che roba hai fatto.
Nel deserto non c’è un filo d’acqua e di là ci stanno le inondazioni, lì non tira un alito d’aria e là ci stanno i tifoni, lì si brucia di là si gela, metti gli alberi togli gli alberi, e il vulcano erutta e la montagna frana, il mare tsunama, la terra trema, poi c’è chi sodoma e chi gomorra, gli africani ce l’hanno troppo grosso, gli asiatici troppo piccolo e tra americani e europei la diatriba è ancora aperta.
Un disastro.”

“Oh ma mica è tutta colpa mia.
Io ho detto, sia la luce e luce fu, e già mi dovreste ringraziare che altrimenti vi toccava di andare in giro con le lanterne anche di giorno.
Infine ho soffiato sul’argilla e ho dato vita ad Adamo.
Dice che non è venuto bene? Provaci te a fare un uomo di fango che ti scivola da tutte le parti.
Che poi vedi, se quel coglione si fosse accontentato di tutto quel bendiddio che aveva a disposizione, mica le cose si mettevano così male.
Invece, no.
– E mi sento solo, e c’ho le paturnie, e troppo spazio per me soltanto, e con chi condivido questo paradiso terrestre?
Poi più che altro sono stanco di farmi le pippe, vorrei qualcosa di meglio.-
E io che dovevo fare? Gli avevo dato la vista mica potevo lasciare che diventasse cieco.”

“Adamo, io una compagna te la darei pure, ma ho finito l’argilla.
Però c’è rimedio, ti prendo una costola e il gioco e fatto.
Adamo non fare quella faccia. Che vuoi che sia una costola, mica ti ho chiesto un rene, ne hai ventiquattro.
Adamo scegli, o la costola o continui con le pippe, però sappi che ci vorranno secoli prima che inventino gli occhiali.”

“Ma non c’era verso, non voleva accettare. Così l’ho fregato, feci l’operazione di notte mentre dormiva. Però il mattino dopo, quando si svegliò accanto a quel paio di tette, mi fu immensamente grato anche se il costato gli doleva un po’.
Il resto è storia.”

“Beh è storia! Mica è tutto chiaro. E la mela? Dove la mettiamo la mela?”

“Ancora con sta palla della mela?
E che dovevo fare, mica potevo concedergli tutto. Un qualche paletto dovevo pur metterlo, così tanto per insegnargli a vivere.
In principio furono i fagioli, ma non c’era ancora la pasta e chi se li filava i fagioli?
Scartai da subito l’idea dei cocomeri troppo ingombranti, e anche il radicchio trevigiano non mi parve un granché.
Ci dovetti lavorare sopra un po’ ma quella della mela fu una pensata geniale.
Così bella, rossa e succosa, faceva davvero gola.
Ok, vada per la mela. Niente mela.
Ma avevo sottovalutato quel boiaccia del serpente.”

“Ma scusa, e da dove esce il serpente?”

“Da me, è una mia invenzione, io ho creato il serpente per metterli alla prova.”

“Lo vedi che perseveri coi disastri?
Non facevi prima a lasciar perdere la mela e che il serpente se ne andasse per i fatti suoi, invece di creare sta pantomima?
Prima studi i trabocchetti, poi t’incazzi se ci cascano.”

“E certo che mi incazzo, avevo scommesso su di loro.
Lucifero me li aveva dati a tre e mezzo, e io ci avevo messo sopra una cifra. Va bene che più avanti mi sono rifatto con Giobbe, ma anche lì è stata una faticata.
Comunque la colpa è stata di Eva, Adamo era soltanto un coglionazzo, e in ogni caso da quando aveva conosciuto le tette manco le guardava le mele.
Lei invece era curiosa e ambiziosa, troppo ambiziosa, credo che volesse mettere su un’industria di marmellata di cotogne biologiche.
Fu per questo che la scacciai dall’Eden
– Vai e partorirai col sudore della fronte e mangerai il pane con dolore ai denti –
le dissi, o qualcosa di simile, quando m’incazzo so manco io cosa dico. ”

“E Adamo?”

“E Adamo niente, mica l’hanno scritta giusta i giornali dell’epoca.
-Te cosa fai?- gli ho chiesto, – Vai anche te o resti?-
Secondo me era quasi per andare, ma deve essere stato quel riferimento al sudore a frenarlo.”

“Mah, se non ti spiace io resto. Si sta bene qui, poi male che vada c’ho ancora ventitre costole.
Certo però che adesso senza Eva è una noia, cazzo faccio tutto il giorno?”

“Beh, potresti andare a pescare.”

“No, mi fa schifo il pesce.”

“Allora delle belle passeggiate, t’ho creato valli e montagne a perdita d’occhio.”

“Naaa, mi fanno male i piedi, m’hai fatto l’alluce valgo.”

“Magari potresti pure andare allo stadio ma per qualche millennio non ci troveresti nessuno.
Certo ti ci vorrebbe qualcosa figliolo, mica puoi stare in panciolle tutto il giorno.
Hai in mente niente che ti piacerebbe?”

Adamo ci pensò un poco, poi fece un sorriso, allargò i palmi delle mani e disegnò nell’aria con gesto inequivocabile, un paio di tette.
E io che dovevo fare? Ne avevo appena scacciata una mica potevo crearne una seconda.
Non so come mi venne l’dea, ma quando mi ci metto ho delle pensate divine.
Lì per lì, senza chiedermi né tanto né quando, creai un motore da motocicletta con due cilindri a “V” fronte marcia, sodi e rotondi.
Non erano proprio un paio di tette ma ci assomigliavano molto.
Contento Adamo, ti piacciono?”

“Beh, non era proprio quanto avevo in mente ma è bello, e cosa dovrei farci secondo te?”

“Boh, a questo non c’ho ancora pensato.
Potresti attaccarci un cavallo e farti portare in giro, ad esempio.”

“Non mi pare un granché. Almeno si muovesse da solo, potrebbe essere più divertente.”

“Beh, se ti sembra divertente non c’è problema, ti invento le ruote ma non dire nulla ai Maya che mi voglio fare due risate a vederli portare i pietroni in spalla anziché usare i carri.
E ruote furono. Ma Adamo non era ancora soddisfatto.”

“Vabbeh, e adesso, come fa ad andare avanti?”

“Con la benzina.”

“E dove si mette ‘sta benzina?”

“Ah, già, m’ero dimenticato il serbatoio, mica posso ricordarmi tutto.
E serbatoio sia.
E, crepi l’avarizia, tieh pure il manubrio, forcelle, specchietti, marmitte e tutto il resto, sinceramente non so cosa sto facendo ma mi pare proprio  una gran figata.
Ti piace Adamo?”

“Insomma, è tutta grigia, almeno potevi colorarla.”

“Di che colore la vorresti?”

“Rossa, decisamente rossa.”

“Rosso papale oppure cardinalizio? Entrambi mi paiono adatti alla mia discendenza.”

“No, facciamo rosso….rossssso, ………rosso Guzzi, vai!”

“E rosso Guzzi, fu.
Contento Adamo?”

“Sì, però mi pare manchi ancora qualcosa, così è un po’ nuda.
Magari una qualcosina sul serbatoio ce la vedrei bene.”

“E non sei mai contento, figlio mio.
Allargai le braccia e alzai gli occhi al cielo.
Fu lì che la vidi volare tra le nubi compiendo larghi giri. Il più bell’uccello che avessi mai creato.
In realtà io l’avevo fatto un po’ più piccolo, tipo un passero, ma poi lui mi guardò e disse:
-Senti amico, o mi fai il becco a punta così che io possa mangiare gli insetti, oppure mi lasci questo adunco e pure gli artigli per trasportare in volo gli agnelli, ma mi fai un po’ più grosso.-
Fu così che nacque l’aquila.
Un attimo dopo era già lì sul serbatoio ad ali spiegate, bella lucente come mai.

Ad Adamo si illuminarono gli occhi, saltò in sella e iniziò a sgassare come un matto.”

“Fantastica, bellissima, grazie. Io vado.”

“Ma andovai? Il casco, hai dimenticato il casco.”

“Macchè casco, mi fanno schifo le banane, tienitele tu… ciao!”

“E sparì in una nuvola di polvere. Da allora non l’ho più visto, penso stia ancora smanettando da qualche parte.
Non ho mai capito dove trovasse il carburante fin d’allora ma mica posso sapere tutto, anche se c’è chi sostiene il contrario.”

“Bello.
Bel racconto davvero, non so come siamo arrivati fin qui, ma per quanto mi riguarda una conclusione vale l’altra. Certo avrei preferito che tu mi spiegassi cosa ti eri fumato quando hai scritto la mia parte, ma va bene anche così, almeno ora mi è tutto più chiaro.”

“Che vuoi che ti dica figliolo, anch’io ogni tanto sono stanco, capirai con tutto quello che c’ho da fare, pensa solo a tenere a bada tutti quei conventi di suore, sono tutte mogli a me mica no, non crederai che raccontino proprio tutto al frate confessore?
E ad essere sinceri, mi spiace ammetterlo, penso che il giorno che sei nato tu non c’avessi proprio voglia di fare un cazzo, devo essermi scordato di collegare qualche circuito nel tuo cervello.
Ma d’altronde, che pretendi, nessuno è perfettissimo.
Lascia perdere tutto, torna a letto e non ci pensare troppo, vah!
Che poi, tra poco, passa pure il torpedone delle 08,35.”

Quat-D

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di Iko

 

Chi non si è mai dilettato a pensare come modificare gli scarichi della propria Guzzi? Corti, a sigaro, a salame, aperti, due in uno, in titanio, in carbonio, ecc.
Quale migliore occasione quindi di una visita a chi gli scarichi della Guzzi li fa da una vita per togliersi qualche dubbio…
Il soggetto in questione si chiama Quat-D, un’azienda di Trino Vercellese che produce scarichi per le Guzzi (e non solo) da più di 15 anni. L’azienda è stata creata da Domenico Dotta e Danilo Demichelis, (infatti Quat-D non vuol dire altro che “quattro d” in piemontese, come le loro iniziali).

L’intervista, ma sarebbe meglio dire chiaccherata a ruota libera, è con Domenico.
Domenico è disponibile e pieno di sorprese: appassionato corridore in moto, ma che non gira su strada, appassionato di Guzzi al punto di sviluppare scarichi da corsa al fianco di Guareschi nel campionato Naked ma che non ne ha mai posseduta una. Insomma, una bella gatta da… intervistare.

 

D: Come nasce Quat-D? Quando avete iniziato a lavorare sui prodotti per la Guzzi?

R: Abbiamo iniziato praticamente subito: nell’84 siamo nati come squadra corse senza scopo di lucro. Abbiamo corso fino al ’99.
Ho fatto tutta l’epopea dei Supermono. Nell’85/86 correvo con una Bimota, La mia prima gara l’ho fatta nel ’79 con un’Honda Four, derivate serie. L’apice della mia carriera l’ho avuto all’inizio degli anni 90. Perchè nel ’90 sono arrivato sesto nell’italiano con una Husquarna, telaio Golinelli. Nel ’91 con i fratelli Vertemati ero semiufficiale Husaberg. Io ho fatto la moto e loro mi davano la meccanica. Fresca e rigenerata ad ogni gara. Nel ’92 sono stato ufficiale Mondial che correva col motore KTM. Dal ’93 in poi la categoria è finita nell’oblio.
Abbiamo iniziato a importare dei pezzi dall’estero, un po’ di tutto, anche una ventina di telai Harris dall’Inghilterra che venivano usati per allestire le motociclette da TT1 -il campionato si chiamava così all’epoca- poi abbiamo importato pezzi speciali dall’ americana Action 4, pistoni, piattelli, cambi, valvole, ecc.
Abbiamo poi importato, sempre dall’ Harris, qualche impianto di scarico e ci siamo detti: questi riusciamo a farli anche noi… Ed è nata così.
Da subito, tra le prime cose che abbiamo fatto, abbiamo fatto le Guzzi. Abbiamo delle foto dove nell’87 avevamo praticamente la gamma completa dei 2in1 per i Guzzi dell’epoca: Imola, Lario e tutta la serie LeMans, con l’uscita a sinistra perchè volevamo il cardano in bella vista a destra, e poi si stava molto più attillati con lo scarico a sinistra che a destra.

Erano così pesanti anche all’epoca gli scarichi originali Guzzi?

Sì, perchè erano dei tubi coassiali come PURTROPPO ho visto che continuano a fare: ho provato recentemente la Breva che mi è piaciuta -tantissimo- da guidare, è veramente bella. Ha il collettore anteriore con i tubi coassiali: questo sì ha il vantaggio di rimanere bello esteticamente però sono pesanti e soprattutto hanno un foro all’interno molto piccolo.

Che fa un po’ da tappo…

Fanno un po’ da tappo. Tra l’altro presto inizieremo lo sviluppo di uno scarico apposta per la Breva.
E’ un sistema un po’ obsoleto secondo il mio punto di vista.
Senza contare che col tempo uno magari non se ne accorge ma il tubo interno marcisce, deteriora, si staccano i pezzi e vanno ad otturare il silenziatore che potrebbe essere ancora buono. Queste sono le controindicazioni… E poi sono pesanti, pesanti! Perchè la matematica gli dà torto: hai 4 collettori invece di due.

Ma perchè nell’87 fare gli scarichi Guzzi? Cosa voleva dire?

Per uno che nell’87 ha fatto il 2 in 1 per il Guzzi 1000? Avere la passione, perchè tutti mi dicevano “guarda che commercialmente non sarà un gran affare” e invece le ho fatte.

Quante?

All’epoca, all’inizio, qualcosa si era fatto, ma poi la cosa aveva seguito l’andazzo del mercato della Guzzi: si era arenato miseramente subito. E le marmitte che facevamo noi ti assicuro che finivano tutte all’estero.

Con Guareschi come vi siete trovati?

Siamo in ottimi rapporti. Ci conosciamo da tempo immemorabile.

Come avete incominciato a collaborare per fare la moto da gara?

Ci ha telefonato e noi non ci credevamo… Pensa che mi ha telefonato lui. Siccome ho corso tanto, quando lui stava iniziando io stavo finendo e c’eravamo conosciuti in pista: avversari in gara.

Chi andava più forte? 😉

Subito Lui… (con sofferenza, NdR)

Subito…

Si… (soffre, NdR). Lui è arrivato a fare gare al mondiale, cioè… Ci sarà stato un motivo…

Molti pensano che senza di lui il V11 non avrebbe dato certe prestazioni.

Senz’altro loro hanno raggiunto un livello incredibile di sviluppo.

Si era interessata anche la Guzzi direttamente?

No, anzi… ho proprio una cosa da dire riguardo a questo: sono molto rammaricato di non avere ricevuto neanche una telefonata subito dopo l’ultimo campionato Naked. So che la Guzzi ha presentato un kit con coppia di scarico, eprom e pedaline corte dicendo che sono marmitte collaudate nel campionato naked: e allora noi cosa abbiamo fatto? Noi con Guareschi sì che le abbiamo testate per davvero girando in tempi incredibili!
Il mio grosso rammarico è di non avere ricevuto nemmeno una telefonata… Non è che volessi a tutti i costi fare le marmitte per la Guzzi, però una telefonata, almeno una presa di contatto, doveva esserci e poi contestarmi eventualmente tutto quello che volevano.

Ma loro da chi hanno avuto l’esperienza? Le loro marmitte sono identiche alle vostre?

No no, sono anche brutte e dozzinali, anche se questo non lo dovrei dire io che sono di parte.
Non all’altezza di come dovrebbe essere una marmitta kit “testata”.
Noi abbiamo seguito tutto il campionato e quelle marmitte lì forse le ho viste far provare una volta e basta, mentre noi abbiamo fatto tutto il campionato.

Quelli che stanno correndo adesso cosa usano?

Nemmeno Sotgiu che corre con la Ghezzi e Brian corre con quelle marmitte lì… Le ha di altri, non mie, ma non quelle. Ognuno poi corre con quello che vuole.
Sono usciti con queste marmitte dicendo di aver fatto chissà quali studi, chissà quali ricerche… Nessuno li obbligava a correre con le mie marmitte, però una telefonata per dire : “visto che voi le fate”…

Un’opinione…

Un’opinione, sì, la potevano chiedere, se poi non ci si mette d’accordo, ognuno per la sua strada. Il grosso rammarico lo hanno avuto anche i Guareschi: dopo essersi sbattuti tutto l’anno…

Insomma i rapporti con la Guzzi di adesso non sono il massimo… Però con l’assunzione di Ghezzi hanno dimostrato di essere abbastanza attenti a quello che succede all’esterno.

Bravi! Spero che porti frutti… Infatti la Ghezzi & Brian si è accorta di noi. Ci ha consultato.
Adesso siamo fornitori (da Dicembre, NdR) del primo equipaggiamento della Furia, loro sono i nostri rivenditori esclusivi in tutto il mondo.

E’ questo il motivo per cui siete aumentati di prezzo…

Noi abbiamo i nostri prezzi, logicamente i prezzi finali adesso li decide Ghezzi e Brian.

Tornando agli scarichi: gli originali Guzzi dicevamo che sono pesanti, hanno il doppio tubo che fa tappo…

Solo la serie piccola, Il tuo V11 per esempio non ha il doppio tubo.

Altri difetti che trovi negli scarichi originali? Nel V11 per esempio?

Non è uno scarico fatto male.. Prestazionalmente non va male… E’ solo molto pesante, anzi è anche gradevole da vedere. Mi fa strano che ce ne sia uno maledettamente più largo e uno stretto. Al limite potevano stare un po’ più staccati con quello di sinistra. A destra sei obbligato a stare largo per colpa del cardano. A sinistra no. E soprattutto ce n’è uno più alto e uno più basso. Su tutte quante…

Avete provato i vostri scarichi al banco?

Sì, ce li ha provati tutti Guareschi. Le curve le ha tutte lui: era abbastanza geloso di queste cose.
All’inizio siamo partiti subito col sogliola. Perchè volevamo fare qualcosa di diverso, di molto attillato, però poi lo abbiamo dovuto accantonare per problemi di regolamento. Avevamo pensato anche di fare la “furbata”: di fare due finti silenziatori, due cose finte che non passasse nenche l’aria… Poi avevamo abbastanza grane ed abbiamo sviluppato la Vittoreplica.
L’abbiamo sviluppata modficandola 6 o 7 volte fino ad arrivare al massimo delle prestazioni.

Su cosa avete lavorato per migliorare le prestazioni?

Abbiamo cercato di migliorare l’erogazione, l’accelerazione fuori dalle curve. Non è che non si riesca a trovare cavalli.

Quanto pesa un Vittoreplica?

70% in meno dell’impianto di serie. D’altronde è facile, basta usare il titanio…

Invece la sogliola?

La marmitta a sogliola non fa guadagnare nanche un cavallo, in alto. La rende fluidissima ai bassi, con tanta erogazione, tanta coppia. La marmitta sotto al motore, che si chiama ‘ExBox’, soprattutto dà, tolto il peso, grande maneggevolezza alla motocicletta perchè non hai masse sospese all’esterno che si oppongono alla variazione d’assetto.
I due pesi esterni creano un momento alla variazione di inclinazione della moto. Dinamicamente la cosa è poi ancora più accentuata. Senza quei due pesi laterali la moto diventa molto più agile. Proprio a pelle sembra che le hai levato molto di più di quello che hai effettivamente tolto.

La Vittoreplica lavora allo stesso modo?

No, la Vittoreplica guadagna su tutto l’arco. Raggiunto quell’obbiettivo ci siamo fermati. Andava bene così. Non cercavamo cavalleria. Chi vuole la moto con tanti cavalli si compre l’Hayabusa. Chi compra un Guzzi lo compra per altri motivi.

Ma su un impianto nato per le gare ci sarà un guadagno di potenza.

Sull’impianto completo da gara, secondo quello che diceva Vittoriano, c’era un guadagno di quasi il 5% su tutto l’arco. Ma attenzione: un 5% in più sul SUO motore che lui ha sempre sostenuto essere al limite “dentro” il regolamento. Un motore di serie, ma MOLTO ben preparato.
Adesso invece si lamentano perchè la Furia che sta correndo -a me non dispiace che la Furia vada forte- è in realtà un incrocio… E’ difficile fare una fiches su una moto “speciale”. Non hai riferimenti. Invece un V11 è un V11. Invece qui con la Furia l’hanno dichiarata loro la fiches, su una moto che già nasce “speciale”.
E’ una Furia con il manubrio basso, ha il doppio scarico laterale, quindi anche il regolamento… Sul V11 non ci hanno fatto mettere la sogliola, invece qui l’anno tolta per mettere due scarichi. Il regolamento dice che le marmitte devono rispecchiare la forma di serie, almeno nell’aspetto, invece qui non c’entra niente.

La gamma dei vostri prodotti Guzzi qual’è esattamente?

Per la Guzzi facciamo 3 prodotti: la coppia di terminali che si monta con l’impianto di serie. Poi facciamo la Vittoreplica che tiene i collettori originali (quella di Vittoriano li aveva rifatti più leggeri e senza scalino d’innesto) perchè sono validi anche se hanno una piccola strozzatura da 38/40 sotto la ghiera mentre fuori sono da 45. Diciamo che come collettori di serie non sono male e così risparmiamo anche sul costo. Ha l’incrocio sotto il motore per averlo molto lungo. Sono compensati davanti alla coppa. Anche noi l’avevamo fatto già tempo fa. Sono poi strozzati alla fine con un’ogiva che è stata studiata a lungo.
Alla fine poi si è visto il risultato: Guareschi l’anno scorso sul corto di Misano girava in 1’26” che è un tempo da fantascienza, perchè Cantalupo, che è uno che va a correre a Daytona con l’S4, girava 1’25” in prova. In gara ce l’aveva addosso. Faceva paura veramente.
Io c’ero a tutte le gare e gli davo l’assistenza.

Correre con un V11, però, è da romantici…

Bravo! E a noi la cosa piaceva. Tra l’altro siccome siamo in ottimi rapporti con la Marvic avevamo coinvolto anche loro per cercare di farci fornire, pagando, una coppia di cerchi in magnesio; perchè la ruota posteriore del tuo V11, il giorno che la smonterai, ti accorgerai di quanto pesa.

E la passione per la Guzzi?

(Sorride, NdR) Quando sono nato mio Padre aveva un Guzzino che aveva acquistato 6 mesi prima. Nelle orecchie, negli occhi e… nel cuore ho subito avuto la Guzzi. Il primo giro in moto l’ho fatto su quella, è quella che mi ha fatto “vibrare il pannolino”!
dimmi tu cos’è che ti fa fare le marmitte di Guareschi, prenderti l’impegno, di seguirlo tutte le gare, se non la passione. L’anno scorso non abbiamo nemmeno fatto i conti di quanto ci è costato…

Guzzi tue, ne hai possedute?

No, io ho sempre corso e… Cosa me ne facevo di una Guzzi?

Dicevo una Guzzi tua, personale, per muoverti…

No, non ho moto. Ho paura a girare per strada. L’unica moto che ho, che è “giapponese” (quasi dispiaciuto, NdR), la uso per girare solo ed esclusivamente in pista.
Sono nato in pista e se mi vedi andar per strada sembro un deficiente perchè ad ogni incrocio, strada, macchina mi inchiodo perchè ho il terrore che mi girino davanti.
Il mio braccio destro Paolo Foltran, che è quello che realizza il tutto, invece su strada mi passa. E’ un gran macinatore di chilometri sulla sua BMW.

Come vedi la Guzzi nel prossimo futuro?

Noi ci crediamo davvero nella Guzzi: è una delle poche che può crescere davvero e tanto, se poi con i nostri scarichi…

 

Moto Guzzi: Il grande impatto di un’azienda sul suo territorio

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Laura Raso tesi di laurea

Non credo capiti tanto spesso che una tesi di laurea sia dedicata alla nostra marca di motociclette del cuore… Laura Raso ci regala questo suo splendido testo molto ben fatto e piacevole, che aiuta a comprendere quanto la Moto Guzzi sia stata gloriosa non solo sui campi di gara e nei concessionari ma anche nel tessuto sociale del suo territorio. Grazie Laura e complimenti!!!

tesi_laurea Laura Raso

 

FRANCESCO JOVERNO

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Un contrappeso speciale per albero motore

di Paolo “Il Califfo” Odifreddi, con il contributo di Enrico “Iko” Panza

 

MI GIRA LA TESTA

Torino non è una città motociclisticamente molto attiva e, contrariamente a quanto avviene altrove, è davvero evento raro incontrare delle Moto Guzzi; se a ciò si aggiunge la tendenza tipicamente piemontese a non esporsi e render pubbliche più di tanto le proprie passioni, si potrebbe decisamente pensare che niente e nessuno abbia qualcosa di interessante da raccontare in merito alle nostre amate bicilindriche.
E invece no!
Ho avuto la possibilita di visitare l’atelier di Francesco Joverno: punto di riferimento per chi qui da noi voglia guidare una bicilindrica un po’, come dire, particolare…
Preso appuntamento con il vulcanico e, dobbiamo dire, ospitalissimo Francesco, giungiamo Io e Iko alla sei di sera presso l’officina di via Sapri. Mentre Francesco finisce una telefonata buttiamo l’occhio qua e là: una marea di Guzzi e Ducati, molte mezze smontate, pochissime rimaste come mamma le fece.
In un angolino, acquattata sul suo cavalletto da pista, Lei, l’oggetto del nostro interesse: la Guzzi BOT a teste rovesciate!
Già a vederla nel suo angolino una certa impressione la fa: è gialla, molto “ducatosa” (le sovrastrutture sono in parte di provenienza 916) e soprattutto… Piccolissima.
Finita la telefonata Francesco è ben contento di portar fuori la sua belva per poterla fotografare per bene. Non dobbiamo neanche insistere per fargli togliere la carena.
Non facciamo in tempo a iniziare la chiacchierata che Iko è già con la bava alla bocca… Si stende subito di fianco alla Guzzi con tanto di fotocamera: non la smetterà fino al calar del sole.
Ah, dimenticavo, per teste rovesciate intendo dire proprio “teste rovesciate”, insomma, sì, il due valvole di provenienza Lemans III ha i cilindri con i carburatori che guardano in avanti ed i collettori di scarico che escono verso dietro.
Data l’originalità della soluzione è evidente come la chiacchierata vada subito dritta al fulcro del “problema”…
Vi giriamo subito il sunto dell’intervista così facciamo prima!

 

D. Perché tanta passione per le Guzzi e perché la decisione di correre con questo tipo di moto?
R. Ho sempre avuto una passione speciale per le moto italiane: prima Ducati e Laverda e poi Guzzi, perché una volta i cilindri sporgenti mi hanno salvato le gambe e poi perché negli anni ’70 ho fatto molte corse con una V7sport, fino a quando un brutto incidente mi ha convinto a smettere (il nostro dichiara 47 fratture fra piccole e grandi NDR).
Dopo 6 anni di inattività mi trovai per caso a vedere una gara delle BOT alla pista piccola di Monza e vidi che le recentissime Ducati 2 valvole giravano in 59″-58″5; ricordandomi che con la vecchia V7 si girava in un minuto netto nacque la voglia di cimentarsi con una Guzzi in quel nugolo di Ducati, costruendo in proprio i pezzi per rendere competitiva la vecchia bicilindrica di Mandello.
All’inizio i risultati sono stati modesti e i problemi meccanici non sono mancati, così come quelli di budget, ma sono arrivati anche dei buoni risultati uniti alla soddisfazione di vedersi chiedere la moto da Vittorio Scatola, allorchè (siamo nel 1992) vide la sua GSX750RR passata sul dritto da una Guzzi durante delle libere.

D. Oggi che potenza avete raggiunto?
R. Partimmo dai meno di 70 cavalli effettivi del motore 850 per arrivare a leggere, con le ultime modifiche 115 cavalli alla ruota a circa 9000 giri; la moto pesa (joverno ha una pesa per moto in officina, abbiamo dovuto credergli NDR) 147 chili, ottenuti limando e rifacendo tutto il possibile ma proprio tutto, telaio, albero motore, campana frizione, forcellone, valvole eccetera.

 

D. Perché la scelta di “girare i cilindri”?
R. Alle volte le idee nascono per caso, un mio conoscente, guzzista ed appassionato di velivoli ultraleggeri mi commissionò l’installazione di un V2; per motivi di posizionamento della trasmissione rispetto all’elica si dovette montare il motore all’incontrario rispetto al senso di marcia.
Trasferendo questa soluzione su una moto da corsa si ottengono parecchi vantaggi: lo smontaggio del motore dal telaio è rapidissimo, riesco a cambiare la frizione in 15 minuti, i carburatori respirano benissimo e l’andamento che si può dare agli scarichi è estremamente semplice e redditizio; grazie anche al posizionamento degli scarichi ho potuto disegnare un telaio con due sole bretelle anteriori dalle quali si sfila con grande semplicità il motore, lasciando attaccato alla moto l’intero impianto di scarico.
Lo scarico molto più corto del normale, dotato di compensatore apposito,mi consente di “giocare” maggiormente sulle alzate delle cammes e sui condotti di aspirazione.


D. Quali sono i campionati in cui hai avuto maggiori soddisfazioni?
R. I campionati BOT -2V ’92 e ’95; nel ’95 con Laudati alla guida abbiamo fatto “vergognare” qualche ducatista, solo banali problemi di accensione ci hanno impedito all’ultima gara di vincere il campionato.

D. Ma questo motore così particolare ha avuto problemi di raffreddamento o rotture?
R. Problemi di raffreddamento no, rotture naturalmente sì, spesso abbiamo provato soluzioni estreme, aumentando ora la cilindrata ora la compressione.
Una configurazione del propulsore che sfiorava i 10.000 giri superando la velocità lineare di 25m/s ha subito una terribile rottura, proprio in prossimità di una gara per la quale avevamo ottenuto la pole.

Proseguendo la chiacchierata rientriamo in officina, Francesco tira fuori un dossier pieno di foto e ci fa vedere i report di parecchie gare degli anni ’90 in cui innegabilmente le sue Guzzi con e senza teste girate avevano lasciato al palo la totalità delle Ducati due valvole tenendosi dietro anche parecchie 851 e 888.
La “visita guidata” prosegue poi in una parte di officina dove ci sono i numerosi macchinari (torni, frese, mole ecc.) con cui vengono prodotti i componenti speciali che vengono utilizzati per svariati livelli di elaborazione sulle bicilindriche dei clienti.
Già che ci siamo portiamo il discorso sul presente e futuro della Moto Guzzi.

D. Cosa ne pensi della gestione di Moto Guzzi messa in atto da Aprilia?
R. Fin’ora non hanno avuto ancora il tempo per fare molto ma le poche cose viste sono nella direzione giusta ed anche la Breva mi sembra una moto che non potrà non avere un certo successo. È una fascia di cilindrata in cui da troppo tempo si era assenti; la Griso purtroppo non ho avuto la possibilità di vederla se non in foto per cui non posso dare un giudizio approfondito.
E’ un bene che ci sia di mezzo Ghezzi: lo conosco bene in quanto abbiamo anche preparato delle moto insieme una decina d’anni fa.
Certo, però, facessero un bicilindrico raffreddato ad acqua non sarebbe male!

D. E la V11?
R. Io ebbi occasione di provarla prima che entrasse in produzione e devo dire che la vecchia gestione progettò un telaio perfettibile: fortunatamente ora sono stati bravi a risolvere i problemi che c’erano

D. E’ molto che non corre in gare ufficiali?
R. Si, ma per l’anno prossimo dovrei aver completato la ristrutturazione aziendale che avevo in programma e penso di tornare in pista con un buon pilota.
D. Idee per il futuro?
R. Mah, avrei in testa di trasformare il motore della V11 in un bialbero con una cinghia unica che dà il moto alle pulegge e con 2 scarichi davanti e due dietro (!!!)

D. Ehm, francesco, non è che ce l’accendi (trepidiamo NdR)?
R. Si, volentieri!

Musica!

La banda del mosquito

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immagine-racconto

di Medardo Pedrini

 

Socchiuse leggermente le persiane, quel tanto che bastava per poterci vedere bene in faccia tutti quanti, poi fece due passi di lato considerando con attenzione il tempo e lo spazio, prese dalla tasca destra dei pantaloni un’esportazione senza filtro e l’accese con gesto lento guardandoci uno per uno negli occhi come a voler fare l’appello, una spirale di fumo gli uscì dalle labbra insieme a poche decise parole:
“E’ per stasera!”- un imperativo secco che non ammetteva replica.
Io lo guardavo dal basso in alto seduto a terra, aveva un anno più di me ed io, da lì a poco, avrei festeggiato il mio tredicesimo anniversario. Il suo nome era Gino ma da tutti era chiamato “Quattro tempi” perché c’aveva il Corsarino.
All’epoca i ragazzi della mia età si dividevano in tre fondamentali categorie, quelli che c’avevano la bici, quelli col motorino, e gli sfigati, coloro che agognavano l’una o l’altra cosa ma che ancora deambulavano con le scarpe da tennis e nulla più.
Tra coloro che possedevano il motorino si formavano altre due sottocategorie, quelli che possedevano il Corsarino a quattro tempi e tutti gli altri.
Infine tra quelli col Corsarino c’era l’elite, coloro che potevano vantare lo “ZZ”, esseri baciati dalla divina provvidenza e dei quali ognuno di noi si vantava di averne conosciuto almeno uno nella propria vita.
Gino c’aveva lo “ZT”, stava appena un gradino sotto al massimo livello raggiungibile, ma tutti lo trattavamo come se avesse il quarantotto più figo del mondo, in parte perché ciò corrispondeva al vero e in parte perché diversamente erano botte da orbi per tutti.
Io appartenevo alla categoria dei biciclettari, ma ogni tanto quando la sera mio padre rientrava più sbronzo del solito ed ero sicuro del suo rapido addormentarsi, gli sfilavo le chiavi dalla tasca dei pantaloni, scendevo in strada e gli fregavo il motorino, un ciclomotore con marce a manubrio, con il quale mi fiondavo nella notte a tutta manetta. Ma ciò succedeva raramente, e non perché non fosse sua consuetudine rincasare ebbro, ma perché la paura di essere scoperto il più delle volte prevaricava il mio desiderio di affrontare ai settanta all’ora la rotonda dello stadio, rotonda sulla quale ancor oggi restano i segni dei ginocchi dei più audaci di allora.
Al par mio, gli altri ragazzini lì radunati nello scantinato di Dario non possedevano nessun veicolo a motore.
Alla mia destra sedeva Luca, un ragazzo rubizzo soprannominato “Lucchetto”, e non per diminutivo, ma per la facilità con la quale riusciva a far saltare qualunque chiusura da catena col temperino, poi c’era Alfio, un ragazzino con una gamba di legno venuto dalla periferia. La casa dove era nato si trovava a pochi centinaia di metri da una piccola stazioncina dove tutti i giorni alle 12,45 in punto passava un trenino merci a velocità ridotta e il divertimento di alcuni ragazzi, al ritorno dalla scuola, era quello di rincorrerlo e salirci sopra al volo per poi ridiscendere dopo il ponte appena passato il fiume.
Alle 12,45, di un non precisato giorno dell’ottobre del 1959, Alfio partecipò a quel gioco per l’ultima volta.
Ciononostante il ragazzo dimostrava di non aver nulla da invidiare a tutti i suoi coetanei, almeno fisicamente, giocava anche a pallone ed era un ottimo portiere, un po’ impacciato nelle uscite sulle palle alte ma tra i pali era un fenomeno, era persino più bravo di me, che pure giocavo in porta ma a differenza sua con entrambe le gambe. Si narrava persino essere l’unico che una volta avesse parato un rigore a Rocco detto “Dinamite”, il centravanti della parrocchia di San Vincenzo, un energumeno di quattordici anni che già si radeva regolarmente da due e che in campo si riconosceva dai peli che, ricoprendogli i polpacci, gli scendevano sui calzettoni più lunghi delle stringhe delle scarpe, ma ciò forse fa più parte della leggenda che della realtà.
Poi, se ricordo bene, c’era Tonino il figlio del gelataio che godeva di grande considerazione fra tutti noi squattrinati che andavamo dal padre ad elemosinare un cono di crema e cioccolato da cinquanta lire, al costo di uno da trenta, promettendo in cambio particolari riguardi nei confronti dell’erede quando giocavamo allo schiaffo del soldato armati delle ciabatte della signora Pina.
Infine c’era Tommaso, il più giovane di tutti, frequentava per la seconda volta la prima media e voci di corridoio lo davano per spacciato anche per quell’anno. Il suo problema era la matematica, non c’era verso di convincerlo che se da un rubinetto escono quattro litri d’acqua al minuto per riempire una vasca da bagno contenente trentadue litri occorrono otto minuti, lui insisteva che la vasca da bagno in casa sua non c’era mai stata e non erano problemi suoi, inoltre lavarsi gli faceva proprio schifo e non vedeva perché dovesse rispondere ad una questione che non lo riguardava minimamente.
E proprio sul matematico perduto era concentrata l’attenzione di noi tutti, e quella di Quattro tempi in particolare, quella sera sarebbe stata la sua sera, la sera di Tommaso.
Cosa stava succedendo è presto detto.
Ognuno dei presenti aveva dovuto affrontare il battesimo delle due ruote a motore, l’iniziazione alla motocicletta, quella cosa rilucente e scoppiettante che era nei sogni di noi tutti ma che vedevamo ancora lontana, ancor più lontana dell’oggetto delle nostre masturbazioni notturne, quello con un po’ di pazienza e buona volontà, prima o poi sarebbe arrivato anche gratis, la moto invece bisognava comprarla e i soldi in quel momento erano una realtà dalla quale ci sentivamo del tutto avulsi da lì ai prossimi anni.
La difficoltà del battesimo a motore non consisteva tanto nel dar prova di abilità o particolare coraggio nel lanciarsi a pazza velocità nella notte, quanto nel reperire un motorino che ci desse la possibilità di mettere in atto quanto programmato. A parte Gino nessuno di noi possedeva tale veicolo e Quattro tempi si sarebbe autocrocefisso all’albero dei rusticani piuttosto che darci in mano il suo mezzo anche solo per un breve giretto.
Fortunatamente nella strada in cui abitavamo, a fianco della porta in cui fino a pochi anni prima la Betti metteva i servizi di procaci fanciulle a disposizione di tutti i maschi che avevano a cuore la buona salute della propria prostata, abitava Nello il pescivendolo.
Nello era un individuo sui settant’anni, alto fino all’insegna del barbiere e magro come la pertica che usavamo per andare a rubare le albicocche, un tizio apparentemente burbero, perennemente col toscano in bocca e che sputava a terra in ogni luogo, anche nel negozio del salumiere, ragione per la quale, dopo l’ennesimo scaracchio, una volta venne inseguito dal medesimo fino alla sua bottega e abbattuto con una mazzata di stoccafisso in piena fronte.
Fu una tragedia che percorse tutta la strada in pochi attimi.
-“Aristide ha ammazzato Nello.”- andavano riportando voci di cortile in cortile.
-“Che, si è accorto che gli scopava la moglie?- chiese accorato l’imbianchino dall’alto del trabattello.
-“Macché – rispose il fruttivendolo – pare che abbia scatarrato nel suo negozio, proprio in mezzo ai piedi della Maria.”-
-“Beh! E dove sta la novità? Non c’è un centimetro in zona che non sia stato annaffiato dal pescivendolo.”- rimandò il calzolaio affacciandosi alla finestrella della sua bottega.
-“Sarà, ma per me se non si è portato a letto la moglie si è sicuramente scopato la sorella.”- proferi una voce ignota dall’interno di un androne.
Ma Nello non era morto, bastò, per restituirlo a nuovi vitali entusiasmi, un buon bicchiere di Sangiovese portato prontamente da Ida, la corpulenta signora che si recava quotidianamente di casa in casa a somministrare iniezioni a coloro che ne necessitavano, il che capitava così frequentemente dalla scoperta dell’antibiotico, novella cura per ogni male, da non consentirle più, come lei stessa andava raccontando, di riconoscere coloro che le si ponevano con atteggiamento da faccia da culo in quanto ormai in vita sua aveva visto più culi che facce.
Nello possedeva un mosquito, non un trabiccolo attaccato ad una bicicletta vecchia maniera, ma uno di quelli d’ultima generazione, col serbatoio lungo tipo canna da bici da donna e il meccanismo propulsore posizionata alla base vicino ai pedali. Un gioiellino fine anni cinquanta che tutte le notti lasciava in strada chiuso con un lucchetto così timido che Luca poteva aprire anche per via telepatica.
Inoltre Nello possedeva un altro grande pregio, era l’unico in tutto il quartiere a tener testa a mio padre in quanto a sbronze, aveva un consumo etilico da far impallidire un alpino con il fegato all’ultimo stadio e il suo conto da Nando, l’oste del rione, era più lungo della messa in latino che il parroco ci costringeva a sorbire ogni domenica prima di consentirci l’utilizzo del campetto da calcio.
Tutti, ma dico proprio tutti, almeno una volta avevamo fatto un giretto sul mosquito di Nello.
Ci recavamo sotto casa sua verso le undici di sera e aspettavamo che rientrasse barcollando, poi, dopo una decina di minuti, sicuri che non si fosse neppure spogliato prima di cullarsi in intensi e mirabolanti sogni, aprivamo il lucchetto con la facilità con la quale scartavamo una caramella alla menta e davamo sfogo a tutti i nostri istinti di centauri in erba, salvo poi riportarlo diligentemente al suo posto e richiuderlo con ogni cura, anzi Luca dava pure un colpetto magico alla serratura, un suo segreto, diceva ,con il quale era certo che nessuno avrebbe potuto aprirlo senza l’apposita chiave, a parte lui stesso naturalmente, e questo non tanto perché ce ne fregasse qualcosa se glielo rubavano sul serio ma perché, se ciò fosse accaduto, non avremmo saputo più da chi altri noleggiare un motorino per le nostre scorribande.

-“Allora stasera alle undici al solito posto – terminò Gino spegnendo la cicca sotto il tacco – e chi non c’è non si faccia più vedere in giro per i prossimi sei mesi.”-
Tutti ci rigirammo a guardare Tommaso, aveva un’espressione inebetita, attendeva quel momento da tempo ed ora che era arrivato sentiva salirgli alla gola un groppo, le fantasie che si era fatto fino ad allora su quanto sarebbe successo da lì a poche ore stavano lasciando il posto ad un certo timore, muoveva lo sguardo in giro in cerca di conforto, di qualcuno che gli desse una pacca sulla spalla, ma noi, stronzi come dei veterani che già avevano avuto il battesimo del fuoco nei confronti dell’ultima recluta, lo lasciammo solo con i suoi pensieri e ci allontanammo in ordine sparso, solo Tonino si girò un attimo prima di uscire e gli sussurrò:
“E vedi di esserci altrimenti per te i gelati da domani costano cento lire.”

Alle undici eravamo tutti in postazione. Io arrivai per primo con dieci minuti di anticipo, mi piaceva molto annusare l’attesa dell’avventura ogni volta che se ne presentava l’occasione, poi arrivò Dario con la maglietta strappata sulla schiena.
“Cazzo, mia madre non voleva farmi uscire stasera, ho dovuto scivolar fuori dalla buca del cane.”-
Poi fu la volta di Tonino che ci raggiunse a lenti passi dando l’ultimo morso a un cono al pistacchio, quindi Gino che parcheggiò il Corsarino in un punto buio dove non si potesse distinguere facilmente e infine Tommaso.
Mancava solo Alfio, ma sapevamo che non sarebbe venuto, se c’era da scappare in fretta non ce l’avrebbe fatta, e sapevamo pure che l’avremmo perdonato, come d’altronde avevamo fatto altre volte nelle quali c’era da usare più le gambe che la testa.

“Bene eccoci qua, è rientrato?” –chiese Quattro tempi.
“Non ancora – risposi io – sono sul posto da una decina di minuti e non l’ho ancora visto, ma ormai è ora, di solito non tardano troppo a buttarlo fuori dall’osteria.”.
Fui profetico, di lì a qualche minuto si stagliò sulla luce del lampione una sagoma da vatusso col verme solitario.
Avanzava col solito incedere dinoccolato ma non pareva tanto brillo, anzi appariva stranamente saldo sulle gambe, neppure la mattina all’alba quando apriva la pescheria sembrava così franco nei gesti, non che noi a quell’ora fossimo già alzati per poterlo constatare, ma così ce la raccontavano.
Arrivò al portone di casa, si girò per un ultimo sputo, gettò il mozzicone di toscano ancora fumante e salì le scale.
Guardai gli altri -“Cazzo facciamo, rimandiamo?”-.
-“Mai – ribadì Gino – dovessimo aspettare tutta la notte che si addormenti.”-
E così facemmo, ci portammo sul lato della strada opposto alla sua finestra e naso all’aria attendemmo che spegnesse la luce.
Passò un tempo interminabile durante il quale Tommaso pareva l’unico soddisfatto della situazione, credo ancor oggi che in cuor suo sperasse che si facesse mattina senza che nulla potesse accadere. Ma così non fu. Ad un certo punto la stanza cadde nel buio, ci facemmo un segno d’intesa e attendemmo ancora un quarto d’ora prima di muoverci, quindici minuti durante i quali Tommaso andò a pisciare dietro la colonna per quattro volte.
A un cenno di Quattro tempi Luca si avviò verso il motorino, mi parve che neppure lo toccasse, forse schioccò solo le dita e il lucchetto si aprì, Dario che era lì accanto lo prese e lo portò fino a noi, Tommaso guardava salivando e deglutendo.
“Ecco, qua – gli disse uno di noi – è facile, parti pedalando, fai una ventina metri poi tiri questa leva e il motore parte, fai il giro dell’isolato a tutto gas e torni qua.”
Controllammo un’altra volta la finestra del primo piano prima di far salire il ragazzo sul sellino, era tutto in ordine, tutto a parte Tommaso che continuava a martoriarsi le mani facendo schioccare ripetutamente le nocche delle dita.
“Non ti cagherai mica sotto?” – lo investì Gino squadrandolo di brutto.
“Chi, io ?….. dà qua” – e così dicendo il nostro saltò in sella e iniziò, a pedalare.
Pedalò per una ventina di metri, poi altri venti, arrivò ad una cinquantina e si fermò, rigirò il motorino e ritornò sempre pedalando.
“Non parte” disse con un filo di voce.
“Macchè, non parte, sei tu che non sei capace, dà qua che ti faccio vedere io” – esclamò Dario prendendogli di mano il Mosquito. Poi prese a pedalare, fece i soliti cinquanta metri e ritornò ancora pedalando.
-“Cazzo, non vuole proprio saperne di partire”
“Mmmmh! – Quattro tempi si strofinò il naso – potrebbe essere la candela, fa un po’ vedere.” – iniziò ad armeggiare con la pipetta, tirò il cavo, guardò bene coll’accendino, poi sentenziò:
-“ Adesso è ok, vai Tommy.”
E Tommy andò, partì pedalando e tornò uguale a prima col fiato rotto in gola.
“Non c’è un cazzo da fare.”
A quel punto Tonino, che fino al momento era stato in disparte, aprì la bocca con fare saputo:
“Il cicchetto, non avete dato i cicchetto, invorniti.”
-“Già il cicchetto – Gino si abbassò e pigiò tre o quattro volte sulla pompetta della miscela –
Vai adesso ragazzo e non tornare prima di aver fatto il giro dell’isolato.”-
E Tommaso il giro dell’isolato lo fece, sempre pedalando però. Ritornò dopo una cinquina di minuti sudato come una fetta di pancetta dimenticata al sole di luglio e la lingua di fuori.
“Io non voglio più saperne un cazzo, andateci voi su questo cesso.”
Ci stringemmo tutti in cerchio attorno al veicolo e iniziammo a fissarlo come se si trattasse del povero estinto, dando ognuno, tra una grattata di capo e l’altra, una versione più o meno allucinata sulla ragione di quell’inspiegabile mancamento.
Eravamo tutti assorti a cercare di capire cosa non funzionasse in quel dannato motorino quando un globo catarroso dal peso specifico indefinito sfiorò la testa di Gino e andò a stamparsi sul selciato formando una pozzanghera di dieci centimetri di diametro.
Immediatamente alzammo lo sguardo alla finestra del primo piano alla quale trovammo affacciato Nello col toscano in bocca.
“La prossima volta, se me lo dite prima, vi faccio trovare anche una tanica di miscela, non lo vedete che è a secco, branco di chiavapecore deficienti?”-
Rimanemmo tutti basiti a guardarlo mentre incrociava le braccia, solo Tonino dopo qualche istante si riprese e balbettò:
“Facevamo mica niente Nello, l’abbiamo trovato così con il lucchetto aperto e ci stavamo chiedendo cosa fare perché non te lo rubassero.”
L’uscita ci parve geniale, continuavamo a guardare verso l’alto nella speranza che se la fosse bevuta, ma un altro sputazzo olimpionico che evitò il piede di Dario di un paio di centimetri ci fece immediatamente propendere per il contrario.
“Guardate che io bevo, ma non mi sono ancora bevuto il cervello. Pensate che non lo sappia che ogni tanto venite a prendere il Mosquito per fare un giretto? Se vi è andata bene fino ad ora è soltanto perché ve l’ho sempre lasciato fare. Ma adesso m’avete rotto le balle, mettetelo via prima che scenda e non toccatelo mai più, che vorrei anche andare a dormire.”
Non so chi di noi si sia sentito più merda in quel momento, di certo tutti stavamo con gli occhi bassi mentre appoggiavamo il motorino al muro. In parte ci sentivamo coglioni, ma la cosa peggiore era la consapevolezza di aver infranto due magie in un sol colpo, la soddisfazione di sentirci ganzi per le nostre furberie e la possibilità di renderci centauri nella notte, questo almeno fino a quando non avremmo posseduto un motorino nostro, il che era ancora lontano da venire.
Luca chiuse con cura il lucchetto.
“Ehi, Nello, gli ho dato il colpetto magico, così non te lo rubano.”
Un sonoro vaffanculo giunse dall’alto, poi l’ennesima massa mucosa si spiaccicò al suolo sollevando schizzi immani e la finestra si chiuse.
Ci allontanammo tutti sparpagliandoci nella notte, senza neppure salutarci, ognuno con il proprio orgoglio fra le gambe. Nessuno si voltò indietro.
Quella sera tornando a casa, forse per non pensare troppo all’eventualità che il pescivendolo potesse raccontare tutto ai nostri genitori, mi concentrai sul fatto che almeno Alfio si era risparmiato quella figura da coglioni che tutti avevamo praticato e che forse, chissà, manco gli avremmo raccontato per la vergogna. Questo mi sollevò in parte dal magone che mi portavo dentro.
E così fu, quando lo incontrammo non dicemmo nulla sull’accaduto, né lui mai ci domandò, forse bastavano le nostre facce a raccontare tutto.
Il vecchio Alfio, da lì a poco andò ad abitare in un altro quartiere e sparì dalle nostre attenzioni.
Per moltissimo tempo non l’ho più rivisto, ma spesso pensavo a lui e me lo immaginavo trai pali, in qualche campo di periferia, a sbattere la gamba di legno sull’erba.
Poi un giorno lontano l’ho incontrato per puro caso su un passo di montagna, con il casco in mano e la sua gamba dentro a una tuta di pelle.
Lui sì davvero con la motocicletta, una due ruote sportiva e grintosa appositamente preparata e omologata per la sua menomazione.
L’incontro durò poco, quel tanto che bastò per rendermi felice, poi lo vidi allontanarsi rombando.
Da allora sono passati quasi trent’anni e di lui non so più nulla, ma mi piace ricordarlo così mentre sparisce dietro ad una curva piegando fino a terra il ginocchio della sua protesi.

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